Capitolo 2.

Rape me, rape me
my friend.


Mi sveglio con un terribile mal di testa, socchiudo gli occhi e mi rendo conto di essere nel mio letto, le coperte blu oltremare profumano ancora di pulito e le tende sono ben tirate davanti alla finestra, impedendo a quei pochi raggi invernali di entrare nella stanza. Strizzo gli occhi e mi giro in posizione supina per poi portarmi una mano sulla fronte, mi sembra di avere la testa dentro una lavatrice, ogni singolo movimento mi costa un dolore lancinante e ho un gran senso di nausea che mi impedisce anche di alzarmi. Guardo con la coda dell'occhio l'ora dalla sveglia al led posta sul comodino e noto che sono già le due del pomeriggio, non mi preoccupo troppo dell'ora, ma quando vedo la data sobbalzo e scatto giu dal letto.
Pessima idea.
Come mi metto in piedi un giramento di testa mi coglie impreparato e solo ora mi rendo conto di una cosa: sono completamente nudo.

Come cazzo ci sono finito così?
E dove ho lasciato i miei vestiti?

Faccio appena in tempo ad avvicinarmi alla cassettiera per poter indossare un paio di boxer viola scuro che qualcuno bussa alla porta della mia stanza, sobbalzo e mi volto per vedere la porta aprirsi e la figura di un ragazzo a me sconosciuto entrare nella stanza.

-E tu chi cazzo sei?-, chiedo con una gran nota di irritazione nella voce.

-Sono il ragazzo dell'altra sera, non ti ricordi? Ci siamo conosciuti al pub-

-...da Marc?-

-Si, esatto-

-Oh..scusami, io non...-

-Tranquillo. Hai preso una bella sbornia!-, ridacchia divertito entrando in camera come se nulla fosse e andando a sedersi sul letto con altrettanta nonchalance.
Ma che cazzo...

Nel vedere il mio sguardo confuso incrocia le braccia al petto e mi guarda inarcando un sopracciglio.

-Hai bevuto troppo ieri sera, non te lo ricordi?-

-No, ma come ci sono tornato a casa?-, ammetto di sentirmi del tutto in imbarazzo, non ricordo realmente nulla. L'ultima cosa che ricordo è solo di essere andato al pub e aver chiesto da bere a Marc.

-Ti ci ho portato io, ti ho ritrovato per terra qui vicino-, mi risponde.

Non so perché, ma quegli occhi mi sembrano così sinceri da esser capaci di farmi credere alle sue parole.
Non avevo mai visto in nessun ragazzo o uomo tutta questa innocenza, posso solo confermare che sia una cosa alquanto rara ma meravigliosa.

-E...e perché sono nudo?-

Alla mia domanda lui vacilla. Un'ombra di imbarazzo gli imperla il viso e io mi sento solo più fuori posto, nonostante mi trovi in casa mia.
Serro la mascella in attesa che mi rispondi e per un momento mi sento attanagliare da una paura infondata.

-Siamo stati a letto insieme?-, queste parole mi escono spontanee.
Non vedo altra spiegazione per il suo imbarazzo.

Lui solleva il capo dopo averlo tenuto basso per qualche secondo e con semplicità mi dice un tranquillo "No".
Sospiro più tranquillo e attendo ancora che risponda alla mia precedente domanda.

-Ecco, quando ti ho portato in casa, ti ho accompagnato fino a qui, ti ho aiutato con le scarpe e ti ho lasciato sul letto. Me ne stavo per andare di corsa, non dev'essere bello avere un estraneo in casa...nemmeno se sei ubriaco. Poco prima che uscissi di casa però tu mi hai fermato, eri sulle scale e mi hai sussurrato di fermarmi. Non so perché ti ho dato retta, ma l'ho fatto.
Ti sei avvicinato a passi incerti e mano a mano hai iniziato a spogliarti-

Mi porto una mano sugli occhi iniziando a darmi dell'idiota. Ma dove cazzo mi è venuta l'idea di fare una cosa del genere?!
Deglutisco e riporto lo sguardo su di lui sentendomi tanto uno stupido.

