1. Quattro punizioni in quattro giorni

Monday, October the 1rst

Settembre passò velocemente, quell'anno.

Le sembrava d'aver fatto ritorno solo il giorno prima; eppure, quando Michelle si svegliò quella mattina e diede una veloce occhiata al calendario che Emily, la sua compagna di dormitorio, aveva fissato sul muro, si rese conto che ottobre era già arrivato.

Ciò comportava più cambiamenti di quanti si pensasse perché, a differenza del mese di settembre – che era considerato più integrativo, e, per certi versi, leggero – ottobre rappresentava l'inizio della stagione di Quidditch, dei compiti in classe, delle riunioni con i club e le associazioni.

Così Michelle, che in quel momento s'aggiustava al collo la cravatta rossa ed oro, sorrise al pensiero che quello stesso giorno avrebbe cominciato a frequentare il Club dei Duellanti.

Non era un vero e proprio club, come invece suggeriva il nome, piuttosto un modo per fare esercitazione pratica di quanto appreso durante le lezioni di teoria.

Era un'attività divisa in fasce d'età e diretta dal professor Collins, di Difesa Contro le Arti Oscure, e, all'occorrenza, da qualche studente del settimo anno particolarmente dotato, o dotata, nella disciplina.

Michelle afferrò la borsa dei libri ed uscì dal dormitorio, piena d'entusiasmo.

Durante le lezioni di quel giorno, faticò a prestare attenzione, perché tutto ciò a cui riusciva a pensare era il pomeriggio, che – povera lei – sembrava non arrivare mai.

Ad ogni modo, malgrado le insinuazioni che la ragazza aveva fatto per tutta la mattinata – quelle in cui sospettava che qualcuno le avesse stregato l'orologio da polso, perché era "impossibile che le ore passassero così lentamente" – le cinque di pomeriggio finalmente arrivarono.

Il primo incontro si sarebbe svolto nell'aula di Difesa che, Michelle notò prima di entrare, era stata liberata dai banchi e le sedie, e per questo motivo appariva molto più spaziosa.

Il professor Collins, un uomo elegante dall'aspetto curato, si fece largo tra gli studenti e sorrise loro.

«Grazie per esservi uniti a questa iniziativa! Sono lieto di constatare che un gran numero di giovani maghi e streghe vogliono mettere in pratica le loro conoscenze» disse, osservando il numero discreto di volti che lo guardavano, «Vi dividerò in gruppi in base all'anno scolastico che frequentate. Inizieremo con la pratica dai più piccoli. Lavorerete da singoli o, a seconda dell'incantesimo da praticare, in coppie. Bene, primo anno! Qui.» ed indicò un punto davanti a lui, «In fila, prego. Gli altri possono assistere o esercitarsi lì» concluse, riferendosi alla parte opposta dell'aula rispetto alla quale i primini stavano formando una fila indiana.

Michelle si guardò intorno e notò che i ragazzi del sesto anno era leggermente di più rispetto agli altri, ma non ci pensò molto, perché cominciò quasi immediatamente ad esercitarsi sugli Incantesimi Rivelatori.

Non le sembrò che fosse passato molto tempo, quando il professor Collins richiamò l'attenzione degli studenti del sesto anno.

L'insegnate aspettò che si fossero messi in fila, poi enunciò: «Bene, ragazzi, oggi ci eserciteremo sugli Incantesimi Rivelatori principali: Assequor Loqueris e Veritatem. Lavorerete in coppia» osservò l'istintivo movimentarsi tra gli studenti, che cercavano un partner con cui lavorare, e aggiunse: «No, no! I partner sono già stabiliti in ordine alfabetico. Bene» e prese l'elenco, «I primi sono Allen e Anderson.»

Michelle si fece avanti e guardò William Allen che si avvicinava. Era di Grifondoro, ma non aveva mai scambiato con lui più di due o tre commenti casuali.

«Bene, io direi di cominciare con Assequor Loqu– » iniziò il professore.

«Prof, a me questa cosa non sta bene»  sbottò William. Sembrava parecchio seccato.

Il docente gli rivolse un'occhiata interrogativa.

«Quando mi sono iscritto qui, credevo che ci sarebbero stati scontri, duelli» spiegò il ragazzo.

