Epilogo
Un anno e (all'incirca) sei mesi dopo
Il castello, imponente e familiare come sempre, sembrava splendere di una luce speciale, quel giorno.
Non che fosse una novità, certo: Hogwarts avrebbe per sempre affascinato generazioni dopo generazioni di studenti.
Eppure, quel giorno – il giorno – sembrava quasi che il castello, con le sue innumerevoli torri e finestre, vegliasse su di loro. Su ognuno di loro.
Era una mattina soleggiata.
Non troppo soleggiata, se si considerava che, in quei giorni di giugno, s'erano svegliati ed avevano trovato quasi sempre dei raggi di sole molto più forti ad augurare loro un buongiorno, rispetto a quelli che picchiavano sulle loro teste in quel momento.
Non faceva nemmeno troppo caldo; in effetti, c'era perfino un lieve venticello che riusciva a mantenere un clima assolutamente ideale.
La professoressa McGranitt si alzò, si sistemò l'abito da cerimonia con fare autoritario e, puntandosi la bacchetta alla gola, eseguì un perfetto Incantesimo Amplificatore.
«Benvenuti, giovani maghi e streghe!» disse chiaramente, osservando la platea di studenti dinanzi a lei, «Alla Cerimonia dei Diplomi che, conclusi i vostri anni di studio qui alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, vi permetterà di definirvi veri e propri membri della Comunità Magica.»
Ci fu un tumulto generale tra le innumerevoli sedie che, per l'occasione, erano state disposte sul prato ai limiti della Foresta Proibita, esattamente dinanzi alle acque cristalline del Lago Nero.
C'erano studenti agitati, li si riconosceva dal mondo insistente con cui si mangiavano le unghie, o si torturavano i lembi dell'abito da cerimonia, o non riuscivano a stare fermi sulle sedie; c'erano studenti fieri, orgogliosi, che non riuscivano a smettere di sorridere, e che osservavano la McGranitt e gli altri docenti con fare sicuro; c'erano studenti sull'orlo delle lacrime, incapaci di dover dire "addio" all'amato castello.
Shyla, dal canto suo, si limitava a osservare la gente che la circondava.
Indossava un abito da cerimonia blu, dello stello blu delle innumerevoli cravatte di Corvonero che aveva indossato negli anni, su cui spiccava in modo particolare il biondo dei suoi capelli, i quali ricadevano, lisci come spaghetti, sotto il capello da strega che, come tutti gli altri compagni presenti quel giorno, era stata tenuta a indossare.
Non conosceva i ragazzi che le sedevano a fianco, nonostante fossero di Corvonero, e, quasi spontaneamente, rivolse la sua attenzione alla fila di fianco alla sua, quella che pareva un'intera, uniforme, macchia gialla.
Tyler, che indossava lo stesso abito e capello di Shyla – se non fosse stato per il colore – osservava, sorridendo a trentadue denti, la McGranitt, la quale, srotolando un rotolo di pergamena piuttosto lungo, aveva preso a chiamare in ordine alfabetico gli studenti, a partire dalla Casata di Godric Grifondoro.
Michelle che, quel giorno, nel vano tentativo di tenere a bada i suoi capelli, si era fatta uno chignon basso, appena visibile sotto le falde del cappello da strega, non dovette aspettare molto prima di sentire...
«Anderson, Michelle.»
Si alzò velocemente - anche troppo, tanto che si ebbe l'impressione che stesse correndo – e si avvicinò ai professori, a cui strinse la mano, uno ad uno, e, in fine, sorridendo fiera, guardò la McGranitt.
Non ne fu sicura, ma ebbe quasi l'impressione che la donna le avesse fatto l'occhiolino, quando le consegnò la pergamena.
La ragazza strinse il rotolo con forza, quasi a sciuparlo, e rivolse un'occhiata alla platea.
Dopo Hogwarts, sarebbe entrata nella corte del Wizengamot, nel ruolo di avvocatessa dei diritti delle donne vittime di violenza e di soprusi.
Aveva tanta strada da fare, se ne rendeva conto; ma era convinta della scelta, e l'avrebbe perseguita con tenacia.
