5. Avrebbero potuto candidarmi agli Oscar per quella sceneggiata

Il resto della settimana passò in modo relativamente tranquillo.

Mia madre sembrava essersi completamente dimenticata della mia popolarità sulla rete, ed era tornata a stressarmi con il vestito per il galà.

«Dobbiamo andare a comprarlo prima o poi.» continuava a ripetermi «E dobbiamo anche cercarti un partner per quella sera.»

E con chi ci sarei dovuta andare?! Non conoscevo nessuno che avrebbe fatto i salti di gioia a venire a quello stupido ballo con me... Non li facevo io i salti di gioia per andare a quello stupido ballo.

Tendevo a liquidarla con risposte affermative ogni volta che lei tirava fuori l'argomento, semplicemente facendo di sì con la testa. Dopo tutto mancavano ancora mesi all'evento e scommettevo che metà delle ragazze e dei ragazzi che avrebbero partecipato dovevano ancora comprare tutto... A parte Nicole. Lei aveva già il vestito pronto dallo scorso agosto, quando Jake le aveva chiesto di accompagnarlo.

Inutile dire che non aspettava altro, visto che anche la sua famiglia faceva parte del Country Club.

Fu però durante l'ora interminabile di Mr. Crocket che la mia intera vita prese una piega del tutto inaspettata, facendomi dimenticare in modo drastico tutti i problemi che mia madre si faceva per quel galà.

Stavo guardando fuori dalla finestra, facendo scorrere lo sguardo sulle nuvole che correvano veloci nel cielo. Tutto quello che volevo fare era tornare a casa, buttarmi sotto il piumone e ammazzarmi di Netflix e pizza. Questo weekend per di più i miei genitori non sarebbero stati a casa per via del matrimonio di una nostra lontana parente, questo voleva dire avere casa tutta per me...

Si prospettava il fine settimana più bello e tranquillo degli ultimi mesi.

Sentimmo qualcuno bussare alla porta della classe, e un secondo dopo apparve Mr. Peak in tutta la sua severità.

«Preside.» disse con reverenza Mr. Crocket alzandosi in piedi e spostandosi di lato, per lasciare l'intera scena all'uomo.

«Wilson.» disse lui serio «Potrebbe venire un attimo con me?»

Alzai lo sguardo confusa, cosa avevo fatto questa volta? Mi sembrava di essere stata brava nell'ultima settimana. Voleva punirmi adesso per quello che avevo fatto a Norman lo scorso venerdì? Magari ci aveva ripensato e voleva mandarmi in detenzione... O magari era per via del video. Sì, sicuramente era per quello.

Feci per alzarmi quando la voce di Mr. Peak mi fermò sul posto.

«Non lei, ma suo fratello Jake.»

L'intera attenzione della classe si spostò su di lui. Erano tutti curiosi di sapere che cosa potesse aver fatto per far correre il preside in classe per convocarlo.

Lo guardai attraversare la classe in silenzio e con sicurezza. Probabilmente c'erano dei talent scout che volevano parlargli o qualcosa del genere. Non doveva essere nulla di negativo, giusto? Anche perché non aveva fatto nulla di male... O almeno nulla che io sapessi.

Eppure c'era quella piccola sensazione alla fine del mio stomaco che mi diceva che niente di buono ne sarebbe uscito da quella conversazione.

Non sono mai stata una persona particolarmente curiosa, non mi interessavano i pettegolezzi e nemmeno i fatti degli altri... Ma se si trattava di mio fratello o di qualsiasi altra persona alla quale volevo bene, allora la storia cambiava drasticamente.

Dovevo sapere che cosa stava succedendo.

Così quando la porta si richiuse dietro a Jake e a Mr. Peak, io alzai la mano e cercai di fare appello a tutte le mie doti di attrice di telenovela messicane, quelle che riescono ad inscenare un dramma per questioni minuscole, come per esempio la macchina che non parte, o la borsa della spesa che si è rotta.

«Ehm professore?»

«Cosa c'è adesso Norah?!» chiese lui esasperato

«Penso di non sentirmi troppo bene.» mi portai una mano allo stomaco e cercai di fare una faccia che potesse vagamente ricordare quella di una persona che sta soffrendo.

«La lezione è quasi finita.» disse lui tornando a puntare gli occhi sulla lavagna.

«Sto per-» e poi mi stoppai di botto, mettendomi una mano davanti alla bocca e facendo finta di trattenere un conato. A quella vista il professore sbiancò «In bagno!» urlò «Non voglio vomito nella mia classe!»

