30. Parole non dette

Mi svegliai urlando, spalancando gli occhi e mettendomi seduta. Due braccia mi avvolgevano la vita e il proprietario si svegliò con me. «No lasciatela in pace!» Urlai ancora coprendomi il viso con le mani. Stavo piangendo. «Bonnie, che succede? Parlami ti prego.» Mi fece girare verso di lui, prendendomi i polsi e togliendomi le mani dalla faccia. «L'hanno presa. La vogliono uccidere, la faranno combattere fino alla morte. Ed io avrò la sua vita sulla coscienza.» Singhiozzai mentre mettevo a fuoco il volto di Albus tra le lacrime. «Chi? Chi hanno preso?»

«Camille.» Dissi disperata. «È giù, nel cortile dell'orologio. La costringono a combattere e- E-» Respirai a fatica. «E io devo andare a salvarla.» Feci per scendere dal letto, quando Albus mi fermò. «Bonnie, non hanno preso nessuno. Camille sta bene. È nel suo dormitorio e dorme tra le braccia di mio cugino Louis, ti ricordi? Avete litigato ma presto si risolverà tutto.» Lo guardai in silenzio, il respiro ancora pesante. «Era solo un incubo.»

«No, no era troppo reale per essere solo un incubo.» Scossi la testa. Qualcuno bussò alla porta ed Albus andò ad aprire, dopo aver preso la bacchetta. Era Lysander. «Ho sentito qualcuno urlare, va tutto bene?» Chiese entrando nella camera. «Bonnie ha avuto un incubo, nulla di grave. Ma grazie per esserti preoccupato.» Rispose il corvino, dandogli una pacca sulla spalla. «Qualcun altro mi ha sentita? O solo tu? Ho svegliato tutti?» Domandai preoccupata, cercando di convincermi di ciò che mi diceva il Serpeverde. «Le stanze degli altri Corvonero sono troppo lontane da queste. Ti ho sentita perché la mia stanza da Prefetto è attaccata alla tua, solo nell'ala maschile.» Lys si avvicinò, mi diede un bacio in fronte abbracciandomi stretta. «Con Albus sei in buone mani... Non facevi incubi da un bel po' però. Mi sono preoccupato.»

«Scusami. Scusami veramente. Pensavo non sarebbe capitato più, pensavo di aver trovato la mia tranquillità.» Ricambiai l'abbraccio. «Torna a letto. Sono le quattro di notte, hai ancora tre ore per dormire.» Annuì, seguendo il suo consiglio e ristendendomi. Mio fratello mi accarezzò la guancia e andò verso la porta, dove rivolse uno sguardo ad Albus prima di uscire. Quest'ultimo chiuse la porta a chiave e tornò da me, sistemando la coperta. «Vuoi raccontarmi cos'hai visto?»

«Il cielo è coperto da nuvole, l'aria grigia e pesante. Macerie tutto intorno. Camille è pietrificata. Qualcuno le passa una bacchetta sul viso, il collo, il corpo. Le dice che deve combattere per la sua vita. Le tolgono l'incantesimo e la fanno combattere con qualcuno di potente, molto potente. E lei sta perdendo e la stanno per colpire.» Guardai negli occhi Albus. «Non voglio avere la sua morte sulla coscienza, devo proteggerla. Ad ogni costo.» Lui mi accarezzò il volto. «Era solo un incubo. Nessuno vuole farle del male. Credimi. Dai, dormiamo ancora un po' e quando andremo a fare colazione la vedremo al tavolo dei Grifoni sana e salva. Te lo prometto.» 

«Mi avevi promesso anche il più bel San Valentino della mia vita ma così non è stato.» Sussurrai, mentre mi abbracciava e scivolavo in un sonno senza sogni.

***

Albus mi fece sedere di fronte a lui alla tavolata di Serpeverde il mattino seguente, invogliandomi a mangiare qualcosa. Sentivo lo sguardo di tutti seguire ogni mio movimento. Avevo tirato un sospiro di sollievo, vedendo Camille insieme a Louis; appena mi aveva vista entrare, aveva abbassato gli occhi e si era voltata verso il suo ragazzo. Io avevo seguito Albus senza distogliere lo sguardo dalla sua testa, ma il corvino mi fece sedere in modo da darle le spalle. «Vederla quando sai che non è ancora arrivato il momento giusto per chiarire fa solo più male. Fidati. Ne so qualcosa.» Aveva detto ed io mi ricordai quello che mi aveva raccontato dei suoi primi anni ad Hogwarts e le litigate con suo padre. Avevo semplicemente annuito, prendendo del succo di zucca.