Nel mentre, poi, avrebbe aiutato i suoi fratellini che, l'estate prima, avevano fatto la loro prima magia (far scomparire tutti i broccoli dal piatto) e sarebbero sicuramente stati ammessi ad Hogwarts.
Si sentì felice e orgogliosa, quando tornò a posto con il diploma in mano.
Quando gli studenti di Grifondoro furono terminati, neanche l'attesa di Ethan fu lunga.
«Carr, Ethan.»
Il ragazzo avanzò con espressione calma, quasi seria, e, per un momento, tutti pensarono che si sarebbe perfino astenuto dal sorridere.
Invece, quando ebbe la pergamena tra le mani, un sorriso genuino, vero, gli comparve sulle labbra.
Lui che, da un anno ormai, aveva ripreso a suonare il piano, avrebbe fatto della musica la sua professione.
Aveva preso a comporre, incoraggiato dagli amici, e stava diventando sempre più bravo.
E pensare che i suoi avrebbero voluto che intraprendesse la carriera da Medimago!
Ah, be', ormai è troppo tardi, pensò Ethan, tornando a posto.
Si sentì in pace con il mondo e con se stesso, quando si sedette nuovamente.
Shyla si alzò ancor prima che la McGranitt potesse dire: «Dalton, Shyla» perché l'attesa si era fatta seccante, per lei.
La McGranitt le rivolse un'occhiata significativa, quando le consegnò il diploma.
La donna non fu sicura che la ragazza avesse colto ciò che voleva dirle, eppure, quando Shyla rivolse uno sguardo alla platea, sorrise anche lei.
Lei avrebbe perseguito la strada di sua madre, lavorando al Ministero all'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, dedicandosi in particolare agli scambi culturali e linguistici.
Si sentì sicura e carica d'aspettative, quando fece ritorno a posto con il diploma tra le mani.
Dunque, l'ultimo, tra i quattro, a venir chiamato fu: «Hogan, Tyler.»
Il ragazzo s'incamminò nel tragitto tra il suo posto e i docenti con uno dei sorrisi più ampi che avesse mai sfoggiato, con dei calzini azzurro accesso che era impossibile non notare, sotto la veste da cerimonia (volutamente) ripiegata più volte sulle caviglie.
Dopo aver abbracciato la McGranitt (che non si scostò), afferrò il diploma.
Lo stilista. Ecco cosa sarebbe diventato. Avrebbe iniziato facendo da apprendista nella boutique di Madama McClan, a Diagon Alley.
Poi, avrebbe aperto una boutique tutta sua, magari a Hogsmeade.
Si sentì più ottimista che mai, quando fece ritorno al posto.
Alla fine della Cerimonia, come di tradizione, gli studenti del settimo anno si sistemarono nelle barche, le stesse barche con cui erano stati accompagnati la prima volta.
Faceva un certo effetto, salirci di nuovo.
I quattro si sistemarono insieme su una delle barche, osservando il castello, e sperando che non fosse l'ultima volta.
Era quello, dunque, il "gran finale"?
A livello didattico, forse sì.
Ma non per tutto il resto, no. Tra i progetti del futuro di Tyler, Ethan, Michelle e Shyla uno dei più importanti era quello di restare insieme.
Dopotutto, la fine è pur sempre un inizio.
Fu guardando il castello allontanarsi, che Tyler tese la mano verso Ethan, che la strinse e allungò la sua verso Shyla, che fece la stessa cosa e strinse anche quella di Michelle.
Se piansero? Sì, lo fecero.
Piansero, chi più e chi meno, ma lo fecero. Come avrebbero potuto non farlo?
Gli uni nelle mani degli altri, sembravano ricordarsi a vicenda la presenza reciproca.
Poi sorrisero, insieme, realizzando che a Hogwarts ci sarebbero tornati sempre.
Sentirono il bisogno di ringraziare il castello per tutto, assolutamente tutto quello che aveva donato loro, così incondizionatamente, in quei sette anni.
Avevano una vita davanti, e l'avrebbero vissuta al meglio.
L'avrebbero vissuta consapevoli che mai, mai, ci sarebbe potuto essere un luogo che per loro avrebbe significato casa più di Hogwarts.
The End
(or something like that)
☽
Fine
(o qualcosa del genere)
Fatto il misfatto
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