Bucaneve ~ Spala pt. 2
La situazione di Aleksej era disperata: tutti ormai credevano che lo zarevič fosse vicino alla morte.
Poi però, quando tutte le speranze sembravano perdute arrivò un telegramma da Rasputin in risposta alla zarina:
" Dio ha visto le tue lacrime e sentito le tue preghiere. Non essere addolorata. Il piccolo non morirà. Non permettere che i dottori lo infastidiscano troppo".
Successivamente mandò un secondo telegramma, dove diceva di aver pregato, che Dio aveva ascoltato le sue preghiere e li aveva benedetti.
E dopo ciò successe una cosa miracolosa: Aleksej cominciò a stare sempre meglio.
Aleksandra allora credette che era merito del loro "amico" se Aleksej era guarito, le sue preghiere l'avevano salvato.
Quell'uomo doveva essere sicuramente mandato da Dio se operava tali miracoli! Non diceva spesso forse lui:
"Nonostante i miei peccati - che sono spaventosi- io sono un Cristo in miniatura, un piccolo Cristo, come se ne vede nelle icone".
Così persa in quest'aurea di misticismo Aleksandra non sentiva e si rifiutava di sentire le voci che correvano in giro su Rasputin: si diceva che nel suo appartamento a San Pietroburgo si intrattenesse con prostitute, che fosse un alcolizzato e che facesse parte di una misteriosa setta religiosa nota come Chlysty.
Lei diceva che erano tutte malelingue e che i santi e i martiri erano sempre oggetto di malelingue e che il siberiano era puro come un giglio.
Ma anche i gigli prima o poi appassiscono. Pensava Jack dopo aver ascoltato la conversazione della zarina con la sua dama di compagnia prediletta, Anna Vyrubova, anche lei fervente seguace di Rasputin.
Lui e Anastasija erano nella stanza di Aleksej, solo loro tre.
Aleksej era a letto e io vedere che era migliorato riempiva lo spiritello di gioia.
Anche Anastasija era felice e sorrideva come Jack non la vedeva sorridere da giorni.
Era stato un periodo duro per tutti ma l'avevano superato, specialmente Aleksej.
Aleksej è fragile fuori ma forte dentro, è come un cavaliere.
È un cavaliere forte, un vero zar, lui sarà un grande zar.
Saprà che la vita ha valore e saprà valorizzarla.
"Ehi Aliošha!". Esclamò Jack chiamando lo zarevič con il suo soprannome. "Guarda qui!".
E soffiando nelle mani ne fece uscire un cavaliere di brina, che girò intorno ai due bambini.
Ridevano ed erano felici.
Un cavaliere a cavallo, con l'armatura e tutto.
Alla fine il cavaliere di brina esplose facendo scendere della leggera neve.
"Che bello!". Esclamò Aleksej battendo le mani.
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"Lo sapete che esiste una leggenda su Caterina la Grande?". Disse Anastasija quando la neve aveva finito di cadere.
"E riguarda la neve".
Jack aguzzò le orecchie. "Raccontala".
La bambina si schiarì la voce ed iniziò.
"Si dice che una volta la zarina vide un bucaneve in pieno inverno ed era stupita dell'incredibile resistenza del fiorellino. Sapete entrambi com'è l'inverno russo no?".
Sia Jack che Aleksej annuirono all'unisono.
La piccola granduchessa continuò.
"Ebbene Caterina ne rimase talmente stupita che ordinò a un cosacco di fare la guardia al fiore".
Silenzio.
"Ed è vera?". Domandò Aleksej.
"Non lo so". Rispose la sorella. "Per me sì: vuol dire che quello che crediamo essere debole in realtà è fortissimo".
Quello che crediamo essere debole in realtà è fortissimo. Queste parole rimbombavano nella mente di Jack.
Il bucaneve. Aleksej è come quel bucaneve: fuori è delicato ma dentro è fortissimo e resiste alle difficoltà così come quel bucaneve ha resistito alla neve fitta.
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