25° parte
E che ne sai tu del mal di testa che ti fotte le tempie, e del dolore che brucia fino a dentro le ossa...
Brenda Settembre
Erika
Nella vita bisogna avere coraggio, e se non ce l'hai esci fuori a cercarlo, perché è solo con quello che riesci a superare certe situazioni.
E non esiste il fortunato o il meno fortunato, non ti succede qualcosa solo perché sei sfigato, o perché c'è un Dio che non ti vuole felice o sereno... sono tutte stronzate che ci hanno inculcato.
Semplice: devi trovare la forza, il coraggio che hai dentro di te per farcela.
Ma è più facile a dirsi che a farsi.
Ed è lì che arriva la sfida più folle, bisogna farlo.
È doloroso, fa male, ma è così che si vive: soffrendo, capendo e crescendo.
Un po' come io mi sono dovuta abituare al fatto che la malattia di mia madre non è un dispetto fatto a lei o a me, è la vita... crudele, certo, ma è la vita.
Anche se certe volte mi fermo a pensare a perché proprio a noi. Perché proprio a lei?
Ma non c'è una risposta... è la vita.
Quando è arrivata l'alzheimer non volevo crederlo possibile.
Un po' come quando ti succede qualcosa di incredibile e non riesci a credere sia vero.
Ma in quel caso non lo credevo reale solo per un motivo... mia madre non poteva essere davvero malata di quella brutta malattia.
Ma questa è la prima fase.
La seconda è odiare tutto e tutti, pensare che Dio ce l'abbia con te. Pensare di non meritarlo, come se tu stessa fossi malata.
La terza è quella di essere forte per lei.
La quarta è quella di pregare che non muoia.
E la quinta e ultima fase è quella di pensare costantemente alla fine, come se da un momento all'altro potesse essere arrivare quella brutta chiamata.
La chiamata che segna veramente un circolo finito.
E quindi... mangi, dormi, lavori, fai qualsiasi cosa con la costante paura che finisca tutto.
Arriva un momento in cui vorresti tornare alla fase uno, arriva un momento in cui vorresti che non esistesse nessuna fase.
Ma la cosa peggiore è quando tutte e cinque le fasi si mescolano in un tutt'uno... ed è li che rischi di impazzire.
Potresti fare qualsiasi cosa, distrarti, lavorare come una matta, bere fino a fare schifo, ma quelle fottute fasi non ti abbandoneranno mai.
Quando è stata diagnosticata la malattia a mia madre, mi trovavo al posto di lavoro. Avevo pianto in bagno per due ore di fila.
Non riuscivo a parlare, non riuscivo a guardare in faccia i clienti, volevo solo piangere, buttarmi sul mio letto... addormentarmi e risvegliarmi il mattino dopo e venire a sapere che era solo un brutto sogno.
Ma il giorno dopo era vero, non esisteva nessun sogno, nessun incubo, mia madre era veramente ricoverata in una clinica, e io non potevo proprio farci niente.
È stata dura, è dura. Mio padre l'ha portata in una clinica privata a San Francisco, e anche lui si è trasferito lì.
E io, be'... be' io sono rimasta alla mia solita vita.
Vado a trovarli di rado, il lavoro non permette, e soprattutto... la mia mente non permette.
Non riesco ad andare, per me è una tortura, vedere i loro occhi spenti, finti, gli occhi di chi sopravvive tanto per farlo.
Mia madre è invasa dall'alzheimer, mentre mio padre è invaso dal dolore che gli attorciglia il collo e non lo lascia respirare.
Sono una vigliacca, perché non riesco ad affrontarlo quel dolore, a guardarlo in faccia e abbatterlo giù.
Mentre mio padre... lui sopravvive pure per me.
È notte, saranno da poco passate le due. Inizia a fare caldo.
Le notti calde dei primi di giugno iniziano a pizzicare il collo. Ho caldo, ed è per questo che sono affacciata dalla finestra, a cercare di trovare della serenità che riesca a farmi addormentare.
