Capitolo 5

Capitolo 5

"è follia!"

Esplose Rafael

"Che motivo avrei avuto e soprattutto, perché ferirla e poi medicarla?"

Era dura mantenere la calma dopo essere stato additato come possibile colpevole.

"Eppure, ci sei sempre tu sulla scena"

Manuel non perse l'occasione di metterlo in cattiva luce. Tra loro la tensione toccò le stelle.

Era evidente che per qualche motivo sconosciuto al resto degli ospiti, tra i due non scorresse buon sangue. L'ispanico non colse la provocazione sebbene il suo sguardo gelido suggerisse altro.

"Ascanio, tieni a bada il ragazzo. Mi rifiuto di essere accusato"

Rafael si rivolse all'amico ricordando che non era il solo a trovarsi accanto alla finestra nell'instante in cui fu sferrato il colpo.

Dall'altro lato del salone le figlie di madame Bouchard esigevano spiegazioni.

"Perché la tua mano era sporca di sangue?"

Camille non fiatò, non accettava l'insolenza delle ragazze.

"Mamma, dobbiamo proteggerci a vicenda ed è necessario fidarci"

Il tono di Odette si addolcì, sapeva che affrontare di petto la madre non avrebbe dato loro nessuna chance di ricevere risposte.

"Comunque nulla ha senso"

Logan Foulgar alzò la voce per avere l'attenzione di ognuno.

"Non facciamo altro che accusarci a vicenda mentre l'assassino si prende gioco di noi"

"Potrebbe essere lei l'assassino in questione, lei e sua moglie"

Camille Bouchard non utilizzò giri di parole.

Erano bloccati in una situazione difficile, dubitando gli uni degli altri, ma come dargli torto?

Nessuno dall'esterno poteva entrare nello chalet quella notte.

"Madeline..."

Elettra le si avvicinò piano, in maniera rispettosa. La donna aveva subito una gravissima perdita, inoltre era stata ferita neanche un'ora prima.

"Ha visto o sentito qualcosa prima di essere colpita?"

La vedova fece mente locale prima di rispondere.

"Perdonami cara, ho le idee confuse"

Scoppiò in lacrime. Non era assolutamente da biasimare. Il corpo del marito era ancora caldo e steso sul pavimento al piano superiore, coperto da un lenzuolo bianco.

Carter fece cenno a Elettra di lasciar perdere così lei le si sedette accanto per consolarla.

"Andiamo a noi signor Foulgar, com'è andata davvero?"

Lo sguardo di madame Bouchard era su di lui.

"Lei è fuori di zucca!"

Sbottò Logan.

"Mi dia un motivo plausibile per cui avrei dovuto commettere tali atti riprovevoli"

Nessuno aveva risposta alla sua affermazione.

"Già, perché mai?" Pensò tra sé e sé Carter.

Perché avrebbe dovuto rischiare di essere scoperto a compiere dei gesti così atroci e disperati?

Sarebbe stato uno scandalo esagerato per la famiglia. Logan Foulgar era l'unico erede di un impero che pochi al mondo potevano vantare che consisteva in hotel e resort di lusso, strutture da sogno costruite nei luoghi più belli del mondo.

Era un uomo conosciuto a livello mondiale. Spiccava per le facoltà intellettive e non avrebbe mai agito di impulso con un rischio così elevato senza che avesse assicurata una via di scampo, cosa impossibile data la bufera.

"Sarò sincero con lei, Logan"

Carter Lorentz si schiarì la voce e abbassò il tono.

"Non credo ci sia lei dietro questi gesti ignobili"

Foulgar chinò il capo in segno di ringraziamento. Carter aveva avuto modo di conoscere i suoi genitori ad una festa di beneficenza tenutasi in un antico casale in Svizzera alla quale lui non aveva potuto prendere parte.

"Una delle coppie migliori che abbia mai incontrato"

Ricordò. La loro generosità li precedeva ovunque andassero, avevano finanziato molte strutture in paesi poveri e Logan non era da meno; vantava un intero articolo a lui dedicato su una famosissima rivista per la costruzione di un ospedale in un villaggio del Malawi.

