16 - Non era stata la Dea bendata
-Ehiiiiiiiiiiiiii- urlò Adam sorridendo a 32 denti. Quell'ultima vocale vagò per la desolata stazione di Sferiano finché non raggiunse l’orecchio fino e attento di Michele. Quest’ultimo che teneva in una mano la valigia e nell’altra tentava di trattenere il suo cane, si rivolse alla madre e gli disse che quello scemo di Adam era venuto a prenderlo. Lei sorrise, adorava quell'amico che si era affezionato così tanto a suo figlio, non capendo però che quell’amicizia si basava principalmente sul chi creava l’offesa più pesante; solitamente vinceva Adam con la sua fredda sincerità, ma anche Mic aveva la lingua lunga.
Anche Truman, il border collie solitamente calmo, era contento di vedere Adam, infatti puntava dritto verso di lui strattonando il padrone.
-Ehi, chi si rivede. Mic è finalmente tornato a casa.- Adam si chinò per accarezzare il cane. Lo adorava ed ogni volta gli strapazzava le guance ed il cane glielo lasciava fare, anche lui felice di quelle coccole.
-Senti scemo, vorrei ricordarti che sono tornato a causa di una disgrazia, quindi questa volta ti pregherei di non scherzare più del dovuto. Se sento un altro verbo che riguarda la vista ti scagliò contro Truman.
La sincerità di Adam colpì ancora, - Non ti prometto nulla, occhiali da sole nuovi?
-Prendere in giro un cieco non ti rende una persona migliore. Prima che ti prendo a pizze in faccia andiamo a casa che devo posare la roba.
La stazione non era distante dalla casa di Mic, dopo poco infatti si ritrovarono da soli in piazza, proprio come i vecchi tempi, con il cane tranquillo e seduto a far da compagnia.
Non sembrava essere cambiato nulla, due amici ed un cane in quella grande piazza dove la gente passava non facendo caso a loro; anche se si offendevano ogni volta che si vedevano, erano migliori amici fin dall'asilo. Mic infatti era uno dei pochi che riusciva a sopportare la sincerità, che sfociava in antipatia, del ragazzo.
Si erano conosciuti all’asilo, Adam era di animo più vivace a quel tempo e riusciva a fare amicizia con chiunque. D’altra parte, Mic era sempre stato solo, mai nessuno aveva avuto il coraggio di stare vicino a lui, solamente le maestre di sostegno gli facevano compagnia. A causa di una malattia, Michele aveva gravi problemi agli occhi, problema che da grande diventò una cecità funzionale.
A quel tempo indossava gli occhiali da vista, le lenti saranno state spesse almeno 10 centimetri, con le quali riusciva solamente a distinguere delle forme sfocate ed alcuni colori.
Quel giorno notò fin da subito una piccola maglietta gialla che puntava verso di lui, che cominciò a fargli domande su domande facendolo alla fine innervosire.
-Come ti chiami? Io sono Adam.
-… Mi chiamo Michele…
-È perché sei seduto? Vieni a giocare con noi?
-No… non voglio.
-È perché non vuoi? Stai tutto da solo così, non è brutto?
-Sto bene qui…
Intervenne in quel momento la maestra di sostegno che disse ad Adam che il piccolo Michele non poteva giocare con loro per un problema agli occhi, che se avesse ricevuto un colpo, anche leggero, al suo viso ci sarebbero stati dei seri problemi.
-Ma io non sto parlando con te, sto parlando con Michele,– rispose sinceramente Adam lasciando interdetta l’insegnante. Non poté recriminare dicendo che era stato maleducato che Adam si sedette accanto a Michele lasciando il pallone che aveva fra le mani.
-Quindi sei cieco?
-No. Qualcosa la vedo.
-Queste quante sono? – chiese Adam mettendo una mano a due centimetri dalla faccia di Mic.
-Potresti piantarla! Non sono un giocattolo!
E spinse via la mano di Adam.
-Mi hai fatto male!
E spinse Michele, come se la raccomandazione della maestra nel 'Non colpire Michele' non avesse avuto alcun a importanza.
Stavano per azzuffarsi ma la maestra li fermò in tempo. Quel piccolo episodio si concluse con una chiamata ai genitori di Adam, i quali si scusarono per quell'evento che fu classificato come bullismo.
