~Capitolo 11~

Quando Fred si svegliò, quella mattina, si sentì spaesato.
Il letto in cui si trovava non era decisamente quello della sua cameretta di Chicago, ed era piuttosto sicuro di non avere mai avuto un corso d'acqua in camera.
Aprendo gli occhi un raggio si sole che filtrava dalle finestre senza tende lo colpì in pieno, accecandolo.
E a quel punto i fatti degli ultimi giorni gli tornarono in mente, insieme ad una certa malinconia e tristezza.
I mostri. Il Campo Mezzosangue. Talia. Talia ferita. I semidei. Poseidone. Il lago. Margherita.

Okay, okay. Ricapitoliamo, si ritrovò a riflettere.
Mi chiamo Fred. Ho sedici anni. Ho una sorella, Talia. Dicono che sono figlio di Poseidone...

La statuetta a forma di sirena, situata in una delle nicchie al fianco del suo giaciglio improvvisato, sembrò ammiccargli con un sorriso inquietante e crudele. Realizzò in quel momento che il gorgoglio che appena sveglio aveva associato ad un fiumiciattolo in realtà veniva prodotto dalla fontana al centro della cabina, da cui l'acqua zampillava allegramente. Quel rumore lo urtava terribilmente.

...non voglio essere figlio di Poseidone.

Sconsolato, tornò a coricarsi seppellendo con forza il viso nel cuscino, sperando di soffocare la frustrazione in quell'oggetto ammuffito. E sperando che quell'odore pessimo gli desse una svegliata al cervello fornendogli qualche idea su come affrontare i vari problemi che si erano creati.

Mezz'ora dopo, indossati i jeans e la maglietta arancione fornitagli dal Campo, si decise ad uscire dalla cabina alla ricerca di sua sorella, che doveva essersi alzata molto prima di lui, e di qualcosa da mettere sotto i denti.

All'esterno i semidei erano tutti impegnati nelle loro faccende mattutine. Alcuni gli rivolgevano sguardi incuriositi oppure ridacchiavano o sorridevano al suo passaggio, ma nessuno gli rivolgeva molta attenzione.
Chiedendosi che ore fossero, abbassò automaticamente lo sguardo al polso, trovandolo spoglio. Si accorse in quel momento di non aver avuto addosso l'orologio dal suo arrivo al Campo Mezzosangue, perciò dedusse di averlo perso durante la battaglia in cui Talia era stata ferita, o forse prima. Ci rimase male, lui e quell'orologio ne avevano passate tante insieme. Aveva perso un altro legame con la sua vita normale.
Il suo momento di lutto vene interrotto da uno strillo.

"EHY! Figlio di Poseidone!"

Fred sussultò. Si stavano riferendo a lui.
Guardandosi attorno individuò Kiki, la figlia di Apollo che si trovava in infermeria quando lui e Talia erano arrivati al campo, quest'ultima ferita e riscoperta di sangue.

Kiki avrà avuto all'incirca undici anni, era piccolina, ma, come aveva avuto modo di appurare, aveva dei polmoni belli potenti.

"Ehy, Kiki. Mi chiamo Fred, comunque", precisò andandole incontro, le mani infilate nelle tasche dei jeans.

Lei sorrise radiosa.
Doveva essere una caratteristica di chi aveva il dio del Sole come padre.
Anche lui avrebbe avuto bisogno di un po' di quella gioia e voglia di vivere, ma, dal momento che ne era sprovvisto, provò un po' di invidia per quella bambina spensierata.

"Giusto. Comunque dov'è Talia? Volevo vedere come sta la mia paziente."

Fred si guardò attorno, come se si aspettasse di veder sbucare la sorella all'improvviso. Anche a lui sarebbe piaciuto sapere dov'era.

"Non ne ho idea... La stavo giusto cercando."

"Ah."

Kiki si guardò attorno, visibilmente delusa. Poi posò lo sguardo sul figlio di Poseidone e sembrò illuminarsi nuovamente.

"E la tua ferita? Dai, fammi vedere! No aspetta, andiamo in infermeria", e afferrò il ragazzo per il braccio con una forza che in effetti non dimostrava di possedere, trascinandolo verso l'infermeria, nella direzione opposta al padiglione della mensa.

"No, ehi, io sto bene, non ce n'è bisogno..."

Ma lei continuò a trascinarlo senza prestargli ascolto. I semidei che assistevano la scena ridacchiavano e li indicavano, e Fred ebbe appena il tempo di pensare 'Che traditori', che venne assalito dall'imbarazzo, rendendosi conto di quanto dovesse sembrare ridicolo.
Quella situazione iniziava a scocciarlo non poco.

"KIKI!"

Puntò i piedi a terra, fermandosi e costringendo la ragazzina a fare lo stesso. Lei si girò interrogativa.
"Sì?"

"Lasciami andare immediatamente! La mia ferita va alla grande. Sono un figlio di Poseidone, guarisco con l'acqua, ricordi?"

"Ma..."

Approfittando della distrazione dell'altra, il ragazzo sottrasse il braccio alla sua presa.

"Niente ma, è vero! Facendo così mi disturbi soltanto, e non è il modo di comportarsi di un vero medico."

"Ma..."

"Ed ora, se non ti dispiace, io andrei a mangiare colazione in santa pace."

Fred aveva quasi gridato, e ogni semidio nei dintorni aveva potuto sentirlo.
Voltò le spalle alla ragazzina senza darle il tempo di replicare, avviandosi a passo spedito verso la mensa senza guardare nessuno negli occhi.
Aveva come la sensazione di doversi sentire in colpa per quello sfogo, ma si impose di non pensarci. Aveva altre faccende da sistemare, prima fra tutte trovare sua sorella.

