Capitolo 38

E ha detto che, siccome ti sei allontanata dalle persone che odi, non dovresti avere più problemi. Perciò, puoi smettere di prenderle. -dice la donna, sorridendo.
Diana prova un senso di sollievo dentro di sé al sentir pronunciare quelle parole. Non è nei guai, non è in castigo, va tutto bene. -pensa nella sua mente.
Annuisce con il capo e ricambia il sorriso.
Beh, allora, perché non fai un tour della casa? Non hai ancora avuto modo di vederla. -propone la madre.
Si, perché no? -risponde la figlia, per poi uscire da quella stanza, seguita dalla donna che le ha dato la vita, la quale, evidentemente, si è meritata.
Ogni ostacolo, ogni atto di bullismo contro di lei, ogni comparsa del demone, l'amicizia con Lorenzo, i pianti, le risate, la voglia di morire, tutto è legato alla sua esistenza, segnata dal fato, da un destino crudele, che la tormenta.
E nessuno, purtroppo, è in grado di ribellarsi, neanche il padre degli dei dell'Olimpo, Zeus, ha potuto cambiarlo e renderlo migliore.
Diana si trova nel corridoio.
L'appartamento è piccolo, basta appena per tre persone, ma, del resto, a Milano nessuno vive in uno più grande.
Varca la soglia di una nuova stanza, che da quel giorno deve abituarsi a vedere, la cucina.
E' semplice e modesta.
Presenta un frigorifero alto 1, 5 metri, con accanto, alla sua sinistra, un forno e i mobili, dove è saldato il lavabo, che presenta 4 piatti sporchi al suo interno.
Sopra i mobili, appesi, ci sono gli strumenti adatti per cucinare: cucchiai di legno, pentole, padelle, un dosatore e uno schiaccia patate.
Oltre questi oggetti, c'è altro mobilio, al cui interno sono contenuti tazze, piatti e un porta posate, con forchette, coltelli e cucchiai e cucchiaini da tè.
Al centro della stanza c'è un tavolo in legno di betulla, lo si riconosce dal colore molto chiaro.
E' piccolo, può contenere un massimo di 4 sedie.
Su di esso, c'è una tovaglia bordeaux, che spezza con il colore delle mura, un giallo chiarissimo, decorato da uno stemma floreale.
Come decorazioni, presente un cesto di varia frutta: mele, pere, ciliegie, banane, arancie e kiwi, che viene utilizzato come centro tavola.
C'è anche un piccolo tavolino, sul quale è appoggiata una televisione delle stesse dimenisoni.
È... graziosa. -dice la ragazza, rispondendo allo sguardo impaziente della madre, che è entrata nella stanza per finire di lavare i piatti e cominciare a preparare qualcosa da mangiare.
C'è una porta grande vicino al tavolo e la ragazza è pronta a scoprire cosa vi celi dietro.
La va ad aprire.
Si tratta di un balcone, dove ci sono le cordicelle per attaccare i panni.
Si affaccia e la colpisce la brezza di Milano.
Oggi è una bella giornata, c'è un sole pallido. -pensa Diana nella sua mente.
Guarda in basso e osserva.
Il classico traffico milanese si intravede sotto i suoi occhi, persone che vanno a lavorare e che hanno fretta di raggiungere la loro postazione, altri che non hanno niente da fare e perciò sono usciti per andare a fare compere, ragazze che escono dai negozi con buste piene di vestiti e di trucchi, giornalisti che vedono persone famose e si fermano ad intervistarli e quest'ultime che tentanto di fare in fretta, perché non vogliono perdere tempo con loro.
Eh si, questa è Milano, la città della moda, dove nessuno sta tranquillo, nessuno ha mai tempo per pensare alla vita, alle bellezze che ci circondano, all'amore, al relax.
La ragazza fa un respiro profondo.
Dai, su, non sarà così difficile abituarmi a questa nuova vita. -si dice, sussurrando.
Rialza lo sguardo e guarda l'orizzonte.
Non c'è mai un sole splendente qui, vero?
Di solito piove sempre e questo è il massimo di una bella giornata.
Non c'è mare, non c'è nulla, il cielo viene ricoperto dalle nubi scure dell'industria.
Nessuno se ne accorge, sono tutti così impegnati.
Per carità, è una città stupenda, ma io preferisco mille volte i luoghi tranquilli, dove posso ammirare in pace le albe e i tramonti, senza nessun rumore intorno.  Qua è tutto diverso, si sentono solo clacson di macchine, parolacce buttate al vento, saluti "tamarri" come "Ciao zio".... insomma, il tipico linguaggio di queste parti.
