21. Remember Me (I have gone away)

*Quest'unico capitolo sarà narrato al presente direttamente da Selene riguardo una tematica delicata, vi chiedo perciò di prestare attenzione ai sintomi descritti, per sensibilizzare*


When I can't find the words that I am trying to speak
When I don't know the face in the mirror I see
When I feel I'm forgotten and lost in this world
Won't you please remember me
Remember me






Ho venticinque anni.

Ho venticinque anni e per gli adulti ormai sono una donna, per gli adulti sono una persona indipendente, che dovrebbe pensare unicamente a sé stessa.

Per il mondo invece... in confronto alla vastità e all'età dell'universo non sono altro che una bambina, una creatura insignificante.

C'è qualcosa di estremamente confortante in ciò, devo essere onesta. Sapere di non dover portare il peso del pianeta sulle mie spalle riesce a donarmi un senso di pace immenso, come se finalmente potessi limitarmi ad essere solo un filo d'erba.

Vorrei poter essere di nuovo soltanto una bambina.

Vorrei non capire le questioni dei grown-ups, dei cresciuti, vorrei sedere ancora al tavolo con Maggie ed i miei altri amichetti, vorrei tornare a non capire più nulla, ad interrogarmi sulle questioni più inutili della storia.

Vorrei smettere di credere che sarò un pericolo ed un fardello per le persone che amo.

Vorrei smettere di sapere che un giorno la mia memoria si frantumerà.

Vorrei smettere di sapere che su di me pende la spada di Damocle chiamata Alzheimer.

Vorrei non essere a conoscenza del fatto che prima o poi dimenticherò il mio nome, del fatto che la mia intera persona si deteriorerà ed io non potrò farci nulla.

Semplicemente vorrei tornare a quando non sapevo nulla, a quando vivevo ingenuamente, a quando la mia unica speranza era quella di trovare un principe azzurro.

Ora, invece... ora so che, qualsiasi cosa accada, un giorno non sarò in grado di ricordarla. Perché il morbo di Alzheimer è una malattia invalidante, progressiva e degenerativa, che colpisce il cervello fino a farlo spegnere totalmente. Il morbo di Alzheimer è anche una forma di demenza irreversibile, a decorso lento ma cronico, con una degenerazione delle cellule nervose che causa una perdita delle capacità cognitive.

Ed io ce l'ho.

O meglio, ce l'avrò.

Mia madre... mia madre si è ammalata lo scorso anno e da quel momento è andata peggiorando sempre di più e... ed è genetica. È genetica ed io ho fatto tutti i test possibili: non c'è niente da fare, sono predisposta.

Avrò l'Alzheimer.

Dimenticherò qualsiasi cosa mi abbia mai fatta sentire a casa.

È conoscenza comune che sia legato principalmente all'età, cosa verissima, i primi sintomi iniziano a comparire infatti dopo i 60 anni, a 65 invece le possibilità di ammalarsi salgono del 2%. Da lì in poi, ogni cinque anni, questa possibilità addirittura raddoppia. Tuttavia... è purtroppo sempre più frequente anche nelle persone di età molto inferiore alla media.

L'Alzheimer inizia a manifestarsi nel soggetto quando questi non si ricorda cose dette qualche giorno prima e ripete più volte le stesse nozioni. La rapidità con cui i sintomi si acutizzano varia da persona a persona e in molti casi vengono confusi con altre condizioni o giustificati dalla vecchiaia, come nel caso di mia mamma, quando inizialmente si pensava fosse tutto dovuto ad un tumore al cervello.

E forse... forse avrei preferito fosse un cancro.

