You won't see me fall apart (Black Brothers)
15 gennaio 1971
"Ancora meno di otto mesi. Ce la puoi fare"
Sirius Black era davanti alla finestra del salotto di casa, mentre contemplava il panorama serale, con la neve che ancora scendeva.
Mancavano meno di otto mesi a quell'atteso 1 settembre 1971, ovvero il giorno in cui sarebbe andato ad Hogwarts.
Quello sarebbe stato il giorno in cui finalmente se ne sarebbe andato dal Numero 12 di Grimauld Place. Si sarebbe lasciato anche se temporaneamente alle spalle quella casa grande, ma fredda, che aveva un'atmosfera tutt'altro che accogliente, nella quale la maggior parte dei membri della famiglia, tra cui i suoi genitori, erano convinti di quanto fosse importante essere una famiglia purosangue, e mal sopportavano anche solo l'idea di qualcuno della famiglia che avesse un'opinione diversa, o peggio ancora, che si imparentassero con dei mezzosangue o con dei Nati Babbani.
In particolar modo, Walburga Black non tollerava dai suoi due figli un comportamento anche solo minimamente non idoneo ad un "perfetto mago purosangue", soprattutto con Sirius.
Era il figlio maggiore dopotutto, l'erede della Nobile e Antichissima Casata dei Black.
Sirius aspettava solo questo: andarsene.
Mancavano solo meno di otto mesi, continuava a pensare.
Era sopravvissuto per undici anni, sarebbe sopravvissuto per altri otto mesi.
L'unica cosa che frenava un po' la sua voglia di andarsene da quella villa però era Regulus suo fratello minore.
Sirius si voltò a guardare quel bambino, non riuscendo a non pensare ad un sé stesso più giovane. Aveva i suoi stessi capelli neri, i suoi stessi occhi grigi ed il suo stesso sorriso.
Sirius non poté fare a meno di pensare a cosa avrebbe passato il fratello durante la sua assenza.
Come avrebbe fatto senza di lui? Come avrebbe fatto senza qualcuno con cui era a proprio agio a parlare? Come avrebbe fatto senza le sue battute e risate? Come avrebbe fatto senza le sue difese, senza le sue prese di colpa e senza le sue protezioni dalle Maledizioni Cruciatus che i genitori erano pronti a scagliare ad ogni passo falso?
"Sirius, stai bene?"
La voce di Regulus lo risvegliò dai suoi pensieri
"Come?" chiese voltandosi verso di lui.
"Oh, sì, va tutto bene" disse
Sirius sorrise, tornando a guardare fuori dalla finestra:
"Tra poco sarò ad Hogwarts, non vedo l'ora"
Regulus sembrò rabbuiarsi, alche Sirius lo guardò:
"Reggie, qualcosa non va?"
Il bambino guardò il fratello maggiore:
"É solo che...Tu tra poco te ne andrai, e tornerai solo durante le vacanze natalizie e estive" disse con aria triste
Sirius sospirò:
"Lo so, e credimi, é l'unica cosa che mi dispiace di dover andare"
Ma poi si sforzò di nuovo a sorridere:
"Però guarda il lato positivo: dopo tre mesi tornerò per Natale, é l'anno prossimo saremo ad Hogwarts insieme"
Il ragazzo mise al fratello una mano sulla spalla: "Vedrai, passerà più velocemente di quanto credi, te lo prometto"
Il bambino parve rincuorarsi, e fece un piccolo sorriso.
"Allora" disse il maggiore
"In questi otto mesi dovremmo approfittare di passare del tempo assieme"
Regulus iniziò di nuovo a sorridere smagliante.
"E dunque" iniziò Sirius
"Ti va di giocare a nascondino?" chiese
"Sì!" esclamò il bambino
"Conto io e tu ti nascondi?" chiese il maggiore, alche il minore annuì.
"Va bene" disse Sirius, poggiando le mani sul davanzale, iniziando a contare
"Uno...Due...Tre..."
Aveva iniziato a sentire Regulus correre un po' per la casa per trovare un nascondiglio adatto, e mentre contava iniziava a pensare se quella fosse stata effettivamente una buona idea:
ai suoi genitori non entusiasmava particolarmente l'idea che i due corressero, saltassero, o facessero qualcosa di vagamente divertente all'interno della casa.
Dopotutto per loro non era un "comportamento consono per dei figli di una nobile famiglia purosangue".
Ma a Sirius non importava più di tanto.
Almeno non sempre.
Detestava quelle regole rigide, anche se infrangerle non aveva ovviamente conseguenze
positive.
"Diciotto...Diciannove...Venti! Pronto o no, sto arrivando!"
Sirius vagò per la casa, in cerca del fratello, prima dietro le tende, poi dietro o sotto qualche mobile, del salotto.
