21. La Prima Prova
Era il ventiquattro di novembre, il compleanno di Maia e il giorno della Prima Prova del Torneo Tre Maghi. La mia giornata iniziò molto bene perché venne Albus a svegliarmi. Quella notte ero talmente agitata da non riuscire a dormire. Avevo vagato per la stanza, mi ero fatta un bagno e avevo sistemato i libri nella libreria in ordine alfabetico. Ma poi, verso le tre di notte, la stanchezza si era fatta sentire. Così, dopo aver aperto la finestra, finalmente mi addormentai.
La finestra era ancora aperta al mattino e il Potter volò dentro la mia stanza con la sua scopa. Mi svegliò abbracciandomi e facendomi tante coccole. «Buongiorno mia bella addormentata.» Disse sussurrando mentre mi dava dei baci leggeri sulla guancia. «Voglio dormire, Albus. E tu la devi smettere di entrare nella mia stanza passando dalle finestre.»
«Bonnie, devi alzarti. Oggi c'è la prova e devi fare una buona colazione per avere energie.» Spalancai gli occhi e mi alzai di scatto, sbattendo per sbaglio la testa contro la fronte di Albus. Lui si mise a ridere, seguito subito dopo da me. Scesi dal letto e presi i vestiti con i quali mi sarei dovuta presentare alla Prova. Il corvino era già vestito con degli abiti babbani, visto che per quel giorno tutte le lezione erano saltate in occasione del Torneo.
«Devi stare lì a fissarmi mentre mi vesto?» Albus alzò le mani e si girò dall'altra parte, mentre io iniziavo a cambiarmi cercando di essere il più veloce possibile. «Beh, però hai un bel culo.» Disse mentre mi stavo mettendo i pantaloni grigi della tuta. Mi voltai e gli tirai un cuscino sulla nuca, costringendolo a girarsi. «Grazie, lo so. Anche Lys me l'ha detto.»
«Lysander ti ha vista nuda?» Chiese incazzato nero. «Innanzitutto è mio fratello e da piccoli facevamo sempre il bagno senza costume. Ma comunque no, non mi ha vista nuda di recente. Quando sono venuti a dormire da me mi ero chinata per cercare dei loro vestiti in fondo all'armadio e ha fatto un appezzamento. Poi per vendicarmi gli ho rubato la coperta durante la notte, ma questa è un'altra storia.» Raccontai mentre avevo finito di prepararmi. Avevo dei semplici pantaloni grigi, una maglietta a maniche corte e una felpa con i colori di Corvonero e il mio cognome scritto dietro.
«Cioè non solo mi ruba la sorella, cerca anche di rubarmi la ragazza.» Esclamò mentre si girava verso di me e mi osservava fare una coda alta. «Ma io non sono la tua ragazza.» Dissi mentre, finalmente pronta, mi avvicinavo a lui. «Non ancora.» Sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi. «Albus. La colazione.» Alzò gli occhi al cielo mentre sorridevo. Bloccai il sistema di difesa sulle scale con la spilla e poi andammo in Sala Grande per la colazione.
Andai con lui al tavolo dei Grifondoro, dove i nostri amici avevano già deciso la colazione per me. Al mio posto trovai bacon, uova strapazzate e pane tostato accompagnati da un bicchiere di succo di arancie rosse. Mangiai con calma e venti minuti prima delle dieci, quando sarebbe iniziata la prova, uscimmo dal castello verso il campo da Quidditch. Camille e Scorpius mi accompagnarono alla tenda dei Campioni dove trovai Katia, Cecile, i Presidi e il Ministro della Magia in persona.
«Professoressa McGrannit. Signora Weasley.» Salutai la Preside e il Ministro. «Bonnie è vero che sono il Ministro della Magia, ma tu mi conosci quindi dammi del tu per favore.» Mi rispose Hermione Weasley con un sorriso. «E io non voglio più tenere nascosto il fatto che ci chiamiamo per nome.» Dichiarò Minerva McGrannit, nel suo vestito migliore in onore della Prova.
«Ok allora, ciao Minerva. Ciao Hermione.» Le altre due Campionesse mi guardarono stupide, meravigliate dalla mia confidenza con quelle due importanti donne. «Prego, mettetevi questi.» Disse la Preside dando a tutte e tre un paio di guanti. «Perché ci date dei guanti babbani in lattice nero?» Chiesi mettendomeli. «È così che si chiamano?» Mi domandò Cecile mentre anche lei e Katia seguivano il mio esempio. Io annuì.
