Capitolo 28
Lui rimane zitto. Non parla, non sclera, non urla. Rimane solo a guardarmi.
Poi, fa un passo avanti, si chiude la porta di casa alle spalle e si incammina verso il vialetto, senza guardarmi in faccia o dirmi qualcosa.
Io rimango impietrita davanti a ciò. Non so come reagire. Non so cosa pensare. Non so cosa fare.
«Hai intenzione di seguirmi o rimani lì a fare il palo tutto il giorno?» Le sue parole arrivano dure e severe alle mie orecchie. Mi giro di scatto e lo raggiungo.
Non mi interessa dove mi vuole portare, l'importante è chiarire, perché ci tengo davvero. Voglio davvero che le cose vadano bene.
Lui si incammina, ma pare non avere una vera destinazione, vuole soltanto guardarsi in giro con me a fianco. Non so se questa dovrebbe essere una specie di punizione o altro, so che però fa male. Rivoglio l'uomo di prima, quello che mi aspettava, che mi trattava come una principessa, guardandomi con gli occhi a cuoricino. Questa versione di lui non mi piace, è freddo, scostante, infastidito da tutto, incazzato.
Prevedevo un comportamento del genere, ero pronta a prendermi le mie responsabilità, ma non pensavo potesse farmi così male.
«Perché me lo dici solo ora? Mi ha detto di amarmi...mi stavi solo prendendo in giro? Sii onesta, per favore.»
Già...perché gli ho detto di amarlo? Forse, perché era ciò che tutti si aspettavano da me, ciò che in modo anche abbastanza scontato ci si aspetta che io risponda.
No...non voglio pensare che sia solo per questo. Voglio pensare che io l'abbia fatto perché ero convinta di amarlo davvero. Ma io non lo amo. Non posso dire di amarlo, io mi sento felice, sento di poter abbassare le mura quando sono con lui, ma non lo amo. No, mi fido di lui, ma questo non vuol dire amare. L'ho capito solo ora.
«Ero convinta d'amarti, pensavo si provasse ciò quando si è innamorati. Invece, mi sono resa conto che ciò che provo per te è diverso. È fiducia e un profondo rispetto, ma non è amore.»
Perché il cuore non mi ha mai tremato in quel modo quando sono con te. Vorrei aggiungere, ma non voglio rovinare il suo rapporto con suo fratello. È stato soltanto un momento di debolezza il nostro. Io avevo appena finito di litigare e lui era ancora frastornato dal ricovero. Per questo è scattato il bacio, per nessun altro motivo se non questo.
«Almeno posso consolarmi con la consapevolezza che per me qualcosa provi, anche se non è ciò che dovrebbe essere.» Poi, un sorriso amaro si distende sul suo viso.
Mi sento male alla sensazione di vederlo stare così a causa mia. Non voglio stia male per me.
«Tu...sei sicuro d'amarmi? In fondo, ci conosciamo da poco.» azzardo.
Magari anche lui si è confuso, ci spero, potrei sentirmi meno male.
«Fidati, io so cosa provo. Forse non è amore puro, ma poco ci manca. Tu mi hai colpito dalla prima sera, mi sei entrata nel cervello, poi sotto la pelle e infine dentro il cuore.»
Fa male sentirlo dire queste parole, perché lui sa cosa prova.
«Io, però, non posso stare con qualcuno che non sa cosa vuole. Non voglio stare con qualcuno che non è sicuro d'amarmi.»
«Stai ufficialmente rompendo con me?»
Chiedo impaurita. Non voglio che tutto finisca. Io ci voglio davvero provare.
Si gira, si ferma, mi guarda.
«Tu sei sicura di volerci davvero provare?»
Annuisco convinta. Lo voglio fare. Ci meritiamo la felicità e lui può essere la mia, devo capire se io posso essere la sua, ma so che è così.
«Quindi, se io adesso ti baciassi, tu non ti sposteresti?»
Questa domanda mi mette alle strette, in realtà vorrei evitare qualsiasi contatto troppo stretto per non influenzare le mie scelte, però, magari, un solo bacetto mi aiuterebbe a capire.
