2. Friday, October the 5th

Quel giorno, una pioggia incessante aveva accompagnato gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts durante le lezioni della mattinata, il pranzo e perfino le attività pomeridiane, costringendo chiunque si trovasse in giardino ad abbandonare i suoi svaghi all'aria aperta e far ritorno nelle calde ed accoglienti mura del castello. 

Una situazione tutt'altro che sfavorevole per Shyla che, da sempre un'amante delle giornate piovose, si era rintanata nel suo habitat naturale: la Biblioteca.

Infatti, proprio in quel momento, era lì che rivedeva il suo tema di Astronomia, seduta di fianco alla finestra, godendosi la compagnia di se stessa e del picchiettare regolare delle gocce sul vetro. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Purtroppo per lei, però, arrivate le sei e venti, dovette raccogliere tutte le sue cose ed avviarsi verso la Sala dei Trofei.

Certo: l'appuntamento – se così si potesse definire – avrebbe avuto luogo circa dieci minuti più tardi e la Sala non era poi così distante da raggiungere, ma la determinazione della ragazza nell'essere sempre puntuale sarebbe prevalsa in qualsiasi circostanza.

Ad attenderla davanti alla porta, una volta arrivata, c'era Gazza, il custode, che ostentava un'aria divertita.

«Buona sera, sono qui per– » fece per dire Shyla.

«Lo so benissimo, ragazza» gracchiò il custode con fare burbero, «Ma, prima di cominciare, dobbiamo aspettare che arrivino gli altri.»

«Gli altri?» Shyla fu sorpresa e al tempo stesso irritata.

Era già abbastanza seccante dover scontare una punizione, figuriamoci se a farlo ci sarebbero dovute essere altre persone. Ad ogni modo, la ragazza capì che lamentarsi sarebbe stato inutile, perciò affiancò l'uomo e aspettò che altre figure si avvicinassero.

Non passò poi così tanto tempo prima che Shyla individuasse un ragazzo che stava chiaramente venendo in quella direzione.

Ethan avanzava con le mani in tasca, lo sguardo annoiato.

«E sono due. Ma c'è ancora da aspettare» disse Gazza, non appena il ragazzo fu vicino.

«Ci sono altri?» chiese Ethan che, a differenza di Shyla, non pareva poi così colpito.

Quest'ultima lo osservò per un po', un'abitudine profondamente radicata nel suo essere. Poi distolse lo sguardo. Non provò nemmeno a salutarlo.
Se avesse voluto, sarebbe stato lui a presentarsi per primo; di certo non l'avrebbe fatto lei.

Ma nemmeno Ethan sembrava troppo propenso a parlare, così affiancò la ragazza senza dire una parola, le mani sempre in tasca.

A rompere quell'attesa furono le moine che Gazza cominciò a rivolgere alla sua gatta.
Shyla lo osservò attenta, sebbene la cosa la infastidisse, mentre Ethan lo ignorò in maniera magistrale, come se non lo sentisse per niente.

Dopo che gli "occhi vispi e adorabili" di Mrs. Norris furono elogiati, una seconda ragazza si avvicinò a loro correndo.

«Tre» comunicò Gazza.

«Siamo tutti?» chiese Ethan, ormai palesemente seccato.

Gazza scosse il capo, «Ne manca ancora uno.»

«Scusate per il ritardo» ansimò la nuova arrivata, guardando i due ragazzi. «Sono sempre in ritardo. In realtà, non ho una scusa vera e propria: lo sono e basta. Il ritardo fa parte del mio essere» e rise. Peccato che lo fece solo lei. Shyla la osservò da capo a piedi, mentre Ethan le rivolse solo un'occhiata veloce.

«Sono Michelle, comunque» riprese la ragazza, porgendo la mano.

Shyla le guardò la mano ed indugiò per un po'. Alla fine, seppur con riluttanza, decise di stringerla.

«Mi chiamo Shyla» disse, spicciola, ritraendo la mano subito dopo.

