Capitolo 2
Il maniero brillava nella notte, come un prezioso diamante, divorato dalle fiamme indomabili che, trionfanti, sembravano mirare al cielo coperto da nuvole.
Le stelle, nascoste dietro a quei manti grigi, piangevano con lei, versando lacrime amare per il suo cuore spezzato?
Divya premette la mano contro il tronco dell'albero. Il labbro tremò. Non riusciva a smettere di piangere. Non poteva perdonarsi. Sentiva ancora il suo odore. Quella meravigliosa essenza di borgogna e vino che lo contraddistingueva.
Aidan...
Bastò quel nome, appena sussurrato nella mente, perché nuove lacrime scivolassero con prepotenza lungo le sue guance, annebbiandole la vista.
Un dolore sordo s'impossessò del suo cuore e dalla profondità della sua anima proruppe un urlo che si riversò ovunque, così sinistro che lei stesse ne fu terrorizzata, incapace di riconoscersi.
Qualcosa di oscuro si risvegliò in lei, una rabbia che bramava il sangue e a cui lei si aggrappò con la forza della disperazione.
Lei era lì, pensò, dentro quella meravigliosa dimora, stretta fra le braccia del suo amore. Si era addormentata con la promessa di una nuova vita, lontana da Salem, dalla follia di quegli stolti pieni di odio per colpe non sue, e quel sorriso con cui aveva chiuso gli occhi era diventato una smorfia di smarrimento. Si era guardata intorno, senza comprendere, gli occhi che pungevano per quel fumo che ben presto l'aveva spinta a tossire.
Era stato Aidan a svegliarla, trascinandola via dal letto prima che crollasse. Con indosso solo le vestaglie, rossa per lui, color perla per lei, a piedi nudi, si erano ritrovati circondati dalle fiamme.
Con i suoi poteri, Aidan li aveva condotti in salvo nelle segrete, un labirinto che si diramava in molteplici direzioni e da cui nessuno era in grado di trovare via di scampo. Fortunatamente, Aidan avrebbe potuto percorrerlo a occhi chiusi tanto lo conosceva bene.
Erano bastati pochi secondi per giungere al passaggio segreto e, proprio quando si era concessa di rilassarsi, oltrepassata la soglia di quell'anonima porta, la mano di Aidan era sfuggita alla sua presa. Divya si era voltata di scatto, afferrandola nuovamente, lanciandogli al contempo un'occhiata fosca, non comprendendo la ragione della sua esitazione e... non si era mosso.
«Non posso, Divya.»
Tre semplici parole.
Non aveva compreso. Non subito, perché non aveva voluto capire.
Un violento frastuono era risuonato nell'aria e alle spalle di Aidan aveva intravisto il fuoco che stava galoppando verso di loro, come un animale selvaggio in preda alla furia.
Lui non era immune a tutto.
Aidan, dalla natura sarcastica che mai aveva concesso fiducia in millenni vissuti, le aveva confessato, proprio quella notte, che fra tutte le cose al mondo, solo il fuoco poteva annientarlo.
Un segreto d'amore che l'aveva riempita di gioia.
Era come se le avesse donato il suo cuore, consentendole di ucciderlo, con la certezza che invece lo avrebbe custodito. Chi altri poteva dirsi così fortunato?
«Aidan!»
Lo aveva urlato con la forza della disperazione. Sarebbe morto sotto i suoi occhi... tutto perché qualcuno, chissà come e quando, era riuscito a creare una barriera che gli impediva di scappare. E lei non poteva fare niente per impedirlo.
Non avrebbe mai dimenticato l'espressione sgomenta con cui l'aveva guardata. Quell'aria così persa che lo aveva reso un estraneo tutto a un tratto!
Divya si era gettata fra le sue braccia, stringendolo forte a sé, anelando di diventare un tutt'uno con lui, così da poterlo proteggere con il suo stesso corpo.
L'abbraccio di Aidan si era fatto convulso prima di respingerla.
«No Aidan!»
Lo aveva urlato d'istinto, senza dargli il tempo di parlare e, in risposta, Aidan le aveva afferrato il volto fra le mani, stringendo la bocca in una linea dura.
