Lo stagista
Lavorare con un contratto di stage per cinquecento euro al mese non è propriamente il desiderio di un neolaureato in economia. Ma se quello stage è presso una delle aziende più grandi del Paese e si è il braccio destro del responsabile finanziario, il suddetto neolaureato si fa andare bene tutto.
In particolare l'osservazione di orari di lavoro prolungati oltre il limite imposto da contratto, senza la contemplazione di una remunerazione di straordinari.
Fu in una di quelle sere che Enrico rimase solo in ufficio, con il suo capo, il dottor Borghetta, nell'altra stanza: la regola non detta voleva che, finché il responsabile fosse stato in ufficio, lui non poteva tornare a casa.
Stava studiando il bilancio dell'ultimo trimestre, cercando di dimostrarsi zelante, quando si accorse di alcune incongruenze; fece e rifece i calcoli, reputando impossibile un errore da parte del suo capo, eppure i conti non tornavano.
Enrico cominciò a sudare freddo per la tensione: sarebbe dovuto andare da Borghetta e fargli notare l'errore, ma se invece si fosse sbagliato, lo avrebbe licenziato seduta stante.
Alla fine decise di provarci, all'insegna di "chi non risica...".
«Scusi, dottore.» Bussò sullo stipite della porta aperta.
Borghetta sollevò la testa dagli incartamenti e lo guardò da sopra gli occhialetti calati sulla punta del naso: «Che c'è, Enrico?»
Il ragazzo si fece coraggio, visto che ormai era lì, avrebbe potuto solo andare avanti: «Stavo controllando il bilancio degli ultimi tre mesi, ma... ecco...»
Borghetta sbuffò: «Enrico, è tardi.»
«Sì, signore, lo so.» Cercò il modo migliore di affrontare il discorso: «Vede» gli porse il faldone che si era portato dietro dalla sua scrivania: «A me questi conteggi non tornano.»
«Impossibile» tagliò corto l'altro, senza nemmeno degnare di uno sguardo le colonne di numeri che gli mostrava lo stagista.
«Sicuramente, signore. Ma, vede... Ho ripetuto i calcoli e ci sono degli ammanchi di diverse migliaia di euro.»
Borghetta finalmente lo guardò negli occhi, poi posò lo sguardo sul fascicolo. Si tolse gli occhiali: «A chi altri l'hai detto?»
«Nessuno. L'ho appena scoperto.»
«Bene.» Borghetta tirò fuori da un cassetto una pistola e la puntò contro il ragazzo.
Quello saltò indietro per lo spavento: «Che vuole fare?»
Il responsabile venne fuori dalla scrivania e si avvicinò a lui: «Nessuno aveva mai ficcato il naso in questo modo. Poi un giorno arrivi tu e non ti fai gli affari tuoi.»
«Senta, dottore, non so di cosa stia parlando, io ho solo trovato delle incongruenze...» E mentre parlava si rese conto di ciò che in realtà aveva scoperto. La meraviglia e il disgusto si mescolarono sul suo volto: «Lei... È stato lei a prendere quei soldi!»
Il vecchio ghignò compiaciuto.
«Come ha potuto farlo? Sono soldi del fondo pensione dei dipendenti!»
«E credi che se ne accorgerebbero? Chissà se mai ci andranno in pensione!»
Enrico, preso da un moto di stizza e coraggio, fece un passo verso l'uomo per fronteggiarlo: «Non può passarla liscia!»
«Sì, invece, perché tu non potrai raccontarlo a nessuno.»
Successe tutto in un momento troppo breve per distinguere la successione degli eventi: Enrico che si lanciava sul suo capo, l'altro che si scansava per poterlo colpire con il calcio della pistola; ne seguì una colluttazione, brontolii, pugni e poi il colpo. Secco. Assordante. Dilaniante.
Nel silenzio che regnò dopo c'era solo sangue. Un unico respiro affannato. E il cadavere di Borghetta sul pavimento.
Lo stagista tremava ancora, per lo sforzo e lo spavento.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare, chiamare la polizia.
Non sapeva che non l'avrebbe fatto, per il timore di essere accusato ingiustamente, di omicidio e appropriazione indebita.
Sapeva che sarebbe scappato.
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Il prompt era questo:
https://www.wattpad.com/731783918-concorso-terza-fase
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Questo racconto partecipa al "sPiegàmi una storia - Concorso" di @animedicarta- nella categoria Ventagli.
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