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Renjun credeva di aver capito il modo in cui il tutto funzionasse, e cioè che i suoi "viaggi" si sarebbero svolti durante le sue ore di sonno e che quindi una volta addormentatosi sarebbe tornato nel suo mondo. Quando, aprendo gli occhi, si ritrovò davanti ad un tetto in legno rossastro ed avvolto in un futon capì di sbagliarsi. Si mise a sedere e si guardò intorno. La luce fioca dell'alba che filtrava dai pannelli in carta, la brace delle lanterne ardente dalla notte appena passata, il rumore dell'acqua e il leggero canto degli uccelli, l'intera stanza in cui si trovava gli confermarono di trovarsi a Joseon. Sospirò, arreso alla consapevolezza che ogni qual volta si sarebbe sentito vicino alla verità questa si sarebbe allontanata sempre di più. La porta in legno si aprì piano ed il suo scorrere sul legno del pavimento catturò l'attenzione del ragazzo. Hansol fece capolino nella stanza e, non appena si rese conto che l'altro fosse sveglio entrò.

<<Sommo Yuè siete sveglio>> disse, entrando velocemente <<Jinae, Youngmi>> urlò rivolto all'esterno.

Le due ragazze fecero il suo ingresso subito dopo di lui, facendo intendere che stessero aspettando fuori dalla stanza fino a qual momento. Fra le loro braccia si trovavano una grande ciotola dorata e un telo candido.

<<Le auguriamo un buon risveglio>> dissero le due, in coro, prima di sistemare la ciotola vicino al ragazzo.

<<Vi prego, chiamatemi Renjun>> piagnucolò piano, trascinandosi fuori dal futon.

<<Ma noi non->>

<<Almeno quando siamo solo noi, vi prego>> sperò ancora <<Credo che se mi sentirò chiamare sempre in quel modo potrei impazzire>>

I tre si guardarono per qualche istante, poi annuirono debolmente. Non appena l'acqua fresca sfiorò il volto di Renjun questo rilasciò un verso di soddisfazione nel sentirne l'effetto benefico e la lucidità che lentamente illuminava la sua mente. Si verso abbondanti manate d'acqua prima che una delle due dame gli porgesse il panno morbido per asciugarsi.

<<Che ore sono?>> domandò il ragazzo.

<<L'alba è sorta da poco e sono stato informato che è richiesta la vostra presenza per una colazione con il re, il principe Jeno ed alcuni dei ministri più importanti>> lo informò Hansol.

Renjun immediatamente si voltò verso di lui e sgranò gli occhi.

<<Non si preoccupi, non ha bisogno di fare assolutamente nulla che non sia essere sé stesso>> provò a tranquillizzarlo immediatamente l'eunuco, mentre con uno sguardo sembrò lanciare alle due dame un ordine che dovettero recepire facilmente perché si alzarono ed uscirono dalla stanza. <<Non sarete da solo, io sarò sempre al vostro fianco e vi aiuterò in qualsiasi cosa avrete bisogno.

Renjun si rilassò visibilmente a quella notizia, sapendo che l'eunuco l'avrebbe sicuramente guidato nel migliore dei modi.

Le due dame tornarono con quelli che a primo impatto credette furono dei semplici tessuti, solo quando le due li aprirono per stenderne perfettamente le pieghe capì si trattasse di un hanbok. La tunica dalle maniche larghe era di un bianco candido mentre la lunga giacca superiore era del colore lucido della carta da zucchero. In vita il tutto era tenuto stretto da una cintura in stoffa cerulea.