«Devi mangiare qualcosa.» Mi disse, mentre prendeva una fetta di torta ai tre cioccolati e me la metteva sul piatto, accompagnandola con della panna montata alla cannella. «I tuoi compagni di Casa non si arrabbieranno se un mostro come me tocca il cibo destinato a loro?» Presi la forchetta e presi un piccolo pezzo di torta. «Non potranno dire niente sul tuo conto fino a quando ci sarò io con te. E nessuno pensa che tu sia un mostro.» Baciò il dorso della mia mano e iniziò anche lui a mangiare. Qualcuno passò dietro di me, un gruppo di Tassorosso, e iniziarono a bisbigliare.

«Odio eccola, guardate.» Bevvi del succo.

«Se ne sta lì come se non fosse successo nulla.» Presi un pezzo di torta.

«Come fa ad avere la coscienza a posto, stava per uccidere una di noi.» Mi convinsi a masticare.

«Da dove le è uscito il potere del fuoco, non era elencato nei poteri da Speciale nell'articolo del Gazzetta del Profeta.» Mandai giù il boccone, leccandomi la panna dalle labbra.

«Avrà usato un incantesimo. Dopotutto fa parte di quei manipolatori di Corvonero.» Respiro profondo.

«Dovremmo allontanarci, prima di essere colpite anche noi.» Sentì dei passi veloci dietro di me. Lasciai cadere la forchetta nel piatto, con un sonoro rumore metallico. Dei Serpeverde a qualche posto da me, cercarono di allontanarsi pensando avrei attaccato qualcuno. Mi pulì con il tovagliolo e feci per prendere le mie cose. «Non hai neanche finito la torta.» Disse Albus, prendendo la mia mano e trattenendomi. «Va bene così. Era comunque troppa. Io, dovrei andare.»

«Bonnie mi dispiace per quello che hanno detto quei Tassorosso. Ti prometto che-» Lo interruppi. «Non puoi promettere nulla Albus. Ci sono certe cose che non puoi controllare, come il pensiero altrui. Apprezzo quello che fai per me. Veramente. Ma la vita è così. Ti sono grata per avermi promesso il più bel San Valentino di sempre. Purtroppo, non è andata come speravamo.» Gli strinsi la mano. Poi la lasciai, misi la borsa in spalla e mi diressi fuori dalla Sala Grande.

Le due ore di Erbologia con i Tassorosso, furono una tortura. Non solo per i continui commenti, ma soprattutto per il fatto di non poter parlare con Camille. Tutte le volte che le sue compagne ritenevano che io fossi troppo vicina a lei, la spostavano guardandomi con aria truce. Le altre ore di lezione non furono migliori. I miei amici si erano divisi tra me e Camille. C'era chi stava dalla sua parte come Louis, Dominique, Lucy, Alice, Fred, Roxanne e Hugo. Chi dalla mia parte come Albus, Lysander, James, Molly, Frank, Rose e Lily. Altri non si schieravano, volendo bene ad entrambe. Lorcan era mio fratello, ma anche compagno di Casa di Camille. Maia, Alexia e Scorpius odiavano vederci in questo stato, desiderando che facessimo pace. Fu quest'ultimo che mi consigliò di parlarle e risolvere. Il Serpeverde continuava a parlare con entrambe, ma quando provava a farci parlare insieme, succedeva sempre qualcosa che ci allontanava. Tutto questo andò avanti per circa nove giorni.

Dopo le lezioni, leggevo rannicchiata su un muretto che dava sul giardino, appoggiata ad una colonna. L'indomani ci sarebbe stata la Seconda Prova, ma dal mio litigio con Camille avevo smesso di allenarmi. Il mio sguardo vagava dalle pagine scritte alle scale alla mia sinistra. «Cosa?» Mi riscossi dai miei pensieri, guardando il mio migliore amico davanti a me. «Ti ho chiesto se il libro fosse interessante.» Ripeté il biondo. «Oh sì, molto interessante. Interessantissimo.» Risposi posando il mio sguardo sulle parole scritte. «E allora perché al posto di leggere stai fissando la scala per scendere nella Sala Comune dei Tassorosso?» Chiese, alzando i miei occhi su di lui con due dita sotto il mento. Sospirai e non risposi. «Come ti senti?»

«Come posso sentirmi? Non le parlo da più di una settimana, non parlerò più con lei e non posso fare nulla. I nostri amici si sono divisi in due e litigano tra di loro per colpa mia.» Scossi la testa guardando il giardino. «Ma se ci tieni così tanto a lei perché le hai detto quelle cose?» Riportai il mio sguardo nei suoi occhi grigi. «Ero arrabbiata, non intendevo dire quelle cose.» Feci un respiro profondo. «Ma ho paura che lei le volesse dire veramente.» Malfoy mi guardò dubbioso. «Esattamente, cosa te lo fa pensare?» Chiusi il libro. «La vedevo strana da un po' di tempo. Da dopo il Ballo. E poi c'è stato quel lungo periodo dove è sparita, malata e non le arrivavano i messaggi. È strano.»

