20. Against the wall




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La stagione era finita da soltanto una settimana, una sola, eppure Selene aveva visto Max più volte in quei soli sette giorni che nell'intero anno e qualche mese che si conoscevano. Non che potesse lamentarsene, eh, gli voleva bene, solo...

Solo le mancava un po' la sua Mags.

Era veramente tanto tempo che non passavano una giornata insieme solo loro due, a chiacchierare, ridere e scherzare. Prima... prima spendevano interi pomeriggi sul divano di casa loro a conversare e ricordare i migliori momenti della loro amicizia, ora invece...

Ora invece parlavano solo di futuro, e per quanto quella fosse una crescita straordinaria per la sua migliore amica, che finalmente aveva capito che non sarebbe mai più stata da sola, per lei non lo era.

Perché ogni singola volta le sembrava di star deragliando in un binario lontano da quello di Maggie, da quello che ora anche Max aveva intrapreso.

Come un rimorchio lasciato andare, come un vagone pronto a staccarsi pur di permettere al resto del treno di sopravvivere.

Lewis sembrava essere l'unico ad essersi accorto di quei suoi sentimenti, forse perché in qualche modo riusciva a scavarle dentro ogni volta, aiutandola a comprendere sensazioni di cui nemmeno lei era a conoscenza, ma...

Ma non era abbastanza.

Non voleva che lo capisse lui.

Voleva che fosse Maggie ad arrivarci, che fosse lei a comprendere che l'unica cosa di cui aveva bisogno era la compagnia della sua migliore amica.

Era una persona così difficile da leggere? Era così difficile capire che avesse bisogno di essere considerata?

Che poi, ad essere sinceri, un po' le mancava persino l'inglese. Lei e Lewis non si vedevano da giorni, per non destare sospetti in Maggie e Max, che ancora non erano a conoscenza di quel rapporto speciale che era nato tra di loro, e avrebbe tanto voluto un abbraccio da parte sua.

L'ultima volta in cui avevano potuto parlarsi faccia a faccia era stato poco prima di riprendere il jet per tornare a Monaco, dopo il Gran Premio di Abu Dhabi, lì Lewis si era scusato per non averle più risposto la notte precedente e l'aveva baciata, costringendola quasi a sciogliersi.

Le aveva spiegato di aver passato la serata interamente in compagnia dei suoi più vecchi avversari, ricordando tutte le avventure che avevano avuto in pista, e lei non aveva potuto fare a meno di sorridere, commossa di fronte a quel tipo di relazione.

«Ci vediamo quando torniamo entrambi, okay?»

«Certo, principessa» aveva risposto l'altro. «E poi...» aveva aggiunto, con voce roca. «... non volevi ringraziarmi per la sorpresa?»

Il cuore aveva preso a batterle all'impazzata nel petto. Piantando gli occhi nei suoi, aveva sussurrato: «Sì, volevo ringraziarti» poi si era interrotta, sorridendo maliziosamente. «C'è una parete di casa tua che non ho ancora provato»

Lewis era rimasto a bocca aperta, talmente tanto aperta che lei se n'era andata, girando i tacchi, e piantandolo lì come un ebete.

Prima di sparire oltre l'angolo del corridoio si era voltata a guardarlo un'ultima volta. «Non pensarmi troppo, principino» l'aveva preso in giro, poi gli aveva indicato il cavallo dei pantaloni. «Oh, e prima di fare qualsiasi cosa... riponi Little Lew! Bye bye, querido»

Sorridendo di fronte al ricordo, la spagnola tornò a fissare il soffitto della propria stanza, distesa sul suo letto, in attesa che Max e Maggie tornassero dalla loro passeggiata pomeridiana. Dopotutto, le avevano promesso che avrebbero guardato un film tutti insieme, uno di quelli trash, come quando avevano scelto Twilight.

Magari quella volta ne avrebbero scelto un altro ancora più brutto, After magari. Uno di quelli che sicuramente le avrebbe fatto venire l'orticaria per il ribrezzo.

Erano già le quattro, però.

E di quei due non c'era traccia.

Era davvero sicura che sarebbero tornati in tempo?

Sì, certo che sono sicura. Sono miei amici, non si dimenticherebbero mai di me.

Una vocina nella sua testa fece capolino: «Ne sei davvero sicura, piccola luna?»

Sì.

Si fidava di loro.

Non l'avrebbero mai delusa.

Li aspetterò, torneranno in tempo.





Quando Max e Maggie rientrarono trovarono Selene ad aspettarli, seduta sul divano, davanti alla televisione accesa. Silenziosa come mai lo era stata, osservava lo schermo senza alcun interesse, con gli occhi vuoti.

«Fengári, ci dispiace tanto, abbiamo perso la cognizione del t...»

«È tutto okay» tagliò subito corto la corvina, abbozzando un sorriso ed alzandosi in piedi. «È normale che vogliate fare cose insieme»

«Sì, ma ti avevamo promesso che avremmo guardato un film!» intervenne subito Max, la voce molto più tenera - era il suo modo di chiedere scusa, quello. «Ci dispiace per il ritardo!»