Renjun provò ad indossare l'abito da solo, ma le due dame glielo impedirono, provò a protestare ma entrambe lo ignorarono e lo aiutarono in ogni piccolo dettaglio. Meno di mezz'ora dopo si ritrovò perfettamente pronto ad incontrare le persone più importanti del paese, ed altre che venivano subito dopo nella gerarchia di comando. Aveva ancora diverso tempo per cui decise di fare una piccola passeggiata per l'Huwon, il giardino in cui si trovava l'edificio che era diventato ufficialmente la sua dimora. Aveva notato, già alla sua prima visita la bellezza di quel posto, ma guardandolo in quel momento mentre la luce naturale lo illuminava lo lasciò senza fiato. Un piccolo fiumiciattolo percorreva l'intera grandezza, insinuandosi anche all'interno del palazzo stesso. Sopra di esso vari ponticelli permettevano il passaggio tra una sponda e l'altra. Varie erbe e fiori galleggiavano su di esso abbellendolo come fossero gioielli. Il verde degli alberi, il marrone dei tronchi e il rosa dei peschi fioriti decoravano il paesaggio di un colore tenue, infondendo calma a chiunque l'osservasse. Delle grosse pietre quadrate formavano, nella parte in cui il fiume si allargava in una sezione più ampia, un piccolo sentiero che portava ad un padiglione aperto dalla forma circolare. L'aria intorno a lui era così fresca e pulita che ad ogni respiro gli sembrò di sentirsi purificato dall'interno.

Tornò a guardarsi intorno, beandosi della visione del paesaggio davanti a lui quando, in esso, scorse una figura familiare. La ragazza, diversamente dal giorno prima, non indossava un hanbok coreano bensì un Hanfu, un abito tradizionale cinese. La lunga tunica era di un verde acceso ma delicato mentre il velo superiore era di un verde pallido, la cintura in vita era costituita da un nastro dorato. I capelli neri erano in parte sciolti lungo la schiena ed in parte legati con dei delicati fermagli dorati decorati da pietre di giada. La giovane era seduta sola su una panchina in pietra ed in silenzio osservava la superficie dell'acqua. Il viso della giovane gli sembrò triste e si ritrovò ad avvicinarsi a lei ancor prima di rendersene conto. La ragazza si accorse di lui nel momento in cui pestò un rametto che si ruppe sotto il suo peso.

<<Somm->>

Si mosse per alzarsi e s'inchinò in parte prima che Renjun portasse le mani davanti a lui per fermarla.

<<No vi prego>> le disse piano, avvicinandosi a lei per poi indicare la panchina <<Posso?>>

La ragazza si sedette nuovamente, sistemandosi sul lato destro della panchina e acconsentì con un piccolo cenno, solo allora Renjun si sedette sul lato opposto. I due rimasero in silenzio per diverso tempo mentre il ragazzo si accusò mentalmente di essersi messo in quella situazione. Cosa credeva di poter fare? Avvicinarsi alla futura regina e far si che questa gli confidasse per quale motivo si trovava sola in quel giardino, all'alba, come se avessero un qualsiasi tipo di confidenza?

Lanciò nuovamente uno sguardo verso di lei e il suo sguardo triste fu per lui come un pugno nello stomaco. Le sembrò sull'orlo del pianto e Renjun si rese conto di essere, probabilmente, la persona sbagliata per tirar su di morale qualcuno. Nel loro gruppo era sempre stato Winwin quello capace di dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Eppure, nonostante quella consapevolezza, la sua bocca si mosse da sola.

<<Qualcosa la turba altezza?>>

La ragazza alzò lo sguardo su di lui, lentamente. Le mani si attorcigliarono agitatamente l'una con l'altra mentre i suoi occhi sembrarono ponderare se parlare o restare in silenzio, il piccolo sospiro che lasciò le sue labbra subito dopo fecero capire avesse optato per la prima opzione.

<<Tutti non fanno altro che dirmi di mostrarmi calma, sicura di me e composta>> disse, con una voce melodiosa e calma che nonostante la tristezza sul suo volto sembrarono donar pace al ragazzo al suo fianco <<Eppure l'unica cosa a cui riesca a pensare è al principe Jung così lontano da casa, in delle terre in cui regna il caos. Circondato da uomini che farebbero non si farebbero alcun scrupolo a tramare alle spalle del re per colpirlo, e cosa più del colpire il principe ereditario potrebbe far del male al re...ed io non riesco a liberare la mia mente da pensieri crudeli e dolorosi>>

Renjun si voltò a guardarla nel momento in cui una lacrima le scivolò lungo una guancia prima di essere asciugata velocemente.

<<Sembra che lei ami suo marito, altezza>>

Le guance della principessa Hui si tinsero di un tenue rosa e i suoi occhi si abbassarono sulle sue mani posate sul suo grembo, una sopra l'altra. Annuì debolmente.

