Capitolo 32
Se fosse passato qualcuno di lì, certamente si sarebbe spaventato nel constatare che, la giovane e dolce Diana si sia trasformata in un mostro orribile, dalle iridi inesistenti e con il corpo pieno di chiazze di sangue scuro.
Sicuramente, colui che avesse il coraggio di guardarla, scapperebbe a gambe levate, senza pensare ad altro, al vero motivo per cui la ragazza è ridotta in questo stato.
Tutti a giudicarla per la sua orribile apparenza.
Come fosse un libro che, dopo aver osservato la sua copertina, può sembrare spicciolo, mentre, magari, una volta sfogliate le sue pagine, si rivela essere aulico.
Forse, posseduta dal demone, avrebbe potuto fare male a qualcuno che avesse il coraggio di leggerla dentro, ma ciò è insignificante rispetto a quello che prova Diana.
Un dolore profondo, in costante aumento.
E' difficile descriverlo.
Si sente come inutile nella sua vita, a causa del fatto che molti gliel'hanno fatto credere, attraverso gesti o semplici parole.
Ciò le porta a domandarsi: Qual è il mio scopo dell'esistenza, oltre a quello di soffrire costantemente?
Non avrà mai una risposta a questa domanda, perché, in fondo, è complicata da dare.
E' come dire, ad esempio, come mai gli uccelli hanno le ali, mentre noi persone non possiamo volare?
Beh, ora che ci pensa, gli farebbero comodo un paio.
Almeno, potrebbe uscire da questo ospedale, così vuoto e dominato dalle tenebre.
Volerebbe via dalla finestra e andrebbe verso luoghi lontani ed ignoti, lontano da tutti.
Si rifarebbe una nuova vita nelle sembianze di quest'animale e, finalmente, il demone la lascerebbe stare, perché, molto probabilmente, smetterebbe di soffrire.
Gli uccelli, in fondo, con il loro volo, rappresentano la libertà, no?
Perciò, ritornerebbe ad essere autonoma.
Passano molti minuti e Diana comincia a sentirsi sempre più debole, ogni secondo che passa.
Il sangue continua a scendere su tutto il suo braccio, mentre ulteriori tagli appaiono sui suoi polsi, che sembrano ormai inesistenti, dato che sono riempiti di quel liquido rossastro.
Ogni ferita in più, aggiunge un'altra chiazza e causa più debolezza.
Ma la ragazza non riesce a provare dolore. Ormai, ha sofferto talmente tanto che queste sono bazzecole in confronto.
Diana appoggia la sua testa sul muro, dietro il lettino in cui è seduta e respira affannosamente.
Sarebbe sul serio morta, lì, in quel momento e in quel modo, come ha previsto il mostro?
Nessuno l'avrebbe salvata?
Ah, giusto! La vita non è una favola. I principi azzurri non esistono.
O meglio, esistevano, finchè non sono venuti a mancare.
Lorenzo, o Lorenzo, non temere. Presto sarò da te! – esclama Diana gridando e guardando verso il soffitto.
Chiude gli occhi per un po'.
Immagina quell' angelo dalle iridi castane e profonde, pronto per stringerla nelle sue braccia, ancora una volta.
Avrebbero passato la loro esistenza celeste insieme.
Due amici che si sarebbero finalmente riuniti.
Come fossero un'ape e un fiore, che sono sempre vicini, loro diventerebbero delle anime, destinate ad essere legate tra loro per sempre, senza avere la possibilità di distaccarsi l'una dall'altra.
Il sangue scende ancora più velocemente dalle braccia di Diana, la quale, avvertendolo, dischiude i suoi occhi verdi.
A distanza di appena 10 minuti, sui suoi polsi sono comparsi almeno una ventina di tagli in più.
Ormai, essi non esistono. Sono solo un mucchio di ferite indolori.
La ragazza sente che sta per cedere da un momento all' altro, mentre il suo respiro si fa sempre più lento e il cuore rallenta i battiti.
Diana sorride.
Un sorriso vero, il che significa che è davvero felice di andarsene dalla sua vita, finendo finalmente le sue sofferenze.
Non appena sente di essere arrivata alla sua fine, richiude gli occhi e continua a mantenere quella curva, che le adorna il viso.
E' pronta per tutto quello che avverrà una volta che il suo cuore cesserà di battere per sempre.
