18. Ombre dal passato
Era passata una settimana dall'estrazione ed io non avevo ancora trovato qualcosa che mi potesse aiutare a capire vagamente quello che avrei affrontato nella Prima Prova. Avevo un paio di ore vuote quel giorno così decisi di parlarne con Cecile.
«Non ho ancora trovato niente sulla Prima Prova, non ho idea di cosa possa essere. Cercherò in biblioteca.» Per me la biblioteca è sempre stato il luogo dove risolvere ogni problema. «Vengo con te.»
«Uh ma chi abbiamo qui.» Giustamente quando uno vuole parlare in pace, ad Hogwarts c'è sempre qualcosa o qualcuno che te lo impedisce. In questo caso, Xavier. Per la seconda volta.
«Volevo solo congratularmi con le Campionesse, in particolare con quella della mia scuola.»
«Grazie ma ora vattene. Stavamo parlando di cose private.» Si difese Cecile. Xavier non la degnò neanche di uno sguardo, tenendo i suoi occhi fissi nei miei. Evidentemente quel giorno aveva voglia di infastidire me. Fantastico, wow, facevo i salti di gioia. «Cosa non hai capito della parola vattene?» Chiesi spazientita. «Fammici pensare. V-A-T-T-E-N-E.»
«Ma qual è il tuo problema? Non capisci che devi andartene? E non permetterti mai più. Mai più. Di prenderti gioco di me o delle mie amiche.» Visto che lui non voleva andarsene, me ne andai io. Ma la sua voce irritante mi fermò a metà strada. «Arrabbiata Bonbon?» Tornai in dietro e lo guardai negli occhi. Avevo intenzione di tirargli uno Schiantesimo e niente, mi avrebbe fermata.
«Bonnie... Ti prego non fare cavolate.»
«Scusami tanto Cecile. Ma sono stanca dei suoi giochetti.» Gli lanciai una scossa di terremoto con le mani e lui, preso alla sprovvista, cadde all'indietro sbattendo la testa sul muro. «E anche tu dovresti.» Me ne andai, rifugiandomi in biblioteca.
Cecile non mi aveva seguito, ma mi sono messa a cercare comunque qualche libro che potesse aiutarmi nel Torneo. Setacciai un'intero scaffale senza risultati. Mi accorsi che le due ore vuote erano passate e che ero quasi in ritardo per la lezione di Trasfigurazione. Così corsi fuori dalla biblioteca ma nella fretta andai a sbattere contro qualcuno: Stephen. Non lo vedevo da quando erano arrivate le delegazioni.
«Scusa, scusa tanto.» Dissi mentre raccoglievo i libri da terra. «Sei in ritardo, fiorellino?»
«Sì sono in ritardo infatti dovrei andare.» Cercai di sorpassarlo ma lui si spostò davanti a me, impedendomi di andarmene. «Congratulazioni per essere una Campionessa.»
«Grazie ma dovrei andare.» Una seconda volta, mi bloccò il passaggio. «Ho saputo che hai Schiantato qualcuno, era Xavier?» Le notizie girano veloci ad Hogwarts. Confermai e lui mi disse che gli avevo fatto molto male. «Che te ne frega di uno come lui, fammi andare a lezione.»
«Eh no fiorellino, mi sfuggi da giorni. Posso farti una domanda?» Io gli sfuggivo da giorni? Era lui che non si faceva vedere. «Devo andare.» Lo superai velocemente e arrivai a lezione giusto in tempo. Quel giorno parlammo degli incantesimi Evanescenti, decisamente complicati.
***
Il giorno dopo mi trovavo al cimitero di Godric's Hollow insieme a James per andare a salutare i miei, mentre quest'ultimo andava dai suoi nonni e il padrino di suo padre, Sirius Black. Avevamo avuto il permesso dalla Preside il pomeriggio prima, anche se Albus mi aveva tenuto il muso fino a quella mattina perché avevo scelto James e non lui per accompagnarmi.