«Infatti, Allen» annuì Collins, «Si tratta di un duello. Certo: non ci sono Schiantesimi, ma devi comunque combattere contro la signorina Anderson affinché non ti streghi con l'Incant– »

«Non è questo il punto» lo interruppe nuovamente William, «Lei è una ragazza. Voglio combattere con qualcuno forte, qualcuno che possa avere qualche possibilità di battermi.»

Qualcosa in Michelle prese fuoco. Era stata offesa altre volte, ma in quel momento si sentì montare dentro una rabbia diversa da qualunque altra avesse mai provato.

Si rese conto che il professore aveva intenzione di ribattere, ma lo precedette: «Prof, mi lasci provare. Poi, se Allen dovesse avere ragione, farò coppia con qualcun altro.»

Il professore annuì, fece due passi indietro, e li osservò.

Michelle sollevò la bacchetta e, assottigliando lo sguardo, scandì con decisione la formula: «Stupeficium!»

William, che non se l'aspettava, sgranò gli occhi e andò a sbattere contro il muro di pietra.

Michelle ghignò compiaciuta, «Combatto come una ragazza, è vero. Ma tranquillo, se ti impegni un po' di più, puoi riuscirci anche tu.»

«Anderson!» esclamò allibito il professor Collins, «Avevamo detto solo Incantesimi Rivelatori! È contro le regole disubbidire agli ordini dell'insegnante! Mi vedo costretto a togliere cinque punti a Grifondoro e a metterla in punizione.»

«Ma professore» tentò la ragazza, «Ha detto che... »

Collins scrisse due righe su una pergamena che poi passò a lei, ribadendo: «Le regole sono regole, Anderson.»

Michelle si sentì così nervosa, così abbattuta, che prese la borsa e, dopo un freddo saluto alla classe, uscì.

Lesse il biglietto, che diceva:

Venerdì 5 ottobre, ore 18:30, Sala dei Trofei.

Sbuffò e gettò in malo modo il biglietto in borsa.

*

Tuesday, October the 2nd

Ethan stava fissando con aria assente la tazza di tè sulla cattedra della professoressa Trelawney da dieci minuti buoni.

Sentiva appena la voce dell'insegnante, come un eco lontano. Stava blaterando qualcosa sulla Cleromanzia da un po', ma Ethan prestava attenzione solo alle battute che Mark, seduto accanto a lui, gli sussurrava.

«Ma secondo te» gli bisbigliò l'amico proprio in quel momento, «Se le dico che prevedo, grazie alla mia Vista, che di questa lezione non me ne frega un cazzo, mi mette una E?»

Ethan scoppiò a ridere così rumorosamente che tutta la classe, compresa la Trelawney, si voltò a guardarlo.

«Ah, caro ragazzo... » fece l'insegnante, «Cosa ti fa ridere della Cleromanzia?»

Il sorriso di Ethan si perse. Al che raddrizzò la schiena e guardò la donna con apatia. Ma non rispose.

«Ah... » fece ancora la Trelawney, «Sento che provi ostilità, ostilità verso tutti.»

Ethan non cambiò espressione. Non occorreva certo la Vista per dire una cosa del genere. Lo sapevano tutti.

Per la maggior parte del tempo, infatti, Ethan ostentava uno sguardo apatico, vuoto. Sembrava che nulla lo entusiasmasse sul serio.

Non lo si vedeva mai sorridere se non quando era in compagnia dei suoi amici Mark e Steven, Serpeverde come lui, con cui andava in giro, per altro, solo da un paio d'anni.

Era, inoltre, parecchio taciturno. Parlava il minimo indispensabile e, quando lo faceva, era comunque tanto difficile capire se fosse serio o no quanto lo era farlo aprire in una conversazione, dato il tono di sarcasmo sempre presente nella sua voce.

«Ma sento anche che è solo apparenza» riprese la professoressa.

«Solo apparenza, certo. In realtà sto sorridendo dentro» disse piatto Ethan, che non si fece scappare l'opportunità di ribattere con sarcasmo.

Parecchi risero, compreso Mark.

Ethan, invece, restò serio.

La Trelawney parve non averlo sentito, perché continuò ad osservarlo con attenzione e poi aggiunse: «Solo apparenza, perché tu nascondi un segreto.»

Per la prima volta, qualcosa nell'espressione di Ethan cambiò. Ma poi tornò dura come prima.

