11° parte
Luis
Qual è il segreto per vivere meglio?
La risposta è: non esistono segreti.
Non ha nulla a che vedere con il destino.
Quelle stronzate che è già tutto scritto. Che c'è un Dio che prevede il nostro futuro... sono tutte scaramanzie che ci hanno inculcato a scuola.
Dio non decide per te, non decide di farti vivere in un determinato modo e di farti morire in un altro.
Siamo noi a decidere, siamo noi che scegliamo come vivere.
Ci hanno detto che siamo quello che facciamo... non è vero.
Non siamo quello che facciamo, certe volte agiamo d'impulso, agiamo senza che ci accorgiamo di quello che stiamo facendo.
Siamo quello che pensiamo, quello che non diciamo, quello che non facciamo.
Non c'è una logica o un segreto per vivere.
Basta semplicemente vivere... e basta.
Ed è quello che ho sempre fatto. Non ho mai pensato di sbagliare qualcosa, e forse è errato.
Ho vissuto facendo la prima cosa che mi passava per la testa.
Dovrei vergognarmi per questo, sono un uomo, e certi errori non potrei più farli.
Ma a me... non frega un cazzo di fare la cosa giusta.
Io ed Erika siamo ancora seduti sul divano.
Io guardo lei, e lei penso sia decisa a strapparsi tutte quante le pellicine delle dita.
Credo che la nostra conversazione l'abbia innervosita, o semplicemente l'abbia imbarazzata.
Io non ho mai conosciuto cosa significhi la parola "imbarazzo".
Non mi sono mai imbarazzato di niente, soprattutto davanti a una donna.
È sempre stato facile per me approcciare con le ragazze.
La schiettezza le attira.
Le donne vogliono un uomo sicuro di sé al loro fianco.
E io sicuramente per sicurezza ci sono al cento per cento.
Continuo a guardarla.
Ha quell'aria da ragazzina, la stessa che aveva il primo giorno che l'ho vista.
Ero stato subito attirato da lei, dal momento in cui mi aveva servito il primo caffè.
Aveva un rossetto rosso sgargiante, gli occhi truccatissimi, e i capelli ricci raccolti con un elastico, nascosti dal berretto della divisa del lido.
Io me la immaginavo senza tutto quel trucco.
La immaginavo con i boccoli sciolti, e con lo stesso sorriso che mostrava ai clienti.
Mi piaceva immaginarmela al naturale, e adesso che è proprio così, mi rendo conto che è stupenda proprio come appariva davanti alla mia vista.
«Ti va di andare a fare un giro?» Le chiedo, avendo già una vaga idea su dove andare.
In lei traspare una scintilla, sicurezza, per un secondo Erika mette da parte l'imbarazzo.
Lo capisco dal suo sguardo furbo, e dal ghigno che non prova nemmeno a nascondere.
«Che c'è, Luis... hai paura di rimanere dentro quattro mura con me?»
«E di cosa dovrei avere paura?» Ricambio lo stesso sorriso.
«Di cedere...»
E io forse ho iniziato a cedere già da un po'.
«Io non cedo, piccolina. Ho anche la mente forte.»
«Sarà... ma a me sembra tanto una scusa per allontanarti dall'impulso di saltarmi addosso.»
Erika dovrebbe sapere che se voglio una cosa me la prendo, senza nemmeno perdere tempo.
Mi fingo offeso dalla sua insinuazione.
E pian piano mi avvicino a lei.
Fino a quando i nostri corpi si uniscono, e riesco a guardarla bene negli occhi.
Erika mi accoglie allargando le gambe per farmi spazio, e io sorrido, sorrido ancora, e lei mi blocca una mano sulla bocca.
«Cosa vuoi, Luis?»
Scanso via la sua mano, e le afferro il viso.
Inizialmente in modo brusco, poi posiziono delicatamente il mio palmo sulla sua guancia.
«Sappi che... non ho bisogno di inventare scuse, se fossi venuto per spogliarti soltanto lo avrei già fatto!»
«E per cosa sei venut...» Stavolta sono io a bloccarle la bocca.
«Non ho finito, piccolina!» Le lascio un bacio sul naso, e tolgo la mano dalle sue labbra.
«Voglio portarti a vedere una cosa.»
«Cosa?»
«Lo scoprirai solo se verrai con me!»
Mi allontano da lei, anche se controvoglia.
Erika mi osserva attentamente, e poi:
«Luis, è tardissimo, dove vorresti andare?»
«Mi sembra di avertelo già detto. Dai, mettiti qualcosa addosso e vieni con me!» Le porgo la mano, e lei l'afferra subito.
Si solleva e rimane seduta qualche secondo a guardarmi.
«Mi manderai all'inferno, Luis Williams.»
Erika dopo qualche minuto torna giù.
Indossa uno di quei jeans che la fasciano perfettamente, e una maglietta a maniche lunghe al suo interno. Ha in mano un paio di scarpe che presumo debba indossare.
«Che c'è?» Mi chiede, dato che la sto fissando apertamente.
«Hai un bel culo!»
Già, e questo jeans lo risalta ancora di più.
Erika è perfetta.
Lineamenti da brava ragazza.
