Capitolo 29

E, dopo aver messo le cuffiette, avvia la riproduzione casuale.

Le note di Dream degli Imagine Dragons cominciano a riecheggiare nella sua mente.

"We all are living in a dream,

But life ain't what it seems

Oh everything's a mess

And all these sorrows I have seen

They lead me to believe

That everything's a mess

But I wanna dream

I wanna dream

Leave me to dream"

"Ma la vita non è ciò che sembra

Oh tutto è un casino"...

Infatti, nulla qui fuori ha un senso.

Le situazioni, purtroppo, non si possono controllare.

Come fanno gli altri a conviverci?

L'esistenza, alla fine, è come quando tu calpesti per sbaglio un cumulo di vetri rotti.

Fa male... molto.

E tu provi tantissimo dolore, no?

I più deboli, come me, addirittura, piangono ed è difficile che si fermino.

O forse, sono solo io quella che la pensa così.

Un errore, che esiste in un mondo che non lo può soddisfare.

Ecco quello che sono.

Non riesco più a vivere o, più probabilmente, non ne ho più la voglia.

Se potessi, mi butterei immediatamente dal finestrino di questo aereo, in qualche modo.

Eppure, c'è un qualcosa di abbastanza potente da non permettermelo.

O forse, qualcuno?

Chi lo sa!

Sono consapevole solo del fatto che ci sarà una cambiamento nella mia vita, facilitato da questo trasferimento.

Positivo o negativo?

Nessuno può dirlo.

"But I wanna dream

I wanna dream

Leave me to dream"

"Ma voglio sognare

Voglio sognare

Lasciatemi sognare"

Siamo già tornati al ritornello? Sul serio?

Però, questa frase prima c'era già ? .

Sicuramente.

Non ci avrò fatto molto caso.

Evidentemente, sono stata più impegnata a deprimermi per le parole, che esprimono delle situazioni più reali.

Beh, in fondo, il sogno è solo frutto della nostra fantasia, ma qui ha un valore simbolico.

Significa di non dover abbandonare mai le speranze, perchè, dopo numerose tempeste, ritornerà il sole.

Spero succeda lo stesso anche a me, così da riuscire finalmente a scappare dalle grinfie del demone e avere una vita felice.

"Felicità"... da quanto tempo non consideravo questa parola?

Saranno sicuramente passati molti mesi.

Dunque, sognare?

In fondo, tutto si può risolvere in un modo o in un altro, perciò, provare a non avere istinti suicidi per un po' non mi farà male, no?

Peccato solo che il mio problema non è uno di matematica.

Non si può svolgere con delle semplici formule.

E' più complicato.

Ancora nessuno ha scoperto come rimediarvi.

E credo proprio che non ci sarà mai qualcuno in grado di comprenderlo.

Magari, solo chi è vittima di questa "malattia" può capire, però non sono sicura ci sia un altro sofferente, oltre me.

Ma mi va benissimo così.

Non gli augurerei a nessuno questo problema, solo vedendo quanto ne ho passate io.

Forse, il mostro è venuto a farmi compagnia, perchè, in fondo, io sono l'unica che merita di soffrire.

Per lui, sono stata fin troppo "fortunata".

Ha pure ragione, viste tutte quelle attenzioni che avevo intorno.

Ma io che ci potevo fare? Niente! .

Sono passata semplicemente dall' avere tanti "amici" a rimanere da sola.

E' così sorprendente come tutto possa cambiare a distanza di un secondo.

Mi ricordo ancora come era iniziata quella mattina, che si preannunciava come tutte le altre.

Venni applaudita, per poi ritrovarmi immediatamente al centro del cerchio dei miei compagni, che mi deridevano.

Per poi non parlare di Susan.

Quell'oca ha collaborato con il mio demone fino a rovinarmi la vita.

Sono contenta che non la rivedrò più.

E, se in questa mia nuova esistenza continuerò ancora ad esserlo, starò finalmente bene.

Probabilmente, guarirò dalla malattia che è nata da diversi mesi.

Lo spero, ma, appunto, la vita non si può comandare.

Diana, tesoro, siamo arrivati a Milano! -esclama la madre accanto a lei, distraendola dai suoi pensieri.

La ragazza mette a posto le cuffiette e il cellulare.

Dopodichè, fa un cenno con il capo e si dirige verso l'uscita dell'aereo, seguita dalla donna e da suo fratello Christian.

Scendono tutti dal mezzo di trasporto e toccano finalmente la terra con i piedi.

Va tutto bene? Ti vedo un po' pallida! -afferma sua madre.

Si, mamma, è tutto ok, tranquilla! -risponde Diana sorridendo.

La signora la guarda con un tono interrogativo, per poi avviarsi a prendere le valigie.

Diana, sul serio, hai una cera orribile! Si può sapere che ti è successo? -chiede premuroso il fratello.

Ma siete fissati voi! Io sto benissimo! -ribatte la ragazza arrabbiata.

Ok, se lo dici tu! -esclama Christian e si dirige verso la madre, così da aiutarla.

Effettivamente, hanno ragione.

Mi sento stranamente debole.

Come è possibile? Fino a qualche minuto fa ero carichissima.

Il demone mi ha resa in questa maniera. Possibile? Mi sembra un po' bizzarra come cosa.

La testa di Diana comincia a bruciare.

No, ma che dico! Forse, mi sono presa la febbre? .

Beh, può capitare.

Il capo le inizia anche a girare.

Ok, questa cosa è più grave del previsto. -pensa la ragazza tra sè e sè.

Diana si mette una mano vicino alla nuca. Sente che sta per scoppiare da un momento all'altro.

Il sole batte forte sull'aeroporto di Milano, il che non le fa molto bene, anzi la peggiora ulteriormente.

Dopo, succede tutto alquanto in fretta.

La ragazza cade sul pavimento e tiene gli occhi chiusi.

Percepisce i passi dei passeggeri dell'aereo allontanarsi da lei, non dandole molto peso.

Finchè non ne sente ancora più forti.

Qualcuno sta correndo verso di lei, probabilmente preoccupato.

La ragazza non riesce a dischiudere gli occhi per vedere chi fosse.

Si sente troppo male.

Un secondo dopo, sente una voce molto vicina.

Mamma, sbrigati a venire qui! Diana si trova per terra! -essa esclama.

Si tratta di Christian.

Percepisce altri passi dirigersi verso di lei, probabilmente quelli della madre.

Ma la ragazza non ce la fa più e perde definitivamente i sensi.



Spazio scrittrice

Diana passione svengo ogni 5 secondi perché io può.

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un commento o un voto.

Ciauuuuuus! <3

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