10. Running away

«Mi spieghi perché ti comporti in modo strano?»

«Che significa strano, Mags?»

«Beh, è da stamattina che ravani tra il mio e il tuo armadio alla ricerca di qualcosa. Non so, stai cercando un portale per Narnia, fengári

«Taci»

«No, sul serio, Sel, che ti prende? L'ultima volta che avevi una fretta del genere dovevi uscire con... oh no»

«Non dirmi che hai già capito»

«Certo che ho già capito!» Maggie si portò le mani ai fianchi, appoggiandosi al muro e lasciandovi riposare il bastone. «Come ti salta in mente di uscire con Sam?!»

«Non ci sto uscendo, ci sto andando a parlare»

«Di cuore, cosa cambia?»

«Che non voglio accettare la sua proposta, Maggie, in nessun caso»

«E questo dovrebbe darmi conforto?»

«Sì?»

«NO»

«Ma come no? Ti ho appena detto che non lo voglio sposare!»

«No no no, aspetta. Non è che non mi fido di te, non mi fido di lui»

«Mags...»

«Non mi fido di chi ti spezza il cuore» sentenziò l'altra, lapidale. «Voglio solo che tu stia bene, fengári, e non so quanto ti possa far bene rivederlo»

«Vuole solo ridarmi alcuni orecchini che ho lasciato a casa tua, tesoro, non ti preoccupare!»

E poi...

Aveva un appuntamento con Lewis subito dopo, anche se quello non poteva dirlo alla sua migliore amica per tranquillizzarla. Non le sarebbe successo nulla, poteva starne certa.

«Sei sicura, amore?»

«Certo!»

«Va bene, va bene, ci credo, però... però tu promettimi che terrai il telefono acceso in qualsiasi situazione, con i dati mobili attivi, e che in caso mi chiamerai subito!»

Selene sorrise, avvicinandosi a Maggie e stringendola in un abbraccio tenerissimo. «Te lo prometto, mi amor, starò il doppio più attenta, ma tu invece devi giurarmi che non ti farai venire ansia inutile!»

«Non sono sicura di poterlo fare»

«Ovvio che puoi, devi solo fidarti di me»

«Mi fido, infatti»

«Allora sai già che andrà tutto bene! E poi... ho preso lezioni di muay thai

«Continuo a pensare che questo "sport" lo conosciate soltanto tu e la madre di quello di che l'ha creato»

«Pff, miscredente!»


Sam sedeva al tavolino di quel bar con la stessa posa di un attore ospite ad un Late Night Show, sempre così posato, sempre così sicuro di sé, che ogni volta riusciva a ricordarle in maniera più evidente Jake Gyllenhaal.

E Maggie era una Swiftie. Quello era tutto meno che un complimento, per il povero Sam.

Max a volte lo chiamava Samantho per scherzare, anche se nei suoi confronti aveva detto molto di peggio, nello specifico quando l'aveva lasciata lì, a piangere, per settimane intere.

Selene se la ricordava bene la frase che l'olandese aveva detto un giorno, all'improvviso, mentre lui e Maggie la tenevano stretta e la consolavano: «La prossima persona che prova a spezzarti il cuore... Dio, zusje, giuro che la ammazzo, fosse l'ultima cosa che faccio»

E ci credeva.

Ci credeva sul serio, perché Max le voleva più bene di quanto volesse ammettere, più di quanto lei volesse ammettere.

«Sam» chiamò, accomodandoglisi davanti. «Ciao»

«Ciao Selene, come stai?»

«Ah... bene, grazie. Tu? Come ti va ultimamente?»

«Dici da quando mi hai piantato davanti al sushi come un idiota mentre te ne andavi con uno sconosciuto?»

Al ricordo di quella sera sulla Promenade des Anglais, la corvina dovette trattenersi con tutta sé stessa per non sorridere. «Sì» bisbigliò. «Intendo da proprio quel momento»

«Bene, suppongo»

«Beh, sono contenta»

«Posso farti una domanda schietta?»

«Dipende»

«Con quanti hai scopato da quando ci siamo lasciati?»

Di fronte a quel tono non esattamente gentile, Selene alzò un sopracciglio. Lewis una cosa del genere non l'avrebbe mai nemmeno pensata.

«Nessuno, imbecille» sibilò. «Che razza di domanda è?»

«Avresti voluto?»

«Cosa? Ma che diamine...?!»

«Rispondimi, per favore»

«Non ho intenzione di...»

Continuando ad interromperla, Sam batté la mano sul tavolo. «Avresti voluto scopare con qualcuno?»

«Prima cosa, è una domanda del cazzo. Seconda, sì, Sam, avrei voluto scopare con qualcuno»

«Accidenti, sei davvero...»

«No, stavolta parlo io» sentenziò, truce, puntandolo con il dito. «Non ti permettere nemmeno di fare commenti su di me, non ti azzardare, o potrei non rispondere delle mie azioni. Quindi, testa di cazzo, dammi i miei orecchini e poi sparisci dalla mia vista, chiaro?»

