26. Un misterioso attacco
Trasformai tutto lo stress che avevo in corpo in lacrime salate.
Piangevo per il Torneo. Mancavano ancora due Prove e per poco un Dissennatore non mi succhiava l'anima. I quattro ciondoli erano ancora chiusi nel cassetto. Non avevo ancora cercato nulla, non avevo alcuna idea su quale sarebbe stata la Seconda Prova. Volevo vincerlo il Torneo. Volevo dimostrare ai miei genitori, a Derek, ma soprattutto a quella vipera di mia sorella, quello che valevo.
Piangevo per Tom. Mi aveva definito sua figlia. Sarebbe stato torturato, gli avrebbero fatto le peggio cose. Tutto per ballare con me, una ragazzina che non è neanche sangue del suo sangue. Lui approvava la mia relazione con Albus, avrebbe fatto di tutto pur di vederci sposati. Già... Albus...
Piangevo per Albus Severus Potter. Non era la prima volta che versavo le mie lacrime per un ragazzo. Xavier me ne aveva fatte versare molte. Ma queste non erano lacrime di tristezza. Erano frustrazione pura. Piangevo perché sapevo di non potergli dare quello che voleva. Nonostante ogni particella del mio corpo desiderasse unicamente di essere sua, appartenere a quel dolce, stronzo, Serpeverde che mi aveva rubato il cuore. Non potevo essere la sua ragazza.
E il mio cervello voleva picchiarsi da solo, perché aveva scelto di mettere quel dannato fogliettino con il mio maledetto nome in quel calice infernale. Aveva deciso di farmi diventare una Campionessa Tre Maghi nonostante sapeva tutti i rischi, tutto ciò che era in gioco. Quando avevo messo quel biglietto, mi frequentavo con Albus da tre mesi. Veramente il mio cervello, con la Vista più potente di tutta Hogwarts, non aveva previsto che mi avrebbe fatto la proposta? E perché avevo accettato di ballare con Tom, se era evidentemente sbagliato? Il Torneo mi aveva distrutta. Aveva infranto la mia relazione con Albus, aveva fatto nascere per poi abbattere un'interazione con mio padre. Ci mancava solo una litigata con Camille e poi avevo fatto tripletta.
«Milky mi fai il solletico.» Risi debolmente tra le lacrime, che il gatto mi stava leccando via. «Oh no, fermo. Non leccarle, saranno piene di trucco e brillantini.» Rimasi abbracciata al gatto per un tempo interminabile. La mia stanza era decisamente più calda rispetto alla temperatura che c'era fuori. Mi tolsi la giacca che mi aveva dato Albus e dopo averne aspirato il profumo, la misi a terra. Quando finalmente mi alzai, lasciando che Milky andasse a bere dalla sua ciotola, presi in mano il telefono. Era rimasto sul comodino, non lo avevo portato nel dormitorio di Grifondoro mentre mi preparavo e neppure al Ballo. Per prima cosa controllai l'ora: le due di notte precise. Il Ballo era appena finito.
Avevo 17 chiamate perse e 28 messaggi da parte di Albus. Non aprì la chat. Scrissi invece un messaggio a mio fratello, chiedendogli se la mattina seguente poteva portarmi la colazione in camera e probabilmente anche il pranzo. Poi ascoltai l'unico messaggio che mi aveva mandato Camille. Era un vocale che risaliva a un'ora prima circa.
«Ehm ciao amica mia. Io sono tornata un po' prima dal Ballo. Non ti ho vista fuori in giardino, probabilmente ora sarai dentro la Sala Grande a scatenarti. Domani devo assolutamente parlarti, ti va se facciamo una videochiamata verso le dieci di mattina? Preferirei vederti di persona ma, ehm, non posso. Domani ti spiegherò tutto. Vado a struccarmi, togliermi questo vestito e poi mi fiondo sul letto. Fai sogni d'oro.»
Le risposi dicendole che anche io dovevo parlarle e le augurai la buonanotte. Probabilmente, vedendo che le avevo risposto a quell'ora, avrebbe sicuramente confermato la sua teoria sul fatto che ero in Sala Grande e mi sono goduta il Ballo fino alla fine. Decisi che era il momento di svestirsi, struccarsi e impacchettare Milky. Dopo aver tolto tacchi e vestito, messo il pigiama, smontato l'acconciatura e pettinato i capelli andai in bagno a vedere in che condizioni era ridotta la mia faccia.
«Sono proprio un disastro.» Esclamai appena vidi il mascara colato, l'ombretto argento glitterato sparso anche sulle guance e le labbra gonfie. Strofinai bene tutta la faccia con un paio di dischetti di cotone imbevuti di acqua micellare e dopo aver passato dell'acqua fredda sul viso decisi di andare a dormire. Poco prima di coricarmi, presi il gatto e le sue ciotole piene. Lo misi nella scatola marrone bucata che mi aveva dato Louis e chiusi il tutto con un coperchio anch'esso bucherellato. Il biglietto era attaccato e tutti i regali che avevo preso erano al loro posto, pronti ad essere spediti. Poi chiusi gli occhi, stesa sul mio letto, e mandai a quel paese la mia vita.