Io mi alzai sempre con la mano davanti alla bocca e corsi fuori sotto gli occhi sconvolti di tutti, che probabilmente non si aspettavano così tanto dramma in una lezione di storia.

Avrebbero potuto candidarmi agli oscar per quella sceneggiata... Ma che dico! Avrei potuto vincere l'oscar!

Mi diressi verso l'ufficio del preside. Attraverso il vetro vidi mio fratello seduto davanti a lui che cercava di spiegare qualcosa «Non sono io quello della foto!» cercava di giustificarsi.

«Mi dispiace, ma con una prova del genere mi risulta difficile crederle Wilson.» il preside lo stava guardando colmo di delusione.

Che cosa stava succedendo?

«La prego.»

«La devo espellere dalla squadra di-»

«NO!» mi ero catapultata dentro all'ufficio del preside non appena avevo capito che cosa stava per succedere.

«Chi la fatta entrare signorina Wilson? Questa è una conversazione privata tra me e suo fratello.» il preside mi guardò duro, arrabbiato di essere stato interrotto.

E adesso? Cosa potevo inventarmi? Guardai mio fratello, come potevo aiutarlo se non sapevo neanche il perché fosse lì?!

Ad un tratto però la mia attenzione fu catturata dal computer sulla scrivania di Mr. Peak, c'era una foto scattata di notte di un ragazzo di schiena con una bomboletta in mano che stava colorando la Mascotte della Northride. Non si sarebbe capito chi potesse essere quel ragazzo, se non per un piccolo dettaglio: aveva la felpa della squadra di football della Oakwood con ricamato il cognome sulla schiena.

Wilson.

Stupido, stupido Jake.

«Sono stata io.» dissi di getto

«COSA?!» entrambi gridarono all'unisono.

«Sono stata io a colorare la Mascotte della Northride, la scorsa settimana.»

«Lo sa di che cosa si sta accusando vero?» mi chiese serio il preside

«Norah...» disse mio fratello, ma io non lo lasciai parlare

«Per circa tre mesi la scorsa estate sono uscita con un ragazzo della Northride, Norman Melissen... Mi ha mollato lui e così volevo fargliela pagare.» dissi senza un attimo di esitazione «So quanto lui sia attaccato alla sua scuola e alla sua squadra... Ero sicura che così facendo l'avrei fatto soffrire.» speravo solo che l'uomo davanti a me credesse alle mie parole «Mi serviva una felpa grande per non farmi vedere e per nascondermi meglio, così ho preso in prestito quella di mio fratello... Non mi sono accorta però che avesse il suo nome ricamato dietro.»

Mr. Peak era rimasto senza parole, mio fratello mi guardava a bocca aperta.

«Sono stata io signor preside.» sospirai «Non incolpi mio fratello per qualcosa che non ha fatto.»

Il preside guardò prima me e poi spostò lo sguardo su Jake «È vero quello che dice Wilson?»

Jake mi guardò e io annuii impercettibilmente, e poi mi toccai una spalla. Speravo capisse e che non facesse la cosa giusta come era solito fare. Speravo capisse che ne andava del suo futuro, perché se avesse ammesso che era stato lui avrebbe potuto dire addio alla borsa di studio.

«Quello che dice è vero, Mr. Peak.» sospirò

Il preside annuì gravemente «Bhé, in questo caso signor Wilson può andare.» Jake si alzò, mi passò accanto e uscì.

«Per quanto riguarda lei signorina...» incrociò le braccia posandole sulla scrivanie e mi osservò per qualche secondo, decidendo di che morte farmi morire «Dovrò vietarle la partecipazione al ballo di Halloween.»

Alzai un sopracciglio confusa... Tutto qui? Oh bhé, non mi era andata poi così male dopo tutto.

«Ok.» risposi «Non andrò al ballo.» dissi calma. E quello lasciatemelo dire fu il più grande errore della mia vita.

Non sarei mai dovuta rimanere così tranquilla, avrei dovuto disperarmi, pestare i piedi e iniziare a piangere. Avrei dovuto supplicare il preside di farmi andare, perché la mia vita sociale sarebbe stata altrimenti irreparabilmente rovinata.

Ma non lo feci. E Mr. Peak capì all'istante quanto poco mi importasse di quello stupido ballo.

«E...» aggiunse poi quando ero quasi alla porta «Aiuterai dopo scuola con alcuni lavori.»

Mi voltai lentamente «Che cosa intende?»

