Spala
Negli ultimi giorni d'estate e nei primi di settembre del 1912 la famiglia imperiale soggiornò a Spala, in Crimea.
E fu lì che Aleksej si ferì.
Era in bagno insieme a Deverenko e stava facendo il bagno.
La vasca era inserita nel pavimento ed Aleksej volle far vedere al custode come i marinai dello Standard si arrampicassero sulle corde.
Ma scivolò.
Fu subito trasportato a letto privo di sensi e all'inizio non sembrava che si fosse fatto male.
Ma si sbagliarono.
Aleksej peggiorava di ora in ora, era pallidissimo e molto debole.
Deverenko non era a conoscenza della malattia dello zarevič fino a quel momento e non capiva il perché della sua infermità.
Ma il resto della famiglia sì.
Aleksandra gli era sempre accanto: quando il suo bambino stava male trascurava tutto il resto.
Anastasija, fuori dalla stanza, sentiva tutto.
Sentiva i lamenti del fratello, i suoi singhiozzi e le sue deboli grida.
E stava male per lui.
Fratellino....
Aleksej fino a quel momento non aveva mai affrontato una crisi simile e per di più Padre Grigorij non lì poteva raggiungere, era in Siberia.
Dunque le speranze erano vane.
Ma Jack dov'era quando suo fratello aveva bisogno di lui più che mai?
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Jack era in America, a portare l'inverno.
Come ormai era consuetudine, lo fece velocemente per poter ritornare al più presto dagli amici in Russia.
Facendosi trasportare dal vento volò velocissimo verso Spala.
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Trovò Aleksej a letto, pallidissimo e sudato.
Cosa è successo?!
Accanto a lui, addormentata su una poltrona, vi era la zarina.
Sembrava invecchiata di cent'anni in un solo colpo.
Si avvicinò al bambino.
"Alioša, cos'è successo?". Sussurrò.
Aleksej aprì a fatica gli occhi: era cosciente.
"Jack...".
"Ssh... Sono qui Aleksej, sono qui".
Gli scostò delicatamente un ciuffo di capelli dalla fronte.
Lo zarevič sospirò e si addormentò.
Jack, per fargli scendere la febbre, gli toccava la fronte con la mano fredda.
Sono questi i momenti in cui ringrazio di avere questi poteri.
Gli stava vicino, gli sussurrava parole di conforto.
Ma Aleksej stava sempre peggio.
Aveva la febbre a 40, era sudato e pallido e non avrebbe potuto resistere all'infinito.
Nel giardino fu preparata la sua camera ardente visto che ormai lo si credeva vicino alla morte.
Allora Jack fece una cosa mai fatta prima.
Pregò.
Tirò fuori la collana che gli avevano regalato a Natale e baciandola e rigirandola più volte fra le dita, mormorò preghiere.
Tutta la Russia pregava per lo zarevič.
Ti prego, ti prego.... Tu che tutto puoi, fa' guarire Aleksej....
Qualcuno si affacciò sulla porta e Jack la conosceva bene.
"Anastasija!".
Alla sua vista la ragazzina corse in camera sua.
Jack la rincorse. "Anastasija aspetta!".
La trovò in camera e sul letto piangeva.
"Jack...".
Stettero muti, nessuno parlò.
"Scusami se non c'ero...".
"Non è stata colpa tua...".
Si abbracciarono e stettero così per un po', fra le lacrime di lei.
Jack era tentato di non piangere: se lo avesse fatto le sue emozioni avrebbero preso il sopravvento e non voleva rischiare di provocare una tempesta estate.
"Lui guarirà Anastasija, ne sono sicuro".
"Lo so, ora preghiamo insieme".
Nota Autrice
I poteri di Jack sono alla fine gli stessi di Elsa quindi credo che alle emozioni reagiscano allo stesso modo ( stalattiti, tempeste ecc...).
Augh🖖🏼
Arrivederci popolo.
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