Fece per andare di sopra, dove si trovavano le loro camere da letto, quando verso il fondo della stanza, vide una porta socchiusa e fu lì che capì.
"Dannazione, Reg!" esclamò a bassa voce e preoccupato: quello era lo studio della loro madre, nel quale era stato loro severamente proibito entrare.
Il giovane Black si guardò intorno circospetto, per poi entrare in punta di piedi verso la stanza.
"Regulus, che cosa fai?" chiese, socchiudendo la porta, vedendo il fratellino nascosto sotto la scrivania.
"Lo sai che se nostra madre ci dovesse trovare qui..."
"Pensavo che non saresti riuscito a trovarmi qua dentro" disse il bambino.
Ora però sembrava abbastanza teso.
In quel momento si sentirono dei passi, come di tacchi, scendere dal piano di sopra.
"Oh no..." mormorò Sirius preoccupato: sapeva che se la donna gli avesse beccati, sarebbero finiti in grossi guai.
Regulus iniziò ad impallidire, mostrando uno sguardo terrorizzato:
"Sir..."
Il ragazzo cercò di restare calmo, per quanto poteva, facendo uscire il bambino da sotto al tavolo.
"Ascolta, ora esci, e fai piano. Io ti seguo. Se non mi vedi uscire subito, non preoccuparti e soprattutto non rientrare"
"Ma Sirius-"
"Me la caverò, tu intanto esci"
Anche se inizialmente riluttante, Regulus uscì dallo studio, nello stesso modo in cui il fratello era entrato poco prima.
Sirius intanto si guardava intorno: si doveva nascondere da qualche parte in qualche modo.
Sapeva che Regulus sarebbe stato abbastanza veloce, ma cauto per tornare in salotto e fingere che niente fosse accaduto, ma lui?
Non sarebbe riuscito ad andarsene in tempo, lo sapeva.
Nell'esatto momento in cui stava per nascondersi dietro una tenda, una voce alle sue spalle lo fece rabbrividire:
"Cosa avevo detto in proposito di questo studio?"
Walburga Black era in piedi dietro al figlio, vestita con il suo solito vestito nero a collo alto elegante, i capelli corvini legati in uno chignon, e gli occhi grigi e glaciali che fissavano il ragazzo, che si voltò, indietreggiando appena.
"Madre...Posso spiegare, io..."
"Avevo o no severamente proibito a te e a tuo fratello di non entrare nel mio studio privato oppure non mi sono spiegata a dovere?"
Sirius tremava, cercando di non far notare la paura nel suo sguardo:
"Stavo solo...Giocando con Regulus, e...
Nella fretta, mi sono nascosto qui, perché non mi trovasse..."
La donna era furente:
"Quindi tu, Sirius Black, discendente di una delle famiglie purosangue più prestigiose del nostro mondo, ed erede della Nobile ed Antichissima casata dei Black, hai disobbedito deliberatamente ad un mio ordine, per uno stupido giochetto da mezzosangue?!"
Il ragazzo deglutì, mentre la madre tirò fuori la bacchetta, puntandola verso di lui.
"Tu hai bisogno di disciplina, ragazzo. Lo sai bene, non é vero?"
Sirius posò lo sguardo verso la bacchetta della donna, poi verso la porta.
Non seppe perché, forse perché la paura stava giocando brutti scherzi, o forse perché in quei momenti sentiva di doversi comportare in maniera dannatamente stupida (solitamente peggiorando la situazione).
Ma in quel momento, fece l'unica cosa che gli venne in mente.
Con uno scatto fulmineo, e prima che la madre potesse pronunciare l'incantesimo, corse verso la porta, le afferrò la bacchetta della donna, per poi chiudersi velocemente la porta alle spalle a chiave.
Come c'era da immaginarsi, sentì la madre picchiare un pugno contro la porta, mentre strillava furiosa il suo nome.
Il ragazzo fece un respiro profondo, guardando Regulus, che si era seduto sulla poltrona, evidentemente preoccupato.
Il maggiore si avvicinò alla radio, cambiando stazione, quella che sua madre sicuramente non avrebbe mai approvato: quella babbana.
Sirius aveva iniziato a nutrire una grande passione per la musica babbana, grazie alla cugina Andromeda, la quale era da poco sposata con il mago Nato Babbano Ted Tonks, che Sirius conosceva già da quando i due si frequentavano in segreto.
Andromeda, e soprattutto Ted, gli avevano fatto ascoltare molta musica, specialmente una band che aveva iniziato a diventare molto in voga durante i loro anni: i Beatles.
E proprio in quel momento, con piacevole sorpresa, Sirius si ritrovò ad ascoltare una delle sue canzoni preferite, Penny Lane.
Alzò il volume al massimo, per coprire gli strilli della madre, appoggiò la bacchetta della donna su uno sgabello, per poi andare verso Regulus, prendendogli le mani, iniziando a ballare vivacemente con lui sotto le note della canzone.