«Sono dei guanti speciali che vi proteggeranno le mani. Dovrete indossarli per tutte le Prove.» Ci spiegò Hermione mentre compilava una serie di fogli, spostando i ricci capelli ribelli dal viso. «E lì troverete una sacca con un piccolo kit di pronto soccorso, nel caso dovesse servirvi durante le Prove del Torneo.» Minerva ci indicò un tavolo con sopra tre piccole sacche nere con gli stemmi delle nostre scuole. Io presi quello con i simboli delle quattro Case di Hogwarts, Cecile quello con le bacchette incrociate di Beauxbatons e Katia quello con il drago dorato di Durmstrang.
«In questa Prima Prova, dovrete affrontare quattro creature. Ognuna di esse protegge un ciondolo, che vi aiuterà nella Seconda Prova.» Ora sapevamo cosa avremmo affrontato, ma nessuna di noi era sorpresa: ovviamente avevamo letto tutte il libro. «Andrete nell'ordine in cui siete state estratte dal Calice di Fuoco: per prima la signorina Karlsson, poi la signorina Durand e infine la signorina Sullivan. Tutto chiaro?»
Annuimmo e Katia si preparò a uscire. Mentre la ragazza affrontava la Prova, io e Cecile eravamo in religioso silenzio, ognuna seduta sul proprio divanetto in attesa del nostro turno. Dopo mezz'ora, chiamarono Cecile. Ero sola.
Ripensai alle parole di Albus quella mattina. "Non ancora" Era vero, io non ero la sua fidanzata. Però, quella frase svegliò in me la speranza di poterlo diventare. Sorrisi immediatamente al solo pensiero. Ma mi rattristai subito e il sorriso spari dal mio viso. Desideravo davvero molto essere la sua ragazza, ma non potevo. Una relazione significava sacrifici, donare del tempo e me stessa a un'altra persona. E in quei mesi, con il Torneo, non avrei proprio avuto tempo. Quante volte quell'anno avevo avuto tempo per stare sola con lui?
Quando venne a chiedermi perché ero arrivata tardi allo smistamento eravamo in un aula piena di studenti. Quando avevamo ballato nella mia stanza avevamo tempo perché, a causa del Torneo, il professore di Pozioni non poteva fare lezione. E poi subito dopo, quando eravamo abbracciati in Sala Grande prima dell'estrazione, avevamo gli occhi di tutti puntati addosso. Quando era venuto in camera mia prima dell'intervista, abbiamo passato pochi minuti fugaci insieme. E quando subito dopo mi chiese di leggergli il Kelpie, la calma fu interrotta dalla sua mania di iperprotettività. Quando eravamo andati da Hagrid per chiedergli dei Draghi, ho dovuto mettermi a studiare immediatamente. E infine quella mattina, dove ci siamo dovuti separare subito.
Dopotutto l'amore è anche questo, vedersi in momenti rubati ai propri impegni. Ma volevo avere una relazione più stabile, come quella tra Camille e Louis. La loro frequentazione stava andando a gonfie vele, visto che uscivano tutti i fine settimana e si trovavano quasi tutte le sere. Mentre io e Albus? Non uscivamo da soli da quell'estate. Dovevo prendere una decisione, su quella probabile relazione. Ma in quel momento solo una domanda mi stava tormentando più delle altre: mi stavo innamorando di Albus Severus Potter?
«Ora chiamiamo in campo la Campionessa di Hogwarts. Lei è una Corvonero del quinto anno, una Speciale come tutte le Campionesse di questo Torneo, Legilimens, Animagus e tra poco sarà la ragazza di mio cugino. Popolo magico un grande applauso per Bonnie Sullivan!» Sentì il suono di un giornale sbattuto sulla testa del presentatore, Fred Weasley, dall'altoparlante che c'era nella tenda. Feci un respiro profondo e uscì.
Non ero nel campo da Quidditch, non c'erano spalti e non c'erano gli studenti delle tre scuole a fare il tifo. Ero in una foresta. Una fredda, buia e tranquilla foresta. Guardai il cielo, se così lo si poteva chiamare. Era blu notte ma non c'erano né la luna né le stelle. Mi concentrai e iniziai a camminare davanti a me. Non trovavo nulla di interessante e soprattutto nessun ciondolo. Poi, vidi qualcosa di verde dentro il tronco di un albero. Era una collana, con un medaglione verde.