-Cazzo scusami, non l'avrei mai fatto e non ho idea del perché...-

-Ehy, tranquillo! Eri ubriaco, sono cose che succedono-, si alza dal mio letto e mi si avvicina di poco ridacchiando divertito.

-Sono cose che non dovrebbero succedere-, ammetto con un tono di imbarazzo nella voce.
Non mi riconosco nemmeno.

-Già ...beh. Io mi chiamo Matt, comunque-, mi allunga la mano destra in attesa che gliela stringa, e così faccio.

-Brian-

La sua mano è decisamente più grande della mia, è calda rispetto alle mie che sono quasi sempre fredde come due pezzi di ghiaccio. La presa è salda e forte, proprio quello che immaginavo, mentre mi stringe la mano non fa altro che fissarmi negli occhi e io ho quasi l'impressione che faccia, improvvisamente, più caldo.

Tossicchio e separo le nostre mani per poi fare un passo indietro.

-Bene...ehm...grazie per quello che hai fatto per me-

-Figurati, mi sei tanto sembrato uno che avesse bisogno d'aiuto-

-...già. Posso offrirti un caffè? Sarebbe il minimo per farmi perdonare-

-Lo accetto volentieri-, sorride per metà e fa un passo avanti, facendoci ritrovare nuovamente molto vicini.
Ha un profumo fantastico.

-Okay-

-Okay-

-Okay...-

In contemporanea ci avviciniamo attaccandoci come due calamite e le nostre labbra si scontrano.
Mi porta le mani ai lati del viso e approfondisce il bacio senza smettere di guardarmi negli occhi, nei suoi posso leggerci di tutto, ma soprattutto ora posso vederli in tutto il loro splendore. Sono occhi meravigliosi e che, trovo, lo rispecchino perfettamente.

Sento le sue mani sui fianchi e automaticamente lo spingo indietro, facendolo cadere sul letto e io lo seguo a ruota.
Non è un contatto dolce, è più una cosa rozza e dettata da un qualche istinto primordiale che ci ha colto entrambi impreparati. Ad essere sincero nemmeno mi sono mai posto la domanda di essere gay, mi sono sempre ritenuto bisessuale in quanto se trovo una ragazza carina lo ammetto allo stesso modo di quando incontro un ragazzo carino.
Nel caso di Matt...lui non è carino. È semplicemente bello.

Un gemito mi esce spontaneo quando lo sento armeggiare con i miei boxer e quando porto le mani sulla sua pancia per alzargli la maglietta, passo la punta delle dita sugli addominali e Dio quanto sono perfetti.
Si stacca solo per farmi togliere di mezzo la sua maglia e subito dopo porta le mani sul mio fondo schiena e fa pressione sulla pelle per farmi avvicinare di più, un brivido mi percorre la schiena e prima che me ne renda conto ho la pelle d'oca ovunque,  unita ad una buona dose di pura eccitazione.

-Che stiamo facendo?-, gli chiedo con il fiato corto.

-Vuoi fermarti?-, mi chiede passandomi le sue grandi mani su tutta la schiena, fino alle spalle e poi fino alla base, infine le infila dentro i boxer.

-Se ti fermi ti uccido-

Ridacchia alle mie parole e senza rendermene conto ribalta le posizioni.
Ora che mi ritrovo sotto di lui mi rendo realmente conto di quanto sia gigante, è letteralmente un armadio a quattro ante grazie all'enorme massa muscolare che si ritrova.

Non posso evitare di andargli a mordere il collo mentre le nostre mani continuano a scorrere sul corpo dell'altro, studiandolo, facendolo tremare e sentendo un certo senso di appartenenza.

-Rape me...rape me my friend...-, gli canticchio queste parole tratte da una canzone dei Nirvana, al momento mi sembrano le cose più giuste da dire.