Tra i sintomi più comuni che ne indicano l'inizio troviamo la perdita di memoria, con il malato incapace di ricordare eventi recenti ma con un buon resoconto di quelli passati, troviamo la confusione mentale, l'incapacità di compiere le più banali azioni quotidiane; il soggetto ha difficoltà a fare calcoli matematici, a riconoscere i numeri e a scrivere, ha problemi di linguaggio e dimentica parole semplici, tendendo a sostituirle con altre improprie. Si tende a vestirsi in maniera non adeguata, indossando per esempio l'accappatoio per andare al supermercato; si mettono oggetti nel posto sbagliato senza poi ricordarsene, dando la colpa ad altre persone.

Semplicemente... non sei più te stesso, non importa quanto la medicina possa continuare a sproloquiare. E come potresti esserlo, quando ogni parte della persona che sei stata per una vita intera viene lentamente fatta a pezzi?

Non oso neppure immaginare quanto sarà doloroso, perdermi per strada. Alla fine, è vero, mi hanno sempre detto di essere troppo, ma non ho mai abbandonato quella che sono, la porto con me da una vita, la sola compagna che io abbia mai avuto.

Il pensiero di lasciarla smarrita... beh, fa male.

La mia mamma è entrata nella seconda fase della malattia, la fase intermedia, o detta anche demenza moderata. In un solo anno ha vissuto tutta la prima, attraversandola con una velocità impressionante, ed io non riesco a smettere di chiedermi se sarà così anche per me.

Nella fase iniziale, di demenza lieve, iniziano a comparire i primi problemi di memoria, si dimenticano i nomi, i numeri di telefono e si ha difficoltà a trovare la strada di casa. Si fanno più volte le stesse domande, si ha difficoltà a maneggiare il denaro per pagare alla cassa del supermercato. Si accusano i primi disorientamenti spazio-temporali e nel corso di un discorso si fanno delle ripetute pause perché si è alla ricerca delle giuste parole per esprimersi. A risentirne è la memoria breve, quella che si occupa di ricordare gli eventi degli ultimi minuti o ore.

A me che succederà, invece?

Inizierò a dimenticare ogni singola cosa che mi abbia mai resa speciale? Lewis dice sempre che mi ammira per la mia incredibile capacità di immagazzinare dati umanistici tanto velocemente e forse sono arrivata ad una conclusione.

È uno scherzo del destino, no? Non può essere altro.

Io che riesco a ricordare certe cose con facilità, un domani non saprò neppure il mio stesso nome.

La fase intermedia, invece, consiste in un aggravamento dei sintomi, il soggetto si aggira per casa senza scopi, compie movimenti ripetitivi e riscontra le prime difficoltà nel ricordare i nomi dei familiari, iniziando a confonderli. Può appropriarsi di oggetti che non gli appartengono e avere allucinazioni visive, uditive o sensoriali, tendendo a trascurare il proprio aspetto, l'igiene personale, la dieta e i suoi hobby.

Qui è compromessa la memoria a lungo termine.

Questo significa che qui dimenticherò chi siano Maggie Soler e Max Verstappen.

Questo significa che qui perderò definitivamente coloro che amo con tutta me stessa.

Infine c'è la fase della demenza grave, quella che non tende a superare i tre anni. Si tratta dello stadio terminale della malattia, in quanto la persona colpita non riconosce più sé stessa e nemmeno i suoi familiari. Non comprende, non parla e perde totalmente la sua autonomia. Si hanno difficoltà a vestirsi, a mangiare, a deglutire, fino a non avere più il controllo né della minzione né della defecazione. Il paziente può urlare, borbottare, dimenticarsi come si cammina e smettere di dormire, e...

E all'uscita di questa chicane c'è un solo rettilineo, il decesso. Decesso che è dovuto all'estrema fragilità, e tra le cause più comuni di morte ci sono l'infezioni polmonari, quali la polmonite.

È quasi poetico pensare a come morirò, quando per tutto questo tempo non ho fatto altro che sognare una vita degna.

Sono sempre stata quella a rimpiangere tutto quanto, quando ogni altra persona aveva evidentemente dimenticato. È mortificante. È mortificante essere l'unica a ricordare.