Avete presente lo Yin e lo Yang? Quelle particolari forme che si intrecciano per formare il tipico simbolo? Ecco, i medaglioni avevano quelle forme lì. Cercai di tirare fuori il ciondolo, prima che qualche creatura venisse a disturbarmi. Mi accorsi che quello era l'albero abitato da un Asticello sono quando quello, arrabbiato più che mai, mi fece un taglio sul braccio, sotto il polso, con le lunghe dita affilate. Gemetti dal dolore mentre mi coprivo subito la ferita con l'altra mano, lasciando andare la collana che avevo quasi preso. Quella parte di braccio non era coperta dai guanti e avevo lasciato la felpa nella tenda.
Alzai la testa, verso il cielo: sentivo un suono ovattato con alcune voci che parlavano proccupate tra loro. Guardai la creatura mentre ripetevo a mente che dovevo concentrarmi. Avevo portato una piccola porzione di porcellini d'India, che mi aveva procurato Frank da non so dove. La misi su un ramo abbastanza alto e lontano dalla mia posizione. L'Asticello andò subito a sfamarsi, lasciandomi in pace. Finalmente guardai la ferita: non era profonda, non usciva troppo sangue, ma era lunga. Presi velocemente la collana dal tronco e mi allontanai dall'albero.
Sentì ancora il suono ovattato, ma ora le voci esultavano. Scossi la testa e cercai di rimanere concentrata. Il problema arrivò quando il paesaggio cominciò a roteare e cambiare davanti ai miei occhi. Per un momento, pensai che stessi svenendo a causa della ferita, ma dopo un attimo tutto si fermò. E notai che non ero più nella foresta.
Ora ero in un luogo senz'alberi, con un prato verde e una casetta di legno poco distante. Il cielo era coperto di nuvole grigie e questo dava al paesaggio un aspetto cupo e triste. Mi avvicinai alla casa e notai un fuoco magico acceso sull'erba, proprio davanti all'entrata. In quel momento, un lungo serpente verde smeraldo uscì dalla catapecchia: un Ashwinder. Cercai di stordirlo con un Reducto ma con mio grande stupore, si disintegrò. Dovevo trovare le uova velocemente, prima che appiccassero fuoco alla casa.
Stavo per entrare quando le notai, proprio all'ingresso. Iniziai a congelarle con le mani, cosa che mi provocò un forte dolore alla testa a causa dello sforzo e una fittà atroce alla ferita. Dopo tre minuti, erano completamente di ghiaccio e in mezzo ad esse vidi una seconda collana con un medaglione rosso. Appena la misi al collo, vicino alla prima collana, il paesaggio cambiò di nuovo e dopo poco tempo mi trovai in una caverna con un laghetto.
Dall'acqua uscì un cavallo dal manto bianco. Mi avvicinai e lo accarezai sul muso mentre notavo che aveva la collana al collo. Si lasciò accarezzare e poi chinò la testa: voleva che salissi sopra di lui. Non mi sembrò una cattiva idea, così avrei potuto sfilargli la collana meglio. Mentre cercavo di salire, sentii ancora quelle voci preoccupate ma decisi di ignorarle. «Aspetta non voglio rovinarti la tua criniera di giunchi...» Dissi gentilmente alla creatura, prima di realizzare che quello era un Kelpie. Ed era un Kelpie attratto dal sangue che usciva dal taglio che avevo sul braccio.
Alzai subito la bacchetta e coprì la ferita con l'altra mano, mentre pensavo velocemente a una soluzione. La creatura si innervosì e iniziò ad avvicinarsi. Pronunciai l'incantesimo Imposium, l'unico in grado di domare quella creatura assassina. All'istante, gli occhi del Kelpie diventarono vitrei e si fermò. Decisi che non era saggio tenere la ferita così esposta e cercai nella sacca qualcosa che potesse aiutarmi.
Trovai una fiala di Pozione RimpolpaSangue e la bevvi tutta d'un fiato. Subito, sentì più forze in corpo e vidi che la ferita iniziava a curarsi da sola. Presi la collana e il paesaggio cambiò per l'ultima volta. Ero ai margini di una foresta, su una specie di spiaggia e un tratto di lago davanti a me. Riconoscevo quel posto, era vicino a Hogwarts in una parte della Foresta Proibita che potevamo vedere noi studenti. Il Lago Nero iniziò a ghiacciarsi e iniziai a sentirmi debole, infreddolita e triste. Una voce s'infilò nella mia mente.
«Dai, vieni a prendermi. Non fare il bambino, vieni a prendermi!»
