19. Don't Stop the Train
Il terzo richiamo del capostazione, inconfondibile nonostante tutta la confusione di quella mattina, preannunciò la partenza quasi imminente del veicolo.
Il garbuglio che i ragazzi non ancora a bordo aveva creato sembrò uniformarsi verso un unico obiettivo: salire sull'Hogwarts Express.
Shyla si sentì strattonare per il braccio sinistro e trasportare lontano da un baule dall'aria piuttosto pesante che una ragazza, con forza notevole, aveva sollevato pochi secondi dopo, riuscendo, per un pelo, a non colpire la testa della bionda.
La Corvonero si voltò di scatto verso Ethan il quale, senza guardarla, continuava a tenerle il braccio e avvicinarla a Michelle e Tyler, che nel frattempo tentavano di farsi spazio nella confusione per poter salire sul treno insieme agli altri.
«Ethan! Lasciami immediatamente» si divincolò la bionda, cercando di sottrarsi dalla presa dell'amico.
Furono tutti, naturalmente, sforzi vani.
La ragazza, che aveva la corporatura più minuta tra i quattro, si rese conto, solo in quel momento, di quanto l'esercizio fisico mai svolto nella sua vita le sarebbe potuto tornare utile, in alcune occasioni.
Ad ogni modo, dopo gli sbraiti di Shyla e gli innumerevoli "permesso, scusami" di Tyler, i quattro si trovarono, miracolosamente, sul treno.
Michelle sospirò, rassicurata, «Appena in tempo.»
Shyla, finalmente libera dalla presa del Serpeverde, la fulminò, «Tu e la tua maledetta abitudine di presentarti in ritardo in qualsiasi occasione! L'avevo detto io che era meglio venire prima, così da evitare questo caos» esclamò. Poi, voltandosi furente verso Ethan, aggiunse: «Sei a conoscenza del fatto che non tollero alcun tipo di contatto fisico, quindi strattonarmi è stato assolutamente– »
«Ti eri fermata in mezzo a quel macello a fissare non so cosa» spiegò Michelle, intuendo, a ragione, che il comportamento dell'amica, poco prima, era stato totalmente inconscio, «Ti ha salvata.»
«Pff» Ethan emise un suono a metà tra uno sbuffo e una risata che sembrò, inequivocabilmente, sarcastico, «Semplicemente ho pensato che i suoi non avrebbero potuto ospitarci più se lei si fosse ferita.»
Shyla, comunque, ostentava ancora quell'atteggiamento inferocito che, sebbene avesse una stazza diversamente imponente, le dava un'aria assolutamente minacciosa.
«Va bene, Shyla» proruppe Tyler, dolcemente, «Cerchiamo uno scompartimento ora, che dici?»
«Non è necessario cercarlo» ribatté lei, «Il mio scompartimento, quello che occupo da sei anni, è nel quarto vagone, sulla destra, a metà del corridoio.»
Ethan inarcò un sopracciglio e rivolse lo sguardo agli altri due, che si limitarono ad alzare le spalle. Successivamente, la Corvonero si diresse con passo sicuro verso il quarto vagone, gli altri tre al seguito.
«Com'è che hai uno scompartimento tutto tuo?» le domandò Michelle, senza il men che minimo segno di scetticismo nella voce: si trattava di Shyla, dopotutto.
«Lo trovai al primo anno. C'è una buona presa d'aria, perfetta qualsiasi temperatura. Certo, tende leggermente ad essere fredda, ma ritengo che il freddo sia più gestibile del caldo. La signora del carrello ci passa solo tre volte, grazie al cielo, così vengo interrotta il meno possibile mentre leggo o studio durante il viaggio» disse lei, continuando a farsi strada per i corridoi del veicolo.
«Sì, ma non hai risposto alla sua domanda» le fece presente Tyler, con una pazienza che Michelle non fu sicura di poter mantenere, né in quel momento, né mai.
