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Il sangue non si assorbe bene sulla neve; la differenza di temperatura lo costringe a schizzare come gocce di pioggia sul cemento, depositandosi in uno strato rappreso sopra i fiocchi di ghiaccio prima di dissolversi nel candore. Sunghoon lo sa in teoria, ma non riesce a vederlo di persona.
Infatti non riesce a vedere nulla.
Il ghiaccio sotto lo strato di neve, scopre quella fatidica notte, è selvaggiamente frastagliato sotto il manto nevoso.
Mentre crolla a terra, con le lacrime che si riversano rosse sulla neve immacolata, l'unico pensiero che gli passa per la testa è il rimpianto che le stelle non siano state l'ultima cosa che abbia mai visto.
Suppone che anche nei suoi ultimi istanti, quando la coscienza gli scivola via, sia destinato a non avere nessuno, lontano dalla luce delle stelle, l'unico amico che abbia mai conosciuto.
─
L'ospedale è, in realtà, un posto davvero terribile. L'odore di alcol e antisettico, acuto e nauseantemente istituzionale, il blipping che non si ferma mai, il movimento costante di sempre più persone tutt'intorno che non si ferma mai nel corso dei giorni. Sunghoon sarebbe infelice, ma così com'è gli viene risparmiato il disagio dell'ambiente circostante.
Non si sveglia per tre giorni e tre notti.
Anche quando lo fa, si rifiuta di riconoscere qualsiasi cosa. La spessa garza medica stratificata sui suoi occhi avrebbe potuto anche oscurargli la vista. I medici gli hanno somministrato la nutrizione endovenosa subito dopo che si è ripreso, e Sunghoon non protesta. Dubita comunque di riuscire a portare il cibo alla bocca e deglutirlo.
Il suo primo visitatore arriva almeno al calare della notte, quello che lui percepisce come il tramonto. Ci deve essere un orologio da qualche parte nella sua stanza, ma non ha modo di guardare i numeri.
"Sunghoon?"
Lo sente, il sibilo della porta che si apre con cautela, poi si chiude di nuovo, il cigolio sommesso quando qualcuno si siede sulla sedia che deve essere accanto al suo letto. E' Heeseung. Doveva aver sentito che Sunghoon si era svegliato, ed era venuto a trovarlo dopo aver finito con l'allenamento della giornata.
"Sunghoon, i medici dicono che ti sei rifiutato di parlare con loro. Come stai?"
Se gli occhi di Sunghoon fossero stati scoperti, avrebbe fissato Heeseung con uno sguardo del tipo "Mi stai prendendo in giro?". Così com'è, tutto ciò che riesce a fare è un sorriso addolorato. Può dire che il suo silenzio sta confondendo il ragazzo più grande, ma non si deve preoccupare di complessità del genere.
"Sunghoon, non mi dici niente?" Heeseung si muove per prendere una delle mani di Sunghoon, fredda contro la sua. Sunghoon, dal canto suo, non si tira indietro, ma non risponde neanche.
La cosa buona di Heeseung, si rende conto Sunghoon con gratitudine, è che non indaga le cose quando sa che non ne verrà fuori nulla. Sa di non dover spingere ulteriormente Sunghoon, sedendosi sulla sedia e lasciando cadere il silenzio.
Passano dieci minuti in questo modo prima che Sunghoon parli.
"Cosa mi è successo?"
"I medici non ti hanno detto niente?" Può quasi immaginare l'espressione sul volto di Heeseung. Preoccupato. Perplesso. Allarmato, forse.
"Allora non volevo ascoltare." La gola di Sunghoon è secca dopo giorni di inutilizzo, e accetta dell'acqua quando Heeseung gliela offre. "dimmi."
Sente il fruscio della plastica e della carta e si rende conto che Heeseung sta leggendo la cartella clinica del suo paziente.
"Trauma da corpo contundente al cranio. Lieve ipotermia. Lacerazioni multiple sopra la spalla. Gravi danni al tessuto corneale e ai nervi ottici."
Le diagnosi sono così distaccate, così cliniche nella trasmissione del significato. In parole povere, ora era cieco. Non avrebbe mai più rivisto, letto, ammirato le stelle.
Non avrebbe mai più pattinato.
Come potevano dodici parole determinare così facilmente la fine del futuro di Sunghoon?
Rivolge quest'ultimo pensiero a Heeseung, che esita a pensare prima di rispondere. "Perdere una cosa non significa aver perso tutto."
"Ma cosa succederebbe se," Sunghoon fa una pausa, con un sorriso crudele che rovina la parte del suo viso che non è stata oscurata dalla garza. "se quella cosa fosse tutto ciò che ho mai avuto?"
"Allora troverai qualcos'altro. La tua vita non è finita, Sunghoon."
"Hai ragione." La voce di Sunghoon è così calma, così attenuata, così addolorata mentre parla. "A volte vorrei che lo fosse."
Heeseung sente che Sunghoon vuole che la conversazione finisca qui. Si siede accanto al letto d'ospedale per un'altra mezz'ora, prima di dire a Sunghoon che deve essere a casa per cena. Il ragazzo nel letto d'ospedale non risponde, ma si volta sulla soglia prima di andarsene.
"C'è di più nella vita che essere il migliore, Sunghoon. Non l'hai mai capito in passato, ma ora hai un'altra possibilità. Non arrenderti proprio adesso."
Sunghoon ci pensa mentre la garza che gli copre gli occhi si colora di rosso nella stanza vuota.
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