«Intendo, che il signor Arlington avrà sicuramente bisogno di una mano.»

«Sta scherzando spero.» dissi lasciando uscire dalle labbra una risata isterica «Io non posso! Mi ha già bandito dal ballo, non può obbligarmi a fare anche questo!»

«La punizione inizia oggi pomeriggio subito dopo scuola. Si faccia trovar qua davanti.»

Strinsi la mascella cercando di trattenermi «Per quanto durerà?»

«Oh, finché non le dirò che sarà finita.»

Non risposi, annuii semplicemente ed uscii dall'ufficio sbattendomi la porta alle spalle.

Mi guardai in giro, ed individuai immediatamente mio fratello che mi stava aspettando appoggiato a degli armadietti.

Andai dritto verso di lui furiosa «Sei un coglione Jake! Cosa ti è saltato in testa?! Metterti la maglia della squadra per fare una cosa del genere?! COSA TI DICE IL CERVELLO?» urlai dandogli un colpo sulla testa

«NON ERO IO!» urlò lui di rimando, poi guardò verso l'ufficio del preside per vedere se per caso l'avesse sentito «Ascolta Norah...» mi prese per il braccio e mi trascinò lungo il corridoio, mettendo distanza tra noi e Mr. Peak «Hai ragione, lo scherzo della Mascotte è stato stupido, me ne rendo conto...»

«E meno male!» borbottai

«...Ma credimi se ti dico che non mi sarei mai messo la felpa della squadra con il mio nome scritto sopra. Non sono così idiota, mi conosci Norah.»

Effettivamente era vero... Solo qualcuno di poco cervello avrebbe potuto fare una cosa del genere, e io sapevo che mio fratello non era così.

«Chi allora? Chi è stato?» chiesi, volendo sapere a chi dovevo dire grazie per la mia punizione ingiusta.

«Non ne ho idea...» si passò una mano nei capelli «Secondo me non è neanche vera quella foto.»

«Dici che hanno fatto un fotomontaggio per incastrarti?»

Lui annuì cupo «Cosa ti ha detto il preside?»

«Mi devo fermare dopo scuola per un po' di settimane.» sospirai «E non potrò andare al ballo di Halloween.»

«Ahia.» disse lui con un sorriso «Quella sarà stata sicuramente la parte peggiore.»

«Oh sì, sono così triste di non andarci e non vedere la tua incoronazione.»

Camminammo fino all'atrio principale della scuola «Norah, non avresti dovuto pararmi il culo.»

«Le sorelle esistono per questo.» borbottai non troppo sicura delle mie stesse parole.

«Grazie.» e mi attirò a sé, stringendomi in un abbraccio «Ti restituirò il favore.»

«I favori.» puntualizzai ironica «Penso di averti salvato il culo più in queste due ultime settimane che in tutti gli anni che abbiamo vissuto insieme.»

Lui rise e mi lasciò andare «Ci vediamo più tardi allora?»

Annuii «Ci vediamo a casa.» ci pensai un po' su e poi aggiunsi «Sempre che mamma non mi ammazzi prima del tuo arrivo.»

Lui sorrise, ma non cercò in nessun modo di risollevarmi il morale, perché sapeva benissimo che ero morta e sepolta, e che mi aspettava una lunga cena con i miei quella sera.

Il mio ultimo anno di liceo stava iniziando nel migliore dei modi, YAY.

***

Mi sedetti in una delle sedie nel corridoio. Guardai l'ora sul cellulare, ero un po' in anticipo, ma meglio così. Magari il preside si sarebbe preso pietà e mi avrebbe lasciato andare... O forse no.

Notai un messaggio non letto, strisciai il dito sullo schermo del cellulare e lo aprii

Da: MAMMA

La scuola ha chiamato. Ne parliamo quando arrivi a casa.

Oh perfetto. Non mi avevano dato nemmeno il tempo di inventarmi qualcosa per placare l'ira ingiusta di mia madre, proprio come era ingiusta quella stupida punizione.

«E così qualcuno ti ha regalato un biglietto per Stronzilandia.»

Non mi disturbai nemmeno ad alzare lo sguardo dal cellulare, sapevo benissimo di chi si trattava. Risposi a mia madre velocemente, dicendo che mi dispiaceva e che le avrei spiegato una volta tornata.

Poi alzai lo sguardo e trovai Archer seduto davanti a me, con la schiena appoggiata alla sedia e le braccia incrociate sul petto. Aveva gli occhi chiusi e un'aria di strafottenza gli attraversava il viso, incurvandogli le labbra in un sorrisetto sfacciato. I capelli gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato, come se si fosse appena alzato dal letto...

