1° parte
Luis
A volte mi fermo a pensare come sarebbe stata la mia vita se non avessi preso le scelte che alla fine... si sono trasformate in azioni vere e proprie.
Mi chiedo cosa sarebbe successo se non mi fossi innamorato perdutamente della donna che ha dato alla luce il mio unico figlio maschio.
Mi chiedo che fine avrei fatto se Katrine non mi avesse salvato da quello che era la mia vita.
Me lo chiedo spesso... e mi chiedo spesso anche come abbia potuto migliorarla.
Però, come tutte le cose belle... purtroppo finiscono.
Alcune in meglio, altre in peggio, nel mio caso è finita nel modo peggiore che potesse esistere.
Katrine ormai non c'è più, e se c'è una cosa che ho capito è che non posso continuare a pensare a come avrei potuto comportarmi diversamente.
Ho sempre dato la colpa a Steve per quell'incidente, ma in realtà anche io ho le mie.
Non sarebbe successo se mi fossi comportato in modo diverso con mio figlio.
E ho smesso di dargli delle colpe, ho smesso di non darmene, perché come sempre... sono stato un grandissimo figlio di puttana, e questo... be' questo mi riesce bene, anche se non ne vado molto fiero.
Katrine fa parte di me, farà sempre parte di me, continuerò ad amarla fino alla morte.
Lei non è solo la madre di mio figlio, non è solo la donna che ha creduto fin da subito in me, lei porta con sé l'amore che sono riuscito a darle, ed è tanto, è tantissimo.
Ho deciso di mettere in vendita la casa.
Infatti mi trovo in uno stato di confusione più totale.
Parecchi scatoloni invadono la cucina, e non faccio altro che guardare ogni singolo posto dell'appartamento, perché lasciare questa casa è come perdere una parte di me.
È solo una casa in fin dei conti. Da ragazzo ne ho cambiate tantissime.
Ma questa... questa ha un legame affettivo.
E per quanto non mi importi tanto dei beni affettivi, non potrò mai e poi mai dimenticare la casa che mi ricorda ogni momento passato con Kat.
A essere sincero, pensavo sarebbe stato più facile andare via e chiudere in qualche modo un capitolo della mia vita che mi ha fatto stare bene.
Un capitolo che purtroppo si è concluso.
Non ce la facevo più a stare qui.
A dormire in quella stanza, nella nostra camera da letto.
Stavo ricominciando ad avere le smanie notturne.
Svalsi d'umore, tachicardia, incubi incontrollati, reazioni incontrollate.
E quindi... per quanto può far male, ho deciso di metterla in vendita.
Ho bisogno di cambiare, e in qualche modo ricominciare, anche se da capo, anche se da solo, ho bisogno di vivere.
«Papà, sei pronto?»
Steve è qui oggi, insieme a Cameron mi stanno aiutando a portare tutta quanta la roba nella nuova casa.
«Stai bene?» Non so perché io lo stia chiedendo a lui. Forse perché non mi ha ancora detto come abbia preso questa scelta.
«Io sì, tu?»
«Sì.»
«Allora che dici... andiamo?»
Guardo un attimo mio figlio, poi mi volto velocemente, per dare uno sguardo alla cucina.
E per un momento, solo per un secondo... riesco a sentire l'odore di Kat.
È bellissimo, sexy e dolce allo stesso tempo, proprio come lo ricordavo.
«Sì, Steve, andiamo!»
Afferro gli ultimi due scatoloni, e li sistemo nel pick up di quella testa di cazzo di Travis.
Il coglione che corre sempre dietro a Cameron.
È proprio un tipo strano, saranno i troppi spinelli che si fuma che gli hanno bruciato l'ultimo neurone che gli era rimasto.
Travis sale alla guida del suo pick up, e prima che entri gli lancio uno sguardo bruciante.
E lui come al solito abbassa gli occhi a terra.
Credo mi tema, e questo... cazzo mi piace da morire.
Mi avvicino a mio figlio che sta afferrando uno scatolone.
«Senti... ma com'è che ce l'ha sempre dietro a questo?» E guardo Cameron vicino al finestrino che parla con Travis.
«Ci ha prestato il pick per il viaggio.»
