23. And so this is Christmas
Il Natale era una festività convenzionale, Shyla lo aveva ripetuto svariate volte.
Era dedita al consumo, Shyla lo aveva ribadito con insistenza.
Se fosse vero o no, a Tyler interessava ben poco.
Quella mattina del venticinque dicembre si svegliò prima del previsto, come faceva ogni singolo anno.
Era sempre stato un ragazzo mattiniero, ma la mattina di Natale sarebbe stato in grado di svegliarsi prima del gallo, se mai ne avesse posseduto uno. O di non dormire affatto.
Si alzò in silenzio, ben attento a non svegliare Ethan, con cui condivideva la stanza.
Si avvicinò con cautela alla finestra, nella speranza, infantile, di trovare un alto strato di neve sulle strade.
Ma, come era stato predetto da Paul, ciò non accadde.
Al posto della neve c'era acqua; doveva aver piovuto tutta la notte, e certo la neve non avrebbe mai potuto posarsi. Eppure, Tyler sorrise lo stesso.
Erano le otto e mezza del mattino. Sapeva che tutti gli altri stavano ancora dormendo. Sapeva che la reazione di Ethan sarebbe stata decisamente negativa, se avesse deciso di svegliarlo.
A differenza sua, il corvino amava dormire la mattina, come una sorta di gufo. Tyler lo sapeva.
Ma sapeva anche che quello era il giorno di Natale, il giorno – a detta sua – migliore dell'anno.
Non poteva mica aspettare che si svegliassero tutti.
Fu per via di queste ragioni che, avvicinandosi al giradischi magico presente nella stanza degli ospiti in cui alloggiavano, ed estraendo dal suo baule un vinile di canzoni natalizie Babbane, fece diffondere nella camera le note di Frank Sinatra.
I'm dreaming of a white Christmas,
just like the ones I used to know,
where the treetops glisten,
and children listen,
to hear
sleigh bells in the snow
L'intenzione di Tyler non era stata quella di alzare il volume così tanto. Avrebbe potuto tentare di spiegarlo per ore.
Avrebbe potuto giurare di non aver voluto assolutamente che Ethan cadesse dal letto per lo spavento; aveva voluto, più semplicemente, che lo "spirito del Natale" si diffondesse, almeno un po', sin da subito quel giorno.
Avrebbe potuto giurarlo solennemente, tuttavia intuì – dallo sguardo omicida che Ethan gli lanciò, una volta risollevatosi dalla moquette – che non sarebbe servito a granché.
«HOGAN, IO TI AMMAZZO» sbraitò il Serpeverde, lanciando con singolare maestria un cuscino che Tyler riuscì a schivare per un pelo.
«Lo so, scusa!» urlò l'amico di rimando, correndo a bloccare la canzone nel bel mezzo del ritornello.
«Che razza di problemi avete voi due?!» fece una terza voce.
Michelle se ne stava sulla soglia della porta, gli occhi impastati di sonno, i capelli scompigliatissimi e un'espressione a metà tra l'esasperato e l'accigliato sul volto.
«Chiedilo a Hogan» rispose Ethan con fare burbero, rimettendosi sotto le coperte.
«Volevo semplicemente iniziare questa giornata al meglio!» Tyler alzò le mani, per giustificarsi, «Ma... ehm... non doveva andare così» aggiunse poi, toccandosi i capelli verde acqua con fare imbarazzato.
«Sapete, io posso anche non essere un'esperta di comportamenti convenzionalmente definiti "educati"» s'aggiunse la voce di Shyla, appena arrivata, avvolta nella vestaglia, «Ma se c'è una cosa che so è che non è rigoroso, né tantomeno etico, mettere della musica a tutto volume di prima mattina.»
«È stato...» fece per dire Michelle.
«...Tyler, lo so» la Corvonero annuì, convinta.
