12. Jealous, jealous, jealous




A te Sofia, che ora sei la stella più luminosa di tutto il firmamento.

Ti amo più di ogni altra cosa, fa' buon viaggio, piccolo angelo 👼🏻🦋


🔴  🔴


Selene lisciò il proprio vestito, sorridendo educatamente al ragazzo che aveva davanti. Si accomodò sulla propria sedia nel modo più aggraziato che conosceva, osservando l'altro fare lo stesso.

«Bel posto!» commentò, scrutando i vari dettagli che rendevano quel ristorante uno dei più rinomati di Monaco. Se non ricordava male, Max ci aveva portato Maggie più di una volta, specie agli inizi della loro relazione vera e propria.

«Sì? Me l'ha consigliato Max!»

Ecco infatti.
Ora si spiegava tutto.

«Sì?»

«Sì! Ha detto di esserci stato insieme a Maggie e che si mangia benissimo, dunque...»

«In qualche modo il suo zampino c'è!» affermò, mordendosi poi l'interno guancia per rimanere zitta. Quindi non solo Max aveva fatto il bastardo rifilandole un appuntamento che non voleva ma si era pure intromesso nella scelta della location.

Se già voleva strangolarlo, quella sera l'avrebbe tranquillamente seppellito sotto la sabbia e lasciato lì a bollire come un'aragosta.

«Ti ho visto particolarmente giù di morale in questi giorni, quindi ho pensato di farti un regalo!» le aveva detto.

«Non voglio regali da parte tua, retrasado mental, sia mai che mi attacchi qualche malattia!»

«Non ho l'ebola!»

«Non è detto»

Ignorandola, Max aveva poi proceduto con lo spiegarle che alcuni suoi ex compagni di scuola sarebbero venuti a trovarlo per qualche giorno ma che, geni mondiali, non avevano pensato di controllare le date dei Gran Premi, in particolare quello del Messico, che si sarebbe svolto l'indomani. Le aveva chiesto dunque l'immenso favore di accoglierli, visto che Maggie era partita per raggiungerlo e per festeggiare il martedì il suo compleanno, e di mostrare loro un po' Monaco.

Solo quando aveva accettato le aveva rivelato la seconda parte del suo piano malefico.

«C'è in particolare una persona che secondo me ti farebbe bene conoscere!» aveva sorriso, tirandole un pugnetto sulla spalla.

«Oh no»

«Oh sì»

«Max...»

«Ascoltami zusje, please!»

«Se è una delle tue cazzate giuro che ti sputo!» l'aveva minacciato lei, incrociando le braccia al petto. «Spara, ma sappi che rischi la morte!»

«Sai quando ho repostato nelle storie il video di te e Mags che ballavate Style? Quando abbiamo fatto capire che sarebbe tornata, insomma...»

«Sì, ho capito. Ma non mi piace dove sta andando a parare questa storia»

«Fidati di me! Bene, questo mio amico l'ha vista e si è innamorato di te all'istante... anche se non ho idea di come abbia pot...»

«Risparmiami i dettagli, subespecie de nabo con problemas mentales»

«Eh?»

La voce di Maggie era poi subentrata all'istante, gridando dall'altro lato dell'appartamento: «Sottospecie di rapa con problemi mentali!»

Max l'aveva fulminata, scuotendo il capo.

«E come si chiama questo fantomatico tipo?»

«Lo vedrai!»

Ripensando a quella conversazione, Selene si portò il calice con il vino alle labbra, cercando di ignorare quell'enorme senso di imbarazzo che stava provando. «Allora... Quentin...»

Il suo cervello non poté fare a meno di etichettarlo come Tarantino.

«Sì?»

«Cosa... cosa fai nella vita?»

«Lavoro nella banca di famiglia con mio padre e mia sorella! Tu?»

«Faccio la barista part-time in un locale, anche se non mi piace così tanto come posto»

«Come mai?»

«Beh, la maggior parte dei clienti che viene lì mi chiede di fargli pompini» esclamò, schietta come al solito. «Ora, non so se hanno scambiato il mio bancone per una tangenziale, ma forse, e dico forse, non è così opportuno»

«No, direi di no!» l'altro le sorrise, replicando il suo gesto e bevendo un po' di vino a sua volta. «Max mi ha detto che hai studiato filosofia! La adoro! Se non avessi dovuto formarmi per fare il banchiere, probabilmente l'avrei scelta! Ho letto di recente diverse cose sulla concezione dell'essere di Heidegger!»

