Capitolo 6.
I'm in love...?
-Brian, andiamo smettila di fare la donnetta e parla!-, mi urla quasi Jimmy, piuttosto preso dalla situazione, abbastanza da dirmi di dovermi muovere a parlare.
-Jimbo, che devo dirti... ci siamo visti due volte...-
-Tre-
-...non interrompermi-
-Non è che devi contare solo le volte in cui scopate, amico mio, conta anche l'intervista-
-Okay, se non la smetti me ne vado e torno ai miei libri. Ci siamo visti ...tre volte. E in queste tre volte devo dire, che non mi sono trovato affatto male...-
-Quindi ti piace?-
-...forse-
Siamo nel salotto della casa, Clare ha ben pensato di lasciarci soli a parlare, in quanto sa perfettamente che tipo di rapporto abbiamo io e Jimmy. Anche da ragazzini finivamo a parlare così, incredibile come nulla sia cambiato. Incredibile come io sia ancora sempre indeciso ed insicuro su quello che faccio o vorrei fare, mentre Jimmy sa perfettamente come affrontare ogni singola cosa e situazione.
-Dai, dimmi com'è fatto, alla radio sembra decisamente simpatico-, mi sorride Jimmy aspettandosi un'attenta descrizione della persona in questione.
-E' simpatico, è ... è bello, davvero bello. Ha due occhioni verdi, verdi smeraldo...mi ci perdo in quegli occhi, e poi quando lo facciamo sono così...-
-Fermo, fermo, fermo! Non mi interessa cosa facciate quando lo fate o no-
-Mi hai detto che vuoi sapere com'è-
-Si, ma non in quel senso. Senti, vorresti uscirci assieme?-
La domanda tanto schietta che mi pone mi lascia quasi con una morsa ferrea e ghiacciata allo stomaco. Uscire? Con Matt? Io e Matt?
Fossi matto
No, no che non ci voglio uscire, rovinerebbe tutto, come ogni volta. Ormai so come andrebbe a finire, si va a letto due volte, alla terza entrambi cercheremmo qualcosa in più, alla quarta lui verrebbe a dirmi che vorrebbe invitarmi a cena. Mai andare a cena. Perché dalla cena si passa in fretta ad una confessione, e già me lo immagino: "Brian, è un po' che volevo dirtelo, la verità è che vorrei provarci seriamente con te e non solo per qualche notte o giorno occasionale". Quasi mi faccio paura da solo a pensare a queste cose. E poi, dopo la confessione, ci si rivedrebbe più spesso e in seguito si deciderà di andare a vivere assieme, io non voglio condividere la mia casa con un radiofonico, non che la musica non mi piaccia, ma avrei troppe distrazioni dal mio lavoro, e se non sforno un libro entro i prossimi due anni sarò rovinato. E poi ancora, dopo la convivenza, vorrà presentarmi alla sua famiglia, e i tipi come me non piacciono troppo alle famiglie, fin quando, la notte della Vigilia di Natale, verrà da me con una scatola, la aprirà davanti a me e dentro ci troverò un cucciolo e, guarda caso, quel cucciolo ha un fiocco rosso legato a mo' di collare sulla quale pende un anello. Seguirà una proposta di matrimonio, anni per riuscire ad avere un figlio, e così vivremo felici e contenti. Fin quando non lo troverò a letto con qualcun'altro perché io non gli basterò più e lui avrà una crisi di mezza età. Il matrimonio andrebbe in rovina, divorzio assicurato e psicologi e assistenti sociali per il suddetto bambino o bambina. Con la conclusione che morirò da solo, pieno di rimpianti e con l'alzheimer.
-No, Jimmy, non ci voglio uscire.-
Sorrido al mio migliore amico e gli batto una mano sulla coscia, come a farlo star tranquillo.
-Non sono pronto a legarmi per il resto della mia vita ad una persona che a malapena conosco. Ora, scusa, ma è già ora di pranzo e io dovrei davvero andare-
-Ma no, puoi fermarti qui, mangi e poi te ne vai-
-No Jimmy, davvero-, mi alzo dopo queste parole e intanto vedo Clare tornare dal piano di sopra, diretta sicuramente in cucina per poter preparare qualcosa.
-Grazie per questa discussione, Clare stammi bene, verrò a trovarvi ancora...oh, quando dovrebbe nascere il marmocchio?-
Clare quasi rimane a bocca aperta nel sentirmi parlare così velocemente e quasi senza seguire un filo logico.
-Uhm, per la fine di Ottobre, abbiamo fatto solo un veloce calcolo, non è detto che sia per quella data-, sorride lei mentre quasi senza rendersene conto si sfiora l'addome appena appena sporgente.
-D'accordo, allora. Sabato sei invitato a cena qui, non ammetto discussioni a riguardo-
-Avrò da fare con il libro...-
-Brian, non prendermi per il culo, è quasi un anno che non scrivi più nulla, mh?-
Dall'occhiata che Jimmy mi lancia capisco che non c'è motivo che gli dica il falso, è vero, infondo.
-Questo blocco dello scrittore sta durando un po' troppo, ma magari stando con gli amici ti passerà-, Clare mi sorride, mi viene incontro per abbracciarmi e poi mi bacia la guancia, mi saluta così e io poi saluto Jimmy.