Ma quella pace non arriva, e guardare il cielo stellato mi fa salire la nostalgia.
Mi porta a quando ero piccolina e passeggiavo nelle vie della California mano nella mano con i miei genitori.
Lì sì che ero serena, felice e spensierata, ero ricca e ancora non lo sapevo.
È vero quando si dice che la vita è un soffio che vola via.
Spalanco l'altra anta della finestra per far prendere più aria alla stanza, ma prima che io possa allontanarmi per provare a mettermi a letto, mi arriva un sassolino addosso.
Lo raccolgo, e poi mi sporgo dalla finestra, guardo giù e...
Luis.
«Ma cosa fai, Williams? Mi perseguiti per caso?»
In verità non ci vediamo da due settimane, aveva di nuovo smesso di venire al lido.
Si era nuovamente allontanato, e io l'ho lasciato fare, non ho fatto domande, e di conseguenza mi sono allontanata pure io.
Forse era meglio così, dopo l'ultima sera che siamo stati insieme in quel ristorante, in quella spiaggia, e poi nel suo posto felice... quando mi ha portata nell'appartamento di suo padre.
Ci stavamo avvicinando troppo, e non capivo cosa stesse succedendo.
Mi sentivo come se stessi perdendo il terreno sotto i piedi.
Anche perché... nemmeno Luis sapeva cosa stava facendo.
E adesso che è qui, sotto il mio appartamento, mi sembra di star perdendo anche quello sotto i piedi.
Perché torna sempre?
«Può darsi che tu stia perseguitando me.» Risponde.
E risponde come se fosse del tutto sicuro di quello che sta dicendo, mentre io, come al mio solito, non ci sto capendo un cazzo di niente.
«Hai intenzione di farmi salire, o mi lasci fuori?»
Potrei, potrei lasciarlo fuori, perché tanto ho capito cosa viene a fare da me.
Mi scombussola la vita e poi va via, e quando mi abituo a quell'assenza... eccolo che ritorna.
Quando ancora per qualche secondo sotto la mia finestra.
Lui sorride e mi guarda come se fossi la cosa più bella che abbia mai visto.
Ma so che in realtà io per lui valgo poco.
Niente di importantissimo, solo un piccolo svago.
Non dico che non mi voglia bene, ma nemmeno che io sia la cosa più bella che abbia mai visto nella sua vita.
Anche perché, sono sicura che Luis ne abbia visto di donne.
Senza rispondergli, entro in camera, e scendo velocemente le scale.
Prima di aprire la porta indosso una maglietta che mi sta da vestitino, dato che ero in intimo.
Per il forte caldo che percepivo avevo fatto volare via tutti gli indumenti.
«Alla fine hai deciso di lasciarmi entrare!» Esordisce non appena apro la porta.
Ma come fa lui... a indossare una semplice tuta e a essere così bello?
Credo anche che non si sia pettinato, sicuramente era sdraiato sul suo letto, e come me non riusciva a dormire.
Non appena si avvicina, un odore fastidioso di tabacco mi circonda le narici, come se avesse fumato tutto il pacchetto in un modo consecutivo.
E Luis... Luis lo farebbe davvero.
Si avvicina sempre di più, mi lascia un bacio sulla guancia, e io rimango come pietrificata, non so perché, ma non riesco a muovermi dal mio posto.
Come se non stessi credendo che dopo due settimane è tornato da me.
«Che c'è, piccolina?» Evidentemente deve essersi reso conto pure lui che lo sto fissando incredula.
«Quante sigarette hai fumato nell'ultima ora?» E alla fine gli chiedo questo, invece di chiedergli perché è di nuovo sparito dalla circolazione.
«Credo all'incirca quindici.»
«Cosa!?» Ringhio.
«Ero nervoso, non riuscivo a dormire.» Lo dice senza guardarmi.
