Superiori e inferiori

Eleanor si affacciò alla finestra. Posto sull'anello più largo e alto, e addirittura edificato in prima fila direttamente sulla cavea, lo stabile in cui abitava godeva di un panorama mozzafiato sulla città, affondata nella terra come un largo imbuto.

La donna fissò il cielo, attraverso la cupola perfettamente trasparente, poi rivolse lo sguardo in basso, verso il boschetto che costituiva il polmone della città, piantato sul fondo del cratere a circa settecento metri al di sotto della superficie. Si riempì gli occhi del suo verde intenso, così raro e prezioso su quel loro pianeta sconvolto.

Il trillo di un cicalino scompigliò il filo dei pensieri, per pochi istanti vaghi, quasi sereni, rituffandola nell'impegno dell'Ospedale e nell'ingrata presenza dell'assistente che l'attendeva.

Inizialmente Eleanor aveva pensato che quel giovane, affidatogli come tirocinante, potesse essere un suo naturale alleato, essendo un esterno-ammesso, cioè un inferiore appena sopra gli infimi fuori-razza. Aveva stabilito con lui un buon rapporto, e quello aveva obiettivamente dimostrato ottime capacità d'apprendimento. S'era dimostrato assai volenteroso, e fuori dal lavoro avevano anche trascorso alcune serate insieme.

Come cittadina, a Eleanor era consentito praticar sesso in modo pienamente libero e, avendogli concesso di accompagnarsi a lei, Aaron si era dimostrato un discreto maschio; avevano tratto da quel rapporto reciproco appagamento ed Eleanor avrebbe potuto finire per fidarsi molto, di lui, non fosse stato per una casuale scoperta.

Le era capitato in mano un farmaco nel togliere dal letto la sua giacca; un inibitore della vitalità dello sperma, un anticoncezionale maschile.

Solo, che tutti i veri ammessi erano sterili. Trattati con radiazioni specifiche.

Dunque Aaron non avrebbe dovuto avere alcun bisogno del preparato, tranne naturalmente che non fosse stato affatto chi i suoi documenti dicevano; farsi passare per un appartenente a una categoria di inferiori, però, aveva un unico possibile scopo, assai spregevole: poteva, anzi doveva, trattarsi di una spia, un sorvegliante piazzato alle sue costole.

Da quella scoperta in poi Eleanor si era sentita ancora più sola; riusciva a stento a sorridergli, e lo faceva solo per non insospettirlo.

Aaron comunque sembrava aver avvertito che qualcosa era cambiato. L'aveva attribuito alla stanchezza, perché oggettivamente Eleanor lavorava moltissimo, senza limitarsi agli orari già assai pesanti assegnatili.

Come quella sera che, affacciandosi al suo ufficio molto dopo la fine del turno, l'aveva trovata ancora assorta nella lettura d'una cartella.

***

"Caso difficile?"

Eleanor si era passata una mano sul volto, sconfortata. Lo erano tutti, difendere la salute era complicato in condizioni così lontane da quelle per cui la natura aveva forgiato gli uomini.

D'altronde, la rapidità con cui cambiamenti epocali avevano sconvolto la superficie del pianeta aveva negato a tutti i viventi la possibilità di evolversi per adattarsi: in un arco di tempo spaventosamente breve la biodiversità si era quasi dissolta, con estinzioni di massa di un enorme numero di specie. L'umanità si era scontrata con ciò che la sua dissennata sete di onnipotenza era riuscita a provocare: la rottura dell'equilibrio del pianeta.

Un equilibrio assai più delicato di quanto gli uomini non avessero immaginato. Così, eccoli ridotti a una vita malsana, che procurava continui problemi di salute a cui lei era chiamata a trovare rimedio.

Eleanor aveva sospirato e raccolto il tacito invito a concludere la giornata lavorativa.

Uscire dall'ospedale non aveva dato sollievo alla sua stanchezza. Aveva sollevato d'istinto lo sguardo verso l'alto per riabbassarlo con una smorfia, distogliendolo dal finto cielo notturno, tutto così scrostato che avrebbe abbisognato di restauro urgente.