Ma, forse, Carter era di parte. Ammirava la famiglia Foulgar fin da prima di avere ciò che, a fatica, era riuscito a conquistare e non riusciva a credere che qualcuno con un animo nobile come il loro, potesse commettere un omicidio.

"Ha qualche sospetto?"

Logan si avvicinò di più a Carter per assicurarsi di non farsi sentire. Lui fece cenno di no con la testa.

"Brancolo nel buio"

Entrambi si guardarono intorno cercando di carpire qualche segnale.

Pochi minuti dopo, Madeline teneva in mano qualcosa.

"Cos'è questa?"

Chiese Kekoa e gli altri si girarono verso di loro.

"Pare sia una piuma"

Madeline studiava il piccolo oggetto sporco di sangue.

"L'ho trovata qui accanto"

Indicò il divano, la piuma era incastrata tra i cuscini. Elettra la analizzò da vicino per poi avanzare verso madame Bouchard.

"Suppongo appartenga a lei"

Le mostrò la piccola piuma bianca uguale a quelle dello scialle di cachemire.

"Sciocchezze!"

La donna colpì la mano di Elettra e la piuma cadde lentamente verso il pavimento.

"Non significa nulla"

Odette seguiva con gli occhi il movimento ondeggiante della piuma appoggiarsi delicatamente sul pavimento. Più la osservava e più la macchia di sangue le sembrava evidente.

"Diglielo..."

Quel filo di voce proveniva da una delle due figlie... Camille si girò verso la maggiore.

"Mamma, devi dirglielo"

Odette non aveva ancora distolto lo sguardo dalla piuma e

Solange la guardava con gli occhi spalancati.

"Stupida! Hai gettato tua madre in pasto a degli estranei"

Madame Bouchard era furiosa. Avrebbe colpito la figlia se solo fossero state da sole.

"Di cosa sta parlando?"

Ascanio le si avvicinò. Camille sbraitò urlando rabbiosamente di non fare un altro passo.

"Mia madre aveva la mano sporca di sangue"

Odette, con poche parole, rivelò ciò che aveva scoperto dietro il rimprovero della sorella minore.

"E non è in grado di spiegare di chi fosse..."

In un certo senso, Odette cercò di giustificare l'episodio omettendo il fatto che odiava la signora Miller.

"Non ho bisogno della tua pietà"

Camille strinse i pugni tenendo a bada la lingua. Sicuramente, aveva appoggiato il palmo della mano da qualche parte sporcandosi.

"Si, sulla ferita di Madeline"

Aggiunse Rafael con una smorfia provocando l'ira di Madame Bouchard che non riuscì più a trattenere i nervi inveendo contro il medico ispanico e contro chiunque la stesse accusando di qualcosa di cui non avesse colpa.

"Madame Bouchard mi ha sempre odiata"

Confessò Madeline suscitando in lei ancora più rabbia.

"Mamma, devi calmarti"

Solange provò ad intervenire senza successo. Camille aveva perso il controllo.

"Se pensi di incastrarmi Madeline, ti sbagli! La pagherai amaramente"

Stabilirono all'unisono che confinarla nella sua camera sarebbe stato un bene per tutti. Da sola, avrebbe avuto modo di placare i bollenti spiriti.

"Stai bene?"

Manuel osservò Solange per un po' prima di avvicinarsi. L'episodio l'aveva scossa.

Fece cenno di sì con la testa.

"Mia madre ha un carattere difficile ma sono certa non sia responsabile con quanto stia accadendo"

Un fulmine squarciò il cielo scuro abbattendosi proprio a pochi centimetri dallo chalet che rimase, ancora una volta, al buio.

Il rintocco dell'orologio a pendolo rimbombò nel salone: erano le quattro del mattino.

Nessuno si mosse. rimasero in attesa che la luce tornasse. "Avviciniamoci al camino"

Suggerì Ascanio e così fecero.