Perché Luis è intento a guardarsi intorno, e a camminare oltre le mie spalle.
Dannato Williams.
«Ma non sono venuto qui per dirti quante sigarette ho fumato nell'ultima ora. Non farmi la predica, Erika Parker!» Si ferma per incrociare il mio sguardo.
E allora perché è venuto, cosa vuole da me?
«E dimmi, Williams, cosa vuoi?» Lo raggiungo.
«Non lo so... parlare, credo.»
«Tu vuoi parlare?» Rido.
Perché sì, Luis che vuole parlare mi fa ridere, soprattutto dopo due settimane che non mi degna nemmeno di uno sguardo.
«Ti fa strano?»
«Hai assemblato qualcosa da dire nelle ultime due settimane?»
Luis scoppia a ridere dopo la mia domanda.
Non capisco cosa lo induca a ridere così di gusto... ho per caso detto qualcosa di divertente?
«Cazzo, piccolina... lo sapevo che eri incazzata.»
«Io? Incazzata? E perché mai?»
Stronzo.
«Nemmeno tu ti sei fatta vedere nelle ultime due settimane, e non inventare cazzate, sai dove trovarmi, anche se sono andato finalmente a casa mia.»
Sì, be', sapevo che si era trasferito a casa sua tre giorni fa, ma non mi è stato detto da lui, e penso di non chiedere molto quando pretendo che sia lui stesso a venirmelo a dire.
Dato che lui si è arrabbiato quando sono partita senza dirgli niente.
La legge vale per entrambi.
«Scusami tanto se non ne ho avuta alcuna voglia!» Sbatto la porta dato che non l'avevo ancora chiusa, e lui si lascia andare a peso morto sul mio divano.
«Ti ho per caso detto che potevi sederti?»
«No.»
«E allora perché ti siedi?»
«Perché mi va!»
Sto per andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua, ma lui mi afferra velocemente da un polso, e mi induce ad avvicinarmi.
Fino a trovarmi seduta a cavalcioni su di lui.
E l'odore di tabacco si mischia al suo bagnoschiuma, e non appena mi sfiora il collo con le sue labbra, i miei sensi si attivano e mi sembra di poter perdere la testa da un momento all'altro.
«Che cosa vuoi, Luis...» Mi esce come una supplica, perché davvero mi sento come se mi tirasse da una parte all'altra, come se mi spezzasse in due e non sapesse quale parte del mio corpo spezzato scegliere.
Questo tira e molla non mi fa bene.
«Prima o poi la corda si spezzerà, Luis.»
«Se invece non la tirassi?»
«Tu non la tiri, la tagli direttamente.»
E con forza anche.
«Preferirei legarmela al collo piuttosto che tagliarla.»
E con questo cosa vorrebbe dirmi?
Cosa significa?
Ha un senso?
È un'altra delle sue frasi messe lì tanto per?
Un po' come prima, quando io ero affacciata alla finestra e lui sotto casa mia.
Può darsi che tu stia perseguitando me.
«E se ti uccidesse? Se la stringessi troppo forte al tuo collo?»
«Vorrà dire che morirò soddisfatto.»
Soddisfatto?
«Soddisfatto di che cosa, Luis...» Continua a guardarmi, e finalmente mi lascia un bacio sulle labbra.
«Preferirei morire piuttosto che fare del male a te!» Afferma con decisione.
Luis mi stringe, e io per l'ennesima volta mi lascio andare alla sua stretta.
Mi lascio cullare dalle sue braccia forti.
E non dovrei, non dovrei perché lui andrà di nuovo via, e non deciderà mai cosa fare davvero.
Se andare o restare.
Spazio autrice:
Ciao, belli... ho cambiato la foto che metto prima dello spazio autrice, perché non trovavo l'altra ahahah.
Comunque... qua siamo arrivati al punto in cui si leggono dialoghi importanti.
E la storia va prendendo sempre più forma.
Cosa ne pensate?❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top