Nasino alla francese, labbra parzialmente carnose, e due occhi da cerbiatta.
Inizialmente sono stato attirato dal suo aspetto.
Parlandole dalla sua gentilezza.
E conoscendola meglio ho iniziato ad apprezzarla per intero.
«Quindi continui a provarci con me?» Insinua la furbetta.
Inizialmente filtravamo e basta.
O meglio, sono sempre stato io a punzecchiarla per primo.
Poi il giocare soltanto si è trasformato in baci e voglie.
«Dici?»
«Dico!»
«Sei sfrontata, piccolina!»
Scoppia a ridere.
«Io?» Dice alzandosi in piedi.
Faccio su e giù con la testa. Mi dà uno schiaffo leggero sul viso, e io le sorrido attirandola a me.
Le passo delicatamente le mani sui fianchi, per poi scendere lentamente sul sedere.
«Mettiti una giacca, fa piuttosto fresco.»
In quel momento mi alzo in piedi, sovrastandola di parecchio.
Infatti è costretta ad alzare il collo per guardarmi.
Dopo che Erika indossa una giacca usciamo fuori.
«Vorrei camminare, per te è un problema?»
«No, Luis.»
Mi si affianca, e sembra di nuovo imbarazzata.
Penso che stare in macchina sarebbe stato peggio, quindi ho preferito camminare per cercare di farla tranquillizzare.
E poi dove la voglio portare non è molto lontano da qui.
«Com'è andata oggi?»
«Prima o dopo che arrivassi tu a fare lo stronzo?»
Come ho fatto a pensare di potermela scansare così facilmente?
«Non sono stato poi così stronzo.»
«Ah, no?»
«No.»
«Hai praticamente detto che tu sei fuori dalle mie portate... hai fatto intendere che io sia una disperata che nessuno si fila, e...»
«So cosa ho detto!» La fermo.
Sì è vero ho fatto intendere tutto ciò, ma non lo pensavo davvero.
«E come la mettiamo?»
«Volevo solo darti fastidio facendo lo stronzo.» Ammetto.
«Sei una testa di cazzo, e io non avrei dovuto nemmeno aprirti la porta!»
«Sì, lo so. Hai ragione.»
«Vaffanculo!»
«Okay.»
«La smetti, Williams?»
«Che c'è, cosa ho fatto adesso?»
Di punto in bianco si ferma sul ciglio della strada.
«Fai come se non ti importasse.»
«Di cosa stai parlando?»
«Fai come se non ti importasse di quello che ti dico, e cazzo se mi urta i nervi questa cosa!» Dalla sua espressione sembrerebbe arrabbiata, ma dal suo tono di voce intravedo qualcosa che non ha proprio a che fare con la rabbia.
Erika ironizza sul mio modo di essere, è infastidita, ma non riesce a manifestarlo, perché allo stesso tempo sa di doversi arrendere su questo punto di vista.
«Ti faccio una domanda, piccolina.»
«Cambi argomento?»
«Sssh, rispondi solamente... qual è il tuo posto felice?»
La piccolina ricomincia a camminare, abbassa lo sguardo e io la seguo.
Vorrei essere dentro la sua testa per sapere cosa sta pensando in questo momento.
«Il mio posto felice, eh...» Si ferma davanti a me.
«Il mio posto felice è mio padre. Sono felice quando sto con lui, quando lo vedo sorridere e ripercorrere i ricordi di quando ero bambina.»
Rimango colpito dal suo discorso... la parola "padre" mi lascia sempre di sasso.
Perché anche se non lo ammetterò mai, anche io avrei voluto stare con mio padre quando ero piccolo, ma purtroppo... purtroppo non mi è stato concesso.
«E il tuo, Luis?»
«Giriamo l'angolo e te lo mostro...» La sorpasso senza dirle più nulla, e lei mi afferra da un braccio.
«Cosa ti è preso?»
«Non ti preoccupare per me.»
«Purtroppo non riesco a farne a meno...»
I suoi occhioni diventano tristi.
Mi viene naturale abbracciarla.
È così piccola che gli farei da scudo fino al resto della mia vita.
«Luis...»
«Dimmi.»
«Mi piace il tuo profumo.»
Il mio cuore inizia a battere, non poteva dirmi cosa migliore.
La stringo sempre di più, talmente tanto che poi mi accorgo di star esagerando e rallento la presa.
«Vorrei stare un altro po' fra le tue braccia, ma sono entusiasta di vedere il tuo posto felice.»
Erika si scansa lentamente, e poi mi afferra la mano.
La stringe alla sua. Non mi aspettavo per niente questo suo gesto.
Sono sempre io a cercare del contatto fisico, se non fosse per quella volta fuori dal suo pick up.
La nostre mani si intrecciano senza che ce ne accorgiamo. Come se facessero tutto da sole.
E camminiamo mano nella mano, fino a girare l'angolo, e finalmente arriviamo nel mio posto felice.
Spazio autrice:
Qual è il vostro posto felice? Se non vi va di dirmelo nei commenti, potete dirmelo in privato se ne avete voglia.
È impressione mia, o Luis si scioglie davanti a quella ragazza?
Vi piace Luis un po' più "dolce" ?
🌹
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