↪↪️ PROLOGO ➡️

UNA DECISIONE SOFFERTA


Padre Menàrd, scorge la persona che mai avrebbe voluto rivedere, l' uomo dal bastone d' argento.
Il prete, rimane scioccato vedendolo, che per non essere apparso alla sua vista, per anni, lo ha creduto morto.

Rammenta la notte di dodici anni fa, quando una donna, inseguita da alcuni uomini, le aveva affidato la sua bambina ancora in fasce.

La sua mente ricorda ancora le frasi pronunciate dalla stessa, per disperazione -
" Vi prego, prendetevi cura di mia figlia, proteggete voi la mia piccola Louloù dall' uomo dal bastone d' argento. Fate in modo che non si avvicini mai a lei".

Cosí decide di portarla in collegio, pensando che sarebbe stata al sicuro.
Recandosi da Leòntine, la donna che la accudisce, la informa dell' accaduto e anche della decisione presa.

Nel frattempo Louloù, che non riesce a stare ferma, se ne va a spasso spensierata, per le strade di Parigi.
Mentre cammina, attira la sua attenzione la locandina di uno spettacolo di magia, incuriosita decide di entrare.

Quando si trova all' interno, avvista molti spettatori, che vogliono assistere all' evento.
D'un tratto, scorge un posto libero tra le panche, velocemente, va ad accomodarsi, intanto le luci dei riflettori calano, e sul palco fanno il loro ingresso, un uomo anziano e suo nipote.

L' uomo, è abbigliato in tait e cilindro, e possiede un paio di grossi baffi sotto al naso.
Il giovane, che appare insieme allo stesso, è molto intraprendente e non sembra per nulla intimidito dal pubblico.
Loquace ed estroverso, si trova a proprio agio sotto i riflettori.

Si apre il sipario, incomincia lo spettacolo, il nonno del ragazzo, dopo varie esibizioni e trucchi di magia, chiude la serata, con un classico.
A un tratto, tira fuori dal suo cilindro, un coniglio bianco, l' animale, impaurito dallo scrosciare degli applausi, si agita mentre viene tenuto dalle orecchie. L' uomo, insieme al nipote, tentano di calmarlo.

Ma l' insistente applaudire del pubblico e le sguaiate risate, lo fanno fuggire spaventato.
Il ragazzo, lo insegue tentando di acchiapparlo.
Louloù, che assiste alla scena, intuisce che il coniglio è atterrito.

Correndo su e giù, si crea lo scompiglio tra i presenti, perché anche alcuni bambini tra il pubblico, lo vogliono acciuffare.
Il grazioso pelosetto si rintana in un angolo in preda al terrore.
La ragazza se ne accorge, e facendosi largo tra la folla, avanza in cerca dell' animale. Quando lo trova, emette un fischio; rassicurando l' animale.

Ma proprio mentre il coniglio, sta per abbassare la guardia, fidandosi delle sue parole; ecco che lo afferra il giovane assistente del mago, dalle orecchie.
« Ma cosa fate?! Siete impazzito, stava per fidarsi di me! Non è il caso che siate così violento! Lasciatelo subito! »
« State scherzando mademoiselle, questa è la cena di stasera, per me e mio nonno!» afferma ridendo.

« Cosa? Siete crudele!» gli dichiara adirata. Fuggendo via in lacrime, lasciando il giovane basito.
Giunge la sera, dopo cena Louloù, aiuta Leòntine a rimettere a posto.
Questa sera la ragazza avverte caldo, ma questo non è l' unico motivo che le impedisce di dormire.
« Quel giovane è un impertinente, oltre che crudele, non posso pensare che a quest' ora lo avranno già... già m-mangiato quel povero coniglio! Che possa andargli di traverso a lui e suo nonno! » impreca singhiozzando.

Apre le ante della finestra, per far espandere il fresco della notte, nella sua camera, rimanendo a fissare le stelle con gli occhi bagnati di pianto.
D' un tratto le appare il ragazzo di questo pomeriggio che la fa sobbalzare.
« Perché piangi principessa?» la interroga.
« Tu?! Hai anche il coraggio di presentarti davanti a me... dopo quello che hai fatto!» gli grida incollerita.