Era nata in quel luogo, la Città, eppure il suo istinto lo ripudiava. Un istinto insopprimibile, incancellabile. Era un'anomalia, lei? Gli esseri umani erano malleabili, di norma... vivere in una certa dimensione dal proprio primo respiro avrebbe dovuto renderla parte di quella realtà, fargliela considerare normale.

Eppure, il sangue di Eleanor pulsava amaro, insoddisfatto, sofferente. Il dolore per ciò che era stato perduto bruciava in fondo ai suoi pensieri e la predisponeva al mal di stomaco.

"L'accompagno?", aveva chiesto a quel punto Aaron chiedendone implicitamente il permesso.

Come ammesso, non avrebbe avuto motivo di salire verso i tre anelli superiori; quelle zone, a cui la cupola garantiva durante il giorno un'ottima illuminazione, accoglievano in primo luogo tutte le serre e le fattorie che fornivano gli alimenti, e poi le aree residenziali riservate ai cittadini, che da veri privilegiati lavoravano e abitavano quasi tutti nei quartieri alti.

Da ammesso, Aaron avrebbe dovuto invece scendere, poiché la città si sviluppava ulteriormente nel sottosuolo.

Sotto il bosco, un intero livello era dedicato all'ospedale dal quale stavano uscendo. Un livello più profondo ancora accoglieva tutti gli apparati di controllo dei mille parametri vitali della città, e sotto quello, girone infernale, v'era infine il ghetto degli esterni, dove sopravvivevano, ai limiti del bestiale, ultimi tra gli ultimi, anche i fuori razza.

Non solo Aroon non aveva quindi motivo di salire, ma soprattutto avrebbe dovuto render conto della sua presenza, se una pattuglia di sorveglianti ve l'avesse mai pescato solo, e non sarebbe stata una bella esperienza.

Ma in realtà, Eleanor pensò furiosa, lui non rischiava nulla. Da spia, certo non temeva quelle ronde che, nel clima degenerato dei loro tempi, facevano sempre più paura anche ai cittadini.

Erano diventate squadracce, ormai, che non solo nel ghetto si concedevano, senza più vergogna, prepotenze e violenze gratuite. Era accaduto di recente che diverse donne cittadine, sole nelle strade dei quartieri alti, si fossero viste aggredire da un militare, con la copertura complice dei colleghi.

Quel che aveva lasciato inizialmente indifferenti, perché rivolto contro i miserabili, stava acquistando nei loro tempi tutt'altro significato.

Da quando a sentirsi minacciati erano anche i superiori, qualcuno aveva cominciato a preoccuparsi della deriva di un potere assoluto.

La donna scosse la testa amareggiata; troppo pochi sembravano comunque i consapevoli e troppo tardi, riteneva, si andava diffondendo l'allarme.

Dov'erano, tutti loro, mentre gli eletti modificavano gradualmente le norme relative alla durata degli incarichi di governo, finché l'ultimo Presidente della Confederazione era diventato, di fatto, un dittatore a vita, sostenuto da una ristretta gerarchia di militari fedelissimi?

"L'accompagno?", aveva chiesto Aaron innescando quella concatenazione di pensieri rabbiosi, ed Eleanor avrebbe voluto mandarlo al diavolo, insultandolo.

Invece aveva annuito, dominandosi. Non poteva rifiutargli senza motivo una cosa che poco tempo addietro aveva gradito, perché persino lei preferiva non girar sola, in certi orari. Ma allora si fidava di lui, lo credeva un vero inferiore e gli era stata grata per la scorta.

Allora lo aveva invitato a salire da lei e aveva creduto allo stupore che lui aveva finto, affacciandosi alla finestra da cui si vedeva così bene il cielo; allora aveva provato anche una gran pena, vedendolo uscire e imboccare le scale per tornare al ghetto. Ripensando a quella inutile angoscia, provava una tale rabbia da maledirlo.

Che tu possa morirci, davvero, nel livello degli inferiori, visto che ti sei prestato a fingerti tale!

Che in quella tana maleodorante, senz'aria e senza luce, tu possa creparci, come un topo!

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