«Okay, scusatemi. Non volevo svegliarvi... non così» nel dirlo, Tyler non poté nascondere il suo entusiasmo, nonostante gli sguardi tutt'altro che gioiosi che i suoi amici gli rivolgevano, «Ma pensateci: è Natale! Il vischio, la gente che ride, le famiglie riunite, il... –»
«...Il niente assoluto che mi importa di tutto questo» s'aggiunse di Ethan, la voce ridotta a un suono sommesso da sotto le coperte.
«Ma è Natale, finalmente! Buon Natale!» ribatté Tyler, che sembrava sempre più contento.
«Tyler, sì, lo sappiamo. È Natale. Piace anche a me, fidati. Ma sai cos'altro mi piace? Dormire» commentò Michelle, sbadigliando.
«Non si dorme la mattina di Natale!» esclamò il Tassorosso.
«No di certo» fece Shyla, «La mia regolare routine di sonno è stata compromessa. Non potrò più prendere sonno. Sarai contento, spero.»
«Andiamo a fare colazione, allora!» Tyler aveva preso a saltellare.
«A questo punto, direi di sì...» si arrese Michelle, ancora sbadigliando.
Anche Shyla sembrò accondiscendere a mangiare, perciò l'unico che si astenne dal formulare un giudizio a riguardo fu Ethan.
«Su, Ethan!» Tyler si avvicinò al groviglio di coperte che nascondeva l'amico, per poi sollevarne gran parte, scoprendolo, «È la mattina di Natale! Dobbiamo fare colazione, aprire i regali...»
«Davvero!?» esclamò Ethan di rimando, sollevandosi sui gomiti.
«Sì!» il Tassorosso annuì energeticamente.
«E allora sai che ti dico!?»
«Cosa!?»
«Non me ne frega niente!» sbraitò in fine il corvino, riprendendo i lembi delle coperte e rifugiandosi nuovamente all'interno del groviglio.
Alla fine, Tyler, aiutato da Michelle, dovette trascinarlo da un piede affinché scendesse di sotto.
Nel tragitto, rischiarono quasi di travolgere il povero Bibilus, che trasportava una pila di panni da lavare.
«Scusaci, Bibilus!» disse Tyler, «Buon Natale!»
«Sì, Bibilus, buon Natale» rincarò Ethan, un'espressione seccata in volto e le braccia conserte mentre, disteso sul pavimento, veniva trascinato per una gamba, «Salvami da questi idioti.»
Alla fine, arrivati al piano di sotto, al corvino venne concesso di rimettersi in posizione eretta, purché non scappasse.
Non si aspettavano che il signore e la signora Dalton fossero già in piedi ma, come disse loro Shyla, probabilmente li stavano aspettando.
Il signor Dalton rivolse loro un sorriso raggiante e, dopo aver augurato ad ognuno di loro il più felice dei Natali, indicò quattro posti liberi alla tavola, che era imbandita da svariate prelibatezze, lasciando una vasta scelta, a seconda dei gusti: dal tè al caffè, dai toast alle omelette, dalla marmellata alle uova sode.
La signora Dalton, invece, era intenta a leggere il giornale. Anche lei fece loro gli auguri, ma sembrò molto più formale.
Quella mattina, aveva i capelli biondi raccolti in un'elegante crocchia laterale, acconciatura che metteva ancor più in risalto le striature grigie tra l'oro dei suoi capelli.
Gli occhi verdi, segnati dalle rughe, scrutavano le parole riportate dalla Gazzetta del Profeta, e le labbra fini e strette si muovevano appena.
Erano a metà della loro colazione "di Natale", quando Paul annunciò: «Mi dispiace, ragazzi. Ieri sera, per questioni di tempo, non ho potuto comunicare a Bibilus di sistemare i vostri regali sotto l'albero, quindi se ne sta occupando ora. Dovrete aspettare un po'.»
La notizia fu, lì per lì, irrilevante.
Tuttavia, Bibilus si presentò sulla soglia della porta della cucina poco dopo, evidentemente desolato.
