8° parte
Erika
Che senso ha chiedergli di andarsene?
Non cambierebbe niente.
Il problema di fondo non scomparirà.
Io non mi sentirò meglio, Luis nemmeno. Quello che c'è stato fra di noi resterà comunque.
Lui mi guarda ancora nell'attesa che io dica qualcos altro...
I suoi occhi diventano improvvisamente cupi.
Come se si fosse arrabbiato. Come se fosse sul punto di sputare fuori una delle sue cattiverie.
Ma Luis non parla, sta in silenzio, con la fronte aggrottata e con gli occhi puntati su di me.
Poi alza la mano destra, portandosela all'orecchio sinistro.
Afferra la sigaretta, e se la porta sulle labbra.
E poi... si alza dallo sgabello.
«Luis...» Lo afferro dal braccio, prima che possa allontanarsi del tutto.
Lui è fermo sul posto. Mi dà le spalle, e non sembra intenzionato a voltarsi verso di me.
«Non ti ho detto di andartene...»
Che stupida che sei, Erika...
Luis non si volta ancora.
«Possiamo... parlare stasera?»
In quel momento sento una risata stridula provenire dalla sua bocca.
Scansa via la mia presa e si volta finalmente verso di me.
«Stasera?» Il suo tono è derisorio.
«Sì, dopo che ho finito il turno, dovrei finire alle sei.» Fingo di non essere intimorita dal suo tono. E mi mostro del tutto sicura di me.
«Stasera ho da fare, mi spiace!» Non gli dispiace affatto in realtà.
«Possiamo fare un'altra volta, allora. Domani ho il giorno libero.»
«In realtà sono impegnato anche domani, tutto il giorno!» Ci tiene a sottolineare le ultime due parole.
«Allora dimmi tu quando...» So che non ha nessuno impegno.
Il suo è un modo per fare lo stronzo, dato che si è sentito offeso.
«Sono impegnato tutti i giorni. Anzi... se non ti dispiace io andrei via!»
«Luis, la smetti?»
«Di fare che?» Si avvicina a me, forse anche troppo.
Indietreggio per non attirare l'attenzione su di noi.
Ma lui si avvicina ancora...
Il bancone che ci separa non gli impedisce di avvicinarsi.
Appoggia le braccia sul ripiano di legno, e si sporge sempre di più.
«Non ti comportare come un ragazzino!» Gli rispondo sottovoce, ma con un tono che gli faccia intendere il mio fastidio.
«Come siete strane voi donne, prima vi comportate da stupide, poi ve ne pentite e ci respingete.» Afferra una ciocca dei miei capelli e la tira leggermente, per poi portarsela sul naso e annusarla.
Ho i brividi. Un po' come tutte le volte che ho un contatto con lui.
«Cosa ti imbarazza, Erika? La mia mano sul tuo seno, o il mio cazzo duro dietro di te?» Continua a parlare.
Lo chiede con una tale nonchalance... che sembra quasi non avere significato quello che c'è stato fra di noi.
«O semplicemente ti imbarazza che sia l'uomo più attraente che ti abbia dato delle attenzioni, nonostante i miei cinquant'anni?»
Che stronzo...
È proprio un figlio di puttana, e non si cura completamente del fatto che mi stia mortificando... ovvio, la sua intenzione era proprio quella.
Ride.
Luis ride, e io vorrei scappare via...
«Che cazzo ridi, stronzo!?» E il fatto che io lo abbia appena insultato lo diverte ancora di più.
Mi afferra dal grembiule e mi attira a sé.
Mi guardo intorno, fortunatamente il lido non è pieno.
Però ci sono alcuni occhi indiscreti sopra di noi.
«Cos'è? Hai paura di attirare l'attenzione, piccolina?»
«Piantala!» Cerco di liberarmi dalla sua presa.
Ma non riesco.
La sua mano è salda sui miei fianchi, e le sue dita sfiorano la pelle nuda attraverso la maglietta di cotone.
Alzo lo sguardo verso di lui.
Luis mi sta già guardando.
Ha ancora un ghigno soddisfatto sulla bocca.
E nonostante la sua sfrontatezza, nonostante il fatto che abbia fatto lo stronzo... non riesco a fare a meno di ammirare la sua bellezza.
«Lasciami, Williams!» Ringhio, cercando di recuperare consapevolezza di me stessa.
«Dammi un motivo per farlo!» Ordina, e io abbasso lo sguardo per cercare di trovare una motivazione che lo possa soddisfare.
«E guardami quando ti parlo!» Continua.
E mi ritorna in mente una cosa... una cosa che Steve mi ha raccontato e che non riuscivo a credere che si trattasse veramente dell'uomo che veniva a parlare con me al lido.
«Non parlarmi come facevi con tuo figlio!» Alzo lo sguardo, e con tutta la mia determinazione lo spintono via, liberandomi dalla sua presa.
Non mi piace ricordare quello che ha fatto.
Non mi piace che mi parli come parlava a Steve.
Perché lui non è più quell'uomo, e non mi piace associarlo al Luis del passato.
E nemmeno a lui, quindi molto probabilmente l'ho appena toccato in uno dei suoi punti deboli.
Luis non si perdona ancora quello che è stato... e io forse potevo evitare di uscirmene con una risposta infelice.
«Scusa...» Gli dico, cercando di recuperare.
Anche se lui è stato altrettanto stronzo con me.
Ma io non sono una stronza.
A Luis sparisce il sorriso, sparisce la presunzione e il trionfo di aver vinto.
Diventa impassibile.
Privo di ogni cosa.
E poi esce ufficialmente dal lido.
E io questa volta lo lascio andare via, non lo blocco più, non gli dico più nulla.
E Luis... Luis forse adesso sarà arrabbiato.
Forse non mi parlerà per un po', forse sparirà.
Proprio come aveva fatto all'epoca, proprio come ha fatto dopo la festa di Natale.
In cuor mio, però, spero che non sparisca.
E può sembrare incoerente come cosa da parte mia.
Come si spiega quando vuoi una persona nella tua vita, ma allo stesso tempo ti fa paura?
Come si spiega quello che siamo? Come faccio a spiegare a qualcuno di essermi affezionata a un uomo che ha un caratteraccio?
Come faccio a spiegare a mio padre che Luis ha la sua stessa età?
Come faccio a dimenticarlo?
Ma la vera domande è: è possibile dimenticare uno come Luis?
È possibile dimenticare il suo volto, la sua voce, la sua storia?
Mi chiedo se sia possibile tutto ciò... perché io non lo credo, non lo credo affatto.
E questo... be', è questo a fottermi del tutto.
Spazio autrice:
Secondo voi è possibile dimenticare qualcuno che ha fatto parte di voi per troppo tempo?
Io penso che non sia possibile nemmeno fra diec'anni, se ha fatto parte di te, ma veramente, possono passare pure secoli, ma non lo scorderai mai.
Certo, il tempo aiuta, ma non guarisce, finisci solo per abituarti all'assenza.
E niente... questa parte è il lancio di qualcosa di grosso, e pericolosamente emotivo. E ricordatevi che... non sono un'autrice tranquilla, e che i miei libri non saranno certo rose e fiori!
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