«No, intendo sempre.»
«È un suo amico.»
«Amico? Da quando?»
«L'ha conosciuto nella sala d'aspetto della psicologa.»
«Ah, ora capisco tutto!» Ecco perché è un po' matto.
Non che la pazzia mi dia qualche problema, credo che neanche io stia tanto bene con la testa, ma lui è proprio pazzo.
Per Capodanno me lo sono ritrovato nudo sotto casa mia, con Cameron che gli correva dietro.
Per recuperarlo immagino.
Si è giustificato dicendomi che ci teneva a farmi gli auguri.
Scioccante.
«Ma dai, papà!»
«Vorresti dire che sta bene quello lì?» Lo punto.
E il coglione stava proprio guardando me con un sorriso ebete stampato in faccia.
In quel momento tiro fuori il dito medio, e il suo sorriso si spegne improvvisamente.
Steve scansa via la mia mano.
«Smettila e andiamo, e ti ricordo che hai cinquant'anni, comportati come tale!» Il tono di Steve è severo, ma il suo ghigno sorridente lo inganna.
Lascio andare via il mio ultimo scatolone, e tiro fuori le chiavi della mia macchina.
Steve si avvicina a Cameron per dargli un bacio, e quest'ultimo dopo aver ricambiato sale sul lato passeggero del pick up, e mio figlio viene con me.
Dopo aver portato tutti quanti gli scatoloni nel nuovo appartamento, mi porto dietro uno zainetto.
Dormirò almeno qualche giorno da Steve.
Almeno fino a quando non avrò acqua calda e luce nella nuova casa.
Quindi torniamo indietro.
E andiamo nel nuovo appartamento che hanno preso Cameron e Steve.
Devo accettare che sono ormai una coppia stabile.
Chi l'avrebbe mai detto che il figlio del mio migliore amico me l'avrebbe rubato...
«Ma il coglione resta a pranzo?» Chiedo a Steve non appena siamo dentro.
Lui nemmeno mi risponde, e mi sorpassa.
Che figlio stronzo.
Faccio come se fossi a casa mia, mi tolgo le scarpe, appoggio lo zaino sull'appendiabiti, e mi dirigo in cucina per prendere qualcosa di fresco da bere.
Estraggo una birra e la stappo con i denti, e mi appoggio al frigorifero.
«Stavo giusto dicendo: fai come se fossi a casa tua, ma vedo che l'hai già fatto.» Mi dice Steve.
E io lo guardo come se gli volessi dire "ma per chi mi hai preso?"
Cameron emette una risata, e Travis come uno scemo senza personalità fa lo stesso.
Alla fine decido di sedermi... a capo tavola, perché io sono abituato a sedermi in quella parte.
«Ho ordinato qualcosa, papà, è tardi per cucinare.»
«L'importante è che si mangia, sto morendo di fame...»
Estraggo una sigaretta dal pacchetto, sto per accenderla, quando mi rendo conto di avere tutti quanti gli occhi addosso.
E mi ricordo di non essere a casa mia.
Mi alzo senza dire niente, e mi siedo nel gradino che dà sulla porta, e fumo la mia sigaretta tranquillamente.
E in lontananza intravedo un altro pick up che sta posteggiando proprio in questo vialetto.
So chi è, riconoscerei quel pick up fra tanti.
Alzo la testa per riuscire ad avere una miglior visuale.
Ed è lei, e non appena la vedo mi metto a ridere.
Erika si sta avvicinando all'entrata con quel jeans che le mette il risalto le gambe snelle e sode.
Con quella scollatura che lascia intravedere il suo seno.
È bella, bella come sempre.
Ogni volta che la vedo mi rendo sempre più conto di quanto mi piaccia peccare.
La mia mente immagina delle cose poco pure.
Cammina verso di me, e io mi mordo l'interno della guancia, e poi... poi me la ritrovo davanti.
«Luis.»
«Erika...»
Spazio autrice:
Weeeeee. Ciao, belli!🌹
Sono tornata, ed ecco a voi il primissimo capitolo di questa nuova avventura.
Fatemi sapere che ne pensate, vi piace? E Luis come vi è sembrato?
Dalla vostra autrice del passato!🌹
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