Mi misi le mani sulle orecchie e pregai che quella voce si zittisse. Ricordavo cos'era. Una gara di corsa tra me e Derek, quando avevo otto anni. Continuavo a sentire la voce e le urlai di smettere. Alzai lo sguardo, con le lacrime agli occhi, verso il Lago. Una creatura incappucciata si stava avvicinando: un Dissennatore.
Pensai al mio ricordo felice, quello che usavo per allenarmi, quando quest'estate avevo cantato davanti a tutti. La voce si spense e io pronunciai l'Incanto. Ma non funzionò. Uscì fuori un debole venticello argenteo, che non fece nulla al Dissennatore. Altre voci si aggiunsero a quella di prima, tutte riguardanti il mio passato. Caddi in ginocchio, urlando mentre piangevo come una bambina.
«Caramellina. Prego tutti i Maghi famosi che questo messaggio ti arrivi nonostante tu sia dentro un cubo di vetro e stia sentendo un sacco di brutti pensieri. Pensa a un'altro ricordo felice, devi farcela, è l'ultima creatura. Ti scongiuro.»
Quella non era una voce dal passato: quella era la voce di Albus che mi diceva di non arrendermi. Un'altro ricordo. Dovevo trovarne un'altro. «EXPECTO PATRONUM!» Urlai con tutte le mie forze quell'incantesimo e una lepre di montagna argentea spuntò fuori dalla mia bacchetta, cacciando via il Dissennatore. La creatura lascio cadere l'ultima collana, che presi al volo prima che cadesse nel lago. Poi, trovai una via d'uscita e vidi davanti a me gli spalti con tutti i miei amici e i miei compagni di scuola che gridavano il mio nome.
***
«Tom!» Saltai giù dalla sedia di legno e andai ad abbracciare il mio coach, che stava entrando nella tenda. «Signorina Sullivan, se vuole che quel taglio guarisca deve stare ferma qui. La Pozione ha solo impedito che perdesse troppo sangue sul momento, ma ora il suo effetto sta svanendo.» Mi rimproverò Madama Chips.
«Stia tranquilla, sono venuto qui apposta. Posso curarla io, può andare a riposarsi. Ha già dovuto curare le ferite delle altre due Campionesse, sarà stanca.» Rispose Tom accompagnandomi di nuovo sulla sedia. L'infermiera uscì, lasciandoci soli. Il moro iniziò ha vedere la mia ferita. Madama Chips aveva ragione sulla Pozione: l'effetto era svanito e il sangue aveva ricominciato a uscire da qualche minuto.
«È tanto grave?» Chiesi guardandolo negli occhi azzurri. Lui sorrise e fece segno di no con la testa. «Come mai sei qui? Cioè, mi fa assolutamente piacere ma pensavo fossi a casa con la tua ragazza.» Lui mise il pollice della mano destra in mezzo alle mie ciglia. Sentivo la forza e l'energia scorrere in me, mentre la ferita spariva senza lasciare cicatrici. «Hanno chiamato gli allenatori delle Campionesse. I miei due colleghi sono insieme a Katia e Cecile. Ho visto tutto dalle tribune.»
«Esattamente cosa si vedeva dagli spalti?» Chiesi, curiosa di sapere cosa avessero visto i miei amici della mia Prova. «Corvonero fino al midollo eh. Voi Campionesse eravate dentro un enorme cubo di vetro che cambiava paesaggio in base alle creature. Probabilmente non potevate neanche sentire la folla che faceva il tifo.» Mi spiegò, controllandomi il battito. «Io vi sentivo. A volte sentivo le vostre voci preoccupate o felici. Pensavo fossero nella mia testa.»
«Bonnie!» Girai la testa verso l'entrata della tenda, dove la figura Albus si stagliava in tutta la sua altezza. Mi alzai e gli corsi in contro, abbracciandolo stretto a me e affondando il viso nel suo petto. Inspiegabilmente, iniziai a piangere e singhiozzare. «Ehy caramellina, va tutto bene. Che succede?» Chiese lui, accarezzandomi i capelli arruffati. «È stato orribile Albus. Orribile. Al solo pensiero delle altre due Prove mi viene da vomitare.» Dissi tutto d'un fiato. Poi mi alzai sulle punte, avvicinandomi al suo orecchio. «Grazie.» Sussurai.