Selene non poté negare la sorpresa, facendo subito mente locale per riportare a galla tutto ciò che sapeva su Heidegger. La cosa più ovvia da dire era che all'inizio del Nazismo vi era stato favorevole ma che poi non aveva più preso posizioni politiche dopo la guerra, ma si sforzò di trovare argomenti più interessanti.

«Il filosofo deve restare solitario, perché lo è nella sua essenza. La sua solitudine non può essere discussa. L'isolamento non è qualcosa che si può volere. Proprio per questo egli deve esserci sempre nei momenti decisivi e non può farsi da parte. Egli non fraintenderà la solitudine interpretandola nel senso esteriore di un ritirarsi e di un lasciar-correre le cose» citò a memoria. «Disse sul mito della caverna di Platone, almeno»

«Wow! Riesci davvero a ricordarti tutte queste cose a memoria?»

«Beh la filosofia è una delle mie passioni più grandi!»

«Puoi continuare a parlarmene? Adoro il modo in cui racconti le cose!»

Il ghiaccio tra loro si era finalmente spezzato, ed era tutto merito di uno dei filosofi che le era piaciuto di meno tra tutti quelli di cui aveva letto!

Con gioia, accettò. «Che te ne pare del pensiero di Kierkegaard? No perché io trovo geniale la sua risposta al pensiero hegeliano! "È vero che tesi ed antitesi sono le due possibilità, ma ad esse segue la necessità della sintesi che è una ed altra", diceva! Non è vero?»

«Sì, ma sai qual è il pensiero che mi piace di più? Quello di Sartre!»

«L'esistenzialismo è una concezione materialistica?»

«Sì! Si avvicina all'ottimismo: l'uomo non lotta da solo col mondo, ma insieme a tutti gli altri uomini. L'umanità lotta per affermare i propri valori liberamente scelti, è questo l'unico valore!»

«Allora le sai anche tu a memoria queste citazioni!»

«Solo alcune!»

«Beh ma è stupendo!»

«Ma dimmi, Selene, cosa ne pensi del superuomo di Nietzsche? Sono davvero curioso!»

Subito la ragazza gli rispose, con tutto l'entusiasmo che possedeva. E, senza nemmeno rendersene conto, continuarono a chiacchierare per ore ed ore, senza interruzioni.

Si scoprì piacevolmente sorpresa di fronte alle grandi capacità filosofiche di Tarantino, così ufficialmente ribattezzato. Fu tentata persino di scrivere a Max, ma cedette quando vide l'orario. Era sabato sera, molto probabilmente stava ancora gareggiando nelle qualifiche, non valeva la pena mandargli un messaggio che sapeva non avrebbe letto.

Si immerse nuovamente nella conversazione con il suo interlocutore, nel frattempo degustando uno dei secondi piatti migliori che avesse mai assaggiato in tutta la sua vita.

Altro tempo passò, eppure non sembravano ancora aver finito di parlare. Per Selene era così bello avere qualcuno con cui discutere di filosofia che quasi non le sembrava vero!

Quella sera il pensiero di Lewis non l'aveva sfiorata quasi mai, se non quando era stato tirato in ballo l'argomento "corse", tuttavia... in qualche modo il suo cuore sembrava sapere che aprirsi con Tarantino non fosse la cosa giusta.

E ne poté avere una conferma quando ricevette un messaggio proprio dall'inglese.

Che accidenti significa che sei ad un appuntamento con un amico di Verstappen?!?!?

Le scappò un sorriso, scusandosi educatamente con Quentin e rispondendo, spacciando Lewis per Maggie.

E tu che ne sai?

Non dirmi che hai una telecamera pure dentro al ristorante!

AH! Siete al ristorante!

Sì?

Mi fa piacere

Sei geloso? 😂

No! Come ti viene in mente?

A sentimento

Non è divertente

Come fai a saperlo?? Mi rispondi? ahah

Ho sentito la tua migliore amica dire a Verstappen: "Quasi quasi scrivo a Sel, solo che non vorrei interrompere il suo appuntamento!"

Ah 💀

👍🏻

Questa è la tua risposta?