So che per James è importante sapere di avere il nome di ben due dei Malandrini, per questo ho deciso di portare lui. Per Sirius hanno solo messo una lapide. Il suo corpo era svanito oltre il Velo, ma Harry e Lupin avevano deciso di voler mettere almeno una lapide accanto a quella di Lily e James. Poi Harry ha messo le tombe di Remus e Dora accanto a quella di Sirius. Lasciai il Grifondoro alla tomba dei Potter, mentre io mi avviai a quella dei miei genitori.
Noi abitavamo in uno dei prati vicino alla Tana e a casa Lovegood, del nonno di Lys e Lorc. Ma sono stati seppelliti lì per volontà di Amelia, visto che noi non avevamo un cimitero. In più tutti gli abitanti di Godric's Hollow sapevano quello che i miei genitori avevano fatto ed erano onorati di avere nel loro cimitero delle persone come loro.
Accanto alle loro tombe c'era una lapide, quella di Derek. Quando mi sono svegliata il giorno dopo la Battaglia a casa Lovegood, Amelia mi disse che ero svenuta. Mi disse anche dove erano stati seppelliti i miei genitori e che di Derek non è stato trovato il corpo. Ma avevano messo almeno una lapide. Un po' mi sentii in colpa, dato che avevo portato il corpo di Derek nel bosco vicino; magari non erano andati a cercarlo lì ed il suo corpo è rimasto lì incustodito per tutto questo tempo.
Mi chinai sulla lapide dei miei, presi un fazzoletto di stoffa e iniziai a pulire un po' per dargli un aspetto decente. In particolare sfregai dove c'erano i loro nomi, ma nulla: erano coperti da un folto strato di muschio. Si vedevano solo i cognomi. Mi arresi. Non avrei mai ricordato i loro nomi. Presi uno dei mazzi di fiori che avevo portato e lo appoggiai sopra la terra che copriva le loro bare. Erano delle Orchidee bianche.
Passai alla lapide di Derek. La sua era più sporca rispetto a quella dei miei genitori. Amelia passava una volta ogni due mesi per curare la tomba dei miei. Ma inspiegabilmente non curava di quella di Derek. Eppure erano stati fidanzati, mi è sempre sembrato strano ma non gliel'ho mai chiesto. Io, invece, potevo andare solo due volte l'anno. Presi un'altro fazzoletto e mi misi a pulire anche la sua lapide. Si vedeva il nome e il cognome, ma non il secondo nome che era coperto da una specie di strana ruggine. Infine presi un'altro mazzo di fiori e glielo misi in equilibrio sulla lapide. Lui amava i Garofani.
Sentii come una presenza dietro di me. Mi voltai, ma non vidi nessuno. Mentre stavo per girarmi di nuovo verso le tombe vidi un'ombra scura passarmi velocemente di fianco. Sbattei le palpebre, pensando di aver visto male. Ma dopo poco un debole venticello di qualche secondo mi scompigliò leggermente i capelli. Quindi qualcuno era passato. Cacciai negli angoli più remoti del mio cervello l'idea di andare a curiosare: non era quello il momento.
Mi sedetti sulla panchina di pietra che c'era proprio davanti alle loro tombe e iniziai a raccontargli ciò che era successo in quei mesi. Non li vedevo da maggio, prima di partire per l'ultimo corso per speciali.
«Ciao mamma. Ciao papà. Ehy Derek. Come va lì da voi? Qui va alla grande. Ho conosciuto una ragazza, Luna Silenzi, e il suo ragazzo, Scorpius Malfoy, al corso dell'anno scorso. Grazie a quest'ultimo ho conosciuto anche Albus Potter e tutti i suoi cugini. Ho finalmente scoperto con chi vanno in vacanza Lys e Lorc tutti gli anni. Quest'anno siamo andate anche io e Camille alla Villa Scamandro. Sono successe un po' di cose. Alcune belle, altre un po' strane. Troppo lunghe da raccontare.
Derek, ho scoperto sia il mio secondo sia il terzo potere. Posso controllare i terremoti e far volare le persone. Posso diventare potente come speravi tu.
Mamma, papà. Avete presente il Torneo Tre Maghi? Beh vi sta parlando la Campionessa di Hogwarts. Sono una Campionessa! Spero voi siate fieri di me. Vi voglio bene.»