Adam, ingenuamente, non aveva capito perché i grandi lo avevano sgridato così pesantemente, non era di certo la prima volta che litigava o si azzuffava con un bambino… perché quello era così speciale?
Allora indagò.
La delusione fu grande quando scoprì che Michele non era speciale, ma era come tutti gli altri e ad Adam parve che solo lui si accorse di quella cosa.
Indagò così tanto su di lui che alla fine diventarono amici. Le maestre erano preoccupate, Adam sembrava invadente e non curante delle problematiche dell’amico, che appariva in balia degli eventi. Però Mic ogni volta rispondeva,
-Almeno è l’unico che mi tratta in maniera normale.
Quel l’amicizia destinata a non durare, per le aspettative delle maestre, durò quindici anni e si ritrovarono per l’ennesima volta su quella piazzetta come era da tradizione.
Ma quella chiacchierata non fu leggera e spensierata come le altre volte.
-Ho sentito dire che non è stato un incidente.- disse all’improvviso Mic sconvolgendo quel momento di pace.
-Intendi la morte di Clarissa?
-Già. Per sbaglio ho origliato una chiamata di mia madre. Stava parlando con Giorgio, quello che fa il poliziotto.
-Dici tuo cugino?
Michele non si sentiva a suo agio a raccontare quel pettegolezzo, non voleva essere come sua madre che ogni scusa era buona per sparlare di qualcuno, non ne era il tipo, ma quella notizia era troppo pesante per tenersela solo per sé.
-Ho sentito che la macchina non ha tentato né di sterzare, né di frenare… L’ha presa con l’intenzione di prenderla.
Adam lo fermò prima di andare avanti.
-Spero che tu stia scherzando. È di pessimo gusto Mic, anche per un tipo come te. È stato un incidente, come ti viene in mente di dire una cosa così macabra.
Michele tentò di giustificarsi, ancora imbarazzato. Il fatto era che era stato proprio suo cugino a rivelarlo in quella conversazione al telefono con sua madre. Gli aveva semplicemente dato ascolto dato che in base alle ricerche e alle loro investigazioni, nel quale sono state analizzati i segni dei pneumatici della macchina pirata, il risultato era che il criminale aveva avuto l’intenzione di investire la ragazza.
È comunque, essendo quel cugino uno di Sferiano, la notizia sarebbe comunque volata via come al solito.
Adam rimase sconvolto da quella nuova informazione, detta poi dal viso freddo di Mic faceva ancor più effetto. Dai suoi occhiali da sole poteva vedersi riflesso e si accorse di essere sbiancato.
Quell’incidente… non lo era? Era possibile che Clarissa fosse stata alla mercé di un folle?
Tutte le filosofie sul caso, sulle probabilità di incontrare la morte da un momento all’altro, svanirono così a causa di uno sconosciuto che ha volutamente investito una giovane ragazza? Che diritto aveva di fare una cosa del genere!?
-Avrai sentito assolutamente male Mic.– Adam non voleva assolutamente ascoltare, non gli piaceva quella nuova versione della storia. Preferiva quella vecchia, con la dea bendata che ha scelto la sorte della ragazza… e non un pazzo qualunque che ha deciso per lei... Che era ancora a piede libero.
-Questa, chiamiamola ipotesi, la conosce qualcun altro?
-Penso solo metà paesino, per il momento. Dagli un giorno e lo sapranno tutti.
Adam sperava che quella notizia non andasse in giro per i vicoli della sua bella città. Avrebbe spaventato gli abitanti, che erano già stati influenzati da quell’incidente.
Adam non ne volle più parlare, cambiando bruscamente discorso e chiedendo come Michele si trovasse nella grande e brutta città. L'amico si lasciò andare a quella leggera chiacchierata, contento anche lui per aver cambiato l'argomento. Raccontò le solite storie, dell'università che frequentava, dei nuovi amici che erano più simpatici, e dei monumenti che aveva visitato. Le solite storie che stranamente Adam aveva già sentito e gli parve strano, infatti, scherzando, gli disse che gli sembrava di sentire Camilla.
Poi fu lo sventurato Adam a raccontare delle sue peripezie, del nuovo bar che avevano aperto, del suo stravagante proprietario e degli spettacoli in cui era stato coinvolto.