«Ho giurato di ucciderti piuttosto che lasciarti nelle loro mani.»
Il suo sguardo non aveva vacillato e neppure quello di lui.
«Preferisco una vita con te che senza!»
Glielo aveva detto fieramente e lui aveva scosso il capo, sorprendendola. «Non finché abbiamo una possibilità.» le aveva detto. «Vai a Nord. Nel cuore della foresta vive una strega, Teresya, a cui Aysterya aveva fatto un dono, un oggetto che consente di tornare indietro nel tempo. Non le rivelò mai il segreto per usarlo, ma io so che tu puoi scoprirlo, Divya.»
Era stata sul punto di urlare. «Non puoi chiedermi di lasciarti qui!»
La sua determinazione l'aveva travolta.
«Se c'è una persona in grado di cambiare il corso del presente sei tu!»
«Aidan...» Aveva perso il conto di quante volte aveva pronunciato il suo nome, cercando freneticamente una soluzione senza tuttavia trovarla.
«Non posso, non puoi chiedermi questo. E se non ci riuscissi? E se nel tentativo di tornare indietro mi dimenticassi di te? E se non...»
Lui l'aveva zittita con un bacio e si era tolto una catenina d'oro da cui pendeva un medaglione che Divya non aveva mai visto prima. Quando e dove lo avesse preso, non vi era stato modo di chiederglielo. Aidan glielo aveva messo al collo, accarezzandola dolcemente. Persino in un momento simile, a un passo dalla morte, non le aveva fatto mancare il suo amore.
«Finché avrai questo, non potrai dimenticare. Ti proteggerà da ogni maleficio. Scopri chi ci ha fatto questo e torna da me!»
Le sue meravigliose mani si erano strette intorno alle sue guance per l'ultima volta. «Avremo la nostra vendetta.»
Le aveva dato una spinta, così forte che l'aveva letteralmente fatta volare oltre la soglia del passaggio segreto. Mentre Aidan richiudeva la porta, le fiamme lo avevano raggiunto.
Avevano urlato insieme.
Lo aveva visto diventare nero come pece, come se d'un tratto fosse stato trasformato in carbone.
La mano di Divya si strinse in un pugno convulso. Uno, due, tre, infinite volte colpì l'albero, cercando nel dolore il sollievo. Il suo grido sofferto risuonava ancora nella sua mente, non le avrebbe mai dato pace, mai!
Le sfuggì un singhiozzo.
«Io ti ritroverò!» promise tremante. «Tornerò da te.»
Uno a uno... li avrebbero uccisi tutti, giurò. La sua mente diventò lucida di colpo. Gli occhi le si dilatarono piano e le lacrime svanirono. Le sfuggì un gemito, simile al ruggito di una belva.
Respirando piano, si costrinse a voltarsi.
«Niente mi terrà lontano da te!»
Aidan così orgoglioso, fiero e inarrestabile, simile a un tornado che non conosce limiti... quanto gli era costato affidarle la sua vita? Il loro stesso futuro, il sogno di una vita insieme. Aveva riposto in lei un'assoluta fiducia che non poteva ripagare piagnucolando.
Un vento gelido la investì e Divya tremò. Strofinandosi le braccia, realizzò solo in quel momento lo stato in cui versava: in vestaglia, a piedi nudi, senza armi. Non avrebbe retto.
Si guardò intorno con aria diffidente. La valle che celava il maniero era ben nascosta da una cinta di rigoglioso bosco secolare pieno di ginepri, pini, castagni e altri alberi che non conosceva, dal fusto sottile, di colore verde o arancio bruciato, e dalle foglie argento e rosso sangue.
Nel corso dei mesi trascorsi dal suo arrivo, Aidan l'aveva più volte messa in guardia, asserendo che quest'ultime, dall'aria così fragile, erano estremamente velenose. Un tocco procurava allucinazioni. Ingerite la morte. Non esistevano in nessun altro luogo perché erano creature di Aysterya.
