PROLOGO


PRIMO GIORNO IN COLLEGIO

Louloù, viene accompagnata da padre Menàrd in collegio, per proteggerla
dall' uomo dal bastone con il pomello
d' argento.
Il prete, dopo aver rivisto il misterioso uomo, ritiene che la ragazzina sia in pericolo.

Giungono davanti al cancello dell' istituto, e dopo essersi annunciati, attendono, che l' anziano custode, dischiuda le porte per permettergli di entrare e accompagnarli dalla direttrice.
« Sono padre Menàrd, la signorina Trochùe mi sta aspettando» annuncia.
« Prego seguitemi padre!» esclama il custode.

Entrambi, vengono condotti davanti una porta chiusa, dopo aver bussato, la voce di una donna risponde con tono pacato.
« Sì Èmile! Cosa c'è?» chiede interrogandolo.
« Signorina Trochùe, è arrivato padre Menàrd!» le comunica l' uomo.
« Fallo passare, cosa stai aspettando!» dichiara mentre si appresta a chiudere un cassetto della sua scrivania.

« Buongiorno signorina Trochùe, ho portato la ragazzina! »
« Bene! Ma fatela attendere fuori per ora,
Noi dobbiamo parlare di affari!»

« Louloù, aspetta qui!»
La ragazzina, va a sedersi, mentre il prete accede nell' ufficio della direttrice.

Nel contempo, Louloù si guarda intorno, per scrutare meglio l' ambiente.
Nella sala d' aspetto, nota due sedie, rasenti alla parete, una pavimentazione in parquèt, e un ampia finestra.
Scrutando, dondola i piedi, appoggiando le mani sulla seduta e il busto portato avanti.

Nel frattempo passano di lì due ragazze, una bionda e l' altra castana, pressapoco dell' età di Louloù.
Le si avvicinano squadrandola dal basso verso l' alto.
« Tu devi essere quella nuova... l' orfanella!» esclama la ragazza bionda, mentre l' altra sghignazza.
«Il mio nome è Louloù, piacere di conoscerti! E tu come ti chiami?» la interroga, alzandosi in piedi e porgendole la mano per presentarsi.

La studentessa bionda la fissa, alzando e abbassando gli occhi ripetutamente, senza ricambiare.
Subito dopo dichiara:
« Hai sentito Simòne, quest' impudente sudicia orfana, ha osato darmi del tu!» dichiara con aria schifata.
Mentre la compagna ribatte:
« Come ha osato!»

Louloù rimane perplessa, da quel comportamento, non capendo cosa mai avesse fatto per essere trattata in quel modo.
Nel frattempo che le due si allontanano, la ragazza rimane a fissarle basita.

Sta per risedersi, quando si apre la porta e appare sull' uscio padre Menàrd.
« Louloù, adesso io devo proprio andare!
Ti lascio nelle mani della signorina Trochùe! Io verrò a trovarti ogni volta che potrò. Stammi bene piccola!»

« Vi prego padre, portatemi con voi! Non voglio stare qui! Vi prego! Padre Menàrd!»
Grida la ragazza, in preda alla disperazione, mentre fra le lacrime avvista il prete allontanarsi.

Improvvisamente, si sente afferrare dal braccio con una forte presa, una voce roca e fredda le giunge alle orecchie.
« Smettila di piangere! Devi rassegnarti da oggi sei ospite di questo collegio!»
La trascina verso una porta, e quando la apre, le ordina di prendere secchio e straccio.

La ragazza fissa la direttrice confusa.
« Cosa c'è?! Non crederai di poter vivere sotto questo tetto gratis? Avanti incomincia a lavare il pavimento dell' aula di danza, prima che arrivi l' insegnante per le lezioni!» le ordina la vecchia donna.

