Il cosacco di brina

Neve, neve e fiocchi di neve.
Ad Aleksej piaceva tanto la neve, adorava costruire fortini di neve o giocare a palle di neve con le sue sorelle e suo padre.
Ma adesso non poteva farlo.
Se ne stava a letto, sotto le coperte, circondato da immagini sacre e dal volto pallido di sua madre.
Sua madre: la zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova, nata Alice d'Assia e del Reno.
Ad Aleksej non piaceva stare a letto, non gli piaceva essere sempre malato.
Lui voleva correre e giocare, voleva essere un soldato e combattere per la Russia.
E questo gli dava fastidio, gli dava fastidio non poter correre e giocare come gli altri bambini, non poter fare quello che facevano loro: cavalcare, pattinare, giocare a tennis.
Perché lui aveva l'emofilia: una malattia ereditaria, di cui solo i maschi erano malati e le femmine portatrici sane.
Malattia ereditata dalla madre, che a sua volta l'aveva ereditata dalla sua, figlia della regina Vittoria.
Ed Aleksandra, che era portatrice sana di questo flagello per la dinastia, non riusciva a darsi pace.
Dopo quattro femmine, stupende ma dinasticamente inutili, Ol'ga, Tat'jana, Marija ed Anastasija, l'unico figlio maschio, l'erede, era uscito fragile e malato.
Perché devo essere malato?, perché è capitata proprio a me questa malattia?, io voglio essere un bambino normale!.
Aleksej però aveva una salvezza: Rasputin, un siberiano, uno starec, che la zarina considerava un santo sceso in terra e del quale si fidava ciecamente.
Rasputin aveva curato Aleksej, ed era entrato nelle grazie dello zar.
Però adesso il bambino si annoiava.
È noioso continuare a stare a letto.
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Jack volava, e gli piaceva, gli piaceva tanto.
Volare con il vento era bellissimo e gli piaceva esplorare posti nuovi.
Il mondo era così grande!.
Il ragazzino, capelli bianchi arruffati, occhi azzurri color del ghiaccio e vestito solo di un mantello, un maglione bianco e pantaloni marroni, si stava facendo trasportare dal vento.
Dovrei essere tipo in Russia.
La Russia era grande ed era governata dagli zar della dinastia Romanov.
A Jack piaceva la Russia perché lì faceva nevicare molto spesso.
Stava ormai volando da ore quando vide un enorme palazzo.
Wow, quello è Carskoe Selo!, lì da quanto ho capito abitano gli zar!.
Si avvicinò a una finestra e guardò dentro.
La camera sembrava calda, e, come Jack aveva potuto vedere dai molti giocattoli, era la camera di un bambino.
Forse questo bambino è un principe, un granduca!.
Poi vide il bambino: era a letto, pallido, pallido, e sopra di lui vi era una donna con uno sguardo molto triste.
Quella deve essere sua madre!, ma perché è così triste?, il bambino starà male gravemente?.
Utilizzò uno dei suoi poteri: dipinse sulla brina della finestra un cosacco russo, come quelli in uniforme che si vedevano fuori dalla finestra, lo fece uscire dal disegno, e aprendo poco poco la finestra, lo fece girovagare per la stanza.
Sul viso pallido del bambino comparì un sorriso.
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"Mama, lo vedi anche tu quel cosacco che vedo io?".
"Quale cosacco Alijoša?".
"Quello fatto di neve che sta girando per la stanza!". Aleksej era felice.
Come fai a non vederlo?, è qui e sta volando!.
Dopo aver girato in tondo per un po' il cosacco si era fermato ed era esploso in tanti piccoli fiocchi di neve che erano finiti sul naso del bambino, facendolo ridere.
Aleksandra gli tastò la fronte.
"Vado a prendere il termometro". Si alzò ed uscì.
Aleksey era rimasto solo.
"Perché stai a letto?". Una voce lo fece girare dall'altra parte.
Accanto a lui vi era un ragazzino, di circa 14 anni, con i capelli bianchi arruffati e due occhi color del ghiaccio.
"Perché sono malato!, e tu chi sei?".
"Io sono Jack Frost".
"E chi sarebbe Jack Frost?".
Il ragazzino sembrava indignato.
"Io sono Jack Frost e sono lo spirito dell'inverno!, sono io che faccio nevicare!".
Aleksej era stupefatto: era quel ragazzo mingherlino che aveva di fronte a sé che portava la neve?.
Wow.
"E tu chi sei?".
"Io sono la zarevič di Russia Aleksej Nikolaevič Romanov!".
L'altro non sembrava capirlo.
"E cos'è uno zarevič?".
Adesso era Aleksej ad essere leggermente indignato, come poteva non sapere cos'era uno zarevič?.
"Lo zarevič è l'erede al trono di Russia, che può essere solo maschio in base alla legge salica restaurata nel 700 dallo zar Paolo I, i restanti figli dello zar sono granduchi e granduchesse, mentre la moglie dello zarevič viene chiamata zarevna".
Jack sorrise. "Sei informato!".
"Un giorno dovrò governare questo paese, è logico che devo essere informato!".
Risero.
"Come fai a vedermi?". Chiese Jack. "Nessuno può".
Aleksej ci pensò sù. "Mi sembra di aver letto la tua storia in un libro di leggende, lì vieni chiamato Padre Inverno".
Il ragazzino sembrava stupito.
"Oh". Disse soltanto.
"Quanti anni hai?". Gli chiese Aleksej.
"L'anno prossimo saranno 200".
Il bambino era stupito. "200?!, è impossibile, nessuno vive 200 anni!, tu ne dimostri 14".
"Ne dimostro 14, ma ti giuro che ne ho 199, esattamente 199 anni fa, L'uomo nella Luna mi ha fatto nascere, era l'anno 1712, e mi imposto il mio nome: Jack Frost".
"Mmh, va bene".
Senti dei passi avvicinarsi.
Oh no!, è mama, e se mi trova qui a parlare con uni invisibile pensa che ho la febbre altissima!.
"Ora vai, mia madre sta tornando, ed è meglio che non mi trovi qui a parlare a uno spirito che solo io posso vedere ed udire, altrimenti penserà che la febbre mi sta facendo delirare!".
Jack si alzò e prese il suo bastone.
"Va bene, ci vediamo domani"
"Domani mi dirai chi è questo Uomo nella Luna?".
"Certo!, voglio conoscerti Aleksej Nikolaevič". E sorrise prima di uscire dalla finestra.
E io voglio conoscere te, Jack Frost.

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