21. L'altra parte della storia

Ci sono momenti nella vita nei quali tutto sembra arrestarsi.
Il tempo. L'aria. I suoni.

Spesso, si rincorre con convinzione una svolta, un avvenimento, una notizia, che possa mutare le proprie esistenze per sempre e che sia in grado di strapparci dalle grinfie di una quotidianità opprimente e soffocante.

Durante pochi mesi, ai ragazzi che, in quel momento, fissavano l'uomo dinanzi a loro, incapaci di proferire parola, ne erano successe di cose.

Alcune piacevoli da ricordare, altre meno.

Avevano perseguito con tenacia il desiderio d'un cambiamento, aggrappati ad una speranza che era stata benevola con loro.

Forse è proprio nei momenti in cui non ci si aspetta nulla, che qualcosa stravolge il corso naturale degli eventi.

Paul Dalton osservò Michelle, Ethan e Tyler quasi con un moto di compassione negli occhi.

Poi si voltò verso la porta in mogano che era stata chiusa da Shyla minuti prima e richiamò Bibilus, l'Elfo Domestico.

Facendosi attendere meno di due minuti, quest'ultimo entrò con un inchino nel salotto.

«Il signore ha richiesto l'aiuto di Bibilus?» domandò, e fu solo allora che i tre ragazzi notarono la sua voce squillante.

«Sì, Bibilus, grazie. Cosa sta facendo Shyla?»

«Bibilus è passato dalla sua camera poco fa, signore. Bibilus ha visto che stava sistemando i vestiti nell'armadio. Ma la signorina Dalton ha anche informato Bibilus che non è soddisfatta del modo in cui Bibilus le ha sistemato la stanza durante la sua assenza, quindi la signorina Dalton la sistemerà di nuovo» l'Elfo fece un secondo inchino assolutamente innecessario.

L'uomo si accarezzò il mento privo di barba e poi fece un sorriso che di gioioso aveva ben poco, «Bene. Ha ancora sedici anni, non può fare magie fuori da Hogwarts, e risistemare la stanza le porterà via del tempo» poi posò nuovamente gli occhi sull'Elfo «Portaci una tazza di tè e...» tornò a guardare i ragazzi, «Voi cosa gradite?»

«Nulla, grazie lo stesso» fece Ethan.

«Oh, non fare complimenti, ragazzo!» insisté Paul.

«Davvero» rincarò il corvino, «Va bene così.»

«Ehm...» Michelle mise su un sorrisetto impacciato, «A me piacerebbe una tazza di caffè, se possibile.»

«Giusto! Shyla aveva detto che amavi il caffè. Scusa, l'avevo rimosso» il signor Dalton, in fine, rivolse la sua attenzione su Tyler.

Il Tassorosso sorrise educatamente, «Una tazza di tè andrà bene.»

Bibilus scomparve e ricomparve nella stanza con una velocità ammirevole. Trasportava dei vassoi pericolosamente oscillanti sulle braccia e sulla testa che, tuttavia, non caddero né versarono i liquidi che reggevano sul tappeto pregiato.

«Grazie, Bibilus. Socchiudi la porta, per favore» gli disse in fine il signor Dalton, per poi assaporare il primo sorso di tè.

Successivamente, osservando i tre ragazzi davanti a lui, iniziò il suo racconto: «Ho conosciuto Lea, la madre di Shyla, nella casa editrice che, nei primi anni, pubblicava i miei libri. Lei era in cerca di una lettura leggera, e io le consigliai un paio di libri che mi erano piaciuti. Parlammo per un po' e lei prese a frequentare il negozio di libri quasi ogni giorno. Non ci volle molto prima che mi innamorassi di lei. Non solo per il suo aspetto... sapete, tutta la bellezza di Shyla le è stata donata dalla madre: la pelle perfetta, gli occhi verdi, i capelli color oro. Ma io mi innamorai di più del suo modo di pensare, della sua ricerca costante di aspetti positivi nelle piccole cose. Io avevo quarantacinque anni, all'epoca, e non ero mai stato visto dalle donne come qualcosa di più che un amico. Mi ero rassegnato all'idea che non mi sarei mai sposato né avrei messo su famiglia. Eppure, Lea... Lea sembrava davvero essersi affezionata a me e iniziammo a passare sempre più tempo insieme. All'epoca, lei non lavorava: scoprì che apparteneva a una famiglia benestante e viveva di rendita, viaggiando alla scoperta di terre inesplorate.»

Michelle, Tyler e Ethan lo ascoltavano rapiti. C'era qualcosa nel suo modo di parlare, di fare le pause, di aggrottare le sopracciglia, che facevano di lui il perfetto narratore.

«Così, travolto da un amore mai provato prima, le chiesi di sposarmi. I primi anni furono meravigliosi, davvero. Vivevamo in una casa di campagna, umile, semplice. Lei mi aiutava a scrivere i miei libri: molti dei personaggi, in quel periodo, furono creati da lei. Tutto cambiò quando iniziammo a provare il desiderio di avere dei figli... molto spesso, Lea non riusciva a rimanere incinta e per tre volte le sue gravidanze furono crudelmente interrotte.»

Sul volto di Michelle comparve un'espressione addolorata: si ricordò di quando sua madre le diceva che i suoi figli l'avevano salvata e che, se mai li avesse perso, avrebbe perso la sua stessa vita.