«Non è esattamente mio» riprese la bionda, «A dire il vero, ho fatto richiesta di poterci scrivere il mio nome sopra, ma a quanto pare non è consentito.»
«Sul serio?» Ethan sgranò gli occhi, e, se non l'avessero conosciuto, avrebbero pensato che il suo stupore fosse reale.
«Ma io sono sempre puntuale, sapete» e così dicendo, la Corvonero rivolse un'occhiata significativa a Michelle, per poi proseguire: «Ogni anno, che sia un viaggio di andata o ritorno, che siano vacanze o no. Sono sempre qui prima del capostazione. Riesco sempre a trovare quello scompartimento vuoto, e, una volta che mi ci sono sistemata, non ho bisogno di preoccuparmi oltre: gli altri valutano l'idea di unirsi a me, ma non lo fanno mai. Così posso godermi la pace del viaggio.»
«Ah-ah, certo...» fece Ethan, annuendo.
«Comunque, siamo attivati. Il posto sulla sinistra, vicino al finestrino, è mi–» Shyla sussultò visibilmente, le labbra ancora socchiuse e la mano sulla porta dello scompartimento, mentre gli occupanti dei sedili, sei ragazzi in tutto, interruppero la loro conversazione per fissarono il Lonely Hearts Club.
Passarono un paio di minuti, durante i quali il colorito di Shyla perse notevolmente colore, prima che un ragazzo chiedesse: «Possiamo aiutarvi?»
La Corvonero, come scossa, raddrizzò le spalle e si schiarì la gola, prima di esordire a chiare lettere: «Questo è il nostro scompartimento.»
«Davvero? Eppure ci siamo noi» commentò una ragazza, con un tono che non piacque per niente a Michelle.
Infatti, quest'ultima disse: «Lo vediamo. Va bene, scusateci. Pensavamo fosse libero. Shyla, troviamone un altro.»
Ma la diretta interessata non si mosse. Rimase lì, con fare autoritario, attendendo con pretesa (malamente) celata che quei ragazzi se ne andassero.
A loro volta, nessuno di loro aveva intenzione di lasciare i sedili prima dell'arrivo a Londra.
«Ehi!» esclamò un ragazzo dopo un po', «Ora ricordo chi siete! Siete quei quattro che se la fanno insieme da qualche tempo!» poi guardò i suoi amici e sottolineò: «Più della metà della scuola preferirebbe uscire con Mirtilla Malcontenta piuttosto che con loro.»
La mano di Michelle si chiuse di scatto in un pugno e Tyler si affrettò a darle una pacca sulla spalla, per tranquillizzarla.
«Non tutti si sentono degni di frequentarsi con noi, non lo neghiamo» Ethan guardò il ragazzo che aveva parlato con calma gelida, «Tu, invece, hai tanti amici: proprio perché la gente si sente meglio a uscire con persone inette: sai, aumenta l'autostima.»
«Ethan» lo avvertì Tyler, allarmato.
Lui si voltò a guardarlo, con sguardo piatto, «Che c'è!? È innegabile.»
«Scusatelo» fece il Tassorosso, cordiale, «È solo un po' nervoso, tutto qui.»
«Andiamocene» sussurrò Michelle a Shyla, che però non si mosse.
«No» la bionda strinse i denti, «Sono loro a doversene andare.»
«Lo scompartimento non è di tua proprietà» urlò una ragazza, ricevendo l'approvazione degli amici, che alzarono la voce come lei.
«Si può sapere che succede qui!?» Gale, un Prefetto di Serpeverde che evidentemente stava pattugliando i corridoi, si avvicinò.
«Pretendono che ce ne andiamo, nonostante il fatto che siamo arrivati prima noi» spiegò la ragazza che aveva urlato poco prima.
«È vero?» chiese il Prefetto, guardandoli.
«È nostro» si limitò a rispondere Shyla.
Gli altri tre le scoccarono un'occhiata esasperata.
«Shyla, qui davanti ce n'è un altro, ed è vuoto» tentò Tyler, con dolcezza.