Ma tra qualche anno non sarà nemmeno più così.

Tra qualche anno tutto questo non sarà mai esistito. Per gli altri sarà un ricordo sbiadito, una foto scattata secoli fa, ma per me no. Per me non sarà neppure mera finzione, semplicemente sarà il niente.

A volte, quando il silenzio diventa troppo assordante, ripenso al corso della mia vita, alla strada che ho intrapreso e alle scelte che ho fatto, e mi ritrovo sempre al punto di partenza: la mia infanzia.

Infanzia che non ho avuto, perché mi sono sempre sentita non voluta, durante tutto il tempo, e... non ho fatto altro che vedermi come un mostro, sapendo di dover smuovere montagne su montagne per farmi amare, per farmi volere bene dalle persone.

E com'è finita, poi? 

Ho avuto così tanti coltelli infilati nel corpo che quando mi porgono un fiore non riesco a distinguere cosa sia, ci vuole tempo. E non è semplice, tantomeno bello. Non è bello per la persona che ami capire che non ti fidi, che soprattutto non sai come farlo.

Forse...  forse è perché penso di aspettarmi che gli altri mi feriscano. E quando poi lo fanno provo un certo senso di soddisfazione nello scoprire di aver ragione. Dopo quello, però, c'è solo dolore.

Ed io mi sono abituata così tanto a questo dolore che non so farne a meno.

È come se fosse parte di me, perciò, proprio per questo, mi ritrovo spesso a compiangere la bambina che sarei potuta essere e che poi non sono stata, rimuginando su tutto ciò che avrei potuto avere.

Non mi sono mai sentita tanto impotente.

Ho sempre creduto di poter controllare ogni cosa, che il mio senso profondo di ordine sarebbe stato soddisfatto a vita, solo poi ho realizzato che non è possibile. Non è possibile perché sono soltanto un misero essere umano, e come tale non ho potere su nulla, non importa quanto io ci provi.

Non ho potere sull'amore dei miei genitori per me, completamente inesistente, non ho potere sulle malattie che il mio cervello sviluppa passo dopo passo, così come non ho potere sul destino. Qualsiasi cosa accada... io non potrò evitarla.

Ho provato a rendermi digeribile per tutta la vita, a rendere semplice l'amarmi, ma... alla fine della fiera, quando ogni bancarella ha chiuso e i venditori se ne sono andati, se le persone avessero voluto veramente starmi accanto l'avrebbero fatto.

E magari il problema sono io, eh, non lo nego.

Ma...

Per far funzionare una relazione, ci vuole impegno da ambedue le parti, non solo dal mio lato. C'è voluto un po' prima che io realizzassi questa cosa, o per meglio dire... che me la facessero realizzare. 

Ho distrutto me stessa cosicché le altre persone non potessero farlo, ed era il peggior tipo di controllo quello, ma era anche l'unico che conoscevo, e mi andava bene così. Ora invece... ora so di non avere tempo.

Non posso permettermi di sprecare secondi preziosi per godermi la vita con persone che non mi meritano.

L'Alzheimer spazzerà via ogni parola, ogni gesto amorevole dalla mia testa e non ho intenzione di privarmi dell'amore dei miei amici, non quando potrebbe essere l'unica cosa a darmi conforto. Max e Maggie... loro due so che non mi lasceranno, sono le uniche certezze che ho.

Non posso dire lo stesso di Lewis.

So che... so che vuole restarmi accanto, ne sono consapevole, so che proverà con tutto sé stesso ad aiutarmi, ma non posso permettere che succeda una cosa del genere. Con tutto lo stress che si è accumulato sulle sue spalle dopo il Campionato che ha perso contro Max, dover combattere con una futura malata non è quello che gli serve.

Non sa nulla di questa storia e non sono nemmeno sicura se mai glielo dirò, ma... quando riterrò che sia il momento giusto, lo lascerò andare, in un modo o nell'altro. Farà male, molto, molto male, eppure sarà anche la cosa migliore.