« Aspetta principessa! Prima che tu faccia qualcosa, di cui potresti pentirti, voglio che tu veda cosa ho da mostrarti!» le comunica.
Solleva un cesto, all' altezza del suo torace, deponendolo sul davanzale della finestra.
La ragazza, abbassa lo sguardo nel recipiente, gioiendo di felicità quando vede all' interno il coniglietto bianco.
« Allora... Allora, non l' hai mangiato?!» esclama sorridendo.

« Certo che no! Non lo avrei fatto in nessun caso! È tuo adesso! Avrei potuto donartelo questo pomeriggio, ma dopo aver visto i tuoi splendidi occhi blu, ho pensato che sarebbe stato l' espediente per rivederti. Portandolo io da te» confessa con spavalderia.

« Grazie! Sei davvero gentile! Ho sempre voluto avere un coniglio. Come si chiama?»
« Gli ho dato il nome di Lucièn! Il mio è Gabrièl, ma tu puoi chiamarmi Gaby! E tu? Qual' è il tuo nome principessa?»

« Non sono una principessa e mi chiamo Louloù!» afferma con un sorriso.
« Louloù! Hai un bellissimo nome! Vivi qui con tua madre?» chiede incuriosito per approfondire la conoscenza.
« Leòntine, non è la mia vera mamma, ma io le voglio bene come se lo fosse! Posso chiederti come hai fatto a trovarmi Gaby?»

« Vivo con mio nonno, nelle baracche laggiù! Ci siamo trasferiti da pochi giorni! » spiega Gaby.
« Ecco perché! Infatti mi sembrava strano di non averti mai visto, conosco tutti in questo quartiere!»
« Adesso devo andare, vengo a prenderti domattina e facciamo colazione insieme! Buonanotte principessa!» donandole un dolce bacio sulla mano.
« Va bene! Buonanotte a te Gaby, a domani!»

Ma il destino inizia a beffeggiarla, giocando con lei.
La mattina successiva, si sveglia di
buon' ora per essere pronta per quando Gaby verrà a prenderla.
Ma quando accede in cucina, trova Leóntine e padre Menàrd, seduti attorno al tavolo a discutere, ma al suo ingresso, si silenziano all' istante fissandola.
La ragazza, osserva la donna, percependo nel suo sguardo la tristezza.

Intuendo che il motivo della loro discussione possa essere lei, chiede, impaurita temendo la risposta.
« Buongiorno padre Menàrd, come mai così presto? Che succede?»
« Siediti Louloù, io e Leòntine, parlavamo del fatto che stai crescendo, ma che non hai una buona istruzione, anche se frequenti la scuola.

Quindi abbiamo deciso di iscriverti in un buon collegio!»
« Come? In collegio? Perché? Non posso rimanere qui? Leòntine ti prego, fammi restare con te!» singhiozzando.
« Tesoro mio! Padre Menàrd, ha ragione!»

Trascorrono i minuti, e Louloù è costretta a fare la valigia, contro la sua volontà e tra le lacrime.
Nel contempo, bussano alla finestra, le ante si spalancano, e appare Gaby.
« Sei pronta principessa! Ti porto a mang... Che succede Louloù? Perché piangi?» chiede curioso.

« Non posso venire con te, Gaby! Devo andare in collegio!» comunica a testa bassa e con rammarico.
« In collegio? Perché?» domanda sorpreso.
« Padre Menàrd, ha deciso così! Dice che lo fa per il mio bene!» enuncia, portandosi più vicino alla finestra.

« Come si chiama il collegio in cui andrai?» domanda Gaby.
« Istituto Batignòn!» risponde mestamente.
« Aaah! Non preoccuparti Louloù, non è lontano da qui! Ci vedremo ogni volta che potrai! Sta tranquilla, asciuga i tuoi occhi adesso! Io non ti lasceri da sola, verrò a trovarti sempre. Adesso devo andare! A presto! »

« Louloù, sei pronta cara?»
« Sì padre Menàrd, possiamo andare! Addio Leòntine! Ci vedremo presto!»
Si incamminano a piedi, prendendo il sentiero. Quando giungono davanti un cancello, che viene aperto da un anziano con la gobba.
« Buongiorno, cosa desiderate?»
« Sono padre Menàrd, del convento di Saint Germaine! Sono qui per vedere la signorina Trochùe!»

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