«Bibilus si scusa, signori. Ma Bibilus non è riuscito a trovare i regali da nessuna parte. Ha guardato ovunque! Bibilus ha anche tentato con Incantesimi d'Appello, signori. Ma i regali non si trovano.»
«Non è raro, come avvenimento» osservò Shyla, per niente colpita dalla notizia, «Quando degli oggetti sono troppo vicini a fonti magiche, a volte vengono risucchiati da... –»
«Mi dispiace tanto, ragazzi!» esclamò il signor Dalton, disperato, «Io... non so come...»
«Non ti preoccupare, Paul» fece Tyler, che tuttavia sembrava deluso. Prima la mancanza di neve, poi l'incidente con il giradischi e in fine questo.
Dopo colazione si misero alla ricerca dei regali. Ma Bibilus aveva ragione: sembravano esser andati perduti. Paul disse che si sarebbe rivolto al Dipartimento per gli Oggetti Smarriti al Ministero, ma un temporale improvviso bloccò tutti i londinesi nelle proprie dimore.
Così, i ragazzi se ne stettero per un po' nel soggiorno, accanto all'albero di Natale che, ogni anno, il signor Dalton si ostinava a decorare.
«Mi dispiace che sia andata così, Ty» disse Michelle, affiancando il ragazzo.
«Ah, la giornata non è ancora finita!» rispose Tyler, speranzoso, «Piuttosto, mi dispiace per te: so quante fatica ci hai messo a farci dei regali e...»
Ma Michelle agitò la mano, sorridendo rassicurante: non aveva più alcuna importanza.
Subito dopo, Paul entrò nel salotto: «Ragazzi, vi ho portato della cioccolata calda. E... Ethan, Shyla mi ha detto che suoni il piano.»
Il corvino annuì, mentre gli altri prendevano le loro tazze di cioccolata fumante.
«Be', mia moglie suona... suonava, in realtà. Abbiamo un pianoforte, nell'altra stanza. Magari potresti suonarci qualcosa, tanto per rianimare gli animi di tutti.»
Ethan non aveva alcuna intenzione di suonare; non era in vena.
Stava quasi per rifiutare la proposta, quando notò gli sguardi dei suoi amici su di lui.
La mattina di Natale non era andata esattamente come si aspettavano ed Ethan decise di voler fare qualcosa per tirarli su di morale.
Fu così che, con la cioccolata calda tra le mani, si riunirono tutti intorno al pianoforte. Persino Lea decise di sedersi sulla poltrona lì a fianco. Bibilus venne invitato personalmente da Michelle.
Ethan suonò "War Is Over" di John Lennon, l'unica canzone di Natale che gli fosse mai piaciuta.
Perciò, quel venticinque di dicembre andò così.
Non nevicò, non aprirono i regali e non si svegliarono con i sorrisi stampati sul volto.
Eppure, fu uno dei Natali migliori mai trascorsi.
Erano lì, insieme, a bearsi della musica, di un albero senza luci, di tuoni e fulmini, di un vecchio Elfo e due vecchi genitori che, in due modi differenti, erano grati della presenza di quei ragazzi nella loro ricca, immensa casa.
Non ebbero bisogno di dire molto, perché la loro presenza bastava.
Avevano del calore umano intorno, tutti loro; e capirono, in quel momento più che mai, quanto la loro amicizia fosse importante.
Dunque, Natale era questo.
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☽ Angolo Moony:
Hello there!
Okay, un capitolo ambientato a Natale e pubblicato a gennaio è leggermente fuori luogo, me ne rendo conto.
Ma ci tenevo che i LHC passassero il Natale insieme, perché è una festività a cui, per svariati motivi, sono particolarmente legata.
Per quanto riguarda la sparizione dei regali: non sono particolarmente sicura che possa accadere, devo essere sincera. Ma siamo in un mondo magico, tutto è possibile!
Inoltre, ci tenevo che i doni materiali svanissero, per lasciar spazio a valori più importanti.
Come al solito, spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto e vi dono del cioccolato!
Alla prossima,
Fatto il misfatto
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