6. Di racconti e movimenti di protesta
«E così,» cominciò la professoressa McGranitt, serrando le labbra con fare severo e osservando con sguardo inquisitorio i quattro ragazzi che avevano appena preso posto davanti alla scrivania alla quale era seduta, «Avete scatenato un movimento di protesta con degli studenti del secondo anno.»
«Alcuni erano anche del primo» precisò Shyla.
Michelle, Tyler ed Ethan si voltarono a guardarla.
Lei, tuttavia, non sembrò notare i loro sguardi.
La professoressa, che, in quanto Vicepreside, quel giorno stava sostituendo il professor Silente, chiuse gli occhi, come a voler richiamare a sé tutta la pazienza che aveva in corpo, e riprese: «Cosa che, inevitabilmente, ha portato scompiglio in tutto il corridoio del terzo piano, disturbando le lezioni altrui.»
«Be', sono sicuro che molti avrebbero voluto unirsi a noi» commentò Tyler, sorridendo, «E l'avrebbero fatto, se non fossimo stati interrotti brutalmente.»
La McGranitt si schiarì la gola con fare infastidito: gesto che, inequivocabilmente, stava a significare che non avrebbe accettato una terza volta un intervento indesiderato.
Poi, quando parve che i quattro avessero riportato la loro attenzione su di lei, aggiunse: «Ora, prima di assegnarvi una punizione che – si spera – vi faccia capire una volta per tutte quanto queste azioni siano sbagliate, gradirei sapere cose vi abbia spinto a fare una cosa tanto sconsiderata e ridicola.»
I quattro si scambiarono un'occhiata a vicenda.
Poi, sorridendo, Tyler disse: «Bene, professoressa, si metta comoda: è una storia piuttosto lunga.»
La professoressa alzò un sopracciglio, «Allora la prego di riassumerla, signor Hogan. Ho altre faccende da sbrigare.»
«Non è lunga sul serio» la rassicurò Michelle.
«Be', no» ammise Tyler, «Ma dirlo fa più effetto.»
La donna roteò gli occhi, «Ha intenzione di iniziare entro la fine di quest'anno?»
Tyler le sorrise dolcemente e annuì. Subito dopo, mettendosi comodo sulla sedia in pelle di drago, iniziò: «Questa mattina, io, Michelle, Ethan e Shyla... »
... i quattro sbucarono dall'angolo di un corridoio, splendenti nelle loro tute da spie super-segrete.
Lonely Hearts Club, pronta a colpire.
Tyler, che indossava un'uniforme in tinta con i suoi capelli, fece un salto mortale all'indietro, assicurando via libera agli altri.
Michelle, vestita di un elegante bourdeaux, lo seguì correndo.
Ethan, nella sua uniforme verde smeraldo, fece un capriola doppia per raggiungere i compagni.
Infine, Shyla, con passo sicuro e deciso, esaminò con attenzione i corridoi, riferendo successivamente ai suoi compagni, nonché amici fidati, che non correvano alcun pericolo.
Poi, dopo un iniziale spettacolo di fuochi d'artificio, i quattro...
«Scherzi, vero?» la voce irritata di Shyla interruppe il racconto di Tyler. «Non è andata così!»
«Grazie per aver messo il punto alla situazione, signorina Dalton. Ma l'avevo capito da sola» ribatté la professoressa.
«E poi, perché ho una tuta verde smeraldo?!» esclamò Ethan, indignato. «La voglio nera!»
«Oh, giusto. Ricomincio» rispose Tyler.
«E questa volta con del realismo, se non le dispiace» commentò la professoressa.
Il ragazzo dai capelli verde acqua si schiarì la gola e poi riprese: «Dicevamo, i quattro... »
... cavalcando dei draghi, arrivarono nel corridoio del terzo piano, dove...
«Tutto questo è ridicolo» fece la voce di Shyla, riportando tutti nell'ufficio del Preside e lontano dai draghi. «Ci penso io a raccontare la vera ed unica versione dei fatti.»
«Ah, allora la situazione migliorerà di certo!» commentò Ethan.
Michelle gli diede un pizzico sul braccio, così da zittirlo.
Shyla si sistemò con fare professionale la gonna che indossava, poi iniziò: «Questa mattina, come altre cinque prima di oggi, abbiamo fatto colazione tutti insieme al tavolo dei Corvonero... »
... Era una mattina soleggiata.
Shyla era seduta a fare colazione da un po', spalmando con cautela la marmellata di pesche sul toast – movimenti precisi: da destra verso sinistra, per evitare sbavature – quando Ethan che, anche quella mattina non sapeva dove altro sedersi, decise di occupare il posto vuoto accanto a lei...
«Chi ti dice che non abbia un altro posto su cui sedermi?» la interruppe Ethan, «Che ne sai? Potrei decidere di sedermi accanto a te per spiarti per conto del governo.»