Madeline era ancora dolente ma grazie a Elettra riuscì ad alzarsi.

"Ci siamo tutti?"

La voce di Carter era squillante. Si scrutarono alla luce soffusa delle fiamme del camino.

"Dove sono Logan e Kekoa?"

Elettra notò la loro assenza.

"Manca anche Rafael"

Ascanio si guardò intorno cercando di scrutare più lontano possibile.

"State tutti bene?"

La voce di Logan proveniva da fuori del salone. Vide le sagome raggruppate intorno al fuoco ma qualcos'altro attirò la sua attenzione.

"Silenzio!"

Esclamò, sentendo un insolito ansito provenire da un angolo del salone. Logan tirò fuori l'accendino dalla tasca illuminando più che poté quella parte della sala.

"Oh mio Dio!"

Il suo tono non lasciava trapelare nulla di buono.

"Logan, parli!"

Carter tentò di avvicinarsi.

"Si tratta di Rafael..."

Logan Foulgar gli stava accanto, emetteva strani rantoli... Quando si chinò per illuminare meglio, l'ispanico lo afferrò con forza per il braccio facendogli cadere di mano l'accendino che si spense lasciandoli al buio.

Il silenzio calò nel salone illuminato dalla ormai flebile fiamma del camino.

"Logan?"

Carter rimase immobile in attesa di un cenno da parte dell'uomo quando un urlo spezzò il silenzio ancora una volta quella notte.

"Mamma!"

Solange riconobbe la voce che gridava aiuto. Insieme alla sorella cercarono di muoversi facendo attenzione a non sbattere contro i mobili sparsi per il salone. Esattamente nello stesso istante la luce tornò.

"Oh cielo!"

Esclamò Solange coprendo gli occhi trovandosi quella visione terribile davanti.

"Rafael!"

Ascanio saltò il divano con agilità raggiungendolo in un baleno, aveva la bava alla bocca e aveva perso i sensi.

"Cosa gli hai fatto, bastardo!"

Logan indietreggiò alzando le mani e scuotendo la testa, era inorridito. Manuel si interpose come scudo bloccando ogni gesto prevenuto del fratello maggiore.

"Spostati!"

Manuel non si sarebbe mosso fin quando non si fosse calmato.

"Respira ancora"

Logan vide il petto sollevarsi. Ascanio si apprestò a sentire il battito.

"È vivo!"

Gli si illuminarono gli occhi. Rafael aveva una speranza di sopravvivere.

Un altro urlo provenne dal piano superiore, seguito da un tonfo.

"Presto!"

Le sorelle corsero in soccorso della madre seguite da Carter che ordinò a Elettra di occuparsi di Madeline mentre Manuel badava a Logan e Ascanio. Sparì dal loro raggio visivo senza dare possibilità di ribattere.

"Kekoa! Dov'è?"

Quando Logan si voltò verso il camino, lo sguardo smarrito di Elettra gli fece capire che era sparita.

"Hey Foulgar!"

Manuel provò a fermarlo però Logan non volle sentire ragioni lanciandosi alla ricerca della moglie scomparsa.

Al piano di sopra, le sorelle raggiunsero la camera dove era chiusa la madre trovando la porta per terra.

"Santo cielo!"

Odette impallidì. Era stata buttata giù dall'interno.

Entrarono lentamente, scavalcandola. Odette fu la prima seguita da Carter, la sorella minore rimase sulla soglia a guardare loro le spalle e nel caso fosse arrivato qualcuno, li avrebbe avvisati immediatamente.

"Non è neanche qui"

Disse Odette in pena uscendo dal bagno e trovando Carter chinato a cercare attentamente tracce che potessero aiutare.

Madame Bouchard non poteva essere sparita nel nulla, l'avevano sentita urlare pochi istanti prima.

"Odette, guardi!"

Carter indicò una macchia rossa poco sotto il bordo in marmo chiaro del lavandino.

"è sangue!"