<<So che i miei sentimenti sono nulla davanti alla prosperità e alla pace fra due regni. So anche che il principe ha acconsentito al matrimonio solo per questo motivo. >> sussurrò nuovamente la ragazza <<Eppure il mio cuore spera ancora che un giorno il principe possa accettare il mio affetto e magari provarne nei miei confronti, è un comportamento immaturo da parte mia ne sono consapevole>>

Renjun sorrise.

<<Non lo è>> ridacchiò debolmente, catturato lo sguardo della principessa su di lui <<Ognuno di noi vorrebbe che la persona di cui siamo innamorati ricambi i nostri sentimenti. Sa, una persona che conosco una volta disse "Fa parte della natura umana desiderare di amare e di essere amati, non bisogna essere spaventati da questi desideri">> disse, citando le parole che aveva sentito dire a Winwin durante un discorso sull'amore, e mentalmente ringraziò il suo amico promettendo dentro di sé che non l'avrebbe più preso in giro chiamandolo "Vecchio eremita" soprannome che gli aveva dato proprio a causa di alcune frasi da libro di aforismi che gli aveva sentito pronunciare.

La principessa Hui abbassò nuovamente lo sguardo.

<<Ma è puro egoismo da parte mia desiderare le attenzioni del principe Jung>> parlò nuovamente <<Il regno ha bisogno di lui più di me>> sussurrò, come se dire quelle parole a voce alta l'avrebbe costretta ad accettare quella verità mettendola con le spalle al muro.

Renjun fu pronto a dirle che essere egoisti in amore fosse pura normalità e che qualsiasi persona innamorata, lì a Joseon, nel suo mondo e in qualsiasi altro avrebbe voluto che la persona amata guardasse solo lei. Gli fu però impedito da una voce bassa, di cui riconobbe immediatamente il proprietario e che gli provocò degli intensi brividi lungo la spina dorsale, che si fece spazio fra loro.

<<Chiunque desidererebbe le attenzioni del proprio consorte altezza. Specialmente in attesa di un bambino>>

I due si voltarono e la figura di Jeno, perfettamente regale in quel suo portamento e con il suo abito blu notte, entrò nella loro visuale. Il principe sorrise dolcemente prima verso Renjun, poi spostò il suo sguardo dolcemente sulla ragazza.

<<Perché voi siete in attesa non è vero?>>

Renjun finalmente realizzò quelle parole e i suoi occhi, sgranati, si posarono sulla principessa. Le guance di lei si tinsero nuovamente di rosa mentre le mani coprirono istintivamente, protettive, il grembo.

<<Vorrei che manteneste il segreto. L'ho scoperto solo pochi giorni fa ed oltre al medico non l'ho detto ancora a nessuno>>

Renjun si sorprese da come la ragazza stesse tenendo una notizia, che avrebbe potuto mettere a soqquadro l'intero palazzo, per sé.

<<Ma altezza>>

<<Vi prego, so che vi sto chiedendo molto ma non ditelo a nessuno>> lo pregò, posando le sue mani su quelle di Renjun <<Sono già molto sola qui a palazzo, se sapessero ora del bambino potrebbero spingere per chiudermi nelle mie stanze fino al parto ed io...io potrei perdere il senno>>

Gli occhi della principessa erano lucidi ed imploranti, la sua voce ridotta ad un lieve sussurro timorosa di poter essere udita. Il cuore di Renjun si strinse nel suo petto. Avrebbe tanto voluto accettare a cuore leggero, ma non riusciva a liberare la sua mente dalle conseguenze. Nascondere la notizia di un'erede alla regina madre, al re... poteva equivalere al tradimento?

<<Altezza io credo che->>

<<D'accordo>>

La voce di Jeno superò la sua rispondendo alla richiesta della principessa, lasciando che il viso di questa s'illuminasse.

<<Come?>> domandò Renjun incredulo.

<<Manterremo il segreto, nessuno oltre noi tre lo verrà a sapere>> disse il principe, in un misto di spiegazione ed ordine <<Ma mi dovrete promettere che non appena mio fratello tornerà voi stessa gli darete la notizia>>

Il volto della principessa sembrò scurirsi nuovamente ma Jeno riuscì ad intuirne il motivo.

