5° parte
Luis
Sono nel parcheggio, dentro il pick up, con una sigaretta spenta fra le labbra, che ho intenzione di accendere nell'attesa che Erika si faccia avanti.
Mi ha chiamato una decina di minuti fa, per dirmi che stava per finire di lavorare.
Scendo dal veicolo, mi appoggio sullo sportello, e mi metto a fumare.
Noto un ragazzo alto e muscoloso fermarsi proprio all'entrata del locale.
Lo guardo, ha lo sguardo corrucciato, e la mascella contratta, sembra sul punto di sbraitare da un momento all'altro.
Sospiro, e chiudo gli occhi a due fessure piccole per proteggerli dal fumo della sigaretta.
E quando stavo per svincolare l'attenzione da quel ragazzo, noto Erika uscire dal lido.
È di spalle intenta a chiudere la porta a chiave, e quando si volta... lo sconosciuto l'afferra dal polso.
Sono troppo lontano per sentire cosa si stiano dicendo.
Il ragazzo adesso mi dà le spalle, quindi non vedo il suo volto, ma quello di Erika riesco a vederlo.
Sembra infastidita.
Scansa via la mano dal suo polso, e gli dà una spinta che non lo smuove di un centimetro.
«Vuoi andartene!?» Riesco a sentire dalla ragazza.
Lo sorpassa, ma lui la blocca di nuovo.
In quel momento decido di intromettermi.
«Erika!» Urlo.
E lei finalmente si accorge di me.
Mi guarda per un secondo.
Poi si volta velocemente verso lo stronzo, che a sua volta mi fissa.
Che cazzo vuole?
Butto il mozzicone e mi avvicino di più.
Mi fermo quando lei mi fa cenno di rimanere lì dove sono.
Dice qualcosa al ragazzo che non riesco a sentire, e si avvicina a me.
«Ciao!» Mi sorride, come se non fosse successo niente.
Mentre la mia attenzione è ancora ferma sul ragazzo, che pian piano si volta e va via.
«Chi cazzo era?»
Il mio volto deve essersi trasformato in un viso che non prova alcun tipo di emozioni.
Quando sono serio succede sempre.
«Nessuno, Luis, non ti preoccupare.» Mi ignora e va a sedersi nel suo pick up.
Quando sono dentro anche io, continuo con le mie domande.
«A me non sembrava nessuno.»
«Non è niente che io non possa gestire.»
«Ti stava infastidendo.»
Lei sbuffa, e si sistema il rossetto.
«Luis... ho avuto una giornata pesantissima, non iniziare a stressarmi pure tu.»
Mi fermo a fissarla un po' titubante.
«Mi scusi, signorina... adesso la porto a casa così si potrà rilassare.»
Erika si volta a guardarmi e scoppia a ridere.
Non capisco cosa se lo metta a fare il rossetto, dato che andrà a dormire fra non molto.
«Che gentiluomo!» Lo capirebbe anche un bambino che mi sta prendendo in giro.
Perché io sicuramente non sono un gentiluomo.
Decido di non farle altre domande.
Lascio a lei la libertà di non raccontarmi i suoi problemi.
Anche se quel tipo non mi piaceva per niente, e non vorrei che continuasse a darle fastidio.
«Steve sa che sei con me?»
Erika si preoccupa sempre di quello che potrebbe pensare mio figlio.
Non so se hanno mai parlato di questo argomento, non so se Steve le abbia detto che è a conoscenza del bacio e della mia fastidiosa reazione.
Non gliel'ho mai chiesto, e lui non ha più preso l'argomento.
Non riesco a capire come la viva adesso. Steve è un po' simile a me, non lascia intravedere emozioni che non vuol mostrare.
«Sì, lo sa.»
«E cosa ha detto?»
«Stranamente nulla.»
Quando si tratta di Erika mi dice sempre: "non fare lo scemo" o "stai attento a cosa fai" credo che Steve non voglia fare molto parte di questa cosa.