Gli occhi smeraldini di Matt mi inchiodano al letto e sembrano quasi bruciare, non fosse che sono tremendamente liquidi a causa dell'eccitazione che ci sta uccidendo.
Mi lascia un ultimo e umido bacio prima di afferrarmi per i fianchi e farmi voltare, lo sento trafficare con la cintura di cuoio e subito dopo sento il rumore dei suoi jeans che si abbassano.
Mi porta entrambe le mani sui fianchi mentre con una calma snervante mi bacia dietro al collo.
Sto per ribattere, ma dalla mia bocca esce solo un urlo mentre alle mie orecchie arriva un gemito limpido e tremendamente bello.

-Scusa ...-

Nego con la testa alle sue parole come a fargli capire che non importa e che ha il via libera per fare quello che vuole.
Le sue mani mi toccano ovunque come un dannato per poi fermarsi, una mi afferra il fianco e l'altra raggiunge la mia mano stretta intorno alle lenzuola, fa un male cane, sembra quasi esser spaccati in due ma non voglio rinunciare a questa meravigliosa sensazione di completalezza.
E poi la sua voce incrinata dal piacere mi risulta come il suono più bello che abbia mai sentito.

A fine rapporto si lascia cadere al mio fianco sul materasso, abbiamo entrambi il respiro corto e io sento un dolore assurdo ovunque.
Cerco di non darlo a vedere e mi alzo dal letto subito dopo avergli lasciato un ultimo bacio a stampo.

-Devi andare-, lo informo.

-Mi cacci via così?-, la sua faccia presenta un sorrisetto soddisfatto e subito dopo di me si alza anche lui.

-Ho un impegno alla quale non posso mancare-

-Peccato, e cosa dovresti fare di preciso?-

-Perché ti interessa?-

-Curiosità-

Gli sorriso sornione e mi richiudo in bagno per farmi una doccia.

L'acqua calda mi scorre su tutto il corpo e mi da una gran sensazione di sollievo, porto indietro la testa e mi insapono tutto il corpo e i capelli per poi risciacquarmi e uscire dalla doccia.
Mi faccio velocemente la barba, mi lavo i denti e mi asciugo i capelli per poi tornare in camera con solo l'asciugamano legato in vita.
La camera la trovo vuota.

Faccio spallucce per poi tirare fuori dall'armadio un paio di jeans e una camicia bianca, e dalla cassettiera prendo un paio di boxer puliti e delle calze.
Mi vesto velocemente lasciando i primi due bottoni della camicia aperti, infilo le scarpe e scendo in cucina per poter prendere una tazza veloce di caffè.

Quando entro nella cucina però mi sorprendo, trovo una tazza di caffè già pronto sul tavolo e accanto un bigliettino. 

"Scusa, sono dovuto scappare dato che mi sono ricordato di avere un impegno anch'io. Ti lascio il mio numero...se vorrai farti risentire.
P.S. Rape me, rape me again."

Quando leggo il post scriptum sorrido, conoscere qualcuno che ascolta il tuo stesso genere musicale è sempre bello.
Bevo il caffè per poi uscire di casa indossando il giubbotto.

Quando arrivo alla stazione radio mi fiondo dentro, sono rimasto circa dieci minuti a cercare un parcheggio e quando l'ho trovato quasi non ci credevo. Ho un'intervista con uno dei più importanti radiofonici della California e non ho intenzione di tardare a causa di un parcheggio.
Entro negli studi e subito una ragazza bionda e molto carina mi fa cenno di avvicinarmi.

-Lei è Brian Haner?-

-In persona-

-La stavamo aspettando, venga la accompagno in sala-

-Certo-

-Sa, ho letto il suo libro "L'urna di David", lo trovato assai inquietante!-

-Beh, ti ringrazio-, ridacchio a questa confessione.

-Che dice, potrò chiederle una firma più tardi?-

-Certo che si!-

-Grandioso! Prego, entri pure, il signor Sanders la starà di sicuro aspettando-

Annuisco ed entro nella sala dove una scritta rossa e lampeggiante mi indica che sono in diretta.
Sposto lo sguardo sulle varie attrezzature fin quando i miei occhi non si bloccano su una figura fin troppo famigliare.

Il radiofonico che mi intervisterà non è niente di meno che la persona che mi ha accompagnato a casa la scorsa sera e la stessa con la quale, poco fa, ho avuto l'orgasmo più bello della mia vita.

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