Sì? Che ti devo dire? Che mi alzo e me ne vado?

Stiamo parlando di Kant!

Ah... parlate di filosofia

Eh beh, non mi pare che esista il famoso carpentiere Immanuel Kant

Ah ah ah, spiritosa

Awww, sei tenero quando sei geloso

Non sono geloso!

Continua pure a negare l'evidenza, tranquillo!

Come sono andate le qualifiche?

Sono terzo

Grandeee!!!

Maxie?

Primo

Dan invece?

Undicesimo

Beh dai! Siete stati bravi tutti e tre!

Improvvisamente, il pilota smise di risponderle e Selene temette quasi di avergli detto, inconsapevolmente, qualcosa di sbagliato.

Nel giro di qualche istante, però, scoprì di no.

Quando il nome di Lewis comparve sullo schermo del suo cellulare, appoggiato accanto a lei.

La spagnola sgranò lo sguardo, afferrandolo e alzandosi di colpo. «Scusami Quentin, è urgentissimo, devo rispondere per forza!»

«Sì sì, tranquilla. Ti aspetto per dopo! Non ti preoccupare»

«Grazie!»

E così dicendo, Selene sparì verso il bagno, dove si chiuse a chiave. Per fortuna che non c'era nessuno!

Rispose, il cuore che le batteva a mille.

«Che diamine vuoi, Lew? Sono a cena con una persona!»

«Se ti fosse importato veramente di quell'appuntamento non mi avresti risposto, hurricane» poté immaginarselo mentre le faceva un occhiolino.

«Ti ho risposto perché non mi sembrava il caso di attaccarti il telefono in faccia, genio!»

«No...» controbatté. «No, e lo sappiamo entrambi»

«Ti odio»

«Invece no»

«Invece sì»

«Mh...» Lewis ridacchiò e subito Selene percepì uno strano calore nel basso ventre. «Ti sei ripresa dall'orgasmo dell'altro giorno?»

«È passata una settimana» gli fece notare, scuotendo il capo.

«E nonostante quei sei giorni, hai continuato a pensarci e ripensarci. Non è così?»

«Non vedo dove sia il problema»

«Non c'è, infatti»

«Perché mi hai chiamato, Lewis?»

«Perché non sopporto l'idea che tu ti stia divertendo a cena con una persona che non sono io, non sopporto che stia parlando di filosofia con lui, non sopporto che ti stia facendo vedere quanto gli interessi mentre io non ci sono» sentenziò, facendole diventare molli le gambe all'istante. «Ma una soddisfazione ce l'ho»

«Ossia?»

«Lo sento il tuo respiro affannato, Selene» il suo nome era quasi letale pronunciato da quelle labbra. «Ti sei bagnata?» le domandò, flebilmente, con voce roca.

Il cervello della ragazza smise di funzionare, mentre una singola parola segnava la sua condanna a morte.

«Sì»

«Ti eccita sapere che ti penso, vero? Che non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di te che ti dai piacere mentre mi parli, mentre mi scrivi»

«Lewis...»

«Immagina, hurricane. Immaginami lì con te, il mio corpo a premere contro il tuo mentre lentamente le mie dita risalgono per le tue cosce, immagina la sensazione di calore. Immaginami toccarti, Selene. Chiudi gli occhi. Chiudi gli occhi e senti»

Il suono delle sue parole scandite le vibrò nelle ossa.

«Toccati» le ordinò quasi. «Immagina che sia io, fermati dove vuoi che ti baci» mormorò poi, il tono leggermente più basso. «Cazzo» bisbigliò. «Vorrei poterti vedere, vorrei poterti sentire»

La mano libera di Selene seguì il comando, correndo attraverso il proprio centro prima di immergersi all'interno. Temeva di parlare, di porre fine a quell'incantesimo, di spezzare ogni dannata cosa che riguardasse Lewis.

«Dimmi a cosa stai pensando, cosa riesce a mandare in tilt la Piccola Miss Perfezione»

Inghiottendo le proprie paure, sussurrò debolmente: «A te» ansimò. «Sto pensando a te»

Te.

Una parola, pesante per il suo significato, piena di conseguenze e ostacoli, dalla quale si stava riparando grazie al suo cellulare, che la nascondeva dall'affrontare i propri sentimenti. Dall'affrontare lui.