Michelle le sorrise, poi rivolse la sua attenzione al ragazzo.

Lui, sentendosi osservato, la guardò e proferì: «Ethan.»

Michelle aveva ancora il braccio teso quando la figura di un altro ragazzo comparve dietro di lei, esclamando: «Salve!» e facendola sobbalzare.

Si voltò, trovandosi davanti ad un ragazzo dai capelli verde acqua, che, sorridendo gentilmente, sfoggiava una salopette di jeans, una T-Shirt a righe gialle e rosa e delle scarpe, in tinta con i suoi capelli, che Michelle identificò come Converse, delle calzature Babbane.

«Mi chiamo Tyler, ma la maggior parte delle persone mi chiama Ty» si presentò il ragazzo.

Shyla sgranò gli occhi alla vista di un soggetto così stravagante da analizzare, e perfino Ethan smise di fissare il vuoto per voltarsi verso di lui.

Michelle, comunque, fu l'unica che ricambiò il suo sorriso, «Ciao, Ty. Il mio nome è Michelle, e loro sono Ethan e Shyla.»

«E non hanno imparato a parlare da piccoli?» fece Tyler, guardano i due. «Che cosa triste!»

Shyla lo guardò corrugando la fronte in un broncio, «Hey! Sappiamo parlare.»

Il ragazzo dai capelli verde acqua le sorrise, «Scherzavo, tranquilla.»

«Bene, ora che anche i ritardatari di turno sono arrivati... » s'intromise Gazza, lanciando un'occhiata eloquente a Michelle e Tyler.

«Stavo scegliendo l'outfit» spiegò il ragazzo, come se fosse una scusa più che lecita.

«Dicevo, ora che sono qui... » riprese il custode, stizzito. «Potete entrare» e così dicendo si frugò nelle tasche e ne estrasse una chiave, con la quale aprì la Sala. «Il vostro compito sarà lucidare questi trofei.»

«Eh, certo» fece spontaneo Ethan, attirando su di sé gli sguardi degli altri: era sempre una sorpresa per la gente quando apriva bocca. «Perché, per lei, farlo personalmente sarebbe inopportuno. Dopotutto, è stato in questa scuola per pulire. Io non sono un esperto, ma suppongo che ognuno abbia i suoi metodi. Certo: non so fino a che punto coccolare una gatta orribile possa ritenersi un'attività vantaggiosa ai fini dell'igiene.»

«E senza magia. Ripasserò... non so, facciamo alle undici? Per controllare che splendano tutti, e solo allora sarete liberi di andare» concluse Gazza, con fare subdolo, ignorando completamente il commento dello studente.
Si avviò all'uscita e, dopo aver lanciato uno sguardo maligno a tutti – in particolare a Ethan – si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.

«Lo odio» ringhiò Michelle.

«Secondo me, ha solo un disperato bisogno di frequentare  qualcuno» constatò Tyler che, anche davanti alla prospettiva di dover lucidare tutti quei trofei senza l'aiuto della fidata bacchetta, continuava a sorridere.

«Allora» riprese, sfregandosi le mani e guardando gli altri, «Perché siete qui?»

Michelle alzò le spalle, «Ho schiantato un tipo che aveva fatto un commento troppo maschilista per passarla liscia.»

«Ho fatto notare alla professoressa Grubbly-Plank quanto siano sbagliati i suoi abituali metodi di insegnamento e lei, invece che ringraziarmi, se l'è presa sul personale» spiegò Shyla.

Poi i tre rivolsero la loro attenzione su Ethan.

Lui alzò gli occhi al cielo e disse, piatto: «Potrei aver insultato la Trelawney.»

«Oh, voi mi piacete!» si entusiasmò Tyler, «Io, invece, ho– »

«Non hai rispettato le regole sulla divisa scolastica, vero?» lo anticipò Shyla.

Il ragazzo la guardò, «Chi te l'ha detto?»

