28. Gelosia

«Camille è da un mese che non ti vedo! Come stai? Non hai più la febbre, vero? Deve essere stata proprio forte per costringerti a letto ben quattro settimane.» La abbracciai forte. «In che senso?» Chiese ridacchiando confusa. «Louis mi ha detto che avevi la febbre ed eri rinchiusa in camera.» Si stacco e nei suoi occhi guizzò un lampo. «Oh quello. Sì avevo la febbre ma in realtà era uno dei sintomi di una malattia babbana... Il Tifo. Già. Devo aver mangiato qualcosa di strano quando sono uscita con Louis. Anche lui si è fatto controllare ma non aveva nulla.» Mi coprì la bocca con la mano. «Oddio deve essere stato terribile, chi ti ha curato? In Infermeria non c'eri.»

«Sono un Prefetto, mi hanno chiusa in camera per... Per evitare di contagiare gli altri. Gli Elfi mi hanno portato cibo e medicine, loro non possono prendere la malattia per nostra fortuna. Mi hanno tenuta una settimana in più in stanza per verificare quando, dopo la guarigione, avrei smesso di trasmettere i batteri.» Mi prese a braccietto e uscimmo dalla Sala Grande. «Non ho avuto tue notizie...» Presi il cellulare. «Guarda, ti ho mandato decine di messaggi ma non ti sono arrivati.» Sbattè le palpebre due volte, prima di fare un sorriso tirato. «Forse è l'ora di cambiare telefono... Questo è rotto, già.» Annuì, mentre mettevo il telefono nella borsa e ognuna prese la sua strada per la Sala Comune.

«Ehy fiorellino.» Mentre salivo verso l'aula di Incantesimi, per recuperare dei libri che avevo dimenticato prima di tornare in dormitorio, vidi Stephen appoggiato al muro che mi sorrideva. Che mi aspettava. Gli sorrisi e feci un cenno della mano, continuando a camminare e superandolo. «Stai scappando da me?» Chiese staccandosi dal muro e raggiungendomi velocemente a grandi falcate. «Stavo andando a Incantesimi, ho dimenticato dei libri e devo studiare.» Risposi fermandomi, mentre lui si posizionava alla mia destra. Ricominciai a camminare. «Vuoi venire ad Hogsmeade con me a San Valentino?»

«Cosa?» Non mi ero allontanata troppo, lo sentì benissimo. Mi fermai e mi girai verso di lui, che si avvicinava. «Esci con me a San Valentino.» Rimasi immobile, in silenzio. «So che sei scioccata dal fatto che uscirai con il ragazzo più bello di Durmstrang.» Scossi la testa. «No.» Si sistemò il ciuffo castano. «Hai ragione. Più bello di tutta Hogwarts-» Lo fermai. «Stephen. No. Non uscirò con te il quattordici febbraio.»

«Perché. Perché devi fare la difficile. Perché non vuoi uscire con me.» Sistemai i capelli dietro l'orecchio, un gesto automatico. Istintivo. «Ora capisco.» Lo studente del Nord mi fermò la mano a metà altezza, stringendo le dita sul mio polso. Mi faceva male, ma non mi lamentai. Mantenni lo sguardo. «Sei fidanzata con il figlio del Salvatore del Mondo Magico.» Con l'altra mano, mi sfilò l'anello dal dito per osservarlo meglio. Sentì uno strappo al petto, all'altezza del cuore. «Non ci sono fidanzata... Non ancora.» Mi fissò glaciale. C'era poca distanza tra noi, mi teneva vicino a lui. Aumentò la pressione sulla mia pelle. «Non ancora? Hai un anello con il suo nome. Non mentirmi.»

«Non ti sto mentendo. Sono occupata. Sono fatti nostri se non ci siamo ancora fidanzati ufficialmente, stanne fuori.» Chiuse la mano contenente l'anello a pugno, facendomi spezzare il contatto visivo. Il mio sguardo saettò verso essa, pregando che il serpente d'argento fosse ancora integro. Poteva colpirmi, non me ne fregava nulla. Ma non poteva farlo con l'anello del mio Serpeverde in mano. «Si può mandare la pluffa in uno dei cerchi anche se c'è il Portiere.» Riportai i miei occhi su di lui, dopo che mi aveva paragonata ad una palla di cuoio. «Cos'ha lui che io non ho?» Alzai un sopracciglio. «Tutto.» Strinse la presa e un dolore allucinante si propagò in tutto il corpo, spezzandomi il respiro. Non contento decise di inchiodarmi al muro, facendomi sbattere testa e schiena sui mattoni di pietra fredda. Iniziai a vedere nero ai lati del mio campo visivo e tutto si fece più sfocato, ma mantenni lo sguardo. «Perché lui e non me.»