Lasciai una bacio sulle lapidi e tornai da James che era rimasto fermo davanti alle lapidi dei Malandrini. Lo guardai un attimo, poi mi chinai sulle tombe. Avevo un ultimo mazzo con dieci fiori misti così li divisi nelle cinque tombe: lascia dei Gigli gialli e arancioni per Lily, dei Crisantemi verdi per James, delle Ortensie blu per Sirius, delle Dalie viola per Dora e infine dei Ciclamini rossi per Remus.
«Come puoi sentire la mancanza di qualcuno che non hai mai incontrato?» Mi voltai verso James. Aveva il volto rigato dalle lacrime ma non se n'era accorto. «Loro vivranno sempre dentro di te. Proprio qui.» Gli posai una mano sul cuore guardandolo dolcemente.
Mi prese per la vita, mi abbracciò e scoppiò a piangere sulla mia spalla mentre io, che ero più bassa di lui di almeno trenta centimetri, lo consolai accarezzandogli i capelli. James vuole sempre fare il duro, ma sotto sotto soffre anche lui. Gli presi il viso tra le mani, gli asciugai le lacrime e appoggiai la mia fronte contro la sua, alzandomi sulle punte data la mia altezza.
«Sei forte James Sirius Potter. Sei più forte di quanto pensi. Hai la voglia di scherzare di Sirius, sei geloso come James, ami come Lily, ridi come Dora e sei protettivo come Remus. Sei tutti loro.» Lui mi guardò negli occhi e si sporse per baciarmi, ma io mi tirai in dietro senza però staccare il mio sguardo dai suoi occhi color nocciola. «Scusami. Ma lo sai che mi piace tuo fratello. E tu sai che ti piace Dominique.»
«No, scusami tu. Mi è venuto d'istinto, non avrei dovuto provarci perdonami. Riguardo mia cugina-» Sentimmo un rumore e ci voltammo entrambi. Non poco lontano dal cimitero, c'era un boschetto. Tra gli alberi, una figura nera si muoveva velocemente.
«L'ho già vista quell'ombra. Mi è passata accanto neanche cinque minuti fa, quando ero alla tomba di Derek.» James tirò fuori la bacchetta e mi mise dietro di lui. «Se è qualche Mangiamorte che vuole vendicarsi dei tuoi genitori, deve passare prima sul mio corpo per riuscire a prenderti.» Nonostante fossi preoccupata per quell'ombra misteriosa, sorrisi debolmente.
Protettivo come Remus
«James, sarà meglio andarcene.» Lui mi prese per mano e, sempre con la bacchetta sguainata, mi portò velocemente via dal cimitero. Diedi un ultimo sguardo alle tombe e poi lo seguì.
Eravamo arrivati lì con la Metro Polvere. Il camino nell'ufficio della Preside è collegato con quelli del Ministero della Magia. Così andammo a piedi verso il centro di Londra per entrare nel Ministero, dirigerci allo studio di Hermione e tornare ad Hogwarts. Per fortuna l'ombra non ci seguì e poco dopo James mise via la bacchetta.
***
«Nada. Neanche qui.» Chiusi un libro con rabbia. «Non c'è scritto una sola parola da qualche parte. Ho controllato in tutti i libri della biblioteca.»
Era il 14 di novembre, a dieci giorni dalla prova, ed erano passati alcuni giorni dalla mia visita al cimitero. Ero intenzionata a mantenere la promessa fatta ai miei genitori e Derek: diventare potente e renderli fieri di me. Per questo motivo, quel sabato pomeriggio io, Camille e Maia eravamo in biblioteca a cercare qualcosa per il Torneo. Maia era sparita tra gli scaffali e io avevo appena finito di controllare una delle ultime sezioni della biblioteca.
«Ragazze! L'ho trovato.» Ecco, parli del diavolo e spuntano le corna. La piccola Malfoy stava correndo verso di noi con un mega libro in mano. Madama Prince, la bibliotecaria, le intimò di buttarci fuori tutte e tre se non avessimo fatto silenzio. Maia mi mollò il libro tra le mani e per poco non persi l'equilibrio. Era davvero pesante. Lessi il titolo.
«Storie e Segreti del Torneo Tre Maghi. Maia, ti amo!» La stritolai in un abbraccio, mentre Camille iniziava a sfogliare le pagine del libro. «Bonnie guarda, c'è scritto tutto.» Mollai la piccola e guardai anche io il libro.