Si merita qualcuno di meglio di una persona che gli spezzerà il cuore ad ogni ricordo perduto. Essere dimenticati da qualcuno che tu invece non dimenticheresti mai è talmente lancinante che non voglio che sia costretto a subire un dolore del genere, specie dopo tutto ciò che sta facendo per me. 

Non me ne andrei se non sapessi che si tratta della scelta migliore, davvero.

Lewis non ha fatto altro che dimostrarmi che posso fare quello che voglio, che basta crederci, mi ha fatto capire che sono importante così come sono, che non devo cambiare per gli altri, mi ha aperto gli occhi e per questo gli devo un favore.

Eccolo allora il mio favore: permettergli di vivere la vita che merita, in totale libertà, senza pericoli e senza paure. Con Nicole ha sofferto da impazzire, è stato lui stesso a confidarmelo, non potrei mai sopportare il pensiero di essere io quella a gravargli sulle spalle proprio ora.

Per quanto abbia buone intenzioni con me, e di questo sono assolutamente certa, c'è anche da considerare l'age gap che c'è tra noi: dodici anni sono tantissimi se pensiamo alle esperienze di vita ed in generale alla maturità di una persona.
(Attenzione, non mi sto chiamando una deficiente da sola, fino a quel punto ancora non ci sono arrivata, ma sicuramente c'è una differenza sostanziale).

Io ho venticinque anni, Lewis trentasette, cosa voglio mai saperne io di quello che ha vissuto lui? Cosa può mai saperne lui di quello che provo io? È praticamente impossibile trovare un punto d'accordo.

Per quanto Lewis mi piaccia, per quanto riesca a farmi sentire speciale soltanto guardandomi, tra noi non funzionerà mai. Siamo stati un tango destinato a finire male fin dal principio, fin dal giorno in cui l'ho baciato in quella camera d'hotel e lui ha ricambiato.

Solo... come puoi dire a qualcuno che la ragione per cui sei triste è perché lo ami?

Ho vissuto sulla mia pelle la crudeltà di tali parole e non penso ci sia modo di renderle meno infide, perciò posso giurare che farò del mio meglio per addolcirle. Cercherò di spezzargli il cuore senza distruggerlo, senza frantumarlo, senza fare ciò che è stato fatto a me.

Non sarà semplice ma dovrò provarci, per il bene di entrambi.

Oscar Wilde diceva che solo non pagando i propri conti uno resta nella memoria del commerciante. E la mia mente malata non riesce ad impedirmi di pormi una domanda fondamentale: anche per me sarà così? Se lascerò Lewis, se non pagherò il mio conto, se non permetterò a questa storia di spiccare il volo, lui penserà mai a me?

Il solo motivo per cui non posso smettere di rimuginarci è perché io, di sicuro... io di sicuro ci penserò.

All'inizio forse ne sarò devastata, piangerò probabilmente un bel po', ma poi risorgerò, l'ho sempre fatto, ho sempre usato il sarcasmo come mezzo per difendermi e non vedo perché non anche ora. Maggie e Max mi faranno domande, io non risponderò, mi odieranno un po' anche loro ma mi sosterranno lo stesso e presto o tardi la pioggia finirà.

La pioggia finisce sempre, è l'unica cosa che ho imparato in tutti questi anni.

Per Lewis, invece... beh, lui non so come reagirà, non so come potrebbe prenderla, ma ho la sensazione che non ci metterò molto a scoprirlo. Devo solo essere sicura di me, riflettendo sulle scelte che sto per compiere, e... male che vada non me le ricorderò nemmeno, perciò devo stare tranquilla e respirare.

Devo stare tranquilla e respirare.

Breathe in, breathe through
Breathe deep, breathe out

Perché, per ora, sono ancora qui. Per ora non me ne sono andata. Per ora sono ancora io.

Sì, ma per quanto?

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