«Un segreto per cui soffri da tempo.»

Ethan cominciò ad innervosirsi.

«Sei certo che nessuno possa capirti. Hai... paura.»

Ethan si alzò in piedi, «La smetta!» esclamò, «è solo una megera impostora, ed io mi sono rotto il cazzo.»

La Trelawney, come se si fosse risvegliata da un trance solo allora, lo guardò severa.

«Signor Carr!» strillò, «Non le permetto di parlarmi in questa maniera!»

Ma Ethan, che aveva già raccolto le sue cose, borbottò solo: «Sì, sì, certo.»

La donna scribacchiò velocemente qualcosa sul tovagliolo del tè e glielo porse.

Il ragazzo, ormai vicino all'uscita, lo prese e commentò: «Wow, sa scrivere! Questo neanche la sua Vista sarebbe riuscito a prevederlo» e così dicendo, levò il disturbo dall'aula.

*

Wednesday, October the 3rd

Il corridoio si riempì di sussurri e risatine in pochi secondi.

Qualcosa, o meglio qualcuno, aveva interrotto il tranquillo chiacchiericcio e il rumore di passi in maniera automatica.

Quel qualcuno era Tyler Hogan, che avanzava sorridendo, i passi sicuri e il petto in fuori. Quel giorno, indossava una camicia blu con le farfalle rosa, dei pantaloni gialli e delle scarpe argentate.

Si inchinò al pubblico, formato da gente che rideva, o faceva battute, o applaudiva, o insultava, e procedette fino all'aula di Trasfigurazione.

Quando vi entrò, la reazione dei suoi compagni fu più o meno la stessa.

Sorrise gentilmente a tutti, si chinò per raccogliere il libro ad una ragazza e poi si sedette.

La McGranitt entrò dopo di lui con una pila di libri in mano, e fu solo quando rivolse un'occhiata veloce ai suoi alunni, che si accorse di lui.

Si irrigidì e proferì, con voce ferma: «Signor Hogan.»

Tyler le sorrise amabilmente, «Professoressa.»

«Ma come si è vestito?» c'era un'evidente punta di irritazione nella sua voce.

«Oh, lo so» rispose il ragazzo, «La tinta blu della camicia è più scura rispetto ai miei capelli: avrei voluto che si intonasse, ma purtroppo in negozio c'era solo questa. In compenso, ci sono queste farfalle. Il rosa va tantissimo quest'anno, lo sapeva?»

«Signor Hogan» ripeté la McGranitt. Era vagamente minacciosa. «Abbiamo una divisa da rispettare, qui.»

«Oh, giusto!» esclamò Tyler, «Che scemo!»

Estrasse la sua cravatta di Tassorosso dalla borsa e se la legò intorno alla tesa a mo' di bandana.

«Cosa crede di dimostrare in questo modo?!» sbottò la McGranitt, che ormai aveva perso la pazienza.

«Combatto per ottenere un abbigliamento libero in questa scuola. Ognuno deve avere l'opportunità di vestirsi come vuole, altrimenti si limita la libertà d'espressione.»

«Temo non sia possibile, signor Hogan.» decretò con fermezza la donna, «Così facendo infrange solo le regole, e va tutto a suo discapito.»

Tyler non aveva abbandonato il suo sorriso, «Scommetto che qualcuno, ispirandosi a me, seguirà il mio esempio. Basta una scintilla per scatenare una rivoluzione

«Non oggi, signor Hogan. Adesso deve andare a cambiarsi. E venerdì 5 ottobre dovrà scontare la sua punizione.»

Tyler annuì, ma non smise di sorridere.

*

Thursday, October the 4th

La mano di Shyla scattò in aria per la quarta volta in mezz'ora, quella mattina a lezione di Cura delle Creature Magiche.

La professoressa Grubbly-Plank, ormai giunta alla conclusione che gli interventi di quella ragazza fossero solo un grave urto al suo sistema nervoso, la ignorò completamente.

Ma Shyla non si perse d'animo. Non abbassò la mano e si schiarì la gola.

La professoressa, capendo che non avrebbe smesso, disse, sospirando: «Sì, signorina Dalton?»

«Non credo che ci stia illustrando il Malaclaw Maculato in maniera adeguata.»

«E perché non lo crede, di grazia?» fece la donna.