«Oh, ma per favore! Non c'è nessuno con cui voglia parlare e nessuno che voglia parlare con me. Ma è evidente che il trasgredire che ti ha portato qui sia stato legato al tuo abbigliamento. Ho escluso categoricamente che la tua cattiva condotta fosse derivata da altro, dal momento che sei educato e hai dei modi gentili. Per farti un esempio, sapevo che Ethan invece era stato messo in punizione per via della sua maleducazione, perché parla il minimo indispensabile e, quando lo fa, perlopiù commenta in modo indisponente.»

Allora fu il turno di Ethan di guardarla, «Non è maleducazione: semplicemente mi faccio i fatti miei. Se fossi maleducato, avrei detto a Tyler quanto sembri ridicolo vestito così. Ma ti sembra che l'abbia fatto? No.»

Michelle rivolse un'occhiata allarmata a Tyler, che però non sembrava minimamente colpito dalle sue parole.

Anche la bionda lo ignorò e proseguì dicendo: «E, infine, per quanto riguarda Michelle, avevo dedotto, erroneamente,che il suo castigo fosse stato dettato dal suo costante ritardo.»

«Oh, ho rischiato più volte una punizione per quello, ma finora mi sono stati solo sottratti alcuni punti Casa» precisò la ragazza chiamata in causa.

«Comunque sia, Ethan» fece Shyla, guardandolo, «Non si dovrebbe fumare in quest'edificio», notò il suo sguardo perplesso e spiegò, sospirando: «Hai tenuto le mani in tasca tutto il tempo: è evidente che stai stringendo qualcosa. Dalla forma dire che si tratta di una scatola non troppo piccola ma comunque adatta a stare nella tasca dei pantaloni dell'uniforme. In più, hai un odore di fumo addosso.»

«Wow» fece Tyler, ammirato. «Ma come ci riesci?»

«Io osservo» rispose semplicemente la ragazza.

«Be', non farlo più» disse il corvino, in malo modo, «Non mi piace che la gente che non conosco si faccia i fatti miei.»

«Questo è chiaro» ribatté allo stesso modo la ragazza.

«Ragazzi, scusatemi tanto, eh» s'intromise Michelle, «Ma i trofei sono davvero molti. Direi di metterci subito a lavoro.»

«Giusto» convenne Tyler, «Che ne dite di iniziare da lì?» ed indicò lo scaffale più vicino a loro.

«Io lavoro da sola» comunicò spicciola Shyla.

«Lo stesso vale per me» borbottò Ethan.

Per un po', i quattro si misero a lucidare i trofei in totale silenzio.

Silenzio che, ad un certo punto, venne bruscamente interrotto da Michelle.

«Sapete che vi dico, ragazzi?» proruppe, «Che non è giusto.»

Ethan alzò le sopracciglia con fare sarcastico: la vita era ingiusta.

«Voglio dire, siamo stati messi in punizione senza un vero motivo: io perché ho difeso le donne, come ogni donna dovrebbe fare... »

Shyla la guardò, «C'è qualcuno di intelligente qui, allora.»

« ...Tyler voleva solo esprimere la sua libertà d'espressione... »

Il diretto interessato, per tutta risposta, le mandò un bacio.

« ...Shyla stava solo commentando la lezione, anche se forse in maniera un po' troppo esplicita... »

«Quando ci vuole, ci vuole» fece la bionda.

« ...Ed Ethan... be', non possiamo sapere cosa gli abbia detto la Trelawney per indurlo ad insultarla» concluse Michelle.

«Infatti!» esclamò Tyler, «Insomma, tutti abbiamo desiderato di insultarla almeno una volta!»

Ethan annuì guardandolo e, come smosso da qualcosa, disse: «Okay, statemi a sentire. Michelle ha ragione. Non possiamo permettere che vincano loro.»

«Loro?» fece Shyla, inarcando le sopracciglia.

«Loro. Gli adulti, in questo caso, ma io direi la società in generale. Dobbiamo ubbidire loro solo perché sono più grandi o perché occupano una cazzo di cattedra a scuola.»