Come risposta, mi baciò i capelli e poi la fronte. «Oh, ehm salve.» Mi staccai dall'abbraccio e notai un Albus Potter imbarazzato davanti al mio coach. Era l'ora di presentare a mio "padre" il mio futuro ragazzo. Di persona, questa volta. «Albus, lui è il famoso coach Tom. Tom, lui è il famoso "principe dagli occhi smeraldo" Albus.» Tom strinse la mano al corvino, poi mi diede un buffetto sulla guancia dicendomi che andava a parlare con gli altri.
«Perché ho come la sensazione che questa sia stata una presentazione importante?» Chiese mentre osservavavamo l'uomo lasciare la tenda. «Perché lo è. Lui è come un padre per me. Mi ha sostenuta in tutti i momenti difficili e mi ha aiutato a superarli.» Risposi mentre Albus mi prendeva il polso per controllarmi il battito. «Ho dimenticato la borsa-» Tom entrò di nuovo e si bloccò a quella vista.
«Ragazzo non preoccuparti. Le ho controllato il polso esattamente due minuti fa.» Albus smise subito di contare i battiti, nervoso e imbarazzato, ma non lasciò la mia mano. «Io vado, ma prima ho una proposta da farti. Albus. Come ho già detto a Bonnie ho intenzione di chiedere alla mia ragazza di sposarmi. E come lei già sa, le ho chiesto di farmi da damigella d'onore. Tu potresti farle da cavaliere e accompagnarla al matrimonio?»
Tom guardò Albus fisso negli occhi e il Potter sostenne lo sguardo. Blu contro verde. L'Acquamarina contro lo Smeraldo. Le mie iridi color cioccolato vagavano da un viso all'altro, in attesa di una risposta. Quella risposta era importante. Da quelle poche parole, dipendeva il giudizio del mio coach. Strinsi la mano di Albus. Lui ricambiò la stretta, prima di rispondere. «Non ho intenzione di lasciarla da sola ad un'evento così importante per lei. Accetto.»
Tirai un sospiro di sollievo mentre Tom annuiva e ci lasciava finalmente da soli. Lui mi abbracciò, sollevandomi da terra, e girando su sé stesso. Risi, mentre lo pregavo di lasciarmi andare visto che mi girava la testa. «Hai guadagnato 38 punti. Hai ricevuto due dieci, dalla Preside e da zia Hermione, e due nove dagli altri due Presidi. La cattiva notizia è che anche Katia e Cecile hanno ricevuto lo stesso punteggio.»
«Fantastico punteggio! Perché dovrebbe essere una cattiva notizia se anche loro hanno avuto 38 punti?» Domandai guardandolo con aria confusa. «Beh perché ora siete tutte al primo posto e dovrai sudare sodo in vista della Seconda Prova. Soprattutto se vuoi vincere il Torneo.»
Disse una voce familiare. Io e Albus ci voltammo verso l'entrata della tenda per l'ennesima volta. «Harry!» Esclamai mentre andavo ad abbracciarlo. Lui ricambiò l'abbraccio mentre Albus seguiva il mio esempio. «E comunque sono felice per loro. Saranno anche mie rivali ma sono anche mie amiche.»
«Hai fraternizzato con il nemico?!» Chiese sbigottito il Prescelto. Alzai gli occhi al cielo. «Lo scopo del Torneo Tre Maghi è fare amicizia tra le scuole.» Affermai guardandolo negli occhi verdi, così simili ma anche così diversi da quelli di suo figlio. «Lo scopo è vincere.» Replicò quest'ultimo. «Oh Merlino aiutami. Dai, andiamo in Sala Grande che sto morendo di fame.»
«Aspetta Bonnie. Come mai il tuo coach era dentro la tenda ma non c'era Madama Chips?» Chiese Albus. Anche Harry si incuriosì e mi invitò a rispondere. «Beh, uno dei suoi poteri da Speciale è quello di guarire chi ha il suo stesso gruppo sanguigno con un solo tocco.» Iniziai a spiegare mentre prendevo la mano del Serpeverde e iniziavamo a dirigerci verso il castello seguiti dall'ex Grifondoro.
«E l'altro potere è quello di far star male e provocare dolore, anche fino alla morte, chi ha un gruppo sanguigno diverso.» Albus si irrigidì e mi chiese che gruppo fossimo io e Tom. «Abbiamo sangue A positivo, perchè?» Harry rise. «Lui è 0 positivo. Mi sa che non ti conviene far arrabbiare il coach della tua principessa, figliolo mio.» Risi anche io e con Albus iniziammo a raccontare al Prescelto della proposta di Tom ad Albus.
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