«Fallo.»
Lui mi ascolta. Durante il bacio, io cerco qualcosa dentro di me, un segno che mi faccia rendere conto di quanto io sia stata una scema e di quanto io in realtà lo ami. Però, sento davvero troppo poco per chiamarlo amore. Magari è la semplice reazione che umanamente un bacio scatena dentro chiunque.
Se il mio cuore batte impazzito? No.
«Spero ti sia servito a qualcosa...»
Vorrei tanto che fosse così, non sai quanto lo vorrei.
«Quindi, che si fa ora?»
«Pausa?» Mi chiede incerto.
«Tu cosa vuoi?»
«Io vorrei baciarti liberamente, pensare al matrimonio, ma non posso. Quindi, direi che una pausa è necessaria. Io devo processare davvero ciò mi hai detto e tu devi pensare a te.»
Dentro di me mi sento spezzare, ma fuori annuisco e sorrido.
«Abbi cura di te, Ilary.»
Poi, se ne va senza neanche lasciarmi la possibilità di controbattere.
Sono sicura che si sia sentito il momento in cui i nostri cuori hanno fatto crack.
***
«Ho saputo cos'è successo.»
Una voce interrompe i miei pensieri.
«Chi ti ha fatto entrare?»
«Tua madre.» Poi si siede di fianco e me e mi ruba la birra che stavo svogliatamente bevendo.
«Se ti vuoi ubriacare questa non è la maniera giusta, non con un birra per lo meno.»
Così, mi allunga una bottiglia di vodka.
«Sai che io non reggo nulla, vero?»
Però, nonostante le mie parole, allungo una mano e afferro la bottiglia, prendendone un sorso.
Faccio una smorfia quando mi scende per la gola e lui scoppia a ridere.
«Bene, perché neppure io reggo molto.»
Mi giro verso di lui e lui prende la bottiglia. Io lo guardo prendere un sorso e poi mi viene spontanea una domanda.
«Cosa ci fai qui, Jordan?»
Lui mi osserva.
«Non lo so. Però, sentivo fosse la cosa giusta da fare.»
Io alzo lo sguardo verso le stelle, prendo un altro sorso e poi, spontaneamente, appoggio la testa sua spalla.
«Cosa stai facendo, Ilary?»
«Non ne ho idea. L'hai sentita anche te quella cosa? Tra di noi...»
«Quella connessione strana? Sì, l'ho sentita anch'io.»
«Io dovrei amare tuo fratello.»
«Io, invece, dovrei odiarti perché assomigli terribilmente alla mia ex.»
Ci guardiamo negli occhi per pochi secondi, poi scoppiamo a ridere.
«Siamo proprio disastrati.» mormora.
«Ho paura di questa cosa che c'è tra di noi.» rispondo io.
Un altro sorso.
«Anch'io.»
Poi, cade il silenzio.
Ci troviamo nuovamente a pochi centimetri, io con la testa sulla sua spalla, lui con la bocca tra i miei capelli.
«Sei bella.»
«Lo stai dicendo per l'alcol.»
«Forse, ho trovato il coraggio di dirtelo di nuovo grazie all'alcol, ma lo penso davvero.»
«Anche tu sei bello.»
«Cosa stiamo facendo, Ilary?» mi chiede.
Poi, però, abbassa lo sguardo e me lo punta negli occhi. Io mi perdo di nuovo in quel mare.
«Non lo so, Jordan.»
Mi avvicino alle sue labbra, pochi centimetri ci separano dal compiere l'ennesimo errore.
«Dovremmo smettere.»
«Sì, dovremmo.» ma ormai le sue labbra si sfiorano con le mie.
«Allora perché ci stiamo avvicinando?»
«Perché siamo due disastri.»
Nulla può quella parte di me che cerca di ricordarmi di Charles, quando lui appoggia le sue labbra sulle mie.
Aggancio le mani dietro il suo collo, lui mi porta in braccio a sé per essere più comodi.
Ci stacchiamo, ci guardiamo negli occhi e poi torniamo a baciarci.
Domani daremo la colpa all'alcol.
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