In Penny Lane there is a bar showing photographs
Of every head he's had the pleasure to
have known
And all the people that come and go
Stop and say hello
Quando vide il fratellino divertirsi e saltellare a ritmo di musica, Sirius quasi si dimenticò dei guai in cui si stava cacciando, perché in quel momento voleva che non gli importasse: l'unica cosa che importava in quel momento era che Regulus stesse bene e che non sentisse i richiami furiosi della donna, coperti dalla canzone.
On the corner is a banker with a motorcar
The little children laugh at him
behind his back
And the banker never wears a mac
In the pouring rain, very strange
Mentre faceva volteggiare il fratello, Sirius sentì la porta sbattere, capendo che la madre da dentro lo studio, stava cercando in tutti i modi di uscire:
"Sirius Black, apri questa porta!"
Ma il ragazzo finse di ignorarlo:
"Non é niente, Reggie" disse notando che il bambino stava iniziando a preoccuparsi, continuando a ballare con lui, smorzando un po' la tensione, mentre il ritornello contrastava le urla di Walburga.
Penny Lane is in my ears and in my eyes
There beneath the blue suburban skies
I sit, and meanwhile back
Poco dopo si sentì un altro sbatacchiare di porte, e le esclamazioni di Walburga, anche se poco, si potevano udire:
"SIRIUS BLACK! TI HO DETTO DI APRIRE SUBITO QUESTA PORTA!"
Sirius guardò la porta con la coda dell'occhio, sentendo i brividi lungo la schiena.
Regulus guardò il fratello preoccupato:
"Sirius?"
Il ragazzo guardò il bambino, sorridendo e scuotendo la testa:
"Guardami, Reg. Segui il ritmo" disse per poi battere le mani a tempo di musica, cosa che fece subito dopo anche il piccolo.
In Penny Lane there is a fireman with an hourglass
And in his pocket is a portrait of the queen
He likes to keep his fire engine clean
It's a clean machine
"Sirius, che cos'é un bar? Ed un'automobile? Ed un vigile del fuoco? Ed un'autopompa?" chiese Regulus curioso, riguardo ad alcune parole.
"Ecco..." iniziò a dire Sirius, dando una rapida occhiata alla porta:
"Quei ragazzi adorano inventarsi parole senza senso" mentì.
Ovviamente non voleva che il fratello sapesse che quella che stavano ascoltando si trattava di musica babbana. Sapeva che il bambino sarebbe finito in grossi guai se avesse nominato ai genitori veicoli e locali babbani.
"Ma non pensare alle parole, pensa a seguire il ritmo, come ti ho detto"
Penny Lane is in my ears and in my eyes
There beneath the blue suburban skies
I sit, and meanwhile back
Un'altro sbatacchiare di porta:
"SIRIUS ORION BLACK! APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA DANNATA PORTA! SAPPI CHE QUESTA VOLTA HAI SUPERATO IL LIMITE!"
Nello stesso momento in cui Sirius si era voltato terrorizzato verso la porta dello studio, l'uscio del manierò si spalancò, ed un uomo vestito in abiti eleganti, dai capelli grigio scuro, dei baffi incolti ed occhi del colore della tempesta, entrò nella casa.
Orion Black, con lo stesso sguardo freddo e severo della moglie, si avvicinò ai due figli, in particolare i suoi occhi si posarono sul figlio maggiore, che si affrettò a spegnere la radio con la mano tremante.
L'uomo lo guardò con sospetto, poi fissò la porta dello studio, sentendo gli schiamazzi della moglie, intuendo subito ciò che era accaduto:
"Ti sei messo di nuovi nei guai, ragazzo, ne sei consapevole?" gli disse con un tono che non presagiva nulla di buono.
Sirius abbassò lentamente lo sguardo:
"Padre, io non..."
"Aprì la porta, e fai uscire tua madre, subito"
disse l'uomo con lo stesso tono.
"Sì, signore"
Sirius, tremante andò verso la porta, aprendola, pronto a subire le conseguenze, ma altrettanto terrorizzato.
Walburga, uscì dallo studio, mettendosi accanto al marito: era più furiosa che mai.
"Sirius Black...Tu hai osato mancare di rispetto a tua madre. Per di più approfittando della mia assenza, e con la complicità di tuo fratello" disse l'uomo, nello stesso stato d'animo della moglie.
"Avete superato il limite, e sapete cosa succede quando queste cose accadono, dico bene?" chiese la donna.
Regulus si aggrappava al fratello maggiore terrorizzato.
"Non punite Regulus. Ho fatto tutto io. É stata una mia idea. Volevo passare del tempo con lui, e abbiamo iniziato a giocare a nascondino.