Il suo volto preoccupato non faceva presagire nulla di buono. Gli occhi della donna si riempirono di lacrime, dovette respirare profondamente per trattenersi.

"Sono sicuro stia bene"

Le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla. La macchia di sangue non le dava la stessa certezza.

Solange li richiamò fuori, pareva agitata.

"Ho visto un'ombra muoversi da quella parte"

Indico il lato opposto. Strizzava gli occhi per cercare di mettere a fuoco più possibile mentre Odette aveva uno sguardo interrogativo. Prima che potesse dire qualcosa Solange continuò.

"Ho visto davvero qualcosa, devi credermi"

Carter le bloccò alzando la mano.

"Ci penso io"

L'uomo si spinse verso la parte opposta del piano, quella più al buio.

La struttura del livello superiore era composta da una balconata interna in legno da dove era possibile vedere parte del pianterreno.

"Qui non c'è nessuno"

Quando Carter pronunciò quelle parole Odette si voltò verso la sorella minore.

"Le stai prendendo ancora?"

Solange scosse la testa velocemente.

"Dimmi la verità"

La afferrò per un braccio.

"Ti giuro Odette, no"

Solange stava per piangere.

"Resta qui!"

Le ordinò Odette entrando nuovamente in camera da letto.

Nel frattempo, al piano sottostante, Logan Foulgar si muoveva silenziosamente passando dalla cucina e spingendosi verso il corridoio perlustrandone ogni angolo. Sapeva che al piano superiore c'era Carter e, stranamente, si fidava di lui. Era certo che se avesse trovato la moglie lo avrebbe avvertito subito.

Spalancò la porta del bagno, si augurava che la moglie fosse li. Pur se assurdo, sembrava che Kekoa fosse svanita sotto i suoi occhi.

Nel salone principale, Rafael lottava per la vita. Aveva Ascanio accanto che con l'aiuto di Elettra tentava di prestargli soccorso.

"Pare sia stato avvelenato"

La considerazione di Elettra era plausibile dati i sintomi ma non potevano esserne certi. L'unica cosa che entrambi capivano era che Rafael non avrebbe resistito a lungo senza cure impellenti e mirate.

"Cosa c'è figliolo?"

Madeline notò lo sguardo preoccupato di Manuel. Se ne stava davanti al camino e stringeva tra le mani qualcosa.

"Ho trovato questo in tasca"

Il flaconcino di vetro trasparente era piuttosto piccolo. Alzò lo sguardo incrociando quello del fratello che si avvicinò strappandoglielo dalla mano.

"Cosa diavolo è?"

Manuel scosse la testa.

"Non ne ho idea"

Disse con un filo di voce.

"Ascanio, lasci che dia un'occhiata"

Elettra gli poggiò delicatamente la mano sul braccio e lui le consegnò il flaconcino senza spostare gli occhi dal fratello. La donna si inginocchiò davanti al tavolino e aprì piano il flacone per analizzarne il contenuto. Sbattendo lievemente il bordo contro la superficie del tavolo, fece fuoriuscire un po' di polvere che si presentava di color bianco-giallastro. La odorò per poi inumidire il mignolo destro e appoggiarlo sulla polvere per raccoglierne un piccolissimo quantitativo che assaggiò con la punta della lingua.

"Oh Dio!"

Sputò in un tovagliolo di carta.

"è aconitina, ne sono certa"

I presenti la guardavano in attesa di ulteriori spiegazioni che non tardarono ad arrivare.

"L'aconitina è il principio attivo dell'aconite, una pianta che cresce nelle zone montuose"

Spiegò, ancora, che non era difficile reperire questo tipo di pianta dato che veniva utilizzata anche come pianta ornamentale.

"L'ho riconosciuta per via del sapore aspro e pungente"

Si diresse verso Rafael, prendendo il bicchiere che aveva riposto sul tavolino annusandone il contenuto.

"Rum!"

Esclamò.

"Ne ero certa!"