Scuotendo il capo, la spagnola si limitò a negare. «Non vi preoccupate» sussurrò. «Non sono arrabbiata»

«Davvero fengári, ci dis...»

Selene la interruppe ancora. «Non importa, non parliamone più»

«Ma...»

«Maggie, basta, per favore»

Di fronte al tono rigido dell'amica, la rossa non poté fare altro che tacere, tornandosene al proprio posto, il forte senso di colpa che la stava divorando. «S-scusa...»

«Non importa» ripeté, afferrando la propria borsa. «Vado a fare una passeggiata»

«Vengo con te!»

«Voglio stare da sola, Maggie, se non ti dispiace» e così dicendo, superò l'amica, sfiorandole la spalla con la propria e chiudendosi dietro la porta. Ricacciò giù le lacrime che minacciavano di sfuggirle e si affrettò a scendere le scale.

Nonostante la sua auto fosse lì, pronta ad aspettarla, pronta a supportarla in qualsiasi caso, proseguì dritto, sapendo perfettamente di poter percorrere una sola strada, perché una sola persona l'avrebbe accolta in ogni caso.

Ignorò la serie di messaggi di Charles che le facevano suonare il cellulare ogni dieci secondi e chiamò Lewis, che rispose subito, dopo neanche uno squillo e mezzo.

«Principessa!»

«Hey...»

«Tutto bene, tesoro?»

«Sì, è che... Max e Maggie si sono dimenticati di me, di nuovo» bisbigliò, deglutendo. «E... e lo so che non dovrei prendermela, perché non posso pretendere che lei stia soltanto con me, ma... mi manca...»

«È normale, principessa» la confortò il pilota, il suo tono dolce sembrava quasi una carezza. «Ascolta, che te ne pare se ti vengo a prendere e facc...»

«Sto venendo a casa tua» esclamò, prima che l'altro potesse enunciare il proprio piano. «Posso?»

«Certo che puoi, principessa. Sei sempre la benvenuta»

«P-perché?»

«Mh? Perché cosa?»

«Perché sei sempre così gentile con me? Perché non ti dimentichi di me anche tu? Perché mi tratti come se mi meritassi il mondo?»

«Perché è così, Selene. Ascolta... il telefono non è la migliore delle opzioni per parlarne, ma... ogni volta che sorridi... Dio, ogni volta che sorridi, principessa, uno spiraglio di sole compare nel cielo. Sei una di quelle persone che brillano di luce pura e detesto che tu non te ne accorga»

«E se ti sbagliassi, Lew?» mormorò, la voce tremolante a causa del pianto che stava trattenendo. «Se non fossi altro che qualcuno di inutile?»

«E se invece fossi tu quella a sbagliarsi? Se invece valessi molto di più di quello che credi?»

«Io... io non...»

«Ne parliamo appena arrivi qui, okay? Ti preparo qualcosa di caldo, che te ne pare? Cioccolata?»

«Ma tu non puoi prenderla, perché ce l'hai in casa?»

«Perché so che a te piace, principessa»

«G-grazie»

«Di niente, piccola, ma spicciati ad arrivare, ho proprio voglia di stritolarti oggi»





Quando Selene arrivò a casa Hamilton si accorse subito del pilota Mercedes, seduto sull'ultimo gradino delle proprie scale, fermo ad attenderla.

Non appena la vide, Lewis balzò subito in piedi, stringendola forte in un abbraccio, facendole immediatamente tornare il sorriso.

«Ciao principessa»

«Ciao Lew»

Lasciandole un tenero bacetto sulla punta del naso, l'inglese le afferrò la mano. «Vieni dentro, coraggio, è freddo qui fuori. C'è la cioccolata calda ad attenderti»

«Non dovevi...»

«Sta tranquilla, sul serio. Hai bisogno di sfogarti un po', e... conosco il metodo giusto»

«Grazie... per tutto» fece, grata. «Anche se devi migliorare sulle tecniche di rimorchio, principe azzurro, perché queste fanno veramente pena»

«Ed eccoti tornata, love»





Lewis prese a carezzarle la spalla destra, con una delicatezza tale che quasi le parve di essere una bambola di porcellana, una di quelle che potevano rompersi soltanto con una leggera pressione.

«Perché credi che mi abbiano dimenticata?» si azzardò a domandare, la schiena appoggiata contro il petto del pilota. «Tu non lo fai» aggiunse poi, in un sussurro. «Tu non mi dimentichi mai»

«Di certo non l'hanno fatto di proposito, principessa. Sono certo che fosse l'ultima cosa che avrebbero mai voluto»

«E allora perché non hanno prestato attenzione?»

«Perché sono innamorati, piccola, e l'amore fa fare strane cose a volte»

«Se è così, l'amore è brutto, allora»

«L'amore è bello» la corresse, facendo scorrere le braccia intorno alla sua vita e sollevandole di poco il maglione, giocherellando con la pelle nuda. «Però... è imprevedibile»

«E porta gli amici ad ignorarti ogni secondo di più?»

«A volte»

«Perché?»