Ma okay, va tutto bene, è normale che pensi ciò, è la prima volta che vengo in questa città. -si rassicura Diana.
Fa dei passi indietro, continuando a guardare l'orizzonte.
Dopodiché, si gira e torna dentro casa: deve ancora osservare molte stanze!
Esce dalla cucina e si dirige verso il salotto, ovvero dal lato opposto dellla stanza precedente.
C'è un divano abbastanza grande, con una coperta rossa, addobbata anche qui da un motivo floreale.
Davanti al sofá c'è in tappeto, simile a quelli volanti.
Sopra di esso c'è un tavolino di legno, ma con una lastra di vetro sopra.
Incima c'è un centrino bianco come un batuffolo di cotone, dove vi è appoggiato un vaso, con all'interno alcune rose rosse e tulipani gialli.
Al lato c'è un porta oggetti, al cui interno sono state messe caramelle e cioccolatini, dall'altro lato c'è un telecomando e una sfera di cristallo, contenente la riproduzione di un paesaggio innevato stupendo, uno di quelli che ti lasciano senza fiato.
Come mi piacerebbe visitarlo! -esclama Diana, senza rendersene conto.
Davanti al tavolino c'è un altro tavolo, alto, dove è appoggiata una televisione più grande di quella della cucina.
Accanto al divano, inoltre, c'è un comodino, dove ci sono varie riviste, di moda, di sport, di automobili e di gossip e una lampada a forma di calice.
Okay, direi che per questa stanza è tutto. -dice la ragazza tra se e sè e ritorna nel corridoio.
Esso è adornato da diversi quadri, che rappresentano paesaggi, piante, farfalle, c'è n'è perfino uno il cui tema è l'universo spaziale.
Prima Diana non ci ha fatto caso, infatti, accorgendosene adesso, rimane colpita da tali bellezze artistiche e in particolare dal quadro astronimico.
Amo le stelle.
Sono quelle che ci illuminano di notte, allontanando le nostre paure più profonde.
Io so che ci sono delle stelle anche nel nostro mondo.
Quelle che brillano di continuo e non vanno in standby neanche per un secondo, quelle che non si arrendono di fronte a nulla, quelle che indossano sempre l'armatura e usano le armi e gli scudi, quelle che hanno imparato come combattere, quelle che sanno che ne vale la pena di lottare, anche se tutto sembra non andare mai per il verso giusto, quelle che hanno compreso che dopo la pioggia tornerà l'arcobaleno, che porterà gioia a tutti.
Le stelle sono guerriere.
Io sono una guerriera, in fondo.
Allora, sono una stella, una delle più misere, ma pur sempre una stella.
-pensa la ragazza nella sua mente e sorride alla sua riflessione.
La devo segnare sul mio diario. -sussurra tra sè e sè.
Torna in camera e prende la valigia, che in tutto quel tempo è rimasta appoggiata accanto al letto, aperta.
Vi rovista dentro e trova l'oggetto tanto cercato. Lo prende.
Sfoglia le sue pagine, fino a trovarne una candida e vuota.
Prende una penna dal portapenne arcobaleno, presente sulla sua nuova scrivania e segna il suo pensiero.
Potrebbe perfino vantarsi di esso, nessuno che lei conosca sarebbe mai stato in grado di formularne uno simile, così poetico da far venire i brividi a chi lo legge.
Fa venire la pelle d'oca anche alla ragazza stessa che l'ha pensato.
Non sono mai stata una scrittrice, nè tantomeno una poetessa, sono pensieri che mi vengono da soli, casualmente, mentre m'immergo nei miei pensieri, ispirata da qualcosa.
Ho sempre avuto questo dono, perché con i regali si nasce, non si acquistano successivamente. Solo che ora ho iniziato a scoprirlo e a sfruttarlo, senza volerlo.
Ma va bene così. Amo quando faccio queste mie riflessioni. -pensa Diana.
Finisce di scrivere e la rilegge, sorridendo.
Dopodiché, chiude l'agenda ed esce dalla stanza, serrando la porta alle sue spalle delicatamente.

Spazio scrittrice
Oggi mi andava di scrivere LH, così, random.
Siccome è da tanto tempo che non la continuavo, non so neanche se è giusto il collegamento tra questo capitolo e gli altri oppure se ho fatto casini, lol.
Fatemelo sapere voi nei commenti, vah.
L' ultima parte, dove dice "non sono una scrittrice"... ecco... sono io, okay?
Quel pensiero sulle stelle mi è venuto davvero a caso.
Ho questo dono, che metto in pratica quando mi viene, è una cosa spontanea...
Si, sono strana. *ride*
Al prossimo capitolo.
Zau. *cuore*

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