Arrivato in mensa trovò ad aspettarlo, seduta al tavolo della cabina sei, la seconda faccenda: Margherita.
La ragazza stava mangiando i biscotti al cioccolato che aveva nel piatto chiacchierando con una delle sue sorelle, e non sembrava averlo notato.

Meglio così, si disse. Sarebbe stato imbarazzante.

E si affrettò a spostare lo sguardo sul tavolo di Poseidone, trovandolo spaventosamente vuoto.
Talia non era lì.
Il cuore di Fred iniziò a palpitare velocemente e gli si tapparono le orecchie. Il panico lo stava assalendo.
Poteva sembrare esagerato e ridicolo, ma lui era sicuro che avrebbe trovato lì la sorella a mangiare tranquilla, e invece non c'era.
Non riusciva ad immaginare in quale altro posto sicuro avrebbe potuto essere.

Dove si sarà cacciata? E se l'avessero rapita? E poi torturata per estorcerle informazioni che non ha?
Se stesse soffrendo lo sentirei, essendo suo fratello, giusto?

Una moltitudine di tragici scenari si sovrapposero nella sua mente.

Ma sto solo perdendo tempo: devo andare a cercarla. Peccato che non abbia la più pallida idea di dove possa essere...
Magari chiedendo al centauro...?

"Fred?"

Chi osa disturbarmi in un momento tanto critico?

Il ragazzo ignorò il richiamo e tornò a concentrarsi sulla sorella.

"Freeed!"

Una mano passò davanti agli occhi del figlio di Poseidone, che si girò scocciato, trovandosi di fronte la causa della sua preoccupazione.

"TALIA! Dove ti eri cacciata? È tutta la mattina che ti cerco, diamine, neanche avvisare! Cosa ti è saltato in mente? Mi sono preoccupato da morire..."

La ragazza scoppiò a ridere.
Quel gesto ferì Fred: lui si era preoccupato sul serio per sua sorella, dal momento in cui aveva messo piede in quel campo non aveva smesso di farlo.
E lei ci si faceva su una bella risata.

Possibile che non si renda proprio conto di ciò che sto passando?

"Ero a lezione di scherma. Non ti ho avvisato perché stavi ancora dormendo e non volevo svegliarti."

Lui sospirò guardandola male.

"Non importa. Svegliami pure la prossima volta, preferisco sapere dove sei."

Solo in quel momento Fred notò che al fianco della sorella c'era un ragazzo, che si guardava attorno nervosamente, spostando continuamente il peso da un piede all'altro.
Era più alto di Fred di una quindicina di centimetri, ma non portava molto bene questa altezza. Aveva le spalle leggermente curve, e sembrava volersi fare piccolo piccolo nella sua maglietta arancione.

"E questo tizio chi è?"

Quando si sentì chiamare in causa, il ragazzo venne pervaso dall'imbarazzo, e si passò la mano tra i capelli facendo tintinnare la grande quantità di bracciali e anelli che indossava, sfoggiando un sorrisetto nervoso. Appesi alla scollatura della maglietta portava un paio di occhiali da sole con la montatura blu e le lenti molto scure.

Non mi piace, fu il primo pensiero del figlio di Poseidone.

"Ah sì. Lui è Gigi, figlio di Ade. È molto simpatico ed è bravissimo con la spada, dovresti vederlo..."

Gigi si portò una mano alla nuca, balbettando qualche parola colma di quella che Fred giudicò finta modestia sfacciata.

"Su dai, non esagerare, simpatico come può esserlo un figlio di Ade... Comunque devo andare al mio tavolo, ci vediamo."

Con un cenno verso Talia si allontanò verso il tavolo di Ade dove l'aspettava la ragazza bruna che, ricordò Fred, era in infermeria insieme a Margherita, il giorno prima.

Anche i due figli di Poseidone andarono al loro tavolo, l'uno imbronciato e silenzioso e l'altra desiderosa di fare conversazione.

"Comunque, hai sentito?"

Talia prese il silenzio del fratello come un invito a continuare.

"Al Campo c'è una figlia di Ares incinta! L'hanno scoperto ieri..."

Non me ne può fregar di meno...

"Fantastico."

"Che cosa intendi dire?"

"No niente", e detto ciò Fred tornò ad essere silenzioso.

Si sedettero a tavola, e mentre nel piatto di Talia comparivano delle frittelle, lui si concentrò sull'immagine di un toast, che si trovò davanti all'improvviso.
Meccanicamente si alzò, dirigendosi verso il focolare dei sacrifici che a quell'ora era deserto.

Sollevando un toast dal piatto e osservando i giochi di luce dorati formati dal fuoco che ardeva nel braciere, si ritrovò a pensare a suo padre, Poseidone. Quel padre che non aveva mai incontrato ma che già odiava: aveva abbandonato i suoi figli e la loro madre, non aveva mai mosso un dito per aiutarli o impedire che Talia morisse, sebbene fosse un Dio.

E allora perché dovrei sacrificargli qualsiasi cosa, anche solo un panino comparso dal nulla? Sicuramente non se lo merita.

Così abbassò il braccio, rimettendo giù il toast e, prima ancora di averlo pensato, sputò nel fuoco, che stridette al contatto del liquido, come colpito da tutta quella rabbia.

"Per Poseidone", annunciò, prima di tornare al suo tavolo in silenzio e senza guardarsi attorno.

--------------------------------------------------------------

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top