Chi va con lo zoppo...


*

"Sei sicura?"

Dru portò le mani sui fianchi della fidanzata e allontanò leggermente il volto per poterla guardare negli occhi. Lui e Posy si erano spostati sul letto in camera di Gale e Johanna, ma il ragazzo aveva iniziato a tentennare sin da quando le loro magliette erano finite sul pavimento.

"E se tuo fratello..."

"Mio fratello in questo momento sta svolazzando per il Distretto a parecchi metri da terra" rispose Posy, interrompendosi per baciargli il collo. "Fidati, non torneranno prima di stasera."

Le sue parole sembrarono rassicurare Dru, che annuì. Si sistemò sopra di lei e scese a percorrerle il corpo con le labbra, strappandole un sospiro. Posy chiuse gli occhi, lasciando scivolare le mani lungo la schiena del ragazzo. Fare certe cose sul letto di suo fratello non era il massimo, ma non voleva sprecare la prima opportunità che aveva, da giorni, per restare sola con Dru.

Si sorprese a sorridere, quando lo vide indugiare, prima di convincersi a trafficare con i laccetti del suo reggiseno. Ripensò alla loro prima volta, a come lui l'aveva guardata ogni volta che le sue mani avevano osato un po' di più lungo la sua pelle, come se le stesse chiedendo il permesso. Dru era più grande di lei, eppure c'era qualcosa nella sua gentilezza, nella delicatezza con lui la cercava e la toccava, che la inteneriva. Era il principe azzurro che tanto aveva sognato da bambina, un principe timido e con la testa un po' fra le nuvole, le lentiggini e i capelli rossi.

Sorrise sbarazzina, quando il suo reggiseno finì a terra, per fare compagnia alle loro magliette: non poté fare a meno di pensare a Rory e all'espressione inorridita che avrebbe fatto, se avesse saputo cosa stavano facendo.

Si strinse ulteriormente a Dru e affondò il volto nell'incavo del suo collo, mentre le mani del ragazzo si stringevano attorno ai suoi seni. Alzò poi la testa per baciarlo e scese a sfiorargli il petto con le labbra, rincorrendo le lentiggini sulla sua pelle.

"Mi eri mancato..." ammise, quando il fidanzato sollevò la testa per incrociare il suo sguardo. Le dita di Posy risalirono ad accarezzargli la schiena, mentre quelle del giovane scendevano a sbottonarle i jeans. "Mi era mancato questo."

Non sapeva come spiegarlo, a parole. Le era mancato non avere confini tracciati fra i loro corpi e la sensazione di calore provocata dal tocco delle labbra diDru sulla sua pelle. Le era mancato sentirlo sospirare di piacere per lei e anche quel suo sorriso un po' meno timido del solito, o l'aria serena che accarezzava il suo sguardo solo quando erano così vicini.

"Anche tu mi eri mancata" ammise il ragazzo, sfilandole una ciocca di capelli dal volto. Si chinò in avanti per baciarla, facendo scorrere le mani lungo le sue cosce.

In quel momento un'esclamazione improvvisa s'intrufolò nella stanza, facendoli sobbalzare.

"Tieni quelle mani a posto!" stava gridando una voce maschile che nessuno dei due ebbe problemi a riconoscere: era quella di Rory.

Posy si strinse al fidanzato, cercando di coprirsi, e cercò il fratello con lo sguardo; nella stanza, tuttavia, non sembrava esserci nessuno oltre a loro.

"Troppo vicini... siete troppo vicini!" li ammonì ancora il loro interlocutore invisibile, alimentando il rossore sulle guance di Dru; le sue orecchie erano ormai dello stesso colore dei suoi capelli.

"Non ci credo..." sbottò in quel momento Posy, chinandosi per recuperare la maglietta; la voce di suo fratello proveniva dall'armadio e l'adolescente non impiegò molto a capire cosa stesse succedendo. Si sentì attraversare da un moto d'irritazione.

"Ci ha infilato in camera quello stupido pennuto!" esplose, spalancando le ante del mobile.

L'ormai familiare frullio d'ali le riempì le orecchie e la giovane si lasciò sfuggire un gridolino, quando la ghiandaia chiacchierona svolazzò fuori, rimbeccandoli entrambi con un secondo: "Tieni quelle mani a posto!"