«Be', lei ha detto che, nonostante abbia la forma di un'aragosta non dev'essere mangiato, perché provoca febbre alta e un'irritazione cutanea giallognola» rispose Shyla, con fare ovvio.

«E non è così?» domandò la docente, inarcando le sopracciglia.

Shyla sospirò, come esasperata dall'incapacità di comprendere della sua insegnante, e spiegò: «L'irritazione cutanea è verdastra, non giallognola. Non vorrà mica che la sua classe si confonda con l'irritazione cutanea provocata dal–  »

«Comunque, dicevamo... » riprese la professoressa, interrompendola bruscamente.

Shyla alzò nuovamente la mano.

«Per l'amor del cielo, signorina Dalton!» esclamò la Grubbly-Plank, «Se proprio ci tiene, insegni lei al posto mio!»

«Lo vorrei tanto, professoressa» ribatté lei, «Ma non mi sento di farle questo torto.»

«Ah, no?» replicò sarcastica la donna.

«No. È evidente che abbia bisogno di questo lavoro. Per la sua famiglia. Suppongo che suo marito non guadagni molto nel negozio nel quale lavora. In più, lei vorrebbe un figlio, e per mantenerlo ci vogliono i soldi. Comunque, non dico che sia del tutto incompetente, dal momento che si informa di notte. Questo determina una gran forza di volontà.»

La maggior parte dei suoi compagni la guardarono sconvolti; alcuni, invece, i più abituati, si limitarono a scuotere il capo con fare arrendevole.

La professoressa la fissò con lo sguardo più sorpreso di tutti.

Fece per chiedere spiegazioni, ma Shyla iniziò da sola: «Ha delle occhiaie evidenti: non dorme la notte. Inoltre, ha sempre un profumo di caffè addosso... immagino gliene serva parecchio. Non guadagna molto perché in linea di massima ha un aspetto trascurato: tutti i suoi averi sono di seconda mano. Ogni volta che Hagrid è via per sbrigare delle commissioni, lei si dimostra sempre più che disposta a ricoprire il ruolo da supplente: il che mi fa dedurre che attende con impazienza un'opportunità per occupare questa cattedra. È sposata, perché ha due cognomi, ma sono sicura che uno sia di suo marito perché, se fosse di un'altra famiglia d'infanzia, non avrebbe mantenuto entrambi. Suo marito lavora in un negozio di libri perché sono certa che la maggior parte dei nuovi libri di testo di quest'anno vengano da un fornitore diverso, e, andando per esclusione, credo che lei sia l'unica professoressa che possa aver, in un certo senso, raccomandato il negozio di un parente o amico. So che desidera un figlio perché ho visto il libro sulla maternità che nasconde – non così bene – nella borsa, e dubito che lo porterebbe con sé se non fosse.»

La professoressa fu genuinamente colpita dalla straordinarietà della ragazza, ma l'umiliazione personale ebbe la meglio su di lei. L'aveva messa a nudo davanti a tutti e, per giunta, nessuno le aveva dato il permesso di immischiarsi nei fatti suoi.

«Meno dieci punti a Corvonero. E in punizione» stabilì.

«Cosa?!» sussultò Shyla, sgranando gli occhi.

«Mi ha sentita» rispose freddamente la docente, passandole un pezzo di pergamena.













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Angolo Moony:

Okay, scusate per il capitolo fin troppo lungo.

Un paio di precisazioni: la frase che Michelle dice a William alla fine, quella sul combattere come una ragazza, è ispirata ad una che ho letto online e diceva.

"My coach said I run like a girl so I said, if he ran a little faster, he could too." di Mia Hamm.

Mentre quella di Tyler sulla rivoluzione è presa da Hunger Games.

Inoltre, per quanto riguarda il Club dei Duellanti, so perfettamente che fu fondato da Lockhart, ma l'idea mi piaceva e lo inserito lo stesso. Ho inventato il professor Collins perché, si sa, i professori di Difesa sono stati innumerevoli, e non sapendo a quale era questa storia appartenga, ho creato lui.

In questo capitolo spero di avervi rivelato qualcosa in più rispetto ai personaggi, anche se c'è ancora molto altro.

Spero, inoltre, che vi sia piaciuto, e grazie mille per aver letto!

Fatto il misfatto

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