«In cosa consiste la Prima Prova, Incantesimi utili, Trasfigurazioni, Pozioni. C'è letteralmente tutto il sapere magico qui dentro.»
«Dai leggi. In cosa consiste la Prima Prova?» Chiese Maia impaziente. Andai alla pagina indicata sull'indice e lessi velocemente. «Dovrò affrontare da una a quattro creature di vario genere. Ci sono anche elencate e spiegate le principali e probabili creature che potrebbero mettermi.»
«Bonnie, oggi è il 14 di novembre. Non dimentichi qualcosa?» Mi fece notare Camille. All'inizio pensai si riferisse al fatto che mancava poco tempo alla Prima Prova, ma poi ricordai. Feci un verso di doloroso lamento, sottovoce o Madama Prince mi avrebbe proibito di prendere il libro in prestito. «Che c'è? Cosa devi fare?» Mi domandò la Malfoy. «Oggi ho l'incontro con Rita Skeeter. È tra un'ora. Merlino, devo andare a prepararmi. Prendo questo libro e volo in camera. Voi che farete?»
«Io vado al campo di Quidditch. Io e gli altri volontari lo abbelliamo per la Prima Prova.» Esclamò felice Maia. All'inizio dell'anno le era piaciuto molto decorare la scuola per l'arrivo delle delegazioni. «Io invece vado dai Grifondoro. Louis mi aspetta tra una ventina di minuti per studiare.» Avrei fatto volentieri qualche battutina ma mi arresi subito perché ero in ritardo. Salutai le ragazze con un bacio sulla guancia, andai dalla bibliotecaria per prendere il libro in prestito e corsi in camera a prepararmi per le foto.
Le mie amiche della famiglia Weasley-Potter già sapevano che avrei dovuto affrontare la tortura delle foto e delle interviste. Infatti, quando mi fecero la festa per essere diventata Campionessa, mi diedero un pacco con dentro alcuni trucchi base: del fondotinta, correttore, mascara nero e trasparente, rossetto nude e rosso. Il fondotinta e il correttore non li avrei toccati fino all'estate. Ma per quel giorno misi il mascara nero e il rossetto nude.
«Hey, caramellina.» Stavo giusto finendo di passarmi il rossetto quando sentì la voce di Albus dietro di me. Lo salutai andandolo ad abbracciare. Si sporse per baciarmi ma alzai la mano facendogli notare il rossetto. Sbuffò. «Hai l'incontro con la vipera?» Annuì ridacchiando. Mi fermai di colpo. «Albus che ci fai qui? Come hai fatto a entrare?»
«Dalla porta?» Mi disse come se fosse ovvio. «Lo vedo che sei entrato dalla porta. Ma la mia stanza da Prefetto è nel dormitorio femminile. Ci dovrebbe essere l'incantesimo e tu non sei un Prefetto, per cui non può essersi annullato. Come hai fatto a entrare, spara.»
«Ehm, sono entrato con la scopa in una finestra a caso in una stanza a caso di ragazze a caso...» Lo guardai in modo torvo, visto che ero senza parole. «Cambiando argomento, hai trovato qualcosa per la Prova?» Mi rallegrai immediatamente.
«Sì, Maia ha appena trovato un libro che mi svela tutto sul Torneo. Si chiama "Storie e Segreti del Torneo Tre Maghi" e Madama Prince ha detto che ce ne sono solo tre copie in tutta Hogwarts.» Gli indicai il libro sul letto mentre chiudevo il rossetto e lo mettevo nella trousse. Ci impiegai meno di due minuti ma appena mi girai, Albus aveva in mano la mia spilla da Prefetto.
«Hey, hey fermo.» Mi avvicinai pericolosamente a lui e gli presi dolcemente dalle mani la mia amata spilla. «Non stavo facendo nulla. Dai vediamo come ti sta.» Disse con la faccia da angelo, mentre riprendeva la spilla e me la appuntò al petto. «Ti sta benissimo, farai un figurone con la vipera.» Mi diede un bacio sui capelli e mi accompagnò in Sala Grande per l'intervista.
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