«Dovreste fare pace. Scusarvi, entrambe. È la soluzione migliore.» Annuì, concordando con lui. In quel momento dalle scale salirono Camille e Louis mano nella mano. Stavano ridendo. Appena mi vide, il sorriso sparì dal viso di Camille, ma appena si voltò di nuovo verso il suo ragazzo, ritrovò la felicità. «Dai non pensarci, si sistemerà tutto.» Mi consolò Scorpius, abbracciandomi. «Sei pronta per domani?» Scesi dal muretto, lisciandomi la gonna. «Sì, sì sono pronta per domani.» Dissi a voce bassa. «Sicura?» Annuì, con convinzione.

Non cenai. Andai direttamente nella mia stanza a prepararmi. Mi allenai nei due incantesimi per far levitare oggetti e persone, non sapendo quale sarebbe stata la cosa a me cara. Mi alternavo dalla forma umana a quella di Animagus e viceversa, provando incantesimi e tenendo nel becco la bacchetta. Dopo tre ore ero stanca e affamata. Scrissi a Lys per farmi portare qualcosa dalla cena e andai in bagno a godermi un bagno caldo per sciogliere la tensione da tutti i muscoli

«Allora, la mia Campionessa è pronta per domani?» Aprì gli occhi, inquadrando la figura di Lysander entrare nel bagno con un vassoio in mano che poggiò sullo sgabello vicino alla vasca. «La tua Campionessa si sta rilassando dopo ore di allenamento quindi sì, sono pronta.» Risposi, più convinta di quando avevo risposto al mio migliore amico. «Oggi gli elfi propongono torta di patate, formaggio e prosciutto. Cotoletta impanata, che il tuo fedele cameriere ha già tagliato per te. E crème brûlée.» Elencò il biondo, finendo con un inchino mentre ridevo. «Grazie Lys. Sai che se Albus venisse a sapere che sei qui in bagno con me mentre sono nella vasca da bagno potrebbe castrarti? Per lui sarebbe un motivo più che valido.»

«Hai il costume addosso, Potter non deve rompermi le Pluffe.» Mi diede un bacio sulla fronte. «Ti lascio mangiare in pace. Ci vediamo domani a colazione. Non ho le chiavi quindi lascerò la porta aperta, sappilo.» Annuì e lo salutai mentre assaggiavo la torta salata. 

Finito il dolce, con l'acqua della vasca oramai tiepida, mi asciugai e preparai per andare a dormire. Risposi a qualche messaggio e dopo qualche minuto, composi il numero di Camille e la chiamai per la prima volta in nove giorni. Volevo fare pace con lei prima della Seconda Prova. Dopo un paio di squilli, scattò la segreteria telefonica così le lasciai un messaggio.

«Camille, sono Bonnie. Ascolta, so che non vuoi parlare adesso. E va bene, lo capisco perfettamente. Vorrei solo che mi ascoltassi un attimo, per favore. Voglio ricordarti che persona fantastica sei. E mi dispiace per tutto quello che ho detto e non volevo dire. E più di tutto mi dispiace per quello che tu hai detto di me, perché non sapevo o non mi rendevo conto di farti stare così male. Spero che domani, dopo la Seconda Prova del Torneo, tu voglia parlarmi. Per risolvere i nostri conflitti e ritornare amiche come prima. Se hai bisogno di più tempo te lo darò, sappi solo che io sono qui che ti aspetto.» Sospirai e chiusi il messaggio in segreteria. Andai a dormire con un peso sullo stomaco.

Non avevo lasciato la finestra aperta, così Albus non sarebbe potuto entrare a svegliarmi. Mi preparai, con gli stessi vestiti della Prima Prova. Presi i guanti speciali, mentre il kit di guarigione me lo avrebbero dato nella tenda delle Campionesse. Scesi in Sala Comune, raggiungendo Lysander per andare insieme nella Sala Grande.

Entrammo, diretti al tavolo di Corvonero dove i nostri amici, o per lo meno quelli che stavano dalla mia parte, ci stavano aspettando. Quando mi sedetti, tra James e Albus, baciando quest'ultimo, diedi un'occhiata al tavolo di Grifondoro per vedere gli altri nostri amici con la mia migliore amica. Notai i capelli biondi di Louis e Dominique, Lucy che leggeva un libro, Alice che si faceva la treccia, Fred e sua sorella Roxanne mentre litigavano e Hugo con una Pluffa in mano che seguiva il litigio. Feci cadere il bicchiere pieno di succo di zucca sul tavolo, rovesciando tutto il liquido aranciato sul tavolo di legno, e mi alzai di scatto.

Camille non era seduta al tavolo di Grifondoro.

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