«Ma per favore» disse Shyla, scoccando la lingua, «Non hai la precisione adeguata per lavorare per il governo. Basta notare come pieghi le maniche della camicia: fai tutto senza darci troppo peso.»
«Signorina Dalton» fece la voce irritata della McGranitt, «Continui. E si lasci i dettagli irrilevanti per lei.»
Shyla fece per ribattere, ma un calcio negli stinchi da parte di Michelle le ricordò di ubbidire all'insegnante.
Così riprese: «Non passò molto tempo prima che anche Tyler ci raggiungesse e, infine, come sempre, Michelle... »
... «Scusate il ritardo» disse Michelle, già intenta a prendersi una tazza di caffè.
«Non importa» rispose Tyler, sorridendo. Quel giorno, indossava un maglione a righe lilla e rosse.
Quel mercoledì, gli studenti del sesto anno avevano un'ora libera a disposizione: la prima.
Ciò era dovuto all'arrivo a scuola del celebre autore di Studi sulle Scuole Magiche nel Mondo che, ogni giorno per una settimana esatta, avrebbe tenuto un discorso di incoraggiamento a classi diverse, suddivise in base all'anno.
Dal momento che, quel giorno, il discorso sarebbe stato rivolto agli studenti del terzo e avrebbe implicato la presenza dei professori che avrebbero dovuto tenere una lezione ai ragazzi del sesto anno – Flitwick per Grifondoro e Corvonero, Collins per Tassorosso e Serpeverde – le lezioni erano state rimandate.
Shyla avrebbe voluto andare in Biblioteca, cogliendo l'occasione, ma i dettami sociali glielo impedirono, costringendola a fare una passeggiata per il castello con quelli che, convenzionalmente, aveva preso a chiamare "amici".
«Non ti abbiamo costretta» precisò a quel punto Tyler, «Non potevamo lasciare che passassi un'ora libera a studiare, però.»
«Non c'è di che» aggiunse Michelle.
Shyla scosse il capo, infastidita, e continuò: «E così, stavamo passeggiando per il terzo piano, quando... »
... dei singhiozzi soffocati ruppero il silenzio di quel corridoio.
Voltandosi, Michelle notò una ragazzina minuta, accovacciata su se stessa, che, tremando e con il volto immerso tra le mani, piangeva ininterrottamente.
Appena la Grifondoro indicò la scena agli altri tre, Tyler le si avvicinò di fretta, quasi correndo.
«Hey» le disse dolcemente, sedendosi a fianco a lei, al suo lato destro.
La ragazzina sussultò, poi scoprì il viso e osservò Tyler con occhi intimoriti, nonostante le stesse sorridendo con fare rassicurante.
«Va tutto bene» disse Michelle, affiancandola al suo lato sinistro, «Come ti chiami?»
La bambina deglutì, poi disse: «Di- Dianne.»
«Ti va di dirci che succede, Dianne?» chiese Tyler con un tono così gentile che nessuno si sorprese quando la ragazzina iniziò a spiegargli, sebbene non lo conoscesse affatto, cosa l'aveva turbata in quel modo.
«Giocare a Quidditch è-è sempre stato-o il mi- mio sogno» iniziò, «Co- così, s- sono stata felicissima di iniz-iniziare il secondo a-anno: così avrei po-potuto, finalmente, fare le se-selezioni. Uno dei Ba-Battitori della squadra di Grifondoro, Ma-Matthew, ha-ha finito la scuola l'anno scorso, così si cercava un so-sostituto.»
Michelle annuì: conosceva Matthew.
«Era la mia occa-occasione» riprese Dianne, «Pe-però, non sono brava qua-quanto cre-credevo di essere. Ho sbagliato tu-tutto.»
«Certo, che tu sia goffa non c'è dubbio. Basta osservare le tue ginocchia: sei piena di lividi. Inciampi spesso» commentò Shyla.
Michelle la fulminò.
«Non ascoltarla, Dianne. Dice così solo per sdrammatizzare» la rassicurò Tyler.
Dianne tirò su col naso, poi aggiunse: «Ma-ma non è finita qu-qui. Alle selezioni c'erano du-due dei miei compagni, Jeffrey e Ama-Amanda, che, assistendo al mio falli-fallimento, mi hanno presa in giro per giorni i-interi. Oggi, quando so-sono entrata in cla-classe, tutti sono scoppiati a ridere. Lo sa tu-tutta la cla-classe» la ragazzina si coprì di nuovo il volto con le mani.
«Cercano un appagamento personale nel deridere gli altri: un classico» fece Shyla.
A quel punto, fu Ethan a guardarla male.
«Sai, alla gente piace parlare» disse Tyler, accarezzando le spalle a Dianne, «Si dimenticheranno presto di questa storia. Promesso.»