«Quando hai finito di guardarmi, pulisciti la bava che ti sta colando e fammi un fischio, ragazza-gelato.» disse lui sempre tenendo gli occhi chiusi

«Nei tuoi sogni.» risposi distogliendo immediatamente lo sguardo e sentendomi le guance andarmi in fiamme per essermi fatta beccare ad osservarlo.

«Arlington? Cosa le ho detto sul fatto del dormire?» il preside apparve davanti a noi

«Stavo riposando gli occhi signore.» il ragazzo si alzò in piedi e si stiracchiò, nel farlo la maglietta si alzò lasciando intravedere una porzione di pelle scoperta. Lo sguardo mi cadde accidentalmente in quel punto, e non potei non notare la V che scompariva sotto i jeans e la parte finale di addominali che sembravano essere stati scolpiti con uno scalpello.

«Cosa devo fare oggi, Capo?» chiese sorridendo, notando che non avevo ancora staccato gli occhi da lui.

Alzai gli occhi al cielo, era incredibile l'arroganza di questo ragazzo, anche davanti al nostro preside.

L'uomo scosse la testa, ma non disse nulla riguardo al suo atteggiamento, probabilmente perché aveva perso la speranza già dopo la prima settimana «Oggi pulirete la mensa... Gli addetti alla pulizia si sono presi un giorno libero.»

«Pulirete? Ha così tanta considerazione di me da darmi del "voi"?» un angolo della bocca si incurvò.

«No.» rispose Mr. Peak poi puntò lo sguardo su di me «Ti ho trovato un'aiutante.»

Archer mi guardò e scoppiò a ridere fragorosamente «Allora l'hai proprio vinto il biglietto eh?!»

«Sta' zitto.» borbottai prima di avviarmi lungo il corridoio. Già solo quei primi minuti insieme a quel ragazzo mi erano bastati, come avrei potuto sopportarlo per i prossimi mesi?

«Ehi ragazza- gelato! Aspetta!» lo vidi apparire accanto a me e rallentare il passo per non superarmi.

«Ho un nome sai, e non è ragazza-gelato.»

«Ah sicuramente ce l'hai.» sorrise «Ma penso che ragazza-gelato ti si addica di più.»

Lo guardai con quello che sperai fosse uno sguardo assassino, volevo togliergli tutta la voglia di parlare, ma a quanto pare non ci riuscii.

«Illuminami ragazza-gelato, cosa hai fatto per finire qui?» chiese con un tono di voce leggero.

«Niente che ti riguardi.» sbottai.

«Trovo ingiusto che tutti qua sappiano come mai io mi trovi qua, ma non viceversa.» continuò lui.

«Tu sei stato un'idiota a farti beccare.» commentai continuando a camminare e senza voltare mai la testa nella sua direzione.

«E io come facevo a sapere che ci sarebbero state delle telecamere lì?»

«Non avresti dovuto farlo per principio.»

«E lasciare Wilson e i suoi patetici amichetti vincere? No no no.»

Oh dio, mi sembrava di star parlando con un bambino di cinque anni che non vuole ammettere di aver perso ad un gioco di società. Strinsi i pugni e cercai di non sputargli in faccia il fatto che "Wilson" fosse mio fratello e che "i suoi patetici amichetti" fossero anche i miei amici... O almeno parte di loro.

«Orgoglioso poco?» dissi ironicamente.

«Più che altro questione di principio.» si passò una mano tra i capelli «Allora, perché sei qui?»

«Perché sei stato buttato fuori dalla partita venerdì?» gli chiesi di rimando.

«Non puoi rispondere ad una domanda con un'altra domanda.»

«E chi lo dice?!»

«Io.» sorrise sfacciato e i suoi occhi brillarono di divertimento.

Sbuffai e decisi di aver già fatto troppa conversazione con lui di oggi. Entrai in mensa ed andai dritta verso il posto dove sapevo di trovare gli spazzoloni e tutte le cose per pulire.

Presi una scopa e iniziai a spazzare per terra, prima avessimo finito e prima me ne sarei andata via da lì.

Mi voltai e vidi Archer seduto su un tavolo intento a messaggiare.

«Ehi!» lo chiamai, ma lui non diede segno di avermi sentito «Ehi Northride!» riprovai, ma ancora nulla. Presi un respiro profondo e contai mentalmente fino a dieci, non potevo già scoppiare il primo giorno.