-Si, Camilla me ne aveva parlato, mi ha detto che sei stato bravo a risolvere il caso dell'impiccato.
-Non è stato nulla di chè... E l'avrei volentieri impiccato io quel giorno,- disse imbarazzato, colpito dal complimento dell'amico anche se non voleva darlo a vedere.
-Non ti sminuire, sei sempre stato bravo a notare le cose bizzarre che stonano con la normalità.
-Come quella che sta passando proprio adesso.- e Adam improvvisamente si coprì il viso.
-Che succede?
-Proprio in questo momento sta passando Riokey. Quello di cui ti parlavo prima. Spero che non venga qui a… no, sta andando via.
-Sembri quasi deluso Adam.
-Non dire scemenze, quel tipo mi fa solo arrabbiare, ti risparmio nel descriverti che razza di gilet ha, roba d’altri tempi. Ma è legale quella fantasia a rombi?
-Sicuramente ha più classe di te, anche se non ce ne vuole molta per superarti.
-… Si è fermato.
-Che ti ha visto Adam? Se viene a prenderti in giro gli darò manforte, sappilo.
-… Sta discutendo con una ragazza… la stessa ragazza dell’altra volta…
-Mi stai facendo la telecronaca per caso?
Adam non voleva offendere di nuovo Mic ricordandogli la malattia che aveva, avendo paura di diventare ancora più perfido. Scherzare leggermente era un conto, andare pesanti è da veri maleducati. Ma non aveva tempo di pensare all’etica in quel momento.
Descrisse all’amico la scena che si stava svolgendo poco più avanti a lui. Riokey era accompagnato dalla ragazza dai capelli corvini, quest’ultima portava fra le mani una scatola verde acqua come quelle di una pasticceria. Stavano discutendo, da lontano Riokey sembrava arrabbiato mentre la corvina sembrava volerlo far ragionare.
-Siamo delle vere comare a rimanere nella piazza centrale a farci gli affari degli altri, sai Adam?- notò Mic, che si accorse di essere proprio un abitante di Sferiano dato che per la seconda volta stava facendo il pettegolo.
-Macché macché, siamo solo due che si rilassano e casualmente guardano le persone che passano. E poi diciamocela tutta, sono due stranieri di cui uno è albino. A Sferiano spiccano come due polli nella savana! È ovvio che vengano divorati! Ed è ovvio che li osserviamo.
-Sarà… - scrollò le spalle Mic accettando la sua natura, anche se pochi secondi fa si era ripromesso di essere più riservato.
-Ma che stron…
-Ho sentito un rumore, che cosa era?
Ma Adam non rispose, anzi era proprio sparito, lasciando Mic e Truman da soli.
Quando si era lasciato sfuggire quell’offesa era perché Riokey, con un gesto deciso e plateale, con il palmo della mano aveva dato un colpo alla scatola, facendola scivolare dalle mani della ragazza. L’albino disse un’ultima frase, che Adam non sentí, prima di congedarsi andando via.
Lei era rimasta interdetta da quel gesto inaspettato, mentre Adam, senza sapere il perché, si era alzato.
Mentre si avvicinava poteva notare gli occhi sgranati, increduli, mentre le sopracciglia si contorcevano. Lei si chinò, aprì la scatola deformata sperando di trovare qualcosa che si potesse salvare della torta, ma dalla sua espressione decretò che era spacciata.
-Merde!- imprecò la ragazza spingendo via la scatola, coprendosi poi gli occhi a pugno per nascondere le lacrime che stavano arrivando.
È alla fine lo notò. Adam era davanti a lei e sgranò ancora di più gli occhi lucidi per la sorpresa.
-C… ciao,- Iniziò Adam.
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Salve gente, come va? Passavo di qui per caso e volevo fare due chiacchiere.
Oggi avete conosciuto Mic e mi pareva ingiusto non farvi vedere come me lo ero immaginato!
Quindi qui sotto qualche disegno di questo bel giovanotto ed il suo cane.
Qui c'è anche il caro Adam...
Si, lo so... Hanno il cappotto qui... Ma questa era una scena che avevo immaginato più in là nella storia.
Non fateci caso dai...............
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate perché....... Perché voglio sapere cosa ne pensate ovviamente ahaha.
Saluti e alla prossima settimana (spero)
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