2° Inferno: Cole, il Prescelto o il Maledetto?

Sentii togliere lo straccio dal petto. Le urla raggiunsero Dio, tanto che lui stesso decise di far piovere e tuonare per coprirli. Senza guardare capivo già la scena: stava urlando dalla paura, piangeva e vomitava in preda al terrore più assoluto, e non serviva un genio per capire che aveva anche perso buona parte dei capelli. Le sue bestemmie riecheggiavano nella stanza, gli invochi di morte e disperazione, i gemiti di vomito seguiti da singhiozzi e urla.

-GAIA, GAIA! PERDONAMI! DEVO FARLO!-

sentii strisciare

-NO TI SCONGIURO, NON VOGLIO AVVICINARMI! TI SUPPLICO SORELLA! UCCIDIMI MA NON FARMI AVVICINARE!-

-scusa sorella... Ma devo-

Sentii una mano toccarmi il petto spinta da una seconda sopra ad essa, e lì le urla aumentarono. Dopo un ora si iniziò a calmare, io però stavo iniziando a sentire bruciore sulla pelle

-Mary, io non resisto più-

-ti prego, trattieniti un altro secondo... E quasi fatta-

Sentivo scricchiolare il pavimento, e gia sapevo: lo scricchiolio proveniva sempre dallo stesso punto della stanza, ed era identico tutte le volte. Stava dondolando all'angolo vicino alle scale come un cavalluccio di legno, chiusa nelle sue gambe, di sicuro con il sangue alla testa per i troppi capelli strappati con furia e le lacrime che non le permettevano di vedere intorno a se. Parlava tra se e se, diceva cose senza senso, ridacchiando istericamente a bassa voce e aumentando gradualmente la velocità delle parole

-ha perso il senno...-

-come sempre...-

-Ora la porto in camera e ti spengo la luce-

Sentii dei rumori, poi i passi sulle scalinate e lo schiocco dell'interruttore. Aprii gli occhi e non c'era nessuno. Mi misi la giacca della tuta

-non è possibile... Non posso sempre fare questo... Perché devono soffrire gli altri per me?-

Sentii scendere dalle scale

-Cole...-

-Mary-

Si avvicinò a me tastandosi intorno, mi avvicinai e le presi le mani

-oh, eccoti...-

Mi abbracciò

-sai che non pensava sul serio quelle cose... Lei ti vuole bene-

-lo so, succede sempre... Sono abituato-

-essere abituato è un conto... Ma so che ogni volta ti fa male fare questo-

-far male... Ormai non ne sento più di dolore-

Si staccò da me

-il dolore che non senti non è come il dolore che provi-

Poi se ne andò. Rimasi in silenzio sul letto, sopra le loro voci

-Gaia, tutto bene?-

-no... Mi sento come se mi avessero messo delle dita negli occhi e mi avessero maciullato il cervello-

-come tutti del resto...-

-anche tu hai avuto la stessa reazione?-

-oh no, io peggio... Sono rimasta cosciente per i primi dieci secondi, poi ho iniziato a urlare e piangere da svenuta per un paio d'ore senza possibilità di fermarmi-

-sorella, posso farti una domanda?-

-dimmi-

-... Perché? Perché dobbiamo farlo? Perché dobbiamo proteggerlo, accudirlo, controllare il suo... Ecco... Corpo, se si può definire così... Lui alla fine non...-

-sorella... Non finire la frase... Lui parla, respira, ragiona... Ma soprattutto vive... E come noi, e soprattutto potrebbe essere colui che ci libererà da tutto questo...-

-Mary, queste sono le parole che ci hanno inculcato le nostre madri... Ma io voglio sapere il vero motivo-

-... Non so risponderti... Posso solo dirti che mi fido del destino, e il destino ha dato a lui una capacità superiore-

Sentii dei rumori

-ora andiamo a fare la ricerca... Ricorda che se trovi meno di cinque oggetti utili non devi prenderli, mentre oltre i cinque devi prenderne solo uno o due-

-si si, me lo dici ogni settimana-

-Andiamo, forza-

Si aprì ancora la porta

-Cole, noi usciamo... Chiudiamo porte e finestre cosi puoi sgranchirti le gambe per casa... E non entrare in camera mia che se no ti picchio-

-Va bene Mary-

-saluta Gaia...-

-...Ciao...-

-scusa...-

Non ricevetti risposta, sentii solo chiudere la porta. Dopo la loro uscita mi incamminai per casa. Avevano chiuso tutto cosi da rimanere al buio, andai verso la cucina e presi una scatoletta di tonno. Di lato su un mobiletto c'era una scodella piena di carne trita ancora da preparare

-oh no... Si stanno preparando per stasera... Di nuovo...-

Presi la scodella e mi avvicinai all'immondizia

-se la butto non potranno farmela mangiare-

Aprii il cestino, ma rimasi immobile. Se non mangiavo la carne potevo morire dopo un anno, ma mangiarla mi avrebbe fatto diventare come loro. Il tonno poteva aiutarmi in parte, ma non poteva nutrirmi come la carne che loro mi costringevano a ingerire. Ma non era questo il problema principale, il problema ero io. Quella carne non era cattiva o maleodorante, però non volevo mangiarla, a costo di morire. Sul serio ero tanto testardo da voler morire pur di non mangiare della carne? Consideravo il mio essere come una maledizione, mentre loro lo consideravano un dono. Il problema era: cos'è in verità? Un ceppo di virus a cui sono in parte immune? Ho più resistenza degli altri? Il mio sangue e speciale? O l'unico motivo e che mi hanno, come dire, "addomesticato"?

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