«Northride!» lo richiamai «ARCHER!» urlai per la frustrazione. Lui alzò gli occhi dal suo cellulare e mi sorrise.

«Allora sai già il mio nome, ragazza-gelato.» saltò giù dal tavolo e si infilò il cellulare in tasca «Pensavo che non ti importasse di me, ma a quanto pare sono famoso.»

«Non ti montare la testa.» risposi acida infilandogli tra le mani uno spazzolone «Il preside ti ha chiamato prima quando pensava che stessi dormendo.»

«Mi ha chiamato per cognome, non per nome.» disse lui con sguardo divertito.

Merda, aveva ragione. Mi ero fregata da sola.

Archer 1 Norah 0

«Non mi dispiacerebbe una mano qui.» gli feci notare, cercando di cambiare argomento.

«Ne hai già due... Cosa te ne faresti di tre?» mi guardò con un ghigno stampato in faccia «Ti trovo perfetta così come sei, non ti serve una terza mano.»

«Oh mio dio. Stai cercando di flirtare con me?!» smisi di pulire e lo guardai incrociando le braccia davanti al petto.

«Non so...» si avvicinò a me, sovrastandomi di un bel po' «Sta funzionando?»

Mi scappava quasi da ridere per quella situazione, se stava davvero cercando di rimorchiare con quella frase aveva sbagliato tutto.

«Se dico di sì mi aiuterai a pulire?» chiesi con un sorrisetto

«Se dici di sì scoperemo insieme, prometto.» sorrise sfacciato e una fossetta apparve sulla guancia sinistra.

«Allora in quel-» ad un tratto capii il suo doppio senso grande quanto una casa e mi sentii stupida per essermi lasciata imbambolare da lui «Sei un pervertito!» urlai tirandogli un pugno sul braccio e facendo un passo indietro «Stai lontano da me.»

«Dai bambolina, non fare così.» il sorrisetto che ormai era diventato il suo marchio di fabbrica riaffiorò di nuovo sulle sue labbra.

«Non chiamarmi bambolina.» sbuffai «Non sono la tua bambolina.»

«Chi ha detto che sei la mia bambolina?» alzò un sopracciglio e io mi morsi la lingua, prendendo coscienza di aver di nuovo detto la cosa sbagliata.

Archer 2- Norah 0

Non risposi più nulla, gli voltai la schiena e rincominciai a pulire.

Dio se noi liceali facevamo schifo quando mangiavamo. C'era cibo sparso ovunque e in compenso sembrava che i cestini messi apposta per i rifiuti fossero completamente vuoti.

«Ragazza-gelato.» mi chiamò ad un tratto Archer, io feci finta di nulla, cercando di fare il suo stesso gioco, ma ebbi meno fortuna visto che lui iniziò a tirarmi pezzi di carta che trovava in giro.

«Oddio, ma che schifo!» dissi con disgusto quando l'ennesima pallina mi arrivò addosso «Cosa vuoi?»

«Vado un secondo in bagno ok? Arrivo subito.» mi informò

«E perché me lo stai dicendo?» chiesi «Non me ne frega nulla di quello che fai.»

«Era per essere gentile... Siamo una squadra dopotutto no? Coprimi le spalle in caso il preside dovesse arrivare proprio mentre sono via.» di nuovo quella scintilla di divertimento che gli faceva brillare gli occhi. Probabilmente doveva aver appena trovato in me la miglior comica di questo mondo, visto che si scassava ogni volta che mi rivolgeva la parola.

Lo guardai storto ma non dissi nulla, tenni lo sguardo puntato sulle sue spalle fino a quando non sparì alla mia vista.

Tirai fuori le cuffiette, le collegai al cellulare e continuai con quello che stavo facendo, non realizzando ancora che il ragazzo mi aveva appena piantato.

Perché Archer-testa dicazzo-Arlington quel pomeriggio non sarebbe più tornato.





Ciao gente!!

Sono tornata con il quinto capitolo della storia. Come avete capito accadono decisamente più cose, tant'è che la lunghezza è decisamente aumentata hahaha scusatemi se vi ho annoiato più del dovuto nel caso!

Mi raccomando, leggete, votate e commentate, facendomi sapere cosa ne pensate della storia, se ci sono cose che non vi piacciono o cose che vi piacciono particolarmente! Hahahaha :)

Ci becchiamo al prossimo capitolo!

Hasta la vista, Cheers!

P.S. GRAZIE A TUTTI PER I VOTI E PER LE VISUALIZZAZIONI <3 <3

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