A sinistra vi era un basso colle coperto di erbacce e roveti. Proprio lì, da qualche parte, si celava la grotta collegata al passaggio segreto.
Inizialmente, temendo che fosse in agguato qualcuno, era rimasta nascosta, sopportando la presenza di millepiedi e ragni che, in preda al panico scatenato da quell'orrendo odore di bruciato, si erano mossi freneticamente ovunque, incuranti della sua presenza. Era stata sul punto di urlare migliaia di volte ma la sua pazienza era stata infine ripagata da una quieta tranquillità. Non un suono o un bisbiglio l'aveva raggiunta.
Tuttavia, una domanda aveva fatto capolino. Quanto tempo era trascorso?
Divya alzò gli occhi al cielo per poi trattenere un imprecazione, consapevole dell'inutilità di quel gesto. Non si sarebbe mai abituata a quel tempo. Abyssum era governata dalla notte perenne che cedeva il passo a un tenue grigio quando la nebbia regnava sovrana. Era impossibile stabilire che ore fossero.
Fortunatamente, grazie all'incendio che illuminava l'intera area per miglia, Divya riuscì a esaminare l'area circostante ma non trovò alcuna traccia degli abitanti. Aveva sempre avuto un debole per la natura e gli anni trascorsi a riconoscere le impronte le avevano consentito di ampliare le sue conoscenze tanto da non avere dubbi al riguardo ma per contro s'impensierì.
Chiunque li aveva attaccati, era abile nella magia, tanto da potersi concedere il lusso di farlo a distanza. In tal caso chi poteva essere stato e perché?
Un'adepta di Aysterya? Un'amante respinta? Un nemico che bramava di governare su quegli ottusi contadini? Questo poteva spiegare perché nessuno fosse giunto a curiosare.
Venti minuti a piedi, calcolò.
«Maledizione!»
Prima di innamorarsi di Aidan, aveva trascorso ore intere a esaminare i libri della sua biblioteca e la mappa della nuova Salem si era impressa nella sua mente al punto che avrebbe potuto disegnarla a occhi chiusi. Per quanto odiasse la sola idea, doveva andare al villaggio. Non aveva mai smesso di muoversi ma questo non bastava a proteggerla dal gelo e non vi era nessun altro posto dove potesse procurarsi armi e vestiti.
Un boato terrificante le strappò un sussultò e Divya si ritrovò a guardare il maniero crollare su quel che ne restava. Lembi di tessuto, legno e roccia volarono ovunque. Fra tutti, una tenda in broccato blu cobalto attirò la sua attenzione. Lingue di fiamme avevano corroso parte del tessuto e in pochi minuti ne avrebbero divorato il resto.
Colta da un'idea, l'afferrò e la sbatté sul terreno fino a spegnere le fiamme e tornò accanto al basso colle. Facendo diversi nodi, lo trasformò in un sacco improvvisato e con cautela, tramite la stoffa, si avvicinò agli alberi più velenosi e raccolse una manciata di foglie.
Erano l'unica arma che avesse a disposizione.
Soddisfatta del risultato, con il cuore gonfio di emozioni, Divya raccolse una fascia di legno secco che diventò la sua torcia. In un altre circostanza sarebbe stato un azzardo ma, senza nessuno a domarlo, l'incendio avrebbe continuato ad ardere per giorni. Le probabilità che si abbattesse sul bosco erano alte e questo le avrebbe offerto una piccola copertura.
In ogni caso, senza lampioni, lanterne o stelle da usare come punto di riferimento, quale altra scelta le restava?
Le carrozze che usava quella gente erano vincolate da una magia che consentiva loro di spostarsi ovunque senza bisogno di usare cavalli. Occorreva solo pensare alla destinazione scelta.
Aidan però non ne aveva mai avuto bisogno.
Man mano che si allontanava, l'oscurità diventò sempre più fitta e, prima di rendersene conto, la torcia svanì. Divya si fermò, le mani chiuse a pugno intorno al sacco.
Una rauca risata le raggelò il sangue.
«Qua o là, la morte ti attenderà!»
Qualcosa la colpì con violenza alla testa e ogni cosa svanì dalla sua mente.
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