Lewis gemette. «Infilati due dita dentro, piccola. Senti quanto fottutamente bagnata sei per me, perché, maledizione, sto impazzendo»

Il suo corpo ronzò davanti a quell'ordine. «Ti odio» confessò. «Sei un cazzo di loop nella mia testa e non riesco a farti uscire, non importa quanto ci provi, non importa se sono uscita con un altro. Ti odio perché non so come toglierti di lì»

Percepì un formicolio incominciare nelle dita dei piedi, per poi risalire lungo la sua spina dorsale. I nervi le si spensero, mentre spingeva le dita dentro di sé, arricciandole abbastanza da raggiungere il proprio punto G. Le parole di Lewis le attraversarono il cervello, dipingendo un'immagine di loro che non faceva altro che alimentare il suo desiderio.

«Ti voglio, hurricane. Così tanto che sto perdendo la testa» ansimò l'altro. «Permettimi di mostrarti quanto potrebbe essere bello»

«Sì» riuscì a dire, prima che l'orgasmo la colpisse. Con il pollice premette contro il clitoride, stringendo forte gli occhi come risposta involontaria al piacere.

«Sono lì con te» il gemito di Lewis rimbombò attraverso il cellulare. «Sei pronta, piccola?»

«Mh» mugugnò. «»

«Vieni per me, hurricane»

Per quanto era forte la potenza di quell'orgasmo, quasi lasciò cadere il cellulare a terra. Il suo intero corpo tremolava, rendendola una minuscola foglia al vento.

Per qualche istante ci fu soltanto silenzio, così pesante da essere persino percepibile, poi la voce di Lewis riuscì a farle tornare l'ossigeno nei polmoni.

«Come stai, hurricane

«Una favola» esitando, strinse l'orlo del suo vestito tra le dita. «E tu

«Mai stato meglio»

«Ne... ne sono contenta»

«Ascolta hurri, io...»

Ma prima ancora che il pilota potesse finire di parlare, qualcuno bussò con insistenza alla porta del bagno, chiamandola a gran voce e chiedendole di uscire in fretta. Non sapendo bene che fare, Selene si passò la mano tra i capelli scompigliati.

«Scusa Lewis, devo andare»

«No, asp-»

Premette il bottone rosso della chiamata e corse davanti allo specchio, cercando di sistemare il sistemabile. Aveva gli occhi lucidi e il viso così arrossato da sembrare un pomodoro, mentre alcune ciocche corvine, a causa dell'elettricità, si erano drizzate. Le rese il più normali possibile e poi, facendo finta di aver pianto, uscì dal bagno.

Raggiunse il proprio tavolo, dove, come promesso, Quentin la stava ancora aspettando.

«Oddio Selene, stai bene?»

«Ho...» si interruppe, mascherando un finto singhiozzo. «Ho saputo che una mia cugina è morta»

«Cielo mi dispiace! Condoglianze!»

Scuotendo il capo, la ragazza si coprì il viso con le mani. «Mi spiace chiedertelo, ma... puoi riaccompagnarmi a casa? Non me la sento di continuare a... stare qui»

«Certo!» l'altro si alzò in piedi, andando a coprirle le spalle con la propria giacca. «Certo che possiamo andare, non ti preoccupare!»

Nel giro di massimo mezz'ora, Selene era di nuovo davanti al suo appartamento.

«Quentin, mi dispiace» ripeté ancora ed ancora. «Davvero!»

«Oh ma non preoccuparti, Selene, ti capisco! Si tratta della tua famiglia!»

Non gli avrebbe mai confessato che avrebbe preferito vederli tutti morti piuttosto che piangere per le persone di merda che erano.

«Grazie per essere stato comprensivo!»

«È il minimo! Beh... buonanotte allora. Mi auguro che tu possa dormire»

«Grazie mille... e scusami ancora»

Abbozzando un sorriso, Quentin sparì, a bordo della sua Cadillac.

Solo allora la maschera della spagnola cadde, un peso le si dissolse dal cuore mentre si gettava sul letto della sua stanza, senza nemmeno struccarsi, ripensando a quanto accidenti fosse stata piena quella serata.

La vibrazione del suo cellulare la interruppe nuovamente, in un déjà vu che sembrava infinito.

Quando lesse il messaggio, quasi scoppiò a ridere.

Non pensarmi troppo, hurricane ;)

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