"Io lo uccido!" diede in escandescenze Posy, mentre il fidanzato spalancava la finestra.

L'animale volò in tondo un paio di volte sopra il letto, per nulla intenzionato a lasciarli stare.

"E tu rimettiti quella maglietta!" esclamò, con la voce che Rory gli aveva prestato.

Dru arrossì di nuovo, sentendosi preso in causa. Cercò la sua T-shirt con lo sguardo e si accorse che Posy la stava agitando per aria con fare furibondo, decisa a scacciare la ghiandaia. Il ragazzo fece lo stesso con un cuscino e, finalmente, riuscirono a spingere l'intrusa verso la finestra.

La giovane rivolse all'uccello un'occhiata astiosa, mentre l'osservava zampettare per il vialetto: in apparenza era una creatura graziosa e innocua, con quel piumaggio lucido e il modo un po' goffo con cui si spostava quando non volava. Eppure, in quel momento, le avrebbe volentieri tirato dietro le sue ciabatte.

"Ti rendi conto fino a che punto siamo arrivati?" esclamò la ragazza, quando la stanza fu nuovamente libera dal fruscio d'ali dell'animale e dagli ammonimenti continui di Rory. "La prossima volta cercherà di incollarci direttamente i vestiti addosso. Perché deve sempre mettersi d'impegno per rovinarci i pomeriggi?"

Dru prese posto sul letto e attirò a sé la fidanzata per la vita, facendola sedere sulle sue ginocchia.

"È il fratello di mezzo" le ricordò poi, prima di posarle un bacio sui capelli. "Fa il protettivo, come fanno i maggiori, e rompe le scatole come quelli minori."

"Anche tu sei il fratello di mezzo, ma non ti comporti così" replicò la giovane, stringendosi a lui.

Dru sorrise.

"Mia sorella, probabilmente, non la pensa allo stesso modo."

Posy sospirò, prima di lasciarsi andare a sua volta a un sorriso.

"Non ci pensare più, finché non tornano" le suggerì l'adolescente, dandole un bacio a fior di labbra. L'espressione della fidanzata tornò ad animarsi.

"Hai in mente qualcosa che potrebbe distrarmi?" chiese, appoggiandogli una mano sul petto.

Il ragazzo giocherellò con un lembo della sua maglietta.

"Potresti contarmi le lentiggini..." rispose infine, sfilandogliela.

Posy si mise a ridere.

"D'accordo!" acconsentì, cingendogli il collo con le braccia. "Ma non quelle sul naso..."

Lo spinse contro il letto e si sistemò sopra di lui, percorrendo con le mani i puntini chiari che gli accarezzavano la pelle.

"Uno..." mormorò, sfiorandogli una spalla con le labbra. Scese ancora, baciandogli il torace.

"Due..."

*

"Secondo me sa leggere".

Johanna si sdraiò sul letto e si girò su un fianco, per voltarsi verso il fidanzato.

Gale sospirò e gettò la sua maglietta sulla sedia. Non aveva voglia di riprendere quel discorso con lei, non quella sera. Si sentiva particolarmente rilassato, per via della bella giornata appena trascorsa in compagnia della sua famiglia. L'atmosfera in casa aveva continuato a sembrargli allegra e distesa perfino a cena e ne era rimasto sorpreso: era convinto che, prima di uscire, Rory avesse giocato qualche tiro mancino ai due adolescenti, ma Posy e Dru sembravano troppo sereni, perché potesse essere successo qualcosa di simile.

Si arrese comunque, perché sapeva che, se Johanna voleva parlare, non sarebbe riuscito facilmente a farla desistere.

"E anche se fosse?" rispose infine, sedendosi di fianco a lei. "È chiaro che per ora non ci voglia dire niente. Quindi, lascia stare."

"Non vuole parlarne, perché non è scemo e ha capito che questa cosa a te non sta bene" replicò Johanna, intrecciando le dita dietro la nuca. Gale le rivolse un'occhiata perplessa.