***
Mi svegliò Lysander. Non avevo chiuso la porta a chiave quella notte ed essendo un Prefetto poteva bloccare le scale del dormitorio femminile, per cui gli risultò facile entrare. Appoggiò il vassoio con la mia colazione sulla scrivania, si sedette sul bordo del letto e mi diede un bacio sulla fronte. A quel contatto aprì gli occhi, vedendo come prima cosa i suoi capelli biondi. «Buongiorno. Come stai?» Mi accarezzò la faccia addormentata. «Cos'è successo ieri sera?»
«Come fai a dire che è successo qualcosa?» Chiesi mettendomi seduta. «Perché sei mia sorella, perché mi hai chiesto di portarti la colazione in camera e perché c'è la giacca di Albus sul pavimento.» Sospirai. «Non è niente di importante.» Mi passai una mano sugli occhi. Lys mi bloccò il braccio, avvicinando la mia mano sinistra alla sua faccia. «È un anello questo. Con un serpente, uno smeraldo e il nome di Albus inciso sopra. Quindi sì, è successo qualcosa d'importante.» Gli presi entrambe le mani e lo guardai dritto negli occhi chiari. «Ieri sera Albus mi ha chiesto di diventare la sua ragazza.»
«Beh è una notizia stupenda, era anche ora. Non dirmi che poi avete fatto quelle cose e andandosene ha dimenticato la giacca.» Ridacchiai. «No scemo. Sono scappata.» Smise di sorridere. «E poi lo scemo sarei io? Perché lo hai fatto?» Sospirai. «Non posso essere la sua ragazza. Lo vorrei, veramente. Ogni fibra del mio corpo non aspetta altro. Ma sono una Campionessa Tre Maghi, Prefetto nell'anno dei suoi G.U.F.O. e non importa il fatto che non farò gli esami. Le verifiche che ci fanno durante l'anno sono più difficili per riuscire ad affrontare gli esami al meglio. Devo studiare duramente e cercare di non morire durante il Torneo. Ho troppe responsabilità e poco tempo. Non posso impegnarmi anche in una relazione.»
«Beh ma è da sei mesi che vi frequentate e vi comportate come fidanzati. Ogni settimana andate nella Stanza delle Necessità, Merlino solo sa a fare cosa. Voi è come se foste già fidanzati, te lo ha solo chiesto ufficialmente.» Scossi la testa, mentre mi alzavo e prendevo la spazzola. «Andiamo Lys. Con tutti questi impegni passo relativamente poco tempo con lui. Andiamo nella Stanza delle Necessità per studiare, riusciamo a fare un po' di coccole gli ultimi dieci minuti scarsi. Hai visto Camille e Louis? Loro due sì che sembrano fidanzati. Escono tutti i sabati ad Hogsmeade e si trovano tutte le sere. Vorrei che la mia relazione sia come la loro, o simile. E poi devo pensare a non morire durante il Torneo, non credo Albus voglia una fidanzata morta.»
«Ok, sì hai ragione. Ora io vado, tra poco sono le dieci e con gli altri abbiamo deciso di uscire in giardino per giocare con la neve. Sei dei nostri?» Scossi la testa, legando i capelli appena pettinati in una coda bassa. «Neanche Camille ci sarà. Alle dieci abbiamo deciso di fare videochiamata.» Mio fratello annuì, pensieroso, per poi uscire dalla camera e lasciarmi fare colazione sulla scrivania mentre chiamavo la Tassorosso.
«Ciao Bonnie, ti sei divertita ieri al Ballo?» Presi un sorso di latte caldo. «Mh sì più o meno. Ma non sono rimasta fino alla fine come probabilmente credi. Dopo ti racconto, ora sputa il rospo: che devi dirmi?» Vidi che mordeva una brioche prima di rispondermi. «Sì ecco, ho chiesto tuo fratello, Lorcan, se mi portava la colazione ecco perché mi vedi con cappuccio e brioche.» Come risposta, alzai la mia tazza di latte e la fetta di torta che avevo su un piatto. «Perfetto. Beh ecco, ieri sera Louis mi ha portata a vedere i fuochi. E poi ecco, mi ha messo un anello al dito chiedendomi ufficialmente di essere la sua ragazza. Sono scappata, non sapendo cosa fare, girovagando per la Foresta. Poi sono tornata in camera.»
«Che coincidenza, stavo per dirti che Albus ha fatto la stessa cosa. Solo un po' prima dei fuochi ed io sono scappata direttamente in camera.» Guardai nell'inquadratura di Camille. «E quella è la giacca di Louis.» Lei si girò, verso il suo armadio dove aveva steso la giacca su un appendino e lo aveva messo sulla maniglia. «Già... Strano che non veda quella di Albus nella tua inquadratura.» Tagliai un pezzo di torta ai tre cioccolati. «Oh no tranquilla, è qui. Solo che al momento è stropicciata sul pavimento. Ieri non avevo le forze di metterla in ordine.» Seguì un momento di silenzio. «Che facciamo?»