Nel pomeriggio ho preferito fare due passi per la città, riesco a trovare incredibile come alcune volte ci si sente irrimediabilmente persi e soli. Non sono uno troppo pessimista, ma per la prima volta mi rendo davvero conto ...di essere solo. A parte Jimmy e Clare, e io di certo non potrò vivere sulle loro spalle, stanno costruendo una famiglia e ...Oh cazzo, Jimmy diventerà padre. Prima di me. Abbiamo sempre creduto il contrario. Almeno fino alla mia iscrizione all'università di letteratura e filosofia, dove, già dal primo giorno, giurai solennemente di dedicare tutta la mia vita alla scrittura. Jimmy no... Jimmy aveva continuato, sebbene con qualche difficoltà, era riuscito ad innamorarsi e a farsi amare da un'unica persona in particolare, e ora stava per diventare padre.
Improvvisamente mi sento di aver perso.
Ho perso?
Com'è potuto succedere?
Alzo lo sguardo dell'asfalto quando sento un tizio venirmi addosso, urla uno "scusa amico" mentre corre nella direzione opposta alla mia e nemmeno riesco a rispondere. E ora che il mio sguardo ha cambiato punto fisso, mi rendo conto di tutte le persone che mi camminano accanto. Coppiette. Per la maggior parte. Gente sposata. Fidanzata. Genitori. Anziani. Bambini. Ragazzi. In gruppo, da soli ...
E poi ci sei tu...tu in questo mare di persone, in questo oceano di volti che non conosci e magari non conoscerai mai. Come ti senti? Non trovi curioso come la stessa razza umana, a volte, lo faccia apposta a farti sentire solo come un cane? Come il lupo solitario che ulula alla Luna dalla montagna più alta. Da solo.
Potrei quasi andare nel panico. Scuoto forte la testa e mi rinchiudo in un bar. Fa freddo fuori, decisamente tanto. Vado a sedermi al primo posto che trovo, al bancone, ordino un caffè caldo e amaro e intanto il mio sguardo vaga, vaga ancora. La porta del locale risuona, grazie ad un campanellino, ogni qualvolta che qualcuno entra ed esce. Un po' mi infastidisce, sembra che risuoni sempre in modo diverso poi, o forse è solo la mia mente da scrittore che si immagina tutto.
Mi viene servito il caffè, e la proprietaria del bar mi lascia anche una fetta di torta del giorno, la ringrazio con un sorriso.
Un rintocco del campanello.
Bevo un sorso di caffè per poi assaggiare quella torta al cioccolato e arance, davvero niente male.
Un altro rintocco.
Quasi senza rendermene conto, recupero il mio quadernino, piccolissimo e per la maggior parte delle pagine scritto. È un quadernetto che mi porto sempre dietro assieme ad una penna... Non si sa mai.
"Il campanellino richiamava la sua attenzione, anche se involontaria delle volte. Sembrava che preannunciasse la prossima persona che sarebbe entrata. Suonava delicato, ed ecco spuntare una giovane ragazza con il suo cagnolino, un cucciolo, un Dalmata.
Suonava più graffiante, ed ecco entrare un operaio, uscito dal suo ultimo turno.
Suonava speranzoso, ed ecco entrare un anziano signore con un mazzo di fiori, si siede ad un tavolino da solo, si toglie il cappello e resta in attesa.
Suonava felice e armonioso, ed ecco entrare una coppia di ragazzini, nel loro primo amore.
Suonava ...Come suonava... strano..."
Mi interrompo, mi sento vibrare il cuore, fortissimo, una sensazione simile l'avevo già provata, l'attimo dopo avevo avuto un infarto.
No, quel campanellino non poteva trasformarsi nella campana, quella che segna con i rintocchi il tempo che ti manca da vivere.
No.
Era una sensazione diversa.
Mi sento investito da un insolito calore all'altezza addominale, come quando senti che sta per succedere qualcosa e le viscere ti si attorcigliano.
-Salve, due cioccolate calde con panna, si, si grazie, ci sediamo lì-
Due. Ha ordinato per due. Il cuore aumenta i battiti in modo così radicale da preoccuparmi.
Non voglio girarmi. Voglio ignorare questa vicina che mi obbliga a farlo e che mi martella in testa. No.
E invece mi volto.
Lui tiene una bambina in braccio, stretta nel suo cappottino rosso. Si siedono insieme su uno dei tavoli e quando vengono serviti, alla piccola si illuminano gli occhi. Prende il cucchiaino e inizia a mangiare la panna fresca e appena montata, cosparsa di polvere di cacao.
Mi alzo dal bancone dopo aver lasciato delle banconote lì e anche il quadernetto, me lo dimentico semplicemente, tanta è la voglia di uscire da questo posto.
Non mi spiego questa mia reazione.
Non mi spiego perché mi sto mettendo a correre verso casa.
Non capisco perché il mio viso sia ricoperto di lacrime.
Non capisco come faccio a cadere nel corridoio d'ingresso di casa mia, in preda ad una crisi di pianto.
So solo che potrei essermi innamorato di un uomo sposato nonché di un padre di famiglia.
SPAZIO AUTRICE~
Premetto che questo è ...Un capitolo di passaggio, dopo un'assenza fin troppo prolungata, la voglia di pubblicare qualcosa in fretta era troppo forte. Spero sia un capitolo leggibile e comprensibile. Inoltre spero di non sparire nuovamente per un periodo tanto lungo quale è stato questo. Grazie a tutti voi che continuate a leggere le mie storie e grazie a chi non manca mai di chiedermi quando le continuerò tutte.
~Heaven Black
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