«La gattina ha...»

«Sì, Sam, sì, la gattina ha tirato fuori le unghie. Questa frase ha l'età di Matusalemme, quindi vedi di non abbatterci la minchia e risparmiatela» lo fulminò. «Non ho tempo da perdere, ho un appuntamento»

«L'unico appuntamento che hai tu è quello con il tuo psichiatra» commentò l'altro, senza nemmeno pensarci. Quando realizzò, subito scattò. «Oddio, scusa»

Ma Selene aveva già sentito abbastanza. «Sai una cosa? Quegli orecchini del cazzo puoi anche tenerteli, venditeli e usali per comprare un sapone decente per sciacquarti la bocca quando parli di me» asserì, a denti stretti. «Tanto valgono lo stesso più di casa tua» aggiunse.

«Aspetta, Len!»

«Ah e già che ci sei... vete a tomar por culo!» (Vaffanculo)

«Len mi dis....»

«Stai sprecando fin troppo ossigeno per i miei gusti, brutto deficiente!»

E senza dargli nemmeno il tempo di ribattere, si allontanò, un pensiero fisso nella testa: Maggie... Maggie in un modo o nell'altro aveva sempre ragione, Sam l'aveva ferita ancora. E quella volta nemmeno volendolo davvero.

Ignorando quell'orribile sensazione, scelse di staccare la spina. Aveva un appuntamento con Lewis, che l'indomani sarebbe partito per il Gran Premio di Austin, e aveva tutta l'intenzione di divertirsi.

Avrebbe cancellato il pensiero di Sam dalla sua testa completamente, per quella volta. Avrebbe fatto un'eccezione e l'avrebbe reso soltanto un ricordo insignificante di ciò che era e sarebbe stata la sua esistenza da quel momento in avanti.

Si sarebbe goduta l'appuntamento con Lewis, a qualsiasi costo.

Estrasse il cellulare dalla propria borsa e gli scrisse un messaggio, digitando più in fretta che poteva. "Heyyy, ho finito prima, ti va se ci incontriamo ora? Magari passo a casa tua, se mi dici la via, e ci beviamo qualcosa insieme 😝"

La risposta dell'inglese non si fece attendere. "Certo che mi va, anche se... non dovevi incontrare Sam?"

"Sì"

"Perché hai fatto così presto?"

"Non voglio parlarne"

"Sappi che lo faremo, invece!"

"Dio, sei una rottura di scatole incredibile! Ti odio, sai?"

"Nah, non mi odi, hurricane, non mi odi neppure un po' e lo sappiamo entrambi 😉"

Certo che lo sapevano entrambi.

"Sta zitto, disgraziato"


Lewis le sorrise, passandole il sacchetto di popcorn e porgendo alla cassiera una banconota da venti euro. «Sei pronta, hurri

«Ovvio!»

Per il cinema lei era sempre pronta! Perciò, quando il pilota le aveva proposto di passare una serata insieme davanti ad un maxi schermo, le prime cose che le erano passate per la testa erano le seguenti affermazioni (in ordine cronologico di pensiero): cazzo sì; mi sono eccitata; mi farei scopare in questo esatto momento, se solo così facendo non la dessi vinta a quell'ameba unicellulare insignificante di Sam.

Dunque aveva accettato, essendo le sue motivazioni... ehm... veramente importanti.

Dopo aver bevuto un bicchiere di vino ed aver chiacchierato a casa dell'inglese, che l'aveva fatta sfogare riguardo a quell'incontro con il suo ex, si erano recati insieme verso la sala cinematografica.

La programmazione era piuttosto ampia ma la scelta era ricaduta ben presto su A Walk To Remember, che trasmettevano in inglese sottotitolato in francese. Nessuno dei due l'aveva mai visto ma, essendo ritenuto un 'classico' dalla maggior parte delle critiche che avevano letto, non ci avevano pensato due volte.

Si sedettero accanto nella fila M, l'ultima, allegri ma con l'aria leggermente frastornata: era la prima volta, quella, in cui si trovavano da soli al buio - in un buio del genere almeno. La notte non contava come testimone in quel caso.

Passarono comunque la prima parte del film a tirarsi popcorn reciprocamente, ridacchiando a bassa voce e commentando le scene una dopo l'altra. Sembravano due bambini che si stavano divertendo e quella era la cosa importante.

Beh... almeno fino a quando non vennero i momenti cruciali. Quando venne rivelata la malattia della protagonista, Jamie, Selene riuscì a percepirlo nel profondo, come un taglio che le si apriva letale sulla schiena.

Era questo ciò che le sarebbe successo nel giro di qualche anno?

Era questo ciò che la sua di malattia avrebbe provocato negli altri?

Tuttavia, per raccontare di quella storia c'era tempo e Selene scelse di non concentrarvisi, non quando aveva Lewis Hamilton di fianco a sé con gli occhi lucidi, intento a cercare di non piangere.

