Giochi e birichinate
Erano bambini, e come tutti i bambini giocavano.
Aleksej pur essendo emofiliaco per paradosso sfidava la malattia: era vivace, dal carattere solare, non per niente era soprannominato Sunshine.
Voleva essere un bambino normale, come tutti gli altri.
Voleva andare a cavallo, giocare a tennis, arrampicarsi sugli alberi.
Voleva solo fare quello che facevano tutti i bambini della sua età, non chiedeva molto.
Ma non poteva. Avrebbe potuto farsi male.
Per impedire che facendo capricci potesse tirare un calcio a qualcosa e farsi male, gli era consentito tutto.
Cresceva viziato, viziato purché non si facesse del male, viziato purché la Russia avesse il suo erede.
Era questo l'accordo.
Ma lui chiedeva, di più, insisteva.
"Posso giocare a tennis?".
"No Aleksej".
"Allora posso pattinare?".
"No, potresti farti del male".
"Andare a cavallo?".
"No! Potresti cadere!",
"Ma perché gli altri possono fare tutto e io no?".
Era una bella domanda.
Peccato che la zarina non era ancora pronta a fornirgli la risposta.
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Jack vedeva questa tristezza nell'amico, quella voglia di essere come gli altri.
E perciò lui cercava di farlo divertire.
Sfuggivano al marinaio-infermiere di Aleksej, Deverenko, giocavano ai cosacchi o con il somarello che lo zarevič amava cavalcare.
Lo faceva volare con sé, giocavano a dama, si arrampicavano sugli alberi e giocavano a tennis unendo i mobili della camera del bambino.
E, naturalmente, la neve.
Aleksej amava vedere la neve scenderebbe magicamente dalle dita di Jack, o giocare a palle di neve nella stanza innevata o ancora provare a usare il suo bastone.
A volte, molte volte, a loro si univa Anastasija, che data la sua reputazione da diavoletto di famiglia non poteva certo lasciarsi sfuggire gli scherzi e i giochi dello spiritello.
E Aleksej volle ripagare Jack, e lo fece insegnandoli a leggere e scrivere.
"Andiamo Jack che lettera è questa?".
Indicò la lavagnetta.
"Ehm.... S?".
"Bravo! E che parola è questa?". Gliela scrisse.
"S-sapone".
"Fai lo spelling".
Lui ci riuscì, anche se con un po' di fatica. "S-A-P- ehm... O?".
L'altro annuì.
Lo spiritello continuò. "-O-N-E: sapone!".
"Bravo!".
Certo, Jack andava anche in giro per il mondo a portare l'inverno, ma lo faceva velocemente per tornare subito dagli amici.
Giocavano, come tutti i bambini.
Nei corridoi del palazzo risuonavano risate fanciullesche, che rimbombavano contro gli specchi e i lampadari di cristallo.
Vi era profumo di glicine, lillà e rose; suoni di carillon e musiche di balli.
Era il mondo incantato di tre ragazzini, dolce e infantile come una favola.
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