[Plans]

...Dreaming of the way it used to be
Can you hear me
Falling in the black ...
(...Sognando il modo in cui è preferito essere
Mi senti
Precipitare nell'oscurità ...)


Era nel proprio laboratorio con gli altoparlanti che trasmettevano a palla l' 'unico vero rock' - l'unico che gli permetteva di non pensare -, quando, non udito, ebbe inizio l'insistente scampanellio alla propria porta. Fu F.R.I.D.A.Y. che, accorgendosene, glielo comunicò.

Quando aprì la porta, incuriosito – l'ultima visita che aveva ricevuto era stata quella di Steve, quando aveva scioccamente tentato il suicidio – tutto si sarebbe aspettato di vedere tranne quello che si parò di fronte a  lui: il volto sconvolto di Steve e i suoi grandi occhi blu arrossati dal pianto.

Si scostò in fretta facendolo entrare, intimando l'AI a spegnere quella musica assordate ormai fuori luogo.

Tony non smise di guardare neanche per un attimo, preoccupato, Steve ritto in piedi al centro della stanza. Si affrettò verso la il mobile dalle ante in vetro che mettevano in bella mostra la sua scorta di alcool e versò un doppio scotch in un tozzo bicchiere di vetro.

«Pensavo che avessi smesso di bere...» il commento del Capitano gli giunse fioco alle orecchie, cose se quasi non avesse la forza neanche per parlare.

«Infatti, Capiscle, questo è per te. » ribatté abbozzando un sorrisetto e porgendogli un bicchiere, per poi accomodarsi insieme all'altro sul divano di pelle bianca che troneggiava in mezzo alla soggiorno. «Ora, bevi e dimmi tutto.»

Contro ogni previsione, Steve accettò il liquore.

"Steve che beve? Le cose devono essere davvero molto MOLTO gravi..." pensò l'inventore con preoccupazione sempre crescente, guardando il Capitano buttare giù tutto d'un fiato il liquore.

«L'hanno preso.» disse Steve dopo aver deglutito «I-io non c'ero, me ne sono andato, e gli uomini dell'Hydra l'hanno preso. »

Lo sguardo spiritato del Capitano esprimeva un dolore ed un tormento che Tony conosceva fin troppo bene. Era il identico al proprio sguardo riflesso nei vetri che davano su una stanza ospedaliera, quella in cui era stato ricoverato Steve, dopo lo scontro distruttivo che aveva avuto con il Soldato d'Inverno , il suo grande corpo che sembrava così piccolo e fragile collegato a quelle decine di macchinari.

L'inventore già sapeva perfettamente chi fosse il motivo di tanto dolore, ma chiese ugualmente: «Chi? Chi hanno preso, Steve?»

«Bucky.» rispose l'altro, il tono di voce piatto e morto di chi ha appena perso quanto di più importante avesse al mondo, dopo un lungo silenzio «Hanno preso Bucky.» 

Steve si era quasi fatto ammazzare dal fantomatico Soldato d'Inverno quando lo ricordava solo come un amico d'infanzia, cosa avrebbe fatto se si fosse scontrato con lui un'altra volta – dopo che l'Hydra l'avrebbe ritrasformato in una macchina da guerra - , ora che si amavano? Si sarebbe lasciato uccidere pur di non ferirlo, Tony lo sapeva perfettamente.

"Lo devo impedire ad ogni costo. Devo andare a salvare Barnes prima che sia troppo tardi sia per lui che per Steve." Questa era una delle sue poche certezze.

«Okay, Stevie, andiamo a riprendercelo.» disse sicuro quindi Tony, un sorrisetto incoraggiante sulle labbra, alzandosi dal divano e trascinando con sé l'altro.

«Come? Come possiamo farlo, se non sappiamo nemmeno dove si trova?» ribatté Steve, molto meno fiducioso, ma nei suoi occhi brillò un luccichio di speranza.

Percependo quella nuova luce nel suo sguardo, l'inventore inarcò le labbra nel suo perfetto, solito, arrogante sorrisetto.

«Ehi, Capiscle, così mi offendi! Sono o non sono Tony Stark?»

Così dicendo, batté una mano sulla spalla del Capitano, per poi scendere nel laboratorio, seguito a ruota dall'altro.

«Perdona il disordine» si scusò mentre aggirava cumuli di cartoni di pizza e di cibo d'asporto «ma la domestica mi crede ancora morto...»

Finalmente, superati vari ostacoli, riuscì a raggiungere la propria postazione di lavoro. Estrasse da uno dei numerosissimi cassetti della scrivania alcune bombolette spray.

«Spruzzato questo mio piccolo gioiellino su un qualunque metallo o lega, ne da una frequenza particolare distinguibile unicamente da un mio altrettanto particolare radar. L'ho ideato e realizzato un bel po' di anni fa, all'inizio della mia 'carriera' come Iron Man, per fare in modo che J.A.R.V.I.S. potesse trovarmi in qualsiasi situazione. Ci ho messo un po' ma alla fine sono riuscito a farlo spruzzare sul braccio bionico del tuo Soldatino. In questo modo sono riuscito a rintracciarlo anche la scorsa volta, quando ti inviai tramite mail quelle coordinate...»  Quelle mail... dalla sua prospettiva era passato così poco tempo, invece in quell'arco temporale era cambiato tutto.

Steve annuiva alle parole di Tony, cercando di capire il succo del discorso.