«Lea prese a mangiare meno, parlare a stento e dormire di rado; io cercavo di starle accanto, ma era come se si fosse chiusa in una bolla di disperazione. Alla fine, non so dirvi bene perché, dal momento che stavamo per rinunciare, ma accade: Shyla nacque. Lo ricordo ancora come se fosse stato ieri. Aprì quei suoi occhietti verdi e ci osservò, in silenzio. I Medimaghi ci misero un po' a farla piangere, perché sembrava volesse solo guardarci. Lea riprese a vivere, e io con lei. Shyla era una bambina adorabile, tuttavia aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri.»

Paul si fermò, come a richiamare a sé le forze, e si appoggiò allo schienale della poltrona.

«Non devi raccontarcelo se per te è doloroso, Paul» commentò Tyler, guardandolo comprensivo e caritatevole.

Lui scosse il capo, «Va tutto bene. Dov'ero? Ah, sì. Per esempio, odiava i giocattoli e voleva solo cose come puzzle o costruzioni che, pur essendo magici, lei utilizzava con meticolosità e precisione. Io e Lea ridevamo, osservandola. Era un tipetto fuori dalle righe... voglio dire, una bambina di tre anni che costruisce con ordine dei palazzi avrebbe strappato un sorriso a chiunque. Non ci preoccupavamo neanche del fatto che non volesse stare con i suoi coetanei, perché ritenevamo fosse semplicemente timida e non volevamo forzarla. Un giorno, venne da me con un volume più pesante di lei e mi chiese di insegnarle a leggere. Mi portò un libro Babbano sulla natura che aveva trovato nella mia libreria e, quando le chiesi se volesse provare con dei libri per bambini, il suo fu un no categorico. Così glielo insegnai. Credevo sarebbe stata dura, perché aveva solo quattro anni, ma nel giro di una settimana fu perfettamente in grado di comprendere testi complessi autonomamente. Ma la conferma vera e propria del suo carattere "peculiare" mi fu data quando, lasciando distrattamente un documento finanziario sul tavolo, lei mi fece notare che ero stato truffato riguardo una vendita di libri. Io risi, ma poi mi resi conto che aveva ragione. Aveva solo sei anni.»

I tre annuirono, ben consapevoli dell'intelligenza al di sopra della media della loro migliore amica.

«Fu allora che decidemmo di sottoporla a visite mediche. Ogni Medimago ci diede una versione differente, finché un medico Babbano ci disse che, nonostante sia una sindrome presente quasi completamente solo nei maschi, Shyla era un'Asperger. Sapete, la sindrome di Asperger è un autismo privo di ritardo mentale che presenta gravi difficoltà nell'intestazione sociale e comportamenti limitati.
Shyla ha attacchi di panico se circondata da troppa gente, non comprende l'umorismo ed è tendenzialmente indifferente alle emozioni.»

Ethan abbassò gli occhi. Quante volte l'aveva stuzzicata, perché non era in grado di cogliere il suo sarcasmo? Era stato ingiusto con lei. Si sentì terribilmente in colpa.

Paul gettò una rapida occhiata alla porta per controllare che Shyla non fosse nei paraggi e riprese: «Sapete, la notizia devastò Lea. Iniziò a essere sempre più distante, più assente, fin quando non iniziò a lavorare. Riuscì a guadagnarsi un ottimo posto al Ministero che ci ha permesso di acquistare questa casa e vivere qui. Lei disse che il suo dedicarsi alla carriera era per il bene di Shyla, per le cure mediche... ma l'Asperger non si può curare. No, la verità è che ognuno di noi affronta il dolore a modo proprio. Lea aveva sofferto da morire per avere un figlio e la successiva malattia di Shyla fu un duro colpo. Non gliene ho mai fatto una colpa. Io lavoro in casa, quindi sono la persona che è stata e sta più di tutti con Shyla. Lei è tutta la mia vita, capite? Quando venne accettata a Hogwarts, mi accertai che i professori sapessero che era necessario il suo stabilimento in un dormitorio preciso per tutti e sette gli anni, era importante che avesse un posto tutto suo al tavolo della Sala Grande e persino sul treno. Collocazioni che, ovviamente, si è scelta lei.»

E nelle menti dei tre, inevitabilmente, si fece largo l'episodio dello scompartimento.

«Quindi, capite?» concluse l'uomo, «Ecco perché sono così grato che l'abbiate accettata.»

«Signore» fece Ethan, senza sapere esattamente come mai avesse ripreso un tono formale, «Ad essere sincero non sapevo che Shyla avesse questa sindrome e, pertanto, ho più volte scherzato sul fatto che non cogliesse il mio sarcasmo. Mi dispiace.»

«Hey! Hey!» esclamò il signor Dalton, sorridendogli, «Non voglio mica delle scuse! Avevo capito che non lo sapeste!»

Ethan fece per ribattere, ma un suono in direzione della porta glielo impedì.

Due occhi verdi sbucarono dalla porta socchiusa, per poi scomparire pochi secondi dopo.































































*****************************
Angolo Moony:
Hey! Come state?

Io sto da schifo: sono bloccata a letto con la febbre e l'influenza.

Fortunatamente oggi mi sentivo più in forze, così ho deciso di pubblicare.

Allora, spero di aver dato delle spiegazioni esaustive a chiunque si chiedesse cosa fosse la sindrome di Asperger.

Spero anche il capitolo vi sia piaciuto, e grazie, come sempre, di averlo letto.

Cioccolato da una persona al momento debole come non si sa cosa,
Fatto il misfatto

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top