Ma lei non cambiò espressione.
«Non costringetemi a riferire tutto alla McGranitt» proferì Gale.
Così, dopo varie minacce, suppliche e compromessi, Shyla si sedette accanto al finestrino dello scompartimento davanti a quello che avrebbe voluto occupare.
«Avremmo potuto evitare tutto questo se fossimo arrivati puntuali» decretò.
«O se avessi abbandonato l'idea di possedere uno scompartimento» si difese Michelle.
«Ciò non toglie che quegli altri avrebbero potuto essere più gentili» osservò Tyler.
«Shyla, non puoi importi su tutto e su tutti» disse Michelle, «Mi dispiace, ma credo che questa volta tu abbia torto.»
Lei la guardò torvo, «Il fatto che voi non capiate non significa che io abbia torto.»
«No» proruppe Ethan, stizzito, «Significa che essere obiettivi nella vita, ogni tanto, fa bene. Ti assicuro che non provoca nessun cancro.»
«Va bene, basta» fece Tyler, «È inutile parlarne ancora. Domani è la Vigilia di Natale. Dimenticate questo episodio e finiamola qui.»
«Non puoi difenderla sempre» esclamò Ethan.
«Non la sto difendendo» ribatté l'amico, «Sto evitando che si creino litigi, tutto qui.»
«Certo, censuriamo i litigi!» sbuffò il corvino, «Facciamo finta che vada sempre tutto bene. Shyla non vuole mai riconoscere i suoi sbagli e ci accusa d'essere nel torto, yuppy yeh!»
«Basta, Ethan» fu la volta di Michelle a parlare, «Il viaggio è lungo. Cerchiamo di riposare.»
Successivamente, Shyla sembrò isolarsi: guardò fuori dal finestrino tutto il tempo, per poi addormentarsi contro il vetro.
Fu solo quando fu certo che la ragazza non avrebbe sentito, che Tyler mormorò: «Lo so che a volte può essere fastidiosa, ma non lo fa di proposito.»
«Ci sei andato pesante, prima» osservò Michelle, guardando Ethan.
«Tutto ha un limite, okay?» sbuffò il Serpeverde.
«Ma Shyla è fatta così, lo sai» sussurrò Tyler, «Ed è Natale, e siamo amici. Lascia perdere.»
Il corvino non disse più nulla. Fumò un po', poi appoggiò il capo allo schienale del sedile in tessuto e decise di prender sonno.
Michelle si addormentò poco dopo, posando, involontariamente, il capo sulla spalla di Tyler, che vegliò sul sonno per un po', prima di cadere anche lui tra le braccia di Morfeo.
La loro discussione sembrò svanire insieme al vapore del treno, anche se solo temporaneamente.
Dopotutto, viaggiare sui treni scaccia via le preoccupazioni.
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☽ Angolo Moony:
Ma salve!
Eccomi qui tornata (forse con qualche chilo in più, per via delle vacanze)!
Avete passato un bel Natale? Mi auguro di sì.
Il mio è stato caotico... e diverso.
Ma non importa niente a nessuno, quindi veniamo alla storia: allora, ho inserito qualche discussione più accesa perché ritengo sia importante nelle amicizie, altrimenti sarebbe tutto falso, dico bene?
Spero vi sia piaciuto, io come al solito sono scettica... ma credo abbiate capito che sono particolarmente autocritica e tendo a screditarmi.
Va bene, a prescindere da tutto, non sono sicura di poter pubblicare ancora nel 2017, quindi vi auguro un buon 2018 (tra l'altro mi hanno detto che porta sfiga dare gli auguri prima, cosa di cui ero assolutamente ignara).
Comunque, sfiga o non sfiga, spero che l'anno che verrà possa portarvi tante cose positive, e spero che passiate il resto delle feste con serenità.
(Sembro una di quelle immagini che si mandano i cinquantenni su WhatsApp, ma questi sono dettagli.)
Con tutto il cioccolato del mondo,
Fatto il misfatto
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