«Vuoi saperlo? Sei arrogante, presuntuoso, maschilista, pensi solo a te stesso e violento. Non ci credi? Ti sei appena definito il ragazzo più bello di Hogwarts e Durmstrang messe assieme, hai dato per scontato che sarei uscita con te, mi hai appena paragonato ad una fottuta palla di filo e cuoio, mi stai facendo il terzo grado sulla mia relazione senza preoccuparti di rovinare il mio anello e mi hai appena stortato il polso. Ti serve altro?» Si allontanò da me, lasciandomi. Mise la mano chiusa a pugno tra me e lui, aprendola lentamente e rivelando l'anello. Era integro, senza ammaccature. Feci per prenderlo con la mano sana, ma lo fece cadere a terra. Lo calpestò, con tutto il suo peso. «Cosa dirai ora al tuo fidanzato dell'anello distrutto?» Se ne andò e in quel momento capì quanto crudele fosse. Mi chinai a prendere il serpente. Era come nuovo. Albus doveva averci fatto qualche incantesimo particolare. Quando lo infilai di nuovo al suo posto, lo strappo al petto se ne andò. Solo quello. Per il resto, ero tutta dolorante.

Entrai nell'Aula di Incantesimi e trovai i miei libri nel banco più vicino alla porta. Li presi e li misi a fatica nella borsa, dovendo usare una sola mano. Ad ogni passo, fitte lancinanti di dolore mi trapassavano il corpo. Dall'Aula del terzo piano, per arrivare alla Sala Comune, dovevo scendere al secondo e prendere delle altre scale che mi avrebbero portata dritta alla Torre di Corvonero. Prima di prendere quelle scale mi fermai nel bagno delle ragazze, dove non sarebbe mai entrata un'anima viva. Davanti ad uno dei lavandini, mi guardai allo specchio ed esaminai il polso. Avevo i capelli spettinati, i vestiti sgualciti, la faccia stanca e provata. Sulla pelle rossa, si stava formando un livido viola. Lividi del genere, di solito compaiono dopo un paio di ore dal trauma subito. Quello si era formato dopo venti minuti. Le lacrime scesero copiose sul mio viso.

«Ohhhh ma chi si rivede. È dall'anno scorso che non ti vedo, quest'anno non sei passata nemmemo una volta. Uh. Mi hai ignorata.» Ridacchiai e asciugai le lacrime. «Ciao Mirtilla. Scusa, ma sono un po' impegnata quest'anno.» Il fantasma si avvicinò fluttuando. «Ho sentito. Sei una Campionessa, un Prefetto e la fidanzata del figlio di Harry Potter.» Pronunciò il nome dell'Auror con una voce zuccherosa. «Come mai piangi? C'è un Basilisco nel castello?» Scossi la testa. «No, puoi stare tranquilla. Ho solo bisogno-» Mi fermai: di cosa avevo bisogno? «Hai bisogno?» Alzai la testa e la guardai. «Ho solo bisogno del mio ragazzo

***

«Bonnie...» Albus mi raggiunse. Ero seduta a terra a gambe tese, con la schiena dolorante appoggiata al muro del bagno. Mirtilla era andata a cercarlo ed ora era in giro per le tubature a fare solo Merlino sapeva cosa. Mi abbracciò ed io emisi un lamento. «Che ti è successo? Fammi vedere dove ti fa male.» Mi toccai testa e schiena con la mano, sospirando. «Per quante altre volte dovrò trovarti ferita e dolorante?» Chiese guardandomi serio, mentre tirava fuori la bacchetta. «Se vuoi stare con me dovrai abituarti. Il dolore è il mio pane quotidiano» Emisi un lamento mentre mi raddrizzavo, staccando la schiena dal muro per permettergli di puntare la bacchetta facilmente. «Emendo.» Il corvino mi curò il bernoccolo in testa e la spina dorsale dolorante. «Allora è una fortuna che tu abbia scelto un aspirante Medimago come fidanzato.»