Elettra li informò che questo tipo di veleno era solubile nell'alcool ma non nell'acqua e proprio in quel momento, Rafael riprese conoscenza urlando per i forti dolori all'addome. Ascanio tornò da lui chinandosi e facendo in modo che potesse vederlo ma essendo in preda a delle fitte paurose, perse nuovamente i sensi. Ascanio sospirò per poi voltarsi verso Elettra e chiedere maggiori spiegazioni. Lei abbassò lo sguardo ma Ascanio la esortò a parlare.

"L'aconitina causa violenti crampi addominali fino alla perdita totale di conoscenza..."

Lasciò la frase in sospeso.

"Basterà trovare un antidoto"

Ascanio avrebbe sfidato qualunque condizioni climatica per salvare Rafael.

"Esiste un antidoto?"

Domandò Manuel. Ascanio pendeva dalle labbra di Elettra.

"Fino ad oggi non se ne conoscono"

Rimasero in silenzio. Ascanio serrò le labbra e gli occhi gli si gonfiarono di lacrime. Si voltò verso Rafael, svenuto, senza accettare la dura verità. Manuel si avvicinò appoggiandogli una mano sulla spalla ma Ascanio lo ignorò rivolgendosi a Elettra.

"Ci deve essere un rimedio"

Lei scosse il capo.

"Mi dispiace tanto"

Una lacrima le segnò il viso. Ascanio, agitato, continuava a spostare lo sguardo su Rafael e sugli altri rimasti nel salone. Era confuso, spaventato. Andava su e giù per la stanza scalciando sui mobili che incontravano la sua rabbia.

"No, non puoi morire"

Ripeteva e quando Manuel cercò di stargli vicino, lui lo strattonò.

"Cosa gli hai fatto"

Manuel spalancò gli occhi. Ascanio lo colpì. Mai avrebbe pensato che il fratello potesse accusarlo di un gesto così orribile.

"Lo odiavi e non ti sei fatto scrupoli"

Inveiva contro di lui. Lo sbatté violentemente contro il muro urlandogli a pochi centimetri dalla faccia.

"Quale migliore occasione"

Manuel non reagì bloccando Elettra che stava intervenendo per separarli. Capiva che il fratello era sotto shock, stava perdendo una persona per lui molto importante e si sentiva impotente. Madeline si intromise, li conosceva da ragazzini e tra i due non c'era mai stato nessun problema se non piccoli battibecchi adolescenziali.

"Ascanio, lascialo andare. Utilizza questi ultimi momenti per stare accanto a Rafael"

Sentendo le parole della donna che aveva da poco perso il marito, allentò la presa e si voltò verso di lei, aveva gli occhi lucidi. Chinò la testa, prendendo un respiro e girandosi verso Rafael che aveva da poco ripreso conoscenza.

Elettra era accanto a lui

"Ci penso io"

Le disse e lei si alzò cedendogli il posto, allontanandosi verso il camino.

"Stai bene?"

Chiese a Manuel che annuì tirando su col naso.

Ascanio li pregò di lasciarlo da solo con Rafael e loro rispettarono il suo volere.

Logan tornò in cucina, qualcosa doveva essergli sfuggita. ripercorse ogni passo facendo, però, più attenzione.

Tastò le pareti con le mani sperando ci fosse una porta a scomparsa nascosta da qualche parte o, magari, una botola sotto il pavimento. Stava per perdere le speranze quando sentì un click in fondo al corridoio, vicino alla cucina, che confermò la sua teoria. La porta era ben mimetizzata nella parete in legno di faggio. La spinse oltrepassandola e richiudendola dietro di sé.

Lo sbalzo termico lo fece intirizzire, era buio pesto. La fiamma dell'accendino gli permise di trovare l'interruttore dell'unica lampada presente, una applique a muro illuminò l'angusto corridoio.

"Ma cosa..."

Esclamò trovandosi davanti una seconda porta in metallo.

Percorse qualche passo lentamente e quando tentò di aprirla, venne colpito alla testa...

Perse i sensi.

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