Commossa, e forse anche un po' pazza, si lasciò cadere contro di lui, appoggiandosi con la testa sulla sua spalla e lasciando che il suo braccio la circondasse. Una lacrima le scivolò giù per la guancia, mentre osservava Landon e Jamie amarsi nonostante tutto.

A che cos'altro poteva portare l'amore, se non ad una completa e totale devastazione?

Pianse tutto ciò che aveva in corpo durante la scena finale, non riuscendo a frenare l'enorme crescita che il buco nero del suo cuore stava avendo, inglobando tutto il resto. Quel film la stava mangiando dall'interno, andando a toccare i suoi tasti più deboli.

«Entonces... esto es lo que va a pasar» sussurrò, flebilmente.

«Mh?» Lewis chinò la testa, in modo da poter incrociare il suo sguardo. «Cos'hai detto?»

«Niente...» abbozzò un sorriso. «Soltanto che il film è molto triste»

«Già»

Pochi minuti dopo, la pellicola era terminata.

Alzarsi da quelle poltroncine, con la consapevolezza di aver appena realizzato cosa sarebbe successo a coloro che la amavano, per Selene fu una delle cose più difficili di sempre. Come se il suo corpo stesse cercando di tenerla lì, ancorata in un luogo che non le aveva ancora fatto del male.

Come una speranza di salvezza.

Una piuma che non aveva toccato il suolo e che continuava a fluttuare nel vuoto.

La tentazione di rimanere seduta fu immensa ma poi le dita di Lewis si avvolsero debolmente intorno al suo polso, ridando linfa a quelle vene secche e aride, private di sangue e d'ossigeno da troppo tempo.

Tornare a respirare... era quella la sensazione?

«Andiamo?»

«Sì»

Mano nella mano, si incamminarono verso l'uscita, senza scambiare neppure una parola. C'era qualcosa di particolare in quel film, qualcosa che li aveva costretti a sentirsi diversi. Un qualcosa che non era pietà ma che al tempo stesso non era nemmeno tristezza: malinconia.

Sì, malinconia.

Malinconia nei confronti di quella vita tanto dolorosa quanto ingiusta, dove il silenzio pareva essere l'unico modo per porgere i propri rispetti.

Silenzio che venne mantenuto fino all'appartamento di Lewis, dove Selene aveva lasciato la propria auto ormai qualche ora prima. Scesi dalla vettura dell'inglese, i due si scambiarono un leggero sorriso, più velato che mai, ed ognuno fece per andare per la propria strada.

«È...» mormorò la corvina, attirando l'attenzione del compagno. «È stato... strano»

«Già, però anche... bello»

«Dovremmo rifarlo... penso»

«Sì, assolutamente» il pilota sorrise. «Beh... allora... buonanotte, hurricane»

«B-buonanotte, Lewis»

Selene fece appena in tempo ad aprire lo sportello della propria macchina che subito un bisogno incessante la investì, obbligandola a voltarsi verso Lewis, che se ne stava fermo sui gradini di casa sua.

Ad osservarla mentre se ne andava.

Scuotendo il capo e richiudendo lo sportello, con la consapevolezza che di lì a breve se ne sarebbe pentita, si mise a correre verso di lui, che, quando la vide così, non ci mise niente a raggiungerla.

Quando si scontrarono, Selene si aggrappò alle sue spalle con tutta la forza che possedeva e piantò le labbra sulle sue. Lo baciò, con tutto il desiderio possibile, con l'attrazione che era talmente visibile da risultare quasi tagliente.

Lo baciò alla ricerca di luce, di vita.

Lo baciò alla ricerca di qualcosa che per tutto quel tempo le era stato negato: amore.

Lewis la strinse a sé quasi violentemente, costringendola a sbattere con la schiena contro il tronco di un albero. Le passò le mani sotto le cosce, sollevandola con facilità, ed allargandole leggermente le gambe, in modo da potervisi infilare. Gli scappò persino un gemito quando lei gli morse il labbro inferiore.

Passarono minuti interi senza che nemmeno se ne accorgessero, fino a quando non mancò loro il fiato e furono costretti a separarsi. Qualcosa fece rumore nel momento esatto in cui le loro labbra si distaccarono, lo stesso identico suono di due metà che si rompevano.

Selene si rese conto di ciò che aveva fatto all'improvviso, uno spillo che la punse nella corteccia orbitofrontale. Sgranò lo sguardo e subito sfilò le proprie cosce dalla presa di Lewis, che rimase fermo, quasi incredulo di fronte alla potenza di un'emozione di quel tipo, e non riuscì a riacchiapparla.

Senza che l'altro potesse far niente, la spagnola si infilò nella propria auto, il cuore che batteva all'impazzata, e sparì.

Sparì nel giro di qualche istante.

Sparì, lasciando Lewis immobile come un baccalà.

Sparì, non sapendo di aver appena risvegliato in lui dei ricordi passati, ricordi di cui, soltanto qualche tempo prima, aveva potuto avere uno squarcio.

Ricordi di Nicole Scherzinger.

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