Dianne scosse il capo, «No-non giocherò mai più a Quidditch, mai pi-più.»
«Hey» fece Michelle, alzandole il mento con le dita e costringendola a guardarla negli occhi, «Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Se hai un sogno, tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.»
Dianne la guardò sinceramente colpita, e finalmente un sorriso si fece largo sul suo volto, mostrando un apparecchio d'argento ai denti.
«Michelle ha ragione» si intromise Ethan, «Non meritano le tue lacrime.»
«Probabilmente, per te è difficile capirlo ora» disse Tyler, «Anche per noi lo era. Col tempo e l'esperienza, imparerai a fregartene di ciò che pensano gli altri.»
«Ad ogni modo... » proruppe Shyla.
Ethan, Michelle e Tyler la guardarono, a mo' di avvertimento.
«Ciò che ha subito si chiama bullismo. E deve finire» concluse la bionda.
I tre sospirarono rassicurati, per poi annuire.
«Dov'è la tua classe?» chiese Ethan.
La ragazzina gliela indicò: era poco distante da dove si trovavano loro.
«Perfetto» un ghigno si fece largo sul volto del corvino.
«Che vuoi fare?» chiese Michelle.
Ethan non rispose, anzi, ghignò ancora di più e disse: «Abbasso il bullismo. Abbasso il bullismo.»
«Abbasso il bullismo» ripeté Tyler, subito seguito da Michelle e Shyla, e poi da Dianne.
«Abbasso il bullismo!» esclamavano ripetutamente in coro, avviandosi verso l'aula di Dianne.
Ethan non aspettò che gli si dicesse "avanti" quando bussò, bensì entrò senza troppi complimenti e corse tra i banchi esclamando: «Abbasso il bullismo!» con gli altri e, insieme, iniziarono a lanciare fogli, libri e piume d'oca per aria.
Dopo vari momenti di riluttanza, alcuni studenti si unirono a loro, destando ancor più scompiglio nell'aula e, sebbene il professore li avesse minacciati e richiamati all'ordine più volte, in men che non si dica un gruppo indiscreto di ragazzini del secondo anno seguirono i quattro fuori dall'aula e, man mano che procedevano a passo di marcia per il corridoio, anche alcuni studenti del primo si aggiunsero.
La professoressa McGranitt li osservò attentamente, uno sguardo indecifrabile sul volto.
Dopo vari minuti, abbassò il capo. Tyler poté giurare di averla vista sorridere.
«È la verità?» domandò la donna.
«Professoressa, conosce Shyla. Dice tutto quello che le passa per la testa. Non potrebbe mai scherzare, neanche se volesse» disse Ethan.
«Ragazzi, quello di punire gli studenti che fanno del bullismo ed evitare che lo continuino a farlo è un compito che spetta solo ed esclusivamente ai professori, ai Prefetti e ai Capiscuola. Non mi pare che rientrate anche solo in una di queste categorie» disse la McGranitt.
«Certo, e guardi che bei risultati che ci sono stati prima del nostro intervento!» ribatté Ethan.
«Non posso negare che ciò che avete fatto vi abbia reso onore» continuò la donna, ignorandolo. «Ma di certo non eravate autorizzati a farlo in quel modo, interrompendo la lezione e portando scompiglio per un corridoio. Una punizione è d'obbligo, per voi.»
«Professoressa, non li punisca!» fece una vocina all'ingresso dell'ufficio.
Dianne, che evidentemente aveva origliato tutto dall'inizio, aveva preso coraggio per intervenire, e ora se ne stava lì, leggermente intimorita, ma decisa.
«Mi hanno aiutata molto.»
«Non lo metto in dubbio, signorina Hill» rispose la professoressa, «Ma le regole devono essere rispettate. Altrimenti, si scatenerebbe una protesta ogni giorno. Il che, capite bene, sarebbe controproducente per la vostra educazione e formazione in questa scuola.»
Ethan sbuffò. Fu possibile avvertire il suo sarcasmo perfino in quel suono.
«Domani dopo lezione, nell'aula di Trasfigurazione» decretò la professoressa. «Potete andare.»
I ragazzi si alzarono e, dopo un ultimo saluto formale, si chiusero la porta alle spalle.
La McGranitt, finalmente, si concesse di sorridere.
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☽ Angolo Moony:
Capitolo che voglio dedicare a Golden_Starlight_ che, nella sua raccolta "Tante Cose Casuali", ha disegnato davvero splendidamente i personaggi di questa storia, ed è bravissima.
Una precisazione: la frase di Michelle – "non permettere mai a nessuno..." – è presa dal film La Ricerca della Felicità.
E niente, questo capitolo non mi convince.
Spero, comunque, vi sia piaciuto e grazie mille per averlo letto!
Un bacione e tanto cioccolato,
Fatto il misfatto
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