#2 SFIDA: URUK'HAI


▪️ Ci saranno due eliminati a squadra

▪️ Stavolta sarà la vostra squadra avversaria a giudicarmi e a commentarvi. Così dovrete fare voi con La Compagnia dell'Anello

▪️ Avete tempo cinque giorni, ossia: sabato 6 luglio, h. 14.30. Oltre la data e l'orario indicati, verrete eliminati! Se avrete problemi che vi impediscano di portare a termine il vostro compito, contattateci via messaggio privato, così da vedere cosa poter fare.

▪️ Commentate esaustivamente, mi raccomando, dovete esprimere la vostra impressione, se vi ha colpito o meno, se vi ha invogliato a leggere la storia per intero oppure no, se avete notato errori di qualunque tipo etc etc, insomma, non accettiamo commenti di tre righe e che si limitano al generico.

▪️ Commentate in linea, dove troverete questo simbolo, così da evitare di fare confusione: ➡️.

▪️ M3M0RIE'S F1LE - Lou_Marie_Allie ➡️

Il vento scuote dolcemente gli alberi, fischiando tra i rami secchi e privi di fogliame, sbattendo sul legno della casa.

Proprio come ogni sera, a intervalli regolari e seguendo l'armonia dell'aria, il "pendaglio" fatto di piccole luci laser e vecchi circuiti elettronici — usati come addobbo alla porta della Grande Sala Di Controllo —, si riesce a percepire facilmente, risuonando come la dolce nenia dei vecchi CyberCarillon, in voga qualche anno fa giù in città. Con il viso e le mani premute contro il freddo vetro della finestra, osservo l'area esterna, rimanendo incantata dal meraviglioso cielo limpido, privo di nuvole, ricamato da una quantità indecifrabile di stelle luminose e dalla luna, che filtra indisturbata la sua luce oltre il vetro, rischiarando la casetta. Se non fosse per il gelo che trapela all'interno nonostante il riscaldamento al massimo, potrebbe essere scambiata per una comune notte estiva. O meglio, come immagino possa essere l'estate qui.

Sbadiglio e mi alzo dal letto, indossando una felpa — pesante abbastanza da non farmi morire di freddo — e i miei amati stivaloni neri. La brezza mi accarezza il viso non appena metto piedefuori dalla porta, dandomi quella botta di fresco che serviva per riprendermi.

Questa è una notte che merita di essere passata fuori casa ad ammirare la bellezza che ci riserva il mondo; la magnificenza delle costellazioni, la vegetazione che attende la giusta stagione per poter essere nuovamente accolta, percepire le fredde mani del vento sulla pelle, respirare aria pulita, non contaminata come quella della città... Respirare, libera dalla maschera antigas.
Circondata dagli altri rifugi e da alberi che presto si tingeranno di verde, vago sul vialetto ricoperto di ghiaia grigia, alzando il pulviscolo della terra. Lo scricchiolio dei sassi che calpesto è appena percettibile, ma le loro forme appuntite mi feriscono la pianta dei piedi, nonostante gli anfibi rinforzati.

Accarezzo la corteccia ruvida dell'albero al mio fianco, esplorandola con la punta delle dita, ammirandone la bellezza e i difetti. Le venature, i nodi e il legno scorticato in più punti mi fanno pensare che debbano trovarsi qui da moltissimo tempo... Non vedo l'ora di osservare la loro magnificenza nella stagione calda, quando la chioma sarà verde e rigogliosa.

Gli alberi sono una delle cose più belle che esistono in natura: sono qui da più tempo di tutti, sempre più belli, alti, narratori instancabili di storie. Ci donano uno degli elementi più importanti per la sopravvivenza senza chiedere nulla in cambio. E sono ancora qui, nonostante la terra maltrattata, nonostante il loro corpo sia costantemente esposto alle intemperie... L'uomo avrebbe molto da imparare dagli alberi. Se avessimo la loro stessa saggezza, probabilmente non ci uccideremmo tra di noi.

Avvolgo le braccia intorno al tronco, abbracciandolo e poggiandovi contro la guancia. La pelle, a stretto contatto con la superficie ruvida e umidiccia del legno, sembra quasi di fondersi con la natura stessa. È una sensazione così bella, che mi piacerebbe essere inghiottita all'interno dell'arbusto.
Mi siedo sul terreno leggermente bagnato e premo la schiena contro l'albero, ammirando il cielo e le sue meraviglie, cercando di ricordare la posizione delle costellazioni per individuarle tra le altre: se segui Orione, trovi le altre. Impossibile non vederlo!