La scena viene vista dalle studentesse dell' istituto, che per tutta risposta sghignazzano, spettegolando.
In mezzo a loro, anche la bionda di prima che avvicinandosi a Louloù, le chiede:
« Vedi mia cara... Louloù se non sbaglio, la nostra direttrice ha trovato la tua giusta collocazione, ti ha messo al posto che ti si addice... a fare la sguattera!

Quando hai finito qui, vieni in camera mia! C'è da togliere la cenere dal caminetto, altrimenti fa troppo fumo quando si accende!»

Louloù, che si trova con le ginocchia sul pavimento, la fissa silente, e con disprezzo.
La studentessa se ne accorge e per vendicarsi, tira un calcio al secchio pieno di acqua, che rovesciandosi la fa espandere.

Tutte le ragazze, si distanziano seguendola, tutte tranne una, la ragazzina, sta per chinarsi e raccogliere tutta l' acqua, ma Louloù la ferma.
« Non preoccuparti, faccio io!» replica, apprestandosi a strizzare lo straccio dentro il secchio.
« Mi dispiace! Ma Solange fa di tutto per mettersi in mostra e essere la più popolare. Sa essere molto antipatica e indisponente! Comunque io sono Charlòtte!»

« Piacere di conoscerti Charlòtte, io mi chiamo Louloù!» sorridendo le due ragazze si presentano.
Dopo aver finito le mansioni assegnate, Louloù vorrebbe assistere alle lezioni, ma il lavoro assegnatole, era tanto e l' ora di scuola è finito.

È il momento della cena, Louloù entra in mensa con le altre, andandosi a sedere in una delle lunghe tavolate della sala.
Esausta, le si chiudono gli occhi dalla stanchezza. Fortunatamente, nessuna delle ragazze si accorge di questo, solo Charlòtte, che seduta accanto a lei, le rivolge una delicata gomitata per svegliarla.

Quando è il momento di andare a dormire, Louloù si appresta ad accedere in dormitorio con le altre, ma in quel momento giunge la Trochùe che la afferra per un braccio trascinandola con sé, mentre ripete, con voce gracchiante e non più pacata come inizialmente:
« Nono mia cara signorina, voi non dormirete con le altre! Per voi ho fatto preparare una stanza più bella! Quella che più vi si addice!» dichiara la direttrice, procedendo a camminare e tirarla.

Louloù, la segue senza dire una parola, incredula di tutto questo.
Quando finalmente si fermano, una breve rampa di gradini le si pone davanti.
« Siamo arrivati, questa è la vostra stanza... Quella che più si addice a voi... La soffitta! Ahahahah!!!» emettendo una sguaiata risata, la vecchia donna, attende che la ragazza chiuda la porta per poi allontanarsi.

Louloù, quando vi accede, avverte il freddo emanato dall' umidità che si espande nelle pareti del locale.
Notando un arredo molto povero, solo un lettino, un piccolo comodino, una candela per illuminare un po' l' ambiente e uno specchio. Forse già riposto in precedenza.

Avanza lentamente al letto, e sedendosi a bordo materasso, rimane in silenzio mentre versa lacrime calde che rigano il candido viso.
« Perché? Perché padre Menàrd mi avete portata qui? Senza alcun motivo le persone di questo posto mi odiano! Per fortuna, Charlòtte non è come loro!

« Devo andarmene da qui! Mi dispiace ma non posso continuare a farmi trattare in questo modo! Quella signorina Trochùe e quella Solange, sono perfide! La direttrice è una vecchia megera! Mentre Solange è una vipera! »

Ridendo per quello che ha appena pensato, viene distratta da un rumore, e guardando nella direzione da dove proviene, si accorge della presenza di un piccolo topo bianco.
La ragazza lo raggiunge lentamente per non spaventarlo.

« Anche tu sei solo come me?! Purtroppo non ho nulla da darti, ma domani ti prometto che ti porterò qualcosa da mangiare ! Da oggi anche tu come Charlòtte, sei mio amico! Blanchèt, sarà il tuo nome! »

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