«Ce ne andiamo?» propose Michelle, «Lucidiamo questi trofei con la magia, non possono sapere che l'abbiamo usata.»

«È una scuola di magia, dubito che non si accorgano che l'abbiamo usata» osservò Shyla.

«Ma andiamo, Shyla!» esclamò Tyler, «Se avevamo fatto qualcosa di male, allora potrei capire... »

«Se avessimo

«Non ci possono sospendere per una cosa del genere, se è questo quello che temi» decretò Ethan, «Una volta, un tizio, è stato sorpreso a vendere droga tra i banchi. Se non è stato sospeso per questo, figuriamoci se sospendono noi.»

Shyla ci pensò su, poi disse: «Devo finire un progetto sulla classificazione delle diverse fiamme di drago.»

«Che, tradotto nella nostra lingua, significa...?» chiese Tyler.

«Voglio tornare in dormitorio.»

«Perfetto!» esultò Michelle, «Allora, al mio tre... »

I quattro presero le bacchette e le puntarono verso diversi punti della stanza.

«Uno... due... tre!»

Scintille color magenta apparvero attraverso la stanza in pochi secondi e i trofei sulle mensole iniziarono a splendere.

E se quello era stato facile, lo fu ancora di più aprire la porta.

Ma, come in ogni piano perfetto, qualcosa andò storto.

Infatti, non appena furono tutti fuori dalla Sala, videro Gazza che s'avvicinava con una lanterna.

«Hey, voi!» tuonò, «Non sono ancora le undici!»

«CORRETE!» urlò Michelle e, in men che non si dica, i quattro si gettarono in una corsa a perdifiato per i corridoi e le scale, seguiti dal passo pesante ed inconfondibile del custode.

«TANTO VI PRENDO!» sbraitava quest'ultimo.

I ragazzi correvano e i loro passi rimbombavano sul pavimento di pietra.

Erano in netto vantaggio rispetto a Gazza quando, di colpo, Ethan, che era davanti, decise di fermarsi, con il risultato che gli altri tre andarono a sbattere gli uni sugli altri.

«Ma che... » prese Michelle.

«Di qua!» esclamò Ethan, conducendoli in un corridoio secondario, ben nascosto da una cinta di pietra.

I quattro si appiattirono contro il muro, ansanti, ascoltando con attenzione i passi di Gazza, sempre più vicini.

Ad un certo punto, si udì un'esplosione.

«AH, AH!» urlò il custode, che prese a correre verso quella direzione.

«Credo sia stato Peeves» ansimò Michelle, quando fu sicura di non correre più alcun pericolo.

«Concordo» fece Shyla, affannata quanto lei.

«Ora mi è quasi simpatico, quel fantasma» commentò Ethan, portandosi indietro una ciocca di capelli.

«Be', è stato divertente» osservò Tyler, «Dovremmo rifarlo», poi notò lo sguardo degli altri e aggiunse: «Che c'è?»

«Meglio tornare in Sala Comune» affermò Shyla, «Prima che ci trovi.»

Gli altri annuirono.

Così, con cautela, fecero ritorno nel corridoio principale.

«Be', ci si vede in giro» buttò lì Ethan, riportando le mani in tasca.

«Sì» annuì Shyla.

«È stato bello conoscervi» commentò Tyler, sorridendo.

«Comunque, mi sono divertita anche io. Ma non sono sicura di volerlo rifare» confessò Michelle.

Poi, dopo un ultimo sguardo, ognuno di loro prese una direzione diversa per la propria Sala Comune.

E, al di là della finestra, pioveva ancora.












































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Angolo Moony:

Questo capitolo è dedicato a iladel per ringraziarla dei disegni bellissimi che ha fatto sui personaggi, nella sua storia "Disegni come me".

Vi volevo dire, inoltre, che ho trovato delle foto su We Heart It che rappresentano i personaggi e, se volete, posso pubblicarle qui.

Ma se preferite immaginarli senza una foto, basta dirlo.

E niente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e grazie di aver letto!

Un bacio,
Fatto il misfatto

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