Cap. 2 Mr. Brendan

E questa, è la storia del mio ritrovarmi in quella foresta sconosciuta. Naturalmente, allora, non ne avevo alcuna idea, mi ero addormentato tranquillo nel mio letto e mi ero svegliato in un sottobosco umido, odoroso di funghi.

Nell'aprire gli occhi, avevo per prima cosa immaginato di dormire ancora. Di certo stavo sognando: il bicchiere d'acqua che mettevo sul comodino doveva essersi rovesciato, imbevendo il materasso, e per questo il bagnato mi faceva sognare tutta quella umidità.

Il secondo pensiero, era stato invece d'essere vittima di uno scherzo. 

Quei figli di pioppini!, pensai, e lasciatemi passare l'insulto perché lo meritavano, Gnomacci perfidi dalle brutte gambette arcuate... invidiosi della mia austera dignità!

Non perdevano occasione per ridere alle mie spalle e, di certo, avevano approfittato del mio sonno del giusto per sollevare il mio giaciglio e piazzarlo lì, nel boschetto dietro casa.

Il terzo pensiero, infine, fu che non ero affatto nel boschetto di querce: le foglie non erano quelle giuste.

Ero ormai ben sveglio, tanto che osservai il mio abbigliamento: camicione da notte, calzerotti pesanti, papalina. Mi alzai e nel magnifico chiarore della luna piena studiai bene gli alberi. Tassi, una foresta di tassi! 

I Tassi non crescevano dove abitavo io, ho una certa coltura in materia: erano alberi di terre oltreoceano. Dunque, ero decisamente lontano da casa e lo scherzo, se tale era, era al di là delle possibilità degli gnomi. Doveva essersi divertita alle mie spalle qualche creatura magica più potente. E mentre realizzavo inorridito tutto questo, nel guardarmi intorno, vidi il coniglio.

Buffa visione, grosso quanto me, retto sulle zampe posteriori e vestito come un lepricano. Bella giacca, cappello appuntito verde tra le lunghe orecchie, e pantaloni lacerati sul retro dove spuntava un candido fiocco di coda. Occhi sbarrati, muso in parossistico sniffare.

Era chiaramente una mia caricatura! Lo scherzo era sempre più di cattivo gusto, a mio avviso.

Intanto, il Gran Maestro inorridito aveva smesso di guardare i gemelli e, chiusi gli occhi, parlava telepaticamente con la Regina dell'accaduto.

I gemelli, sì... luna piena... il fiore della notte... sì, il lepricano Brendan. Lo hanno trasformato in coniglio e ora crede che il suo tesoro sia fatto di carote. Sì... e gli altri folletti gli stanno dando la caccia! Ma, soprattutto, hanno richiamato un altro signor Brendan da qualche dimensione parallela.

Flynn aveva riaperti gli occhi, posandoli sui gemelli. "Andiamo, la Regina ci aspetta".

I due erano sbiancati, facendosi ancori più piccoli.

"Trasformare qualcuno è una magia grave, che non può mai usarsi per gioco!", aveva ribadito la Regina severa nella sala del trono. "Quello che accade alla creatura trasformata perdura anche quando la magia svanisce. Se mentre Brendan è coniglio lo feriscono, una volta tornato lepricano si ritroverà ferito. Se lo uccidono..."

La Regina si era interrotta, suo malgrado impietosita dal tremito evidente dei due ragazzetti.

"Se poi lo derubassero di quelle che ora crede carote...", riprese con voce più dolce, "... intanto si disperebbe, ma tornato lepricano morirebbe di crepacuore. È da tutta la vita che la difesa di quel tesoro è la sua unica occupazione. Quel che avete pensato come uno scherzo rischia di diventare una tragedia".

"Ma nessuno può cancellare il nostro incantesimo?", chiese angosciato quello dei due che ancora non aveva parlato mai.

"Siete stati troppo bravi, la magia scadrà solo domani, al nuovo sorgere della luna, non più piena", rispose la Regina. "Fino ad allora, vi affido il compito di sorvegliare Brendan il coniglio, difendendolo dai folletti. Il divertimento alle sue spalle, che avevate immaginato di godere, si trasformi per voi in paura e fatica. Imparerete a prendere la magia seriamente come merita".

Poi, mentre quelli andavano via a cercare il coniglio, si rivolse al Gran Maestro.

"Finché l'incantesimo non si esaurisce, il lepricano dell'altra dimensione non deve riconoscere il sé stesso di qui. Nessuno fuori di noi deve sapere dell'esistenza di innumerevoli altre dimensioni, in cui ognuno vive una vita diversa. È importantissimo, Flynn, e ti affido questo compito specifico. Per fortuna il nostro Brendan ha l'apparenza di un coniglio, ma... "

Flynn annuì.

"Starò all'erta. Ma se pure si scoprisse? Mi sono sempre chiesto perché debba essere un tale segreto".

"Quante volte ti sei pentito di una decisione, Flynn?", gli chiese con dolcezza la Regina.

"Molte", le rispose sincero il Gran Maestro.

"Appunto. Ora rifletti: se il piccolo popolo magico sapesse delle dimensioni parallele, ognuno tenterebbe, dopo aver commesso un errore, di avvisare i suoi innumerevoli sé delle difficoltà che vivranno, per evitar loro di percorrere la stessa strada sbagliata.

Ma il Principio creatore, nello strutturare così l'universo, ha voluto proprio che ognuno di noi avesse un incredibile numero diverso di occasioni. Ciò che ognuno di noi avrà voluto il più delle volte, dimostrerà la nostra natura con più giustizia di una unica scelta.

Ma se tutti si rendessero conto di avere molte vite, potrebbero anche pensare che, singolarmente prese, ciascuna di esse non abbia poi troppo valore! E non è così, sono tutte preziosissime".

Il Gran Maestro si inchinò alla saggezza della Regina.

"Resterò invisibile accanto ai ragazzi, per accertarmi che i due lepricani non scoprano di essere l'uno alter ego dell'altro", assicurò, e sparì.

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