"Non ho mai detto che non mi stia bene" ribatté, mettendosi a braccia conserte. "Io sono fiero di lui. So che è molto intelligente, ma ha solo quattro anni. Non voglio rischiare di dimenticarmene: non voglio che venga trattato come un adulto, solo perché è troppo sveglio per la sua età..."

Johanna roteò gli occhi, ma non disse nulla. Sapeva come mai Gale facesse quel genere di discorsi e, anche se non li condivideva del tutto, non aveva voglia di approfondire.

"A proposito di bambini che fanno cose da adulti ..." incominciò con un ghigno, voltandosi dall'altra parte, per aprire il cassetto del suo comodino. "...Credo proprio che la tua adorata sorellina sia diventata grande. Sono piuttosto sicura che lei e il suo pel di carota abbiano usato uno dei nostri preservativi, questo pomeriggio."

"Non parliamone, per favore..." mormorò Gale, passandosi una mano sugli occhi. "...Non voglio saperle, queste cose."

Johanna lo squadrò con malizia.

"Va bene, non parliamo..." lo accontentò, mettendosi a cavalcioni su di lui. "...Facciamo altro."

Si sfilò la maglietta - l'unica cosa che aveva addosso, oltre a un paio di boxer del fidanzato - e la accantonò sul letto. Gale la attirò a sé per baciarla, facendo scorrere le dita contro la sua pelle.

Johanna aveva appena incominciato a sbottonargli i pantaloni, quando la voce di Rory spezzò il silenzio.

"Tieni le mani a posto!" esclamò dall'armadio, disegnando un'espressione infastidita sul volto della donna. In risposta, Johanna si avvinghiò ulteriormente a Gale. Si udì un fruscio d'ali, dopodiché le ante del mobile vibrarono leggermente.

"È di nuovo una ghiandaia..." borbottò l'uomo, lasciandosi ricadere sul materasso.

"Troppo vicini... siete troppo vicini!" gli gridò contro la voce di Rory. L'espressione di Johanna si fece ancora più furente.

"E chi ce l'ha messa lì dentro, secondo te?" sbottò, infilandosi la maglietta e raggiungendo l'armadio, per dare una manata al legno dell'anta. "Fai le condoglianze a tua madre, Hawthorne, perché sto per uccidere brutalmente uno dei suoi due figli maschi!" proruppe poi, scacciando la ghiandaia con le mani.

"Veramente ne ha tre di figli maschi..." le ricordò il fidanzato.

"Fa lo stesso" ribatté la donna, prima di uscire dalla stanza, sbattendo la porta. Gale sorrise e chiuse gli occhi, intrecciando le dita dietro la nuca: non avrebbe mai voluto trovarsi al posto di suo fratello.

*

"Hawthorne!"

Il grido di Johanna impregnò il silenzio del soggiorno, facendo rabbrividire Dru. D'istinto, il ragazzo ritirò il braccio che aveva sistemato attorno alle spalle della fidanzata. Tornò a rilassarsi solo quando la donna si fiondò in corridoio, senza degnarli di uno sguardo.

Posy ridacchiò fra sé, prima di chinarsi su di Joel, per controllare che la sfuriata di Johanna non l'avesse svegliato: si era addormentato sul divano mentre stavano guardando un film tutti e tre assieme. Continuò a dormire anche quando le esclamazioni di un confuso Rory - quello vero, questa volta - riempirono il corridoio, alternate alle minacce di Johanna e a dei tonfi preoccupanti.

"Non credi di essere stata un po' troppo cattivella, con lui?" sussurrò Dru all'orecchio di Posy, senza riuscire a trattenere un sorrisetto. La ragazza scosse la testa.

"Se lo meritava" rispose, appoggiando la testa contro la spalla del fidanzato. "E poi, se lui è il figlio di mezzo, io sono la più piccola. E il compito dei fratelli minori è quello di rompere le scatole, no?"

Sorrise sbarazzina e Dru scosse il capo con espressione rassegnata, prima di darle un bacio sulla fronte.

Posy tornò a seguire il film, senza riuscire a concentrarsi del tutto. Il pensiero dell'imminente ritorno a casa le sembrò tutto a un tratto meno triste: non vedeva l'ora di raccontare al resto della famiglia la strana storia della ghiandaia Rory Hawthorne.

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