Osservo il Triangolo D'inverno, allungando un dito verso l'alto e collegando le stelle che lo compongono: Sirio, la stella più luminosa del firmamento, è accompagnata dal Cane Maggiore. Il Cane Minore ci porta la sua unica stella visibile, Procione. E infine Bételgeuse, la spalla di Orione, la stella più luminosa della costellazione dopo Rigel.

▪️Wolf's Blood - YagaIsBack ➡️

I sette giorni che Arwen aveva lasciato loro passarono più velocemente di quanto chiunque si sarebbe aspettato e, d'un tratto, arrivò il momento della partenza. Aralyn si guardò attorno per un'ultima volta, cercando di memorizzare al meglio ogni angolo della propria stanza: il camino spento, l'armadio bianco in disordine, il tappeto dove si sdraiava per guardare i film, la cassapanca di legno, il letto a baldacchino con sopra le lenzuola impregnate del suo odore e delle ultime lacrime versate in gran segreto. Non era certa che avrebbe rivisto quel posto, così lo salutò come un amico che si va lasciando per sempre: soffrendo.

Chissà se si sarebbe mai addormentata nuovamente su quel materasso; se avrebbe conversato con suo fratello di fronte al focolare che accendevano ogni sera d'inverno. Chissà se quelle pareti sarebbero tornate a custodire i suoi sogni e i suoi pianti, oppure lo avrebbero fatto con qualcun altro del clan.

Prendendo un grosso respiro si decise che fosse giunto il momento d'andare, così, combattendo con l'esitazione, afferrò il borsone ricolmo di tutte le cose che le sarebbero potute servire per il viaggio. Lo sentì più pesante di quanto non fosse mai stato e, per la prima volta in otto anni, si convinse di averlo riempito per un unico viaggio, quello d'andata.

Facendosi coraggio trascinò i piedi fuori dalla stanza, immettendosi nel corridoio. Lì, si ritrovò ad avere a che fare con una moltitudine di licantropi in sua attesa, pronti a salutarla, incoraggiarla e lasciarle qualche bacio d'arrivederci sulle guance.

Seppur infastidita da tutte quelle moine, si costrinse a ricambiare ogni singola parola, sapendo da sé che ogni confratello stava, a modo proprio, cercando di farle sentire l'affetto che provava nei suoi confronti. In fin dei conti era stata per tutti un'amica, alle volte una guida, una protettrice e, soprattutto, la luce del loro Alpha. Lasciarla andare via senza il giusto calore sarebbe stato un rammarico collettivo.

Come procedendo lungo la via Crucis, Aralyn passò dal piano superiore all'ingresso della Tana, situato a quello inferiore. Sulla soglia si ritrovò entrambi i gemelli. Eike le sorrideva con dolcezza, quasi a cercare d'instaurare una sorta d'empatia, mentre Hugo le andò incontro sfilandole dalle mani il bagaglio, visibilmente troppo pesante per una ragazzetta come lei. Si guardarono tutti e tre, studiandosi, cercando di capire se le paure di uno fossero anche quelle dell'altro, finché in conclusione non arrivarono anche Garrel e Josh, entrambi accompagnati dal medesimo mormorio che aveva seguito lei.

▪️Gli Ultimi Guardiani: Ryod - MayaStevens1 ➡️

La sala centrale della Setta era enorme: il soffitto di marmo nero, scolpito minuziosamente, sembrava raggiungere il cielo; le pareti di pietra erano rese in modo che ogni dettaglio potesse glorificare la magnificenza di quella costruzione. I pilastri a fascio parevano arrivare fino al soffitto, ma si fermavano in alto, trasformandosi in costoloni che si univano alle volte a crociera, formando immensi archi a sesto acuto.

Sul pavimento, due giganteschi serpenti neri s'intrecciavano tra di loro in un mosaico, finché le code non raggiungevano il fondo, dove, su un trono di pietra, sedeva il Celato: un uomo di trent'anni, i capelli corvini pettinati in un'onda sopra la fronte e gli occhi color ghiaccio nascosti sotto folte sopracciglia scure.