Regulus non era d'accordo, l'ho spinto io a farlo. Mi aveva avvertito di non andare in quello studio, ma io non l'ho ascoltato"
Sirius deglutì, prima di proseguire:
"Perciò, se dovete punire qualcuno, punite me. Non lui. Non ha fatto nulla di male"
In quel momento, l'elfo domestico della famiglia, Kreacher, si avvicinò ai padroni.
"Padrona Walburga, padron Orion, c'è qualche problema?" chiese la creatura con tono servile.
I due coniugi guardarono prima i figli, poi l'elfo.
"Kreacher, porta Regulus di sopra nella sua stanza" chiese Walburga cordialmente.
"Noi dobbiamo sistemare una questione privata con Sirius" continuò Orion.
"Certamente, padroni. Kreacher é ben lieto di servire la Nobile e Antichissima casata dei Black" disse l'elfo, facendo un profondo inchino.
Guardò Sirius con sguardo sprazzante, e prese delicatamente il bambino per il braccio, trascinandolo verso le scale:
"Venga, padron Regulus"
Mentre saliva le scale accompagnato da Kreacher, Regulus si voltò un attimo per vedere Sirius diritto e immobile, mentre i genitori lo guardavano severamente, pronti a scagliare quell'orrenda maledizione.
Appena l'elfo lo ebbe accompagnato nella sua stanza, Regulus udì un silenzio assordante.
Silenzio che venne interrotto dalla formula pronunciata a gran voce da Orion e Walburga dal piano di sotto:
"CRUCIO!"
Anche se era nel piano più basso della casa, riusciva a sentirlo come se quella scena si stesse manifestando a pochi metri da lui:
Sirius urlava di dolore, urla terribili, urla dì qualcuno che stava subendo probabilmente il dolore peggiore che si potesse provare.
Quelle urla non sembravano voler smettere, erano interminabili.
Regulus si mise le mani sopra le orecchie, mentre alcune lacrime iniziavano a rigare il suo volto.
Kreacher si avvicinò al giovane padrone, poi con la mano rinsecchita che brandiva un fazzoletto, gli tamponò le guance bagnate:
"Non é niente, padron Regulus.
C'é Kreacher qui"
Il bambino tirò su col naso:
"Grazie, Kreacher. Ma ora...Potresti per favore uscire dalla stanza. Vorrei rimanere da solo"
L'elfo si ritrasse cordialmente:
"Come desidera, padrone" disse per poi congedarsi.
Le urla si placarono, e Regulus, si asciugò meglio le lacrime.
Pochi minuti dopo, si sentì bussare alla porta.
Capendo che si trattasse del fratello, Regulus lo invitò ad entrare.
Sirius entrò, gemendo un po' e tenendosi la vita dolorante, per poi sdraiarsi sul letto del fratello, proprio accanto a lui.
Ci fu un lungo silenzio, che venne interrotto dal bambino:
"Non dovevi farlo"
Il ragazzo lo guardò:
"Ormai ci ho quasi fatto l'abitudine" disse con un filo di voce
Il minore scosse la testa:
"Ma non dovresti. Non dovevi. É stata colpa mia. Tu non devi proteggermi sempre"
Il maggiore si sedette con un po' di fatica:
"Ehi, ascoltami bene. Finché sarò qui, loro non ti faranno niente"
Si avvicinò a lui, sistemandogli la giacca, guardandolo in faccia. Aveva notato che aveva appena pianto.
"Mamma e papà hanno detto che non dobbiamo piangere" disse Regulus
Sirius scosse la testa:
"É perché i nostri genitori non sono sempre capaci di provare emozioni umane. Tu hai nove anni, quasi dieci. Non temere, puoi piangere se te la senti, non ti devi sentire in colpa"
Poi sospirò:
"Vuoi che resti qui con te per la notte?"
L'altro annuì, ed i due si sdraiarono sul letto l'uno accanto all'altro.
Dopo pochi minuti, Regulus si era addormentato.
Sirius guardava il fratellino, ripensando a tutto quello che era accaduto.
Aveva detto sul serio: nom avrebbe lasciato nessuno fare del male a Regulus, nemmeno i suoi stessi genitori.
Che lo avessero torturato fino alla morte, non lo avrebbe fatto sottoporre alla tortura e non avrebbe mai seguito quegli ideali.
Se lo ripeteva in continuazione:
aveva un cuore forte, lui non si sarebbe fatto abbattere.
Nessuno l'avrebbe mai visto crollare.
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2707 parole
Ce l'ho fatta!
Ora siete liberi di insultarmi e di odiarmi per tutto questo ANGST.
Spero che vi sia piaciuto.
Sono felice di essere tornata, e spero di riuscire tra non molto ad aggiornare OFIM e a pubblicare il terzo capitolo.
Intanto io vi auguro una buona notte e alla prossima
Ciao 🖤
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