Anastasija

Anastasija, era risaputo, era il vero e unico diavoletto di famiglia.
Malenkaya, "quella piccola" o shvibzik, "monella" erano i suoi soprannomi, soprannomi che portava con fierezza.
Si nascondeva negli armadi quando non aveva voglia di far lezione, si arrampicava sugli alberi, ed era stata l'unica bambina della real prole ad avere avuto uno schiaffo da parte di Nicola per aver picchiato la cugina, la principessa Nina Georgievna, perché pur essendo più piccola di due giorni la superava in altezza.
A Jack piaceva quella bambina, pensava che loro due erano molto simili dopotutto.
Entrambi siamo monelli e ne combiniamo di ogni, ci assomigliamo dopotutto.
"Voglio farmi vedere da tua sorella". Annunciò un giorno ad Aleksej.
Lo zarevič lo guardò. "Da chi?".
"Da Anastasija".
Il bambino lo guardò dubbioso. "Ok... Ma hai pensato a come?, tu mi hai detto che nessuno ti può vedere o sentire, beh apparte me fino ad adesso".
Jack ci pensò su: in effetti era vero, come poteva sperare che una granduchessa imperiale russa lo vedesse, quando non era riuscito a farsi vedere per 200 anni dalla gente comune?.
Dunque le speranze che Anastasija lo vedesse erano vane, di più, impossibili.
Aleksej notò il dispiacere dell'amico e mormorò: "Ma forse un modo c'è...".
"Cosa hai detto?".
"Che forse un modo c'è!". Sia il viso di Aleksej che quello di Jack si illuminarono.
"Ok, allora: tu rimani qui, io dico a mia sorella di venire che c'è un ragazzo, e non uno spirito, ma un ragazzo in carne ed ossa qui ad aspettarla, così penserà che sei reale e ti vedrà!".
Pensare che io esisto per essere visto?, non ci avevo mai pensato.
"Sunshine sei grande". Lo abbracciò Jack.
"Oh per favore non iniziare anche te con questo soprannome che mi devo già sorbire mia madre e le mie sorelle che mi chiamano così".
Risero.
Ed Aleksej uscì dalla stanza.
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"Nastya vuoi venire in camera mia un secondo per piacere?".
Aleksej interruppe il lavoro di ricamo della sorella.
Si trovava nella stanza che Anastasija condivideva con Marija, le quali insieme formavano "la coppia piccola", the little pair.
Anastasija e Marija avevano montato una rete da tennis in mezzo alla stanza, avevano acceso il grammofono ad alto volume per farsi sentire dalla zarina e dai suoi ospiti nel budoir al piano di sotto.
Marija era l'angelo della famiglia e quando Anastasija combinava un dispetto e trascinava anche lei, Marija chiedeva scusa per entrambe.
Lei alzò lo sguardo da quello che stava facendo. "Perché?".
"Perché in camera mia c'è un ragazzo che dovresti conoscere". La prese per mano.
Anastasija però era dubbiosa. "E come ha fatto questo ragazzo a entrare in camera tua?".
Lo zarevič le sorrise. "È un mio amico".
Il mio migliore amico.
Arrivarono alla porta della stanza di Aleksej.
"Allora ci credi che dietro questa porta c'è un ragazzo che dovresti conoscere?". Le domandò il fratello.
"Certo che ci credo!, me lo hai detto tu, che domande...".
Bene.
Lo zarevič aprì la porta e Anastasija si trovò davanti a un ragazzino, più grande di lei, con dei capelli bianchi-argentei arruffati, due occhi di ghiaccio, pallido pallido, e con uno strano bastone con l'estremità ricurva.
Aggiungiamoci il fatto che non indossava le scarpe e vestiva con pantaloni marroni, un maglione bianco con attorno un mantello marrone.
Alla granduchessa parve di trovarsi davanti al figlio di un contadino.
"C-ciao". Cominciò lui. "Cioè volevo dire... Buongiorno vostra altezza imperiale".
Si inchinò.
Oh Jack andiamo!.
"Jack avanti è mia sorella!, non c'è bisogno che ti rivolgi così a lei se con me mi dai del tu!".
Il ragazzino deglutì: era nervoso.
"Ok... Ehm ciao, io sono Jack Frost, Jackson Overland Frost".
È questo il tuo nome completo?, strano, non me lo hai mai detto...
"Anastasija Nikolaevna Romanova". Si presentò lei facendo un elegante inchino.
Si sorrisero.
"A cosa serve quel bastone?".
"Questo bastone serve per ghiacciare, vedi: io ho il potere di...".
E cominciarono a parlare.
Aleksej aveva l'impressione di aver fatto bene a farli incontrare.
Quei due formano davvero una bella coppia.

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