«Semplice. Vai da Louis, gli dici di sì e te lo limoni come se fosse l'ultimo giorno della tua vita.» Camille per poco non si strozzò con il cappuccino. «Mh forse l'ultima parte no. Allora tu farai lo stesso con Potter.» Abbassai la testa, in silenzio. «Non vuoi stare con Albus? Perché?» Scossi la testa, finendo la torta, pronta a spiegare il mio ragionamento per l'ennesima volta. «No, non fraintendermi. Io voglio stare con Albus, ogni centimetro di me lo vuole. Ma ho troppi impegni, troppe responsabilità. Sai è il Quinto Anno, sono Prefetto e una Campionessa. Devo studiare, fare le ronde e cercare di non morire. Non posso impegnarmi in una relazione. Albus si merita qualcuno che gli stia vicino, io non posso farlo. Non sempre. Mentre tu e Louis siete la coppia perfetta: uscite i weekend e vi trovate tutte le sere.»
«Ok ma a fine anno, quando avrai vinto quel Torneo, gli dirai di sì.» Annuì, bevendo l'ultimo sorso di latte. «Ora, parliamo di cose serie. Fammi vedere l'anello.» Camille sorrise immediatamente, inquadrando un anellino oro. «Come vedi è sottile ed è decorato con una farfallina. Louis ne ha uno più spesso, di quelli che mettono i ragazzi. Non so se hai presente i tipi di anelli che mette Scorpius, ecco come quelli. Il suo è nero. Ad una certa ha un buco, a forma di farfalla. Così si possono incastrare perfettamente. Scommetto che anche Albus ti ha dato un anello, fa vedere.» Lo tolsi dal dito per farglielo vedere meglio.
«È argento, con questo serpente che si avvolge attorno ad uno smeraldo. E la particolarità è questa.» Lo girai. «Oddio c'è il nome di Albus inciso sopra!» Annuì sorridendo, mentre rimettevo l'anello al suo posto. «Anche lui ne ha uno spesso come Louis. Solo che è in bronzo nella parte interna, a contatto con la pelle, e sui bordi esterni. Tra i bordi invece è blu, fatto con una pietra di quel colore levigata in modo tale che sia liscio. Lui ha il mio nome inciso in bianco, così è ben visibile. Peccato che questi anelli dureranno poco.» Mi guardò male. «Perché dovrebbero?»
«Beh io lo rifiuterò, ovviamente spiegandogli tutto, ma comunque non saremo fidanzati. Gli restituirò l'anello e me lo darà nuovamente a fine anno quando sarà tutto finito.» Camille sciolse i capelli e iniziò a pettinarli. «Non credo, secondo me li terrete.» Stavo per rispondere quando nella stanza entrò Maia correndo. Per poco non inciampò sulla giacca di Albus, ma poi mi raggiunse sana e salva alla scrivania. «Menomale, ci sei anche tu.» Esclamò, vedendo Camille in chiamata, mentre prendeva fiato. «Dovete vedere questo, ne stavano parlando tutti a colazione.» Mi passò la Gazzetta del Profeta e lessi ad alta voce.
«Famiglia di maghi attaccata da un lupo mannaro. La creatura è entrata in casa della famiglia la notte del 24 dicembre, attaccando e uccidendo tutti i componenti. Gli Auror non vogliono rivelare il nome della famiglia, ma sappiamo che si è salvata la figlia, che al momento dell'attacco, era al sicuro alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts dove si stava svolgendo il Ballo del Ceppo. Possiamo però confermare l'identità del lupo mannaro: quell'uomo è il figlio del famoso Mangiamorte omicida Fenrir Greyback. Speriamo che gli Auror abbiano avvertito la studentessa di ciò che è accaduto. Le più sentite condoglianze alla sopravvissuta.»
Alzai gli occhi dal giornale, riconsegnandolo a Maia. «La famiglia di qualcuno di noi è morta... Vorrei tanto sapere chi sia. So cosa significa aver perso tutta la tua famiglia e non avere nessuno accanto. È stata una fortuna per me fare la conoscenza di Camille qui ad Hogwarts.» La guardai sullo schermo del telefono, ma la mia migliore amica era persa nei suoi pensieri. «Magari anche questa ragazza ha un'amica fidata qui. Spero davvero tanto sia così, io non riuscirei a vivere senza Alexia ora che l'ho conosciuta.» Maia arrossì. «Devo andare.» Disse catapultandosi fuori dalla stanza.
«Sono davvero carine quelle due, chissà quando si metteranno assieme.» Camille si destò dai suoi pensieri e mi sorrise. «Sarà meglio che scriva a Louis per chiedergli di vederci nel pomeriggio.» Ci salutammo e chiusimo la chiamata. Anche io dovevo scrivere ad Albus. Non volevo aprire la chat, non volevo leggere quei messaggi. Potevo mandargli un gufo? No, e se avesse pensato che non lo volessi veramente vedere? Oppure poteva essere uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualcuno. Alla fine mi decisi.
«Ti devo parlare.»
«Bonnie! Sei tu, che succede? Stai bene? Perché-»
«Ti devo parlare. Vediamo nella Stanza delle Necessità. Quando esco dalla Sala Grande dopo pranzo, aspetta qualche minuto e seguimi.»
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