Palle di neve

Jack aveva capito che con Aleksej bisognava fare attenzione: niente palle di neve ghiacciate, niente stalattiti o scivolate improvvise.
No.
Aleksej andava protetto, andava lasciato sì libero, ma comunque sorvegliato.
E così Jack prese una decisione:
Sarò il suo guardiano, sì il suo guardiano, come i Guardiani dell'Infanzia che proteggono i bambini di tutto il mondo.
Ebbene, io sarò il guardiano di Aleksej Nikolaevič Romanov, zarevič di Russia.
E lo giurò davanti alla luna.
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"Neve!!!". Esclamò Aleksej correndo verso il manto bianco con lo slittino sottobraccio.
"Attento Aljoša!, potresti scivolare!". Lo riprese sua sorella Ol'ga.
Stavano uscendo tutti e cinque.
Aleksej sbuffò, in parte per il soprannome: in famiglia era chiamato affettuosamente "Baby", "Aljoša" o "Ljoška", e in parte per l'ennesima ripresa.
"Va bene!". E camminò normalmente.
Qualcosa di morbido lo colpì sulla schiena.
Una palla di neve.
Stava per girarsi. "Nastya...". Si rivolse ad Anastasija chiamandola con il suo soprannome. "...vuoi fare una lotta a palle di neve?".
Si girò, ma quello che vide non fu la sorella, bensì Jack.
Jack che appoggiato al suo bastone sorrideva con una palla di neve in mano.
"Lotta a palle di neve dici?, mmh... mi sembra una buona idea...".
Aveva un sorriso birichino in volto.
Il ragazzino gli lanciò una palla di neve e Aleksej fece lo stesso ridendo.
"LOTTA A PALLE DI NEVE!!". Esclamò lo zarevič estendendo la sfida alle sorelle.
Risate fanciullesche in un mare bianco.
Neve, neve e risate.
E ad Aleksej questo piaceva, tanto.
Vide Jack e anche lui rideva in maniera fanciullesca.
"Anastasija!". Il gioco fu interrotto dall'esclamazione di Tat'jana. "Ti sembra il caso di lanciarmi una palla di neve con dentro un sasso!".
La secondogenita dello zar, la "governante", era arrabbiata.
Anastasija, il diavoletto, dal canto suo non proferiva parola.
"Io e tua sorella abbiamo molto in comune". Sussurrò Jack all'orecchio dello zarevič.
Aleksej notò che era vero: sia Jack che Anastasija erano due monelli, due diavoletti, la prima una granduchessa bambina e il secondo uno spiritello con l'animo di un bambino.
Starebbero bene insieme, anzi, farebbero una tempesta insieme!.
E mentre il gioco riprendeva lentamente, Jack notò da una finestra un uomo.
Aveva una lunga barba nera e sembrava uno scheletro, no, un morto.
Era Grigorij Efimovič Rasputin, il salvatore di Aleksej, il guaritore, lo starec siberiano di cui la zarina si fidava cecamente.
A Jack quell'uomo non piaceva, neanche un po'.
Era l'uomo nero, il boogie-man, di San Pietroburgo, e da quanto sapeva al mondo di uomo nero ce ne era già uno e tanto bastava.
Distolse lo sguardo dalla finestra e riprese a giocare.

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