Il suo sguardo incuteva soggezione a chiunque osasse varcare la soglia della sala. Al suo fianco due statue a forma di tigri giacevano accucciate, in attesa...

Dal portone d'acciaio entrò un ragazzo: alto, i capelli castani tirati all'insù e gli occhi scuri che, se fino a prima sprizzavano forza e potere, in quel momento erano puntanti verso il basso. Si avvicinò lentamente al Celato, i passi rimbombarono tra le mura


▪️ The Name of Jesus - SkysCadet ➡️

Simon era entrato nella Cattedrale con timore e tremore. Sapeva che si sarebbe trovato davanti i capi delle Sette Chiese cui fondamento è il nome di Gesù Cristo.

La Cattedrale aveva una struttura che ricordava una Croce rovesciata. Le tre navate, arredate con panche color noce scuro lucido e statue marmoree, permettevano al visitatore la visione della cupola centrale, da tre diversi punti di vista.

Solitamente utilizzata per riti canonici, nei giorni pari, la Cattedrale era il luogo di riunioni solenni della Confraternita delle Sette Chiese.

Le Sette Chiese prendevano i nomi da quelle descritte nel Sacro Libro dell'Apocalisse: Efeso, Smirne, Tiatiri, Laodicea, Sardi, Pergamo, Filadelfia. A ognuna delle quali, Dio aveva lasciato un messaggio.

E, mentre i suoi passi riecheggiavano lenti e rumorosi nella navata centrale, dal suo cuore scaturiva quel messaggio rivolto alla chiesa di Filadelfia.

"Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: - Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato..."

I cantori gregoriani stavano intonando un canto che trasmetteva pace e sicurezza all'animo irrequieto del capo della Settima Chiesa, che sentendo crescere l'ansietà, vagó nei ricordi, rimembrando anche le parole di Padre Peter.

"Simon, figlio mio, la Confraternita fu creata per mantenere la pace e la comunione tra le sette chiese più importanti, ma qualora le chiese dovessero staccarsi dalla vite d'amore che le lega, le tenebre potrebbero insediarsi e prendere il controllo..."

***

«Fratello Simon, accomodati. Pace a te.»

Una voce calda proveniente dal centro della Cattedrale, in cui erano riuniti e seduti a semicerchio i sei capi delle Chiese, sotto l'ampia cupola, aveva invitato Simon a sedersi nell'unico posto vacante: al centro del semicerchio.

I sei, erano avvolti da un mantello scuro color sabbia, che copriva le loro figure, finendo col nascondere il volto sotto un cappuccio.

«Fratelli miei,» aveva iniziato Simon «sono forse messo sotto giudizio per qualcosa?»

Simon era rimasto in piedi ad osservare i sei candelabri d'oro posti l'uno accanto all'altro, proprio alle spalle di ogni seggio occupato dai capi.

Il suo candelabro era posto nel mezzo, come il suo seggio.

«Cosa te lo fa pensare?» rispose un'altra voce, che, più autorevole e secca della precedente gli era stata rivolta come uno schiaffo in pieno viso.

Laodicea...

Pensò fra sé, prima di accomodarsi nel suo seggio: una savonarola di legno scuro come le altre sei.

«Mi avete convocato d'urgenza e avete spostato il mio candelabro, cosa che può fare solo Nostro Signore.» sentenzió con un profondo astio che gli faceva irrigidire ogni singolo muscolo della sua persona.

«Tu ci insegni che dentro ognuno di noi risiede il Cristo, Filadelfia» il capo di Laodicea, aveva continuato, con tono provocatorio, ad interrogare il padre «perché dunque non potremmo spostare il candelabro di un fratello?»

«Perché solo Lui può.» deglutì, serrando la mascella.

«Dicci allora: cosa ti ha spinto, senza nemmeno consultarci, a mandare Nathan, un tuo figlio spirituale, lì dove è il potere?»

Simon alzò gli occhi al soffitto ampio e decorato da affreschi che richiamavano le scene della Crocifissione, notando in quel momento, che quel luogo, non era il luogo di somma importanza solo per la Confraternita.

Un pentagramma, con la punta rivolta verso il basso, era stato affrescato insieme alle sacre immagini, rendendo tutto l'insieme blasfemo.

La stella capovolta era situata proprio in direzione del suo seggio.

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