Però allo stesso momento non vuole che la situazione che si è creata danneggi me o lei.
Soprattutto lei, perché Steve sa che la mia pelle è molto dura.
E sa anche quanto io possa essere un figlio di puttana, l'ha vissuto sulla sua stessa pelle...
«Non so se tu...» Con il mio tono un po' incerto attiro l'attenzione di Erika.
«Cosa?»
«Non so, Erika...» Mi accendo un'altra sigaretta, e lei mi guarda in malo modo, ma non le do molta importanza.
«Ci pensi mai a quel bacio?»
Distoglie lo sguardo dal mio, e improvvisamente accosto.
«Che fai?»
«Non ho ancora finito di parlare con te.»
«Luis...» Piagnucola.
«Che c'è?»
Scende dal pick up, e non capisco cosa le prenda.
Forse non vuole parlare di quel bacio?
Ma dovremmo per capire cosa abbia significato...
La seguo al di fuori, e la trovo a sbirciare sul suo specchietto da borsetta.
«È a posto il rossetto.» Le abbasso il braccio sollevato che teneva lo specchio.
Ha lo sguardo perso, sembra cupa, triste, stanca...
«Luis...» Abbassa lo sguardo.
«È tutto così difficile...» Prosegue.
«Cosa?»
Si mette a camminare lentamente, e guarda il cielo.
«Il lavoro, le persone che rompono, i ragazzi che fanno apprezzamenti non richiesti. La vita, gli amici... tu. Ultimamente mi risulta tutto più difficile...»
Mi avvicino a Erika che mi dà ancora le spalle.
Mi posiziono proprio dietro di lei.
Posso sentire il suo profumo frizzante, e annuso tutta quanta la forza di quell'odore.
Le cingo la vita e incastro il mio collo nel suo, che per farmi spazio si inclina leggermente.
«Io?»
«Tu...» Lo dice respirando pesantemente.
E questo, be' questo fa risvegliare il mio corpo.
«Sono troppo complicato per te perché tieni a me?» Le dico sottovoce.
Il mio alito sfiora il suo collo, e noto apparire dei brividi proprio in quella zona.
Mi mordo le labbra, perché anche il suo corpo si risveglia a causa mia.
«Luis, non giocare sporco.»
«Sporco?»
«Hai iniziato a giocare sporco dal momento in cui ti sei avvicinato a me.»
Giocare... giocare sporco, classico da me, ma in questo caso non vinco niente, anzi, ho perso, ma in partenza.
«Al massimo... adesso sto giocando sporco.»
«Ah sì? E perché?»
«Perché so che hai un debole per me.»
Le bacio la guancia, e mi avvicino con le labbra al lobo del suo orecchio.
So che è tutto dannatamente sbagliato quello che sto facendo, ma sono un peccatore, ho iniziato a peccare molto presto, e mi è sempre piaciuto.
Un po' come mi sta piacendo far salire i brividi a Erika.
Le sto baciando l'orecchio, gioco con il suo orecchino, e posiziono la mia mano sul suo inguine, ma non vado oltre, per quanto mi piacerebbe toccarla... non posso, non posso peccare fino a quel punto.
Erika sospira, sempre in modo più pesante.
Chiude gli occhi e cerca la mia mano, proprio la mano posizionata sull'inguine.
Quando la trova l'afferra, la bacia.
È un gesto così delicato... così strano, però mi piace.
La porta sul suo seno, e io in quel momento realizzo cosa vuole che faccia.
«Erika...»
«Anche tu hai un debole per me.»
Ed ha ragione, di una cosa sono sicuro, il suo corpo mi fa sentire un uomo.
Scanso via la mano, anche se non ne avevo proprio intenzione.
«Io sarò complicato, ma tu, cazzo tu sei pericolosa, piccolina...»
Spazio autrice:
Ho il presentimento che Luis abbia trovato pane per i suoi denti.
E mi sa che a Erika piaccia anche peccare, ma tanto, ahahahaha.
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