Se sia qualcosa di positivo o negativo non le importa.
Il suo unico interesse è di abbandonare finalmente il demone su questa terra, ma, ovviamente, spera nella prima opzione, così avrebbe rivisto anche Lorenzo.
Complimenti, mostro! Hai vinto! –pensa Diana nella sua mente, non appena percepisce che il suo cuore sta per fermarsi una volta per tutte.
Tonf!
Un rumore forte si sente all'interno della stanzetta.
Probabilmente, è quello della porta, che, infatti, viene sbattuta sulla parete.
Come è possibile che qualcuno mi abbia trovata e, magari, sia venuto qui per salvarmi? – ragiona la ragazza, mentre il suo cuore sta per perdere l' ultimo battito.
Fa in tempo a sentire una voce, per niente familiare, ma non riesce a capire di chi si tratti, poi nulla.
All'improvviso, riesce a percepire, stranamente, un qualcosa di ignoto poggiarsi sul suo corpo che, nel frattempo, diventa sempre più pallido.
Dopo un po', sente una scossa violenta ricaricarlo, in qualche modo.
Come fosse una bambina nata da poco, la quale, dopo aver dormito per una nottata intera, viene destata dalla madre, allo stesso modo Diana si risveglia, ma un po' più bruscamente.
Riapre gli occhi di scatto, rivelando ancora una volta le sue iridi verdi e si guarda intorno.
Ad accoglierla sono sua madre, suo fratello, un dottore, due infermiere e un uomo sconosciuto.
La ragazza osserva attentamente i volti di ognuno di loro, per poi spostare lentamente la testa verso la finestra, rimasta aperta dalla notte scorsa.
Si è fatta mattina e si sentono i versi degli uccelli, i quali passano davanti a quell'ospedale, il luogo dove lei ha rischiato di dire addio per sempre alla sua vita, senza aver provato ad avere una seconda chance, la quale è ben voluta da Diana.
Riporta lo sguardo verso le persone che ci sono in quella stanza, che osservano ogni suo movimento e respirano affannosamente.
Evidentemente, li avrò fatti preoccupare un bel po', ma non è colpa mia se stavo per morire. Non sono stata io a decidere della mia sorte, quella sera, ma il mio demone, il quale non vede l'ora di riuscire nel suo intento. -pensa la ragazza tra sè e sè.
Ora che c'è luce, decide di osservare i particolari di quella minuscola stanzetta.
Accanto al suo lettino c'è una specie di tavolo, dove sono stati appoggiati lo sgradevole cibo, il quale viene servito in un ospedale, una bottiglietta d'acqua, ormai calda, il cellulare di Diana e un ventaglio, in caso facesse troppo caldo.
Alle spalle del dottore, si può intravedere un tavolo pieno zeppo di medicinali e fasciature e dei macchinari strani, di cui la ragazza non riesce a capirne la loro utilità.
La porta si trova appena più alto rispetto al suo lettino, nella parte est della stanza ed è adornata da un vaso di fiori, situato accanto ad essa.
Ad un tratto, l'attenzione di Diana si sposta alla sua sinistra, il lato dove è presente la finestra, ma lei abbassa lo sguardo e, in quel momento, nota i numerosi tagli, ormai quasi cicatrizzati e le flebo attaccate alle sue braccia, attraverso degli aghi.
Quindi, seriamente è successo tutto ciò ieri notte? Speravo fosse un incubo. -pensa Diana nella sua mente, rivolgendo lo sguardo verso le lenzuola bianche e rosse del suo lettino.
Una voce familiare rompe il silenzio, che aveva regnato fino a quel momento.
Diana, cos'è accaduto ieri notte? Ora ti senti meglio? -chiede sua madre, cercando di essere il più calma possibile.
Mamma, scusami, ma non ne voglio parlare. Comunque si, ora è tutto ok, credo, anche se mi sento molto debole! -afferma la ragazza, senza guardarla negli occhi.
Ci credo! Però, l'importante è che tu sia ancora qui! -esclama la donna, gettando un sospiro di sollievo che, evidentemente, tratteneva da molto tempo.
Spazio scrittrice
Volevo mettere la suspance nel momento in cui stava per morire, ma, purtroppo, sarebbe uscito un capitolo troppo corto.
Per questa volta, non avete motivo di uccidermi. :3
Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un commento o un voto.
Bella ragazzi! <3
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