<<Fidatevi di me. Al suo ritorno informatelo della splendida notizia e sono sicuro che allora potrete avere le risposte a molte vostre domande>>

La ragazza non sembrò cogliere il vero senso delle parole di Jeno, nonostante questo annui.

Renjun sembrò ancora non essere convinto dalla decisione presa, le sue sopracciglia corrucciate e le labbra imbronciate ne furono in chiaro segno e il principe lo notò. Gli bastarono pochi passi perché Jeno si trovasse davanti a lui, si chinò quanto bastò per posare le mani sulla panchina, ai fianchi del ragazzo. Il ragazzo dai capelli platino smise di respirare nel momento in cui si rese conto che a separare i loro volti non erano altro che pochi, insignificanti, millimetri. I suoi occhi scuri, incorniciati dai capelli corvini, si puntarono nei suoi intensi e autoritari. Il suo profumo dolce-amaro, un misto di tè e ambra lo avvolse, inebriandolo.

<<Questo sarà il nostro segreto e tu lo manterrai>> soffiò sulle sue labbra prima di avvicinarsi al suo orecchio e sussurrare con voce roca <<Non è vero Renjun?>>

Il respiro trattenuto fino a quel momento fuoriuscì dalle labbra di Renjun con un tenue "sì". Jeno si allontanò leggermente e gli sorrise soddisfatto, anche fin troppo. Il ragazzo se ne rese conto e si rese conto in quel momento di essere caduto nella sua trappola. Aveva giocato con lui, utilizzando le sue capacità di convinzione per ottenere ciò che voleva. Ma perché era riuscito ad avere quel potere su di lui?

I suoi occhi s'incontrarono nuovamente e Renjun realizzò qualcosa a cui non aveva pensato fino a quel momento. Jeno, con quel viso perfetto e l'aura autoritaria, era in grado di somigliare ad un puro angelo ma anche ad un subdolo manipolatore. Un nuovo brivido attraversò la pelle del ragazzo mentre il suo cuore aumentò la velocità dei suoi battiti tanto da poter sembrare un tamburo tradizionale. Si preoccupò che l'altro, ancora chino su di lui, avesse potuto sentirlo. O forse sarebbero state le gote rosse e il calore della sua pelle a tradire la sua agitazione. Le labbra si schiusero in modo automatico, in cerca d'aria, e nel momento in cui gli occhi scuri del principe caddero su di esse Renjun quasi annaspò visibilmente. I suoni intorno a loro sembrarono divenire più intensi, credettero quasi di poter sentire il loro sangue scorrere nelle vene, mentre tutto il resto sembrava svanire come una nuvola di fumo dispersa dal vento. I loro corpi sembrarono essere attratti l'uno verso l'altro come calamite alle quali fosse impossibile reagire o ribellarsi. I loro respiri si scontrarono, fondendosi l'uno nell'altro come correnti d'aria nel cielo.

<<Altezza>>

<<Sommo Yuè>>

Le urla dei due eunuchi, Shun e Hansol, corsero a perdifiato verso di loro tanto che quando li raggiunsero entrambi si ritrovarono ad avere il fiatone. Jeno e Renjun si allontanarono non appena si sentirono chiamati e, solo allora, ricordarono di non essere da soli. La principessa Hui era rimasta in silenzio, ad osservarli, ed un leggero sorriso le aleggiava su volto, come se avesse capito qualcosa ancor prima di tutti loro...e forse era proprio così.

<<Altezza>> urlò nuovamente Shun, nonostante si trovasse al loro fianco, facendoli sobbalzare per il tono alto <<Dobbiamo andare i ministri sono già arrivati e voi due dovete arrivare prima di sua maestà>>

Renjun aveva dimenticato la colazione con i ministri e lo stesso aveva fatto Jeno. I due eunuchi li incitarono, una volta congedatisi dalla principessa, a muoversi velocemente per raggiungere il padiglione il più velocemente possibile e i due obbedirono. Camminarono l'uno accanto all'altro e Renjun quasi sobbalzò quando, a causa della vicinanza, la mano di Jeno sfiorò per pochissimi istanti la sua. Nella sua mente si formò un pensiero che gli fece voglia di scoppiare in una risata amara. Ripetè quel pensiero, con più convinzione, forse la donna lo avrebbe sentito.

"Mei, se state cercando di farmi impazzire siete sulla buona strada".

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