«Quindi... grazie a questo coso riusciremo a trovare Buck? » chiese quando -finalmente- l'altro tacque.

«In sintesi... sì.» rispose l'inventore, con un sorriso appena accennato, la mente già altrove.

"Cosa sto facendo?" si stava chiedendo. Stava aiutando il proprio ex – di cui, tra l'altro, era ancora follemente innamorato – a ritrovare il suo ragazzo – senza di cui sarebbe stato molto più facile riconquistare l'altro. Se tutto quello non fosse così tragico, sarebbe potuto essere quasi esilarante.

«F.R.I.D.A.Y., trova il nostro Soldato Baguette.» disse dopo un microscopico sospiro, che il Capitano non colse, troppo perso nei propri pensieri.

Dopo una manciata di minuti, si aprirono davanti a loro alcune schermate.

«È in periferia.» disse quindi Tony, zoomando un vecchio edificio industriale sul quale lampeggiava una spia rossa.

Il Capitano annuì, prese lo scudo e fece per dirigersi immediatamente sul posto.

«Ehi, ehi. Aspetta un attimo, stai agendo troppo impulsivamente.» disse parandosi davanti a lui «So che è il tuo Bucky quello in mano ai nemici, ma stiamo parlando di una sede dell'Hydra, non di un paio di contrabbandieri. Probabilmente si aspettano che da un momento tu piombi su di loro, e saranno preparati. Ciò che non si aspettano, invece, è di essere attaccati da un esercito di Iron Man, o almeno di quello che ne rimane dopo l'Invasione.» disse per poi far scorrere lo sguardo sulle 5 sole armature rimaste, in cui era compresa quella che aveva salvato la vita del Capitano. Si soffermò su questa particolarmente, accarezzandola con lo sguardo: quell'armatura, in origine, rappresentava la sua unica probabilità di sopravvivenza, e l'aveva ceduto senza pensarci due volte a Steve, vedendolo morente sul campo di battaglia.

«Con quella armatura mi hai salvato la vita e F.R.I.D.A.Y., un paio di mesi dopo la tua scomparsa, mi ha detto che con quella, avresti avuto speranze di ritorno dal varco...» disse quindi Steve, seguendo il suo sguardo e quasi leggendogli nel pensiero «Non ti ho ancora ringraziato, scusami.»

«Non devi ringraziarmi, è naturale che io l'abbia fatto. Non ti avrei mai lasciato morire.» rispose Tony, guardandolo dritto negli occhi, facendo trasparire quel forte sentimento che ancora gli scorreva nelle vene e che, probabilmente, non avrebbe mai smesso di farlo.

Colpito dalle emozioni che sembravano fluire dagli occhi di Tony al proprio cuore, il Capitano sgranò gli occhi. Sentì il cuore battergli più velocemente nel petto, e una nuova urgenza invadergli arti. Fu pervaso da un Calore a cui non sapeva dare origine se non quegli occhi ambrati fissi nei suoi. Si perse in quelle sfaccettature castane, scavando in ognuna di esse e ritrovando quello Steve che apparteneva a Tony riflesso in essi, quello Steve che ormai pensava essere morto insieme al suo compagno. Come se le proprie braccia fossero guidate da qualche forza invisibile, cinse la schiena di Tony attirandolo a sé in un abbraccio.

«Mi sei mancato.» gli sussurrò ad un orecchio il Capitano.

Tony chiuse gli occhi, al sentire quelle parole, per poi rispondere all'abbraccio con foga, come se si stesse attaccando alla propria ancora di salvezza in mezzo alla tempesta.

«Anche tu, non sai quanto.» il tono di Tony era dolce, così come il timido sorriso che era sorto sul suo volto, lentamente come la più bella delle albe.

E rimasero così, per un tempo che sembrò loro infinito eppure troppo breve, fin quando non fu F.R.I.D.A.Y. a riportarli con i piedi per terra. Steve si scostò in imbarazzo mentre le labbra di Tony continuavano ad avere quella curvatura che non avrebbe abbandonato presto le sue labbra.

«Va bene, porta con te le armature, ma non esiste che tu vada da solo.» disse categorico il Capitano.

«Chissà com'è ma mi aspettavo che dicessi una cosa del genere... Per questo voglio che tu prenda un' armatura, quella che ti diedi quel giorno.» ribatté l'altro, indicandogli la citata armatura.

«È uno scherzo forse?» sbottò Steve, dopo un lungo, esterrefatto silenzio «Sai quanto poco d'accordo io vada con la tecnologia. Non riesco nemmeno ad accendere un computer, e tu vorresti darmi una delle tue armature?!»

«Non temere Capiscle!» esclamò l'altro, ridendo sotto i baffi e lasciandogli alcune pacche sulle spalle «Sarà F.R.I.D.A.Y. a fare tutto il lavoro, e, nel caso, ricorda che ci sono anch'io qui.»

Poi gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisetti alla Tony Stark e indossò la propria armatura. Dopo tanto eppure così poco tempo, Iron Man era ritornato.

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Ma ciao! Perdonate il ritardo D I S A S T R O S O  - colpa scuola e crisi del foglio bianco - e la schifezza di questa roba qui sopra. GIURO SOLENNEMENTE DI PUBBLICARE AL PIU' PRESTO E IN MODO MIGLIORE!!!

Detto questo... spero che vi possiate accontentare di ciò. 

Grazie a tutti voi che siete così pazienti con la sottoscritta <3

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