«Perché... quando sei innamorato non riesci a smettere di pensare all'altra persona, desiderando di spendere tutto il tuo tempo insieme a lei, non sai fare a meno di pensare al suo sorriso o al modo in cui strizza gli occhi se non riesce a leggere qualcosa di molto piccolo, non riesci ad ignorare le farfalle nello stomaco, semplicemente non riesci a vivere, senza quella persona»

Selene ruotò leggermente il capo, riuscendo ad incrociare lo sguardo dell'uomo. «Sembri saperne molto...»

«Tu dici, principessa?»

«Dico che per tutte le volte in cui mi hai tirato su di morale, Lew, ti meriteresti un premio d'onore»

«Sei tu il mio premio d'onore»

Sorridendo, la ragazza si accucciò, abbracciandosi a lui. «Sai... per tutta la vita mi sono sempre sentita come se mi mancasse un pezzo, come se non fossi abbastanza, e... mi sento così ancora ora, devo ammetterlo, però... però se ci sei tu, mi sento molto meno sola»

«Sono felice di questo, hurricane»

«Era tanto che non mi ci chiamavi più...»

«Preferisci hurricane a principessa? Se vuoi posso...»

«No no!» si affrettò a precisare, le guance rosse. «Mi piacciono entrambi, ma...» abbassò drasticamente il tono della voce. «Principessa mi piace un po' di più»

Lewis le pizzicò amorevolmente il fianco, costringendola a saltare sul proprio posto. «Sai una cosa?»

«Cosa?»

«C'è una parete che vorrei provare con te»

«Oh» sbuffò l'altra. «Non rubarmi le battute!»

«Paura, principessa?»

«Di te? Oh no, devi migliorare, signor Hamilton...»

«Non l'hai detto sul serio»

«Invece sì, principino!»

«Te ne farò pentire!»

«Voglio proprio vedere!»





La stava facendo pentire.

Oh eccome se si stava pentendo!

Con la schiena poggiata contro la parete che dava sulla camera da letto dell'inglese, infilò le mani tra i capelli di Lewis, tirandoli. Inginocchiato davanti a lei, Selene riuscì a sentirlo sorridere perfettamente tra le sue cosce, a contatto con la sua pelle.

Bastarono due colpetti con la lingua ben assestati per farla tremare, un altro per spedirla nell'oblio ed altri tre per scioglierla completamente.

L'unico suono udibile in quella stanza oltre ai suoi respiri profondi ed ansanti era quello del suo cuore, che batteva ferocemente.

Le mani di Lewis si spostarono dalle sue ginocchia al retro delle cosce, sfiorandole il sedere, portandola a perdere leggermente l'equilibrio per la pressione.

«Non sento il mio nome, principessa... vogliamo rimediare?»

«Sta zitto e torna a fare quello che stavi facendo, mostro»

«Uhh, siamo passati ai complimenti quelli belli»

Ma prima ancora che Selene potesse ribattere, Lewis si concentrò nuovamente sull'obiettivo che si era prefissato: provarle il contrario dell'affermazione che aveva fatto poco prima. E a quanto sembrava ci stava riuscendo pure bene.

«Lew...»
«Lew...» gemette ancora.
«Dio, Lewis. Ti prego... ti prego»

«Coraggio, principessa» sussurrò, mordendole piano la pelle. La sentì contorcersi sotto al gioco della sua lingua, quasi fu tentato di smetterla, ma non lo fece. Proseguì, continuando a torturarla così tanto che alla fine fu costretto a lasciarla andare, unicamente perché le gambe le tremavano all'impazzata.

«Cos'è che dicevi, principessa? Devo migliorare?»

«Sta zitto»

«Sennò? Che mi fai, darling, mh?»

«Ohh, sta zitto» ripeté, trascinandolo in un bacio molto meno casto del previsto. Lo afferrò per il tessuto della sua maglia, facendogliela sfilare e lanciandola sul pavimento, dopodiché lo spinse contro il muro.

Lewis rise. «Ti sono mancato, eh?»

«Perché oggi perdi tempo a parlare?» lo rimbeccò, sbuffando ironicamente. «Mi piace di più quando hai la faccia infilata tra le mie gam...»

«Shhh, accidenti!»

«Cos'è, non vuoi che Roscoe scopra cos'è il sesso? Dici che è troppo piccino come cane?»

«Adesso sei tu quella che sta blaterando un po' tanto, principessa...» le rispose, rivolgendole persino un occhiolino.

Alzando gli occhi al cielo, la corvina incrociò le braccia al petto, ignorando tutto quel ben di Dio che aveva davanti, dovette fare uno sforzo colossale per non sbavare. «Sì, sai...» incominciò, la voce così sarcastica da sembrare doppiata. «Sto aspettando che qualcuno capisca che a volte sapere quando tirar fuori chiodi e martello è fondamentale!»

«Uhh, che belle come frecciatine! Chiodi e martello mi mancava»

«Vedrai che ti mancherà persino la patata per un bel po' se non la smetti di chiacchierare e non mi baci!»

«Come lei comanda, principessa»

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