«Mi piace questo titolo. Fidanzato. Non vedo l'ora che sia la fine dell'anno, così potrò chiamarti così davanti al mondo intero.» Albus si sporse a baciarmi. Teneva il mio viso con la mano libera dalla bacchetta ed io gli accarezzavo i capelli. Ci sbilanciammo e per evitare di cadere, appoggiai l'altra mano a terra. Il mio urlo echeggiò in tutto il bagno. Staccai la mano tremante da terra mentre serravo gli occhi e mi mordevo le labbra dal dolore. Il Potter mi prese dolcemente l'avambraccio e guardò il polso. Si irrigidì. «Chi ti ha fatto questo?»

«Al-» Un lampo glaciale gli attraversò gli occhi verdi mentre mi guardava. «Chi te lo ha fatto!?» Urlò, pieno di rabbia. «Stephen...» Dissi in un sussurro, gli occhi che si riempivano nuovamente di lacrime. La vista di Albus così arrabbiato, mia aveva fatto tornare in mente come Stephen mi aveva urlato contro un'ora prima. La paura torno ad impossessarsi di me, senza motivo. Loro erano così diversi, esteticamente e caratterialmente. «Vulnera Sanentur.» Il dolore cessò piano piano. «Ferula.» Delle bende mi avvolsero il polso. «Vado a ucciderlo.» Si alzò di scattò. Feci lo stesso, reggendomi al muro. «No no, Albus ti prego. Non lasciarmi. Non voglio rimanere da sola.» Fu la mia voce spezzata a fermarlo. Torno da me e mi abbracciò. «Non ti lascio sola.»

«Ho paura. Potrebbe tornare, potrebbe trovarmi. Potrebbe rifarlo.» Tremavo mentre parlavo con la bocca seppellita nel suo maglione, il regalo di Natale di nonna Molly. Respirai a pieno. Potevo sentire gli odori della cucina di Molly, dei fiori della Tana, dell'incenso alla vaniglia che accendono tutte le sere nella Sala di Serpeverde. E il profumo di Albus. «Fino a quando ci sono io con te, non potrà avvicinarsi. Se ci prova, finisce direttamente al San Mungo. Ci metto in gioco la mia vita. Se prova a toccarti di nuovo, impiegherà più tempo lui ad uscire dal coma che io a uscire da Azkaban.» Mi diede un bacio sulla fronte e mi cullò, mentre i miei respiri diventarono regolari e mi tranquillizzai.

Uscimmo dal bagno, mano nella mano, mentre gli raccontavo quello che era successo. Stavamo andando nel suo dormitorio, avremmo studiato lì. Passando per il primo piano, intravidi dalla porta dell'Infermeria aperta Kevin con il labbro spaccato e un livido sulla mascella. «A quanto pare anche lui ha chiesto a Camille di uscire.» Dissi, indicando il ragazzo ad Albus con un cenno della testa. «E lei gli ha tirato un gancio destro. È fortunato se ha ancora tutti i denti integri.» Annuì, mentre scendevamo le scale per il piano terra e poi per i sotterranei. «Perché non l'hai picchiato anche tu?» Chiese dopo alcuni attimi di silenzio. «Stavo pensando. E poi è successo troppo velocemente.»

«So che saresti capace di fargli il culo se volessi.» Ridacchiai. «Già. Ma mi piace che tu voglia proteggermi. Ti prego però di non finire ad Azkaban.» Albus aprì la Sala e andammo nel suo dormitorio. «È colpa mia per quello che mi è successo. Se avessi pensato di meno, se avessi agito subito. Lui non mi avrebbe fatto male.» Il corvino mi fissò, quasi stupito dalle mie parole. «Stai scherzando, spero. Caramellina, non è in alcun modo colpa tua. Togliti questo pensiero dalla testa.» Lo abbracciai e poi ci misimo sul letto a studiare.

«Vuoi... Vuoi uscire con me a San Valentino?» Chiese Albus imbarazzato, dopo ore di silenzioso studio. Lo baciai. «Mi sembrava scontato.» Lui mi